Jacopino Scipioni

pittore italiano

Jacopino de' Scipioni, o Giacomo della famiglia Baschenis (Averara, 14701532), è stato un pittore italiano.

Jacopino de' Scipioni busti di santi, 1520 circa, Antonio abate, Parrocchiale di San Nicolò, Zanica (BG)

Biografia modifica

 
Jacopino de' Scipioni, gruppo dell'ascensione di Cristo, Parrocchiale di San Nicolò, Zanica - BG)

Appartenente alla famiglia Baschenis[1], nacque ad Averara o a Bergamo poco prima del 1470, figlio di magister Antonius de Baschenis de Averara pittore, e fratello di Battista pittore. Abbe inoltre un ulteriore fratello Bartolomeo dottore di medicina e Esteria, la sorella che era sposata con Giacomo de' Passeri di Suisio, un atto datato 1491 indica l'obbligo dei tre fratelli di versarle una dote di 190 lire imperiali.[2] Secondo Pasino Locatelli, nel suo Illustri bergamaschi: pittori vi era un ulteriore figlio di nome Giacomo ma si tratta sempre di Giacomino o Jacopino pittore, che venne ciato con il diminutivo in quanto nipote di Giacomo.[3] Jacopino apprese le prime nozioni di pittura nella bottega di famiglia, situata vicino alla chiesa di Santa Agata a Bergamo[4].

Dopo la morte del padre, Jacopino continuò l'attività di famiglia con il fratello maggiore che risulta essere abitator Pergami nella bottega posta vicino alla chiesa di Sant'Agata, come indicato in un atto di locazione, e iniziando l'attività artistica nel 1491[5], risultano infatti entrambi autori dei perduti affreschi del 1492 sulla volta della sagrestia nuova di Santa Maria Maggiore, dove Giacomo dipinse le figure e Battista i vari ornamenti manifestando già la sua grande capacità. Del 1494 sono i dipinti per la Chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie[6]. Nel 1499 realizzò la sua prima opera da solo, poi perduta, per la chiesa di Santo Stefano. Realizzò una serie di decorazioni per la chiesa di Santa Agata[7].

La famiglia di commercianti di Paolo Casotti dei Casotti de Mazzoleni che abitava in via Pignolo al civico 70-72 era in quel periodo una delle più ricche di Bergamo. La commissione degli affreschi per la loro cappella in Santa Maria delle Grazie indica quanto fosse alta la considerazione della sua pittura, almeno fino a quando non arriverà il Lotto a dominare la scena artistica bergamasca[8].

Il ciclo degli affreschi rappresentanti Storie francescane, l'opera più importante del pittore, fu strappata nel 1865 per la riedificazione completa della chiesa. Conservata inizialmente in una collezione privata, acquisita poi dalla Provincia di Bergamo nel 2003, è esposta nel palazzo in via Torquato Tasso.
La pittura di Scipioni era considerata integralmente quattrocentesca e mostra una sobrietà accompagnata a una grande naturalezza di espressione. Essa piacque tanto che nel 1509 i disciplini della chiesa della Santissima Trinità gli commissionarono una copia identica a quella di Santa Maria delle Grazie, ma anche questa è perduta[9].
La sua arte piacque molto, rappresentando l'alfabetizzazione religiosa d'immediata comprensione, secondo le direttive dei francescani di Bergamo. Essi avevano anche la confraternita dell'Immacolata Concezione, per la quale lo Scipioni realizzò l'Ancona dell'Immacolata per la chiesa di San Francesco. La descrizione di quello che doveva essere l'altare dell'Immacolata ricorda proprio l'ancona dorata dell'Immacolata con le sei figure di santi, presente della chiesa di Sant'Agata in Carmine.

 
Storie della vita di san Patrizio-Jacopo Scipioni

Lo Scipioni fu presente nel 1511, quale testimone, nel Capitolo della chiesa di sant'Agostino e a lui vengono assegnati gli affreschi raffiguranti i Profeti nel sottarco della cappella intitolata a sant'Antonio. Nel 1513 venne invitato, dai padri domenicani del monastero di Santo Stefano, a eseguire la Pala Martinengo, che verrà poi realizzata dal Lotto.[10]

 
busti di santi -S. Orsola, Parrocchiale di San Nicolò (Zanica-BG)

Delle sue qualità come scultore, rimane anche la commissione della decorazione in terracotta della cappella del “Corpo di Cristo” di Sant'Alessandro in Colonna, come indicato dalla storica Francesca Cortesi Bosco[11].
Del 1514 risultano essere i dipinti raffiguranti le Storie di san Patrizio per il santuario di San Patrizio a Colzate. Del medesimo anno risulta l'ancona conservata presso la sacrestia della chiesa di Sant'Alessandro della Croce raffigurante sant'Antonio da Padova tra i protomartiri del Marocco con allegata la predella che racconta la vita del santo, anche questa proveniente dalla cappella intitolata a san Gerolamo della chiesa di Sant'Agostino. La pala era stata commissionata da Pellegrino Ficieni nel testamento del 14 ottobre 1514, documento che riporta la signa J S P. Questo conferma di quanto fosse stretto il legame tra l'artista e i frati del convento agostiniano.

 

Lo Scipioni ebbe un ruolo rilevante nell'ambiente artistico per almeno una quarantina d'anni, uno degli ultimi a parlare il linguaggio tradizionale milanese, fino a che non arrivarono i nuovi pittori veneti che sovvertirono e cambiarono la rappresentazione artistica della bergamascaː Lorenzo Lotto, Giovanni Cariani, Andrea Previtali.

Risulta ancora artisticamente molto attivo nel 1529 quando riceve la commissione per la pala d'altare della cappella di Sant'Esteria da realizzare per la chiesa di Sant'Alessandro poi conservata nella chiesa di San Pancrazio.[12] Realizzò con Gerolamo Colleoni gli affreschi della chiesa di San Giovanni Evangelista presente nella Cittadella viscontea nel 1526. Si sposò due volte ed ebbe cinque figli, solo uno gli sopravvisse, Giuseppe, che continuò a lavorare nella bottega paterna. Sopravvissuto alla peste nel 1529 redasse il suo primo testamento; sembra che continuò a lavorare fino alla sua morte sopravvenuta nel 1532[13]. Lasciò erede testamentario il figlio Cristoforo nato dal primo matrimonio con Pace di Terno d'Isola, e ugualmente erede il futuro nascituro se fosse stato maschio della seconda moglie Orsola de' Canestri dalla quale erano nate già due figlie femmine, Serafina e Simona. Risulta che fosse ancora vivo il 13 marzo 1532 come da un atto di cessione della sua bottega di pittura a Giacomo Quarenghi, creditore della Misericordia Maggiore di Bergamo nel mese di luglio per lavori eseguiti in quel periodo, si ritiene quindi che morì nel quarto trimestre del medesimo anno.

Opere modifica

Alcune delle opere eseguite dall'artista:

Note modifica

  1. ^ Fu nominato Baschens in un legato testamentario, e con i fratelli fu indicato Baschenis in un atto di compravendita, inoltre sulla tomba del fratello presente in Almenno è indicato come Scipioni ma vi è raffigurato lo stemma della famiglia di Averara
  2. ^ Mazzini, p 473.
  3. ^ Pasino Locatelli, Bergamaschi Illustri, 1867.
  4. ^ Scipiponi Iacopino, su bgpedia.it, Bgpedia. URL consultato il 24 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2017).
  5. ^ Franco Mazzini, I Pittori Bergamaschi- Il quattrocento, I, p. VIII.
  6. ^ altri artisti della Valle Averara, su valbrembanaweb.com, Museo di santa Brigida. URL consultato il 4 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2016).
  7. ^ L’ancona «più bella e magnifica» Cose da sapere per apprezzarla, su bergamopost.it, Bergamo post. URL consultato il 24 giugno 2016.
  8. ^ Gianmario Petrò, Gianmario Petrò - Le case di Paolo e di Zovanino Cassotti, su servizi.ct2.it, Enciclopedia delle famiglie lombarde. URL consultato il 4 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2018).
  9. ^ Fernando Noris, Bergomatun ager, Bergamo, Provincia di Bergamo, 2009, p. 40 41.
  10. ^ Mazzii, p 475.
  11. ^ Bergamo e sant Alessandro, su comune.bergamo.it, Comune di Bergamo. URL consultato il 24 giugno 2016.
  12. ^ Mazzini, p 475.
  13. ^ Tosca Rossi, Bergamo urbs picta, Knos, 2009, ISBN 978-88-96006-02-3.
  14. ^ Giacomo detto Jacopino de’ Scipioni d’Averara (PDF) [collegamento interrotto], su provincia.bergamo.it, Provincia di Bergamo. URL consultato il 20 dicembre 2019.
    «Nel 1499 al solo Jacopino che quindi all’epoca lavora in maniera autonoma dal fratello, esegue un’ancona, oggi perduta, per la chiesa bergamasca di S. Stefano commissionatagli dalla Congregazione della Santa Croce»
    .

Bibliografia modifica

  • Fernando Noris, Bergomatun ager, Bergamo, Provincia di Bergamo, 2009.
  • Francesco Colalucci, Jacopino Scipioni ritrovato, Bergamo, Osservatorio delle arti, 1989, OCLC 887286166.
  • Antonia Abbatista Finocchiaro, La pittura bergamasca della seconda metà del quattrocento, La Rivista di Bergamo, 2001.
  • Gianni Carzaniga,Franco Mazzini,Ferdinando Noris, Immagini di un ritorno : gli antichi affreschi francescani di Santa Maria delle Grazie a Bergamo, San Polo d'Argon, Bolis, 2004, ISBN 88-7827-128-4, OCLC 57240025.
  • Simone Facchinetti, Jacopino Scipioni, pittore e scultore, La più bella, et più magnifica, che si ritrovi nella Città di Bergamo, 2015, ISBN 978-88-366-3073-8, OCLC 922136687.
  • I pittori bergamaschi, 2015, OCLC 695086364.
  • Alessandra Di Gennaro, Zanica. Arte e Storia nella Parrocchiale, dal XVI al XVII secolo, Bergamo, Corponove Editrice, 2004, pp. 61-89,115,137, 149, 171, ISBN 88-87831-38-6.
  • Franco Mazzini, Jacopino de' Scipioni-Estratto da I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo- Il Quattrocento -Volume II, Bolis, 1994.

Voci correlate modifica

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