Lajos Czeizler

calciatore e allenatore di calcio ungherese

Lajos Czeizler (Heves, 5 ottobre 1893Budapest, 7 maggio 1969) è stato un calciatore e allenatore di calcio ungherese, che durante la sua carriera, estesasi per più di quaranta anni, conquistò tre campionati nazionali in altrettanti stati.[2] Poliglotta, fu un tecnico dallo stile di gioco offensivo.[3]

Lajos Czeizler
Czeizler a fine anni 30 del XX secolo
Nazionalità Bandiera dell'Ungheria Ungheria
Calcio
Ruolo Allenatore (ex attaccante)
Termine carriera 1964
Carriera
Squadre di club1
1908-1919MTK Budapest? (?)
19??Germania Schwechat? (?)
Carriera da allenatore
1923-1926ŁKS
1927-1928Udinese
1928-1930Faenza
1930-1931LazioGiovanili
1932-1933Catania
1933-1934Casale
1935-1936ŁKS
1937-1938Karlskoga IF
1939Hallstahammars SK
1940Västerås SK
1942-1948IFK Norrköping
1949-1952Milan[1]
1952-1953PadovaD.T.
1953-1954Bandiera dell'Italia ItaliaComm. tecnica
1954-1957SampdoriaD.T.
1958-1959FiorentinaD.T.
1960Fiorentina
1963-1964Benfica
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Carriera modifica

Dopo aver militato da giocatore come ala sinistra nell'MTK Budapest dal 1908 al 1919, e in seguito nel Germania Schwechat di Vienna[4][5], Czeizler cominciò la carriera da allenatore con i polacchi dell'ŁKS nel 1923, lanciando giovani calciatori come Antoni Gałecki, Romuald Feja e Roman Jańczyk, i quali sono annoverati tra i maggiormente importanti nella storia del club.

Giunse in seguito al calcio italiano, nella seconda divisione, dove assunse la guida prima dell'Udinese nel 1927-1928, e poi del Faenza dal 1928 al 1930, chiudendo la stagione d'esordio a metà classifica e quella seguente con una salvezza ottenuta solo all'ultima giornata. Sempre nello stesso Paese si occupò, per una sola stagione 1930-1931, delle squadre giovanili della Lazio.

Tra il 1942 e il 1948 aprì un ciclo di vittorie all'IFK Norrköping, durante il quale la squadra ottenne cinque campionati e due coppe nazionali. Czeizler cambiò inoltre il modo di giocare, introducendo nel movimento svedese, che sulla scorta della scuola inglese si basava sulla forza fisica e i lanci lunghi, elementi tipici dello stile magiaro,[5] dando luogo a un calcio totale ante litteram.[6]

 
Czeizler in veste di commissario tecnico dell'Italia nel 1954, a colloquio con Giampiero Boniperti (a sinistra) e Amleto Frignani (a destra).

Nel 1949 tornò in Italia chiamato dal Milan, portando con sé dal precedente club Gunnar Nordahl e Nils Liedholm, i quali, assieme all'altro svedese Gunnar Gren, costituirono il trio Gre-No-Li. Quell'anno, per l'importante partita contro la Juventus, dopo la sconfitta casalinga per 0-1 nel girone d'andata, optò per una preparazione particolare, consistente nel far svolgere ai giocatori degli allenamenti molto duri durante la prima parte della settimana e nel lasciarli a riposo nei giorni rimanenti; il Milan vinse la gara per 7-1,[7] chiudendo tuttavia il campionato proprio alle spalle degli avversari. Del resto, quello non fu l'unico punteggio eclatante determinato dal calcio spiccatamente offensivo voluto dal tecnico durante la sua gestione triennale: si ricorda anche un 9-0 contro il Palermo e un 9-2 contro il Novara, ma anche una sconfitta per 5-6 nella stracittadina contro l'Inter.[8] Con la società milanese, Czeizler colse la vittoria più prestigiosa con lo scudetto del 1950-1951. A detto trionfo la squadra abbinò anche, nello stesso anno, la Coppa Latina.[4] Ciò nonostante, secondo il critico sportivo Gianni Brera il Milan avrebbe potuto vincere altri due scudetti «se appena si fosse ricordato di onorare la difesa».[9]

Nel 1952 Czeizler passò al Padova come direttore tecnico, in una stagione che vide avvicendarsi gli allenatori Rava e Antonini e si concluse con il suo licenziamento.[10]

Nel biennio 1953-1954 fu inoltre il secondo commissario tecnico straniero della nazionale italiana (in commissione tecnica con Angelo Schiavio e quarant'anni dopo Harry Goodley, anch'egli selezionatore della commissione allora composta però da sette elementi),[11] allorché diresse un gruppo di giocatori molto diviso[12] al campionato del mondo 1954 in Svizzera, venendo sollevato dall'incarico dopo l'eliminazione occorsa già nel girone iniziale. Nonostante la vittoria dell'Italia per 4-1 sul Belgio, gli azzurri furono eliminati per mano della Svizzera (decisivi gli errori arbitrali del brasiliano Viana[13]); nella circostanza gli vennero rimprovarate alcune scelte e dubbi tattici,[14] nonché scarso polso nel tenere le redini del gruppo azzurro.[13]

Guidò poi la Sampdoria fino al 1957, venendo in seguito ingaggiato dalla Fiorentina con cui rimase due stagioni, durante le quali ebbe il merito di lanciare il giovane difensore Sergio Castelletti, reimpostando il terzino Enzo Robotti come stopper.[15] Sempre per la stessa squadra, nel 1960 ricoprì il ruolo di tecnico ad interim fino a novembre, quando lo sostituì il connazionale Nándor Hidegkuti che vinse poi a fine stagione la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe.[16]

Chiuse la carriera in Portogallo, al Benfica, che nell'annata 1963-1964 portò al successo sia in campionato sia nella Coppa di Portogallo,[17] schierando per la prima volta la squadra lusitana con una difesa composta da quattro giocatori.[18]

Palmarès modifica

Allenatore modifica

Club modifica

Competizioni nazionali modifica
IFK Norrköping: 1942-1943, 1944-1945, 1945-1946, 1946-1947, 1947-1948
IFK Norrköping: 1943, 1945
Milan: 1950-1951
Benfica: 1963-1964
Benfica: 1963-1964
Competizioni internazionali modifica
Milan: 1951

Note modifica

  1. ^ Insieme al direttore tecnico Antonio Busini.
  2. ^ Come Vujadin Boškov, Sven-Göran Eriksson, Hennes Weisweiler, Giovanni Trapattoni e José Mourinho, cfr. I primati del Trap, in La Gazzetta dello Sport, 24 maggio 2005.
  3. ^ Così lo definisce Azeglio Vicini, commissario tecnico della Nazionale italiana ai Mondiali del 1990 e suo giocatore alla Sampdoria, cfr. Alessandro Dell'Orto, Dopo vent'anni posso dirlo: il Mondiale di Italia 90 ce l'ha tolto l'arbitro, su libero-news.it, 29 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2010).
  4. ^ a b Lajos Czeizler, su magliarossonera.it.
  5. ^ a b (SE) Sten Lundmark, De ungerska tränarna som förnyade den svenska fotbollen [collegamento interrotto], su degerforsif.se, 18 luglio 2009.
  6. ^ (SE) Robert Laul, Det spelades bättre boll på Nordahls tid, su aftonbladet.se, 11 marzo 2001.
  7. ^ Corrado Sannucci, Liedholm, calcio e Barbera. Ma che belli gli anni '50, in la Repubblica, 2 gennaio 2005, p. 55.
  8. ^ Luigi Bolognini, Milan, cinquant'anni fa lo scudetto del Gre-No-Li, in la Repubblica, 10 giugno 2001, p. 13.
  9. ^ Gianni Brera, Quel genio che vinse troppo poco, in la Repubblica, 16 novembre 1991, p. 41.
  10. ^ Dagli anni trenta al dopoguerra, su padovacalcio.it (archiviato dall'url originale il 9 settembre 2012).
  11. ^ Claudio Gregori, E Sacchi rinunciò per dire sì al Milan, in La Gazzetta dello Sport, 27 dicembre 2003.
  12. ^ Svizzera 1954, la Germania batte la grande favorita Ungheria, su adnkronos.com.
  13. ^ a b Aldo Pacor, La grande congiura condanna l'Italia, in la Repubblica, 20 maggio 1986.
  14. ^ Mario Gherarducci, Quel "vaff..." di Chinaglia e Carnevale!, in Corriere della Sera, 25 giugno 1994, p. 3 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2015).
  15. ^ Ultimo addio a Castelletti, il terzino gemello di Robotti, in la Repubblica, 28 novembre 2004, p. 10.
  16. ^ Tamàs Misur, Angelo Rovelli e Franco Calamai, E' morto Hidegkuti, stella della grande Ungheria, in La Gazzetta dello Sport, 15 febbraio 2002.
  17. ^ (PT) Luis Freitas Lobo, NO TRILHO DA RAPOSA...., su planetadofutebol.com, 27 maggio 2010.
  18. ^ (PT) Defesas Centrais, su slbenfica.pt. URL consultato il 17 luglio 2010 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2010).

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