I Libri di Jeu (abbreviati come 1 Jeu e 2 Jeu), anche noti come Gnosi del Dio invisibile, sono due testi cristiano-gnostici in lingua copta considerati parte degli apocrifi del Nuovo Testamento.

Il testo dei due libri è nel dialetto sahidico della lingua copta, anche se alcuni studiosi ritengono che all'inizio siano presenti influenze subachmimiche, ma quella conservatasi nel Codex Brucianus è una traduzione dell'originale in lingua greca, composto nella prima metà del III secolo.

I testi sono simili a quelli contenuti nel Codex Askewianus, in particolare nella seconda metà, e furono composti in un ambiente simile, di gnostici o barbelognostici con tendenze encratiti, corrispondente alla fine dello gnosticismo.[1]

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I Libri di Jeu fanno parte del Codex Brucianus, un manoscritto papiraceo egiziano, e sono anonimi; alla fine del primo libro c'è un titolo, Libro del Grande Logos corrispondente ai Misteri, ma gli studiosi moderni hanno identificato i primi due trattati del codice con i due Libri di Jeu menzionati nella Pistis Sophia (158.18 e seguenti, 228.35), un'opera gnostica del III secolo, in cui Gesù dice che nel "nei due grandi Libri di Jeu" furono scritti da Enoch mentre Gesù gli parlava "dall'Albero della Conoscenza e dall'Albero della Vita nel paradiso di Adamo".[2] "Jeu" è descritto nel testo come il "vero Dio", derivato dal "Padre", la massima divinità.[3]

Il testo copto è composto in modo da sembrare un vangelo gnostico ed è una sorta di trattato sotto forma di rivelazione: Gesù, detto "il vivente" ("il risorto"), risponde alle domande dei propri discepoli, sia degli apostoli che delle donne del suo seguito.[4][3]

Nel primo libro (1 Jeu, capitoli 1-41 del codice) Gesù narra come "il Padre" emanò Jeu, il quale, spinto dal "Primo Mistero", produsse ventotto altre emanazioni, controllori di alcuni "tesori" di conoscenza divina; le ventotto emanazioni sono raffigurate con diagrammi schematici e rituali di difficile interpretazione. Dopo aver spiegato ai discepoli i sessanta "tesori", rivela loro un "Nome" che permette a chi lo pronuncia di ascendere ai tesori fino al vero Dio: il libro termina con Gesù e i discepoli che ascendono.[3]

Nel secondo libro (2 Jeu, capitoli 42-52 del codice) Gesù insegna ai discepoli i misteri dello stato del Dio invisibile, il "Tesoro di Luce", che permettono loro di purificare la propria anima e ascendere così, dopo la loro morte, a questa suprema divinità. Dopo averli battezzati tre volte – in acqua, fuoco e Spirito santo, liberandoli così dall'influsso degli Arconti terreni – Gesù sigilla spiritualmente gli apostoli attraverso un'unzione spirituale. Affinché abbiano passaggio libero dagli arconti demoniaci nella loro ascesa, i discepoli ottengono "sigilli", "parole d'ordine" e le formule, che sono proibiti di rivelare a coloro che non lo meritano. Il libro termina con Gesù e i discepoli che cantano un inno al Padre.[3]

Note modifica

  1. ^ H.-C. Puech e Beate Blatz, New Testament Apocrypha, vol. 1, p. 170.
  2. ^ James C. VanderKam e William Adler, The Jewish apocalyptic heritage in early Christianity, Uitgeverij Van Gorcum, 1996, p. 75, ISBN 9023229134, dove si nota che, malgrado l'attribuzione dei Libri di Jeu a Enoch, vi sia poco del (primo) Libro di Enoch in quest'opera.
  3. ^ a b c d (EN) Malcom L. Peel, Jeu, Two Books of, in Watson E. Mills e Roger Aubrey Bullard, Mercer Dictionary of the Bible, Mercer University Press, 1990, p. 450, ISBN 0865543739.
  4. ^ Hennecke et al., pp. 370-371.

Bibliografia modifica

  • (EN) Carl Schmidt, The Books of Jeu and the untitled text in the Bruce codex, traduzione e note di Violet MacDermot, Brill, 1978, ISBN 9004057544.
  • (EN) Edgar Hennecke, Wilhelm Schneemelcher e R. McL. Wilson, New Testament Apocrypha, London, Lutterworth Press, 1963.
  • (EN) M. R. James, The Apocryphal New Testament, Oxford, Clarendon Press, 1924.
  • (EN) M. R. James e J. K. Elliott, The Apocryphal New Testament, Oxford, 1993.

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Collegamenti esterni modifica

  • Peter Kirby, Books of Jeu, su Early Christian Writings, 2 febbraio 2006.
  • The Bruce Codex, su gnosis.org. URL consultato il 2 novembre 2009.