Lorenzo Valerio

politico italiano

Lorenzo Valerio (Torino, 23 novembre 1810Messina, 26 agosto 1865) è stato un politico italiano.

Lorenzo Valerio

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato19 maggio 1863 –
26 agosto 1865
Legislaturadalla VIII (nomina 30 novembre 1862)
Tipo nominaCategoria: 3
Sito istituzionale

Deputato del Regno di Sardegna
Durata mandato8 maggio 1848 –
21 gennaio 1860
LegislaturaI, II, III, IV, V, VI
Gruppo
parlamentare
Sinistra
CollegioCasteggio
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato18 febbraio 1861 –
7 marzo 1861
LegislaturaVIII
Gruppo
parlamentare
Sinistra
CollegioCamerino
Sito istituzionale

Dati generali
ProfessioneIndustriale

Biografia modifica

Filantropo laico, fu il secondo di cinque fratelli.[1] fra cui Gioacchino e Cesare, anch'essi deputati. Organizzatore di cultura e uomo politico liberale, fondò e diresse il periodico "Letture popolari" (1836), che tanta influenza ebbe nel diffondere le idee liberali e democratiche presso i giovani della piccola e media borghesia piemontese, l'Associazione Agraria (dove si impose a Camillo Benso conte di Cavour) e la Società degli Asili infantili di Torino. Nel 1842 promosse ad Agliè la nascita di uno dei primi asili infantili e di un convitto per le donne del setificio. In seguito fondò e diresse l'influente quotidiano politico La Concordia e poi il quotidiano Il Diritto.

Fu, in contrasto spesso durissimo col Cavour, il capo dell'opposizione (liberal-democratica, diremmo oggi) nel Parlamento subalpino per molte legislature, assertore di un sanguigno liberalismo democratico o "di sinistra" che, durissimo contro i clericali, i privilegi della Chiesa, l'Austria e gli altri stati assolutistici che tenevano l'Italia sotto il loro controllo e impedivano l'Unità della nazione, metteva però insieme libertà e giustizia sociale. Era favorevole, infatti, alle imposte progressive su redditi e rendite; diversamente dal Cavour, che però da parte sua per finanziare gli investimenti statali e le riforme aveva alzato le tasse proprio alla ricca borghesia delle professioni che lo votava e alla aristocrazia da cui proveniva (Viarengo).

Eppure, Valerio e la sinistra appoggiarono stranamente l'incostante e troppo moderato re Carlo Alberto, curiosamente più vicino a lui che al Cavour. Perciò, sia Giuseppe Mazzini (e i circoli repubblicani di Genova), sia il Cavour, per opposti motivi lo criticavano, in quanto si illudeva di «...circondare la monarchia di istituzioni repubblicane», o addirittura di «...fare la rivoluzione con un re», come diceva Mazzini[2]. A sua volta, giudicò sempre severamente Mazzini e i suoi continui e inconcludenti tentativi insurrezionali che mandavano allo sbaraglio tanti giovani e rafforzavano la reazione degli stati assolutistici, preferendogli di gran lunga Giuseppe Garibaldi. E infatti il Valerio fu il parlamentare di riferimento per il generale nizzardo[3].

In seguito, quando Cavour fu ministro nel governo liberal-conservatore di Massimo d'Azeglio, e poi Presidente del Consiglio dei ministri con un programma di centro aperto alla sinistra moderata, Valerio lo appoggiò spesso, pur conservando l'intransigenza morale e lo spirito critico per i quali era conosciuto e apprezzato.

Avversario implacabile, ma anche amico di Cavour, col quale si unì nel famoso “Connubio” tra lo schieramento di centro moderato e quello sinistro o liberal-democratico del Parlamento Cisalpino (“Centro-sinistro” si chiamò l'alleanza) che dette lo slancio risolutivo all'Unità d'Italia e alla fondazione del nuovo Stato unitario, Valerio ebbe con Cavour un fitto scambio di lettere. In una di queste Cavour tiene a sottolineare la differenza politica col Valerio firmandosi con amichevole ironia «Suo devotissimo avversario, C. Cavour» (31 dicembre 1859). In un'altra lettera (10 marzo 1859) Cavour prende le distanze dalle opinioni del combattivo e impulsivo Valerio a proposito di rivoluzioni: «Non si deve respingere l'elemento insurrezionale, o, se meglio le piace, rivoluzionario, ma non si può somministrare in dosi troppo forti, sia a ragione dell'Europa, sia del proprio Paese, che non ha stomaco fatto per digerirlo, se non moderatamente» (Carteggio Cavour-Valerio, in Biblioteca Storica della Provincia di Torino).

Fu eletto deputato fin dalla VIII legislatura del Regno d'Italia (la prima dopo l'Unità d'Italia). Nominato da re Vittorio Emanuele II governatore della provincia di Como, fu poi governatore straordinario delle Marche subito dopo l'Unità d'Italia, durante tale periodo stimolò la nascita di vari istituti educativi, come l'Istituto di Belle Arti delle Marche e l'Asilo d'Infanzia (che sarà intitolato a lui) in Urbino. Infine divenne senatore del Regno e prefetto di Messina, città nella quale morì colpito da malattia.

Nella sua casa torinese, dove si teneva un affollato salotto di intellettuali e patrioti liberali, era stato fatto conoscere per la prima volta e musicato da Michele Novaro l'Inno di Mameli, i cui versi erano stati scritti nel 1847 dal giovane patriota Goffredo Mameli.

Parte del suo archivio è conservato presso la Biblioteca di storia e cultura del Piemonte "Giuseppe Grosso" di Torino. Il suo epistolario, edito dalla Fondazione Luigi Einaudi di Torino è in corso di pubblicazione a cura di Adriano Viarengo.

Riconoscimenti modifica

Ebbe la cittadinanza onoraria delle città di Ancona, Ascoli Piceno, Camerino, Jesi e Urbino. Inoltre le città di Torino e di Urbino gli hanno dedicato una via.

Onorificenze modifica

Note modifica

  1. ^ Lorenzo, Cesare, Giuseppe e Marianna Valerio, su civico20news.it. URL consultato il 5 maggio 2016.
  2. ^ A.Viarengo, Cavour, op. cit., pp.104-105 e altrove
  3. ^ A. Viarengo, Cavour, op cit.

Bibliografia modifica

  • Adriano Viarengo, Cavour, Roma, Salerno editore, 2010. ISBN 9788884026828
  • Pompeo Gherardi, Lorenzo Valerio: cenni biografici, Urbino, Premiata tipografia metaurense, 1868.
  • Lorenzo Valerio, Carteggio, raccolto da Luigi Firpo, Guido Quazza, Franco Venturi, edito a cura di Adriano Viarengo, I, (1825-1865), Torino 1991; Carteggio, II, (1842-1847), Torino 1994; Carteggio, III, (1848), Torino 1998; Carteggio, IV, (1825-1865), Torino 2003; Carteggio, V, (1850-1855), Torino 2010.

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN42019562 · ISNI (EN0000 0000 3118 5707 · SBN RAVV066609 · BAV 495/156353 · CERL cnp00557591 · LCCN (ENn80106256 · GND (DE119502429 · BNF (FRcb137453506 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n80106256