Jodensavanne (Olandese, 'Savana ebraica') è stato un tentativo di fondare un territorio autonomo di Ebrei nel Suriname, Sudamerica.

 Bene protetto dall'UNESCO
Sito archeologico di Jodensavanne: insediamento di Jodensavanne e cimitero di Cassipora Creek
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturale
Criterio(iii)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2023
Scheda UNESCO(EN) Jodensavanne Archaeological Site: Jodensavanne Settlement and Cassipora Creek Cemetery
(FR) Scheda
I resti della sinagoga a Jodensavanne, febbraio 2000
Jodensavanne attorno al 1830

Jodensavanne è localizzata nel Distretto del Para, circa 50 km a sud della capitale Paramaribo, sul fiume Suriname.

Storia modifica

Nel 1639, il governo inglese ha permesso agli ebrei sefarditi provenienti dai Paesi Bassi, Portogallo e Italia di stabilirsi nella regione, arrivando alla vecchia capitale Torarica. Nell'anno 1652, un nuovo gruppo che migrarono sotto la guida di Lord Willoughby andarono nel Suriname e si stabilirono nella zona Jodensavanne. Un terzo gruppo è venuto nel 1664, dopo la loro espulsione dal Brasile e poi Guiana francese, guidati da David Cohen Nassi e dal suo amico Paulo Jacomo Pinto[1].

La Comunità ebrea ha acquisito grande autonomia interna, con lavoro dedicato alla piantagione di canna da zucchero. Fu fondata la Congregazione Beracha ve Shalom ("benedizioni e pace"), con la prima sinagoga in legno della Comunità (la terza sinagoga in Sud America) costruita tra il 1665 ed il 1671 e una seconda, fatta di mattoni importati, fu costruita nel 1685.

Lo storico Natalie Zemon Davis sta lavorando sulla storia di Jodensavanne del XVIII secolo, concentrandosi su David Isaac Cohen Nassy (nato nel 1747) e le relazioni tra bianchi e neri della comunità ebraica.[2]

Jodensavanne declinò durante la metà del XVIII secolo e la maggior parte della sua popolazione si trasferì a Paramaribo. La colonia ha cercato di sopravvivere fino a quando fu distrutta da una rivolta degli schiavi e il conseguente incendio nel 1832. La zona è servita come un campo di concentramento per i prigionieri politici durante la seconda guerra mondiale.

Il 19 settembre 2023 i resti dell'insediamento e il cimitero di Cassipora sono stati iscritti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO dalla quarantacinquesima sessione del Comitato del patrimonio mondiale riunito a Riad[3].

Note modifica

  1. ^ Paulo Jacomo Pinto era un ebreo portoghese rifugiatosi con altri marrani presso la Comunità ebraica di Livorno.
  2. ^ Eric Herschthal, A Star Historian Opens a New Chapter: Jewish Slaveowners, su forward.com, The Jewish Daily Forward, 17 agosto 2006. URL consultato il 29 novembre 2011.
  3. ^ (EN) World Heritage Committee 2023, su unesco.org. URL consultato il 26 settembre 2023.

Bibliografia modifica

  • (DE) Heinrich Graetz, Geschichte der Juden von den ältesten Zeiten bis auf die Gegenwart: 11 voll. (Storia degli Ebrei; 11853–75), ed. impr. e esp., Lipsia: Leiner, 21900, ristampa (1900): Berlino: arani, 1998, ISBN 3-7605-8673-2. ix. pp. 485–490;
  • (DE) Kayserling, Meyer, Geschichte der Juden in Portugal, pp. 275, 310, ib. 1867 (online su google books);
  • (EN) Roth, Marranos, index; N. Slouschz, Ha-Anusim be-Portugal (1932), 95, 98. ADD. BIBLIOGRAPHY:
  • (EN) Richard L. Kagan, Philip D. Morgan, Atlantic Diasporas: Jews, Conversos, and Crypto-Jews in the Age of Mercantilism, 1500–1800 -JHU Press, 2009 - 307 pagine
  • (EN) Mordehay Arbell, The Jewish Nation of the Caribbean: The Spanish-Portuguese Jewish Settlements in the Caribbean and the Guianas, Gefen Publishing House Ltd, 2002 - 384 pagine
Riferimenti da Jewish Encyclopedia
  • (FR) Meyer Kayserling, Revue Etudes Juives, xviii. 276 et seq.;
  • (EN) Meyer Kayserling, Biblioteca Españ.-Portug.-Judaica, pp. 16-26.
  • (EN) Simon Wolf, The American Jew as Patriot, Soldier, and Citizen.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàJ9U (ENHE987009877387805171