Joe Valachi

criminale statunitense

Joseph Michael Valachi, noto come Joe Cago (inizialmente Joe Cargo[1][2]; Harlem, 22 settembre 1904[3]Anthony (Texas), 3 aprile 1971), è stato un mafioso e collaboratore di giustizia statunitense, membro della Famiglia Genovese, agli ordini diretti del capomafia Vito Genovese, e primo mafioso italoamericano a parlare pubblicamente della sua stessa organizzazione di fronte alla Commissione McClellan. È a lui accreditata la popolarizzazione dell'espressione Cosa nostra.

Biografia modifica

Carriera criminale modifica

Nacque a New York nel quartiere di East Harlem il 22 settembre 1904 da una famiglia immigrata originaria di Napoli, e iniziò la sua carriera criminale con una piccola banda nota come The Minutemen, poiché eseguiva furti con scasso e fuggiva in un minuto. Valachi era il pilota di fuga per questa banda, e la sua abilità nel fuggire in fretta gli ha valso la reputazione di stella nascente nella malavita criminale di New York[4]. Nel 1921 Valachi fu arrestato con l'accusa di furto di grandi dimensioni, e nel 1923 fu arrestato a seguito di una rapina fallita, successivamente dichiarato colpevole di tentato furto con scasso e condannato a 18 mesi di prigione, ma fu rilasciato dopo aver scontato solo nove mesi. Valachi tornò e scoprì che era stato sostituito con un nuovo autista dai Minutemen, cosicché formò una nuova banda di ladri[4].

Nei primi anni '30 Valachi entrò nella Cosa nostra statunitense attraverso un suo contatto conosciuto nel carcere di Sing Sing, Dominick "The Gap" Petrilli. Divenne un soldato nella famiglia Reina, poi conosciuta come famiglia Lucchese, capeggiata da Gaetano Reina. Anni dopo ricordò così il suo giuramento per entrare a far parte di Cosa Nostra[4]:

«Quando mi siedo si siede tutta la tavolata. Qualcuno mi mette davanti sul tavolo una pistola e un coltello. Ricordo che la pistola era una calibro 38 e il coltello era un pugnale. Dopodiché [Salvatore] Maranzano (all’epoca capo assoluto delle famiglie della mafia italo-americana, ndr) fa segno d’alzarci di nuovo e tutti noi ci prendiamo le mani e lui dice qualcosa in italiano. Poi ci sediamo e lui si volta dalla mia parte e, sempre in italiano, parla del coltello e della pistola. “Questo significa che tu campi di pistola e coltello e che muori di pistola e coltello”. Poi mi chiede: “Con quale dito spari?”. Dico: “Questo qui”, e muovo l’indice destro. Mi stavo ancora chiedendo che cosa volesse significare quando lui mi dice di fare una coppa con le mani. Poi ci mette dentro un pezzo di carta e l’accende con un fiammifero e mi dice di ripetere con lui, mentre muovo il pezzo di carta su e giù: “È così che morirò se tradisco il segreto di cosa nostra”»

Nel luglio del 1932 sposò Carmela Reina, la figlia più anziana di Gaetano. Dopo lo scoppio della "guerra castellammarese", Maranzano fu ucciso dagli uomini di Vito Genovese e Lucky Luciano e così Valachi finì nella loro famiglia agli ordini del caporegime Anthony "Tony Bender" Strollo. Mantenne la posizione di soldato nella famiglia Genovese fino al 1959, quando venne arrestato e condannato a 15 anni di carcere per traffico di droga insieme a Vito Genovese[4].

Il carcere e la collaborazione con l'FBI modifica

 
I boss della Commissione di Cosa nostra americana operanti nel 1963 in un grafico elaborato dalla Commissione McClellan in collaborazione con l'FBI sulla base delle indicazioni di Joe Valachi.

Imprigionato nel carcere federale di Atlanta insieme a Genovese, Valachi maturò l’idea di essere caduto in disgrazia agli occhi del suo boss perché sospettato di essere un informatore dell'FBI. Questa impressione gli nacque dal fatto che lo stesso Genovese gli avrebbe dato il cosiddetto “bacio della morte” e gli avrebbe detto: «Se teniamo un barile di mele e in questo barile c’è una mela marcia, questa mela deve essere tolta di mezzo, perché se non viene tolta di mezzo finisce che infetta tutte le altre mele»[4].

La mattina del 22 giugno 1962 Valachi, sempre più inquieto perché convinto di essere obiettivo degli uomini di Genovese, uccise a sprangate un altro detenuto, scambiandolo per Joe "Beck" Di Palermo, uomo di Genovese incaricato di farlo fuori[4]. Venne portato in isolamento e non ebbe più contatti con gli altri carcerati. In alternativa alla sedia elettrica, decise di rivelare tutto quello che sapeva su Cosa nostra all'FBI: per questo motivo, fu trasferito prima nel carcere di Westchester (Stato di New York), e successivamente, nel 1963, nella prigione di massima sicurezza di Forth Monmouth, nel New Jersey, dove confessò all’agente speciale dell’FBI James P. Flynn tutto ciò che sapeva sull'organizzazione mafiosa, rivelando per la prima volta che veniva chiamata con il termine italiano «Cosa Nostra», formata esclusivamente da italo-americani vincolati da un giuramento segreto e dedita alle più svariate attività lecite ed illecite, suddivisa in "famiglie" e diretta da una «Commissione», un comitato che governava l'associazione in tutti gli Stati Uniti[4].

Data l'importanza della sua testimonianza, nell'ottobre 1963 Valachi comparve davanti alla Sottocommissione del Senato degli Stati Uniti che indagava sul crimine organizzato, la cosiddetta «Commissione McClellan» dal nome del senatore dell’Arkansas che la presiedeva, confermando tutto quello che aveva raccontato all'FBI[5]. Le udienze della Commissione furono trasmesse in diretta televisiva e seguite da milioni di telespettatori statunitensi[6][7]. Il senatore Robert Kennedy, in qualità di consigliere giuridico della Commissione, dichiarò: “Le rivelazioni di Joseph Valachi ci hanno aiutato, come mai in precedenza, a capire come funzionano le operazioni della mafia… senza escludere quelle riguardanti la corruzione politica[8][9].

Valachi morì il 3 aprile 1971 per un attacco di cuore mentre detenuto alla Federal Correctional Institution, La Tuna (FCI La Tuna) di Anthony (Texas).

Opere correlate modifica

La sua biografia The Valachi Papers (in italiano La mela marcia, Mondadori, 1972[10]) scritta dal giornalista Peter Maas nel 1969, è stata un bestseller. Dal libro è stato tratto il film di Terence Young Joe Valachi - I segreti di Cosa Nostra (1972), in cui Valachi era impersonato da Charles Bronson.

La figura di Valachi ha inoltre ispirato il personaggio di Frankie Pentangeli nel film Il padrino - Parte II.

Note modifica

  1. ^ (EN) Nigel Cawthorne, The Mammoth Book of the Mafia, Hachette, 2009, p. PT105.
  2. ^ https://books.google.ca/books?redir_esc=y&id=dzAZAAAAIAAJ&focus=searchwithinvolume&q=cago
  3. ^ https://books.google.ca/books/about/The_Valachi_Papers.html?id=dzAZAAAAIAAJ&redir_esc=y
  4. ^ a b c d e f g Peter Maas, La mela marcia, Milano, Mondadori, 1972.
  5. ^ Ferruccio Pinotti, Bob Kennedy, Cosa Nostra, Valachi: ecco come fu scoperta la mafia in Usa, su Corriere della Sera, 6 maggio 2020. URL consultato il 5 novembre 2022.
  6. ^ Portale storico della Presidenza della Repubblica, su archivio.quirinale.it. URL consultato il 5 novembre 2022.
  7. ^ Negli anni Sessanta Bob Kennedy anticipò il pool antimafia e Giovanni Falcone, su La Stampa, 4 aprile 2020. URL consultato il 5 novembre 2022.
  8. ^ (EN) Joseph Valachi | American gangster | Britannica, su www.britannica.com. URL consultato il 5 novembre 2022.
  9. ^ Adnkronos, Libri, 'La scoperta di Cosa Nostra' di Gabriele Santoro, su Adnkronos, 12 dicembre 2020. URL consultato il 5 novembre 2022.
  10. ^ Se ne va il papà di Serpico il Duro, in Il Corriere della Sera, 25 agosto 2001, p. 30. URL consultato il 6 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2011).

Bibliografia modifica

  • Peter Maas, The Valachi Papers, New York, G. P. Putnam's Sons, 1968; trad. it. La mela marcia, Milano, Mondadori, 1972.
  • Gabriele Santoro, La scoperta di Cosa Nostra. La svolta di Valachi, i Kennedy e il primo pool antimafia, Milano, Chiarelettere, 2020.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN33642845 · ISNI (EN0000 0000 5565 4387 · LCCN (ENn91101116 · J9U (ENHE987007516498905171 · WorldCat Identities (ENlccn-n91101116
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