Maori

popolazione indigena neozelandese
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I maori (tangata māori, "gente comune"; o anche: tangata whenua, "gente autoctona")[6][7][8][9] sono una popolazione polinesiana, stanziata principalmente in Nuova Zelanda.

Māori
Māori che fanno la danza haka (2012)
 
Luogo d'originePolinesia
Popolazione958.698
Linguamāori; inglese
Religionenon religiosi; religione tribale; cristianesimo
Distribuzione
Bandiera della Nuova Zelanda Nuova Zelanda775.836 (2021)[1]
Bandiera dell'Australia Australia170.057 (2021)[2]
Bandiera del Regno Unito Regno Unitocirca 8.000[3]
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti3.500[4]
Bandiera del Canada Canada1.305 (2003)[5]

La loro lingua madre è detta anch'essa māori; viene insegnata, unitamente all'inglese, in tutte le scuole dell'obbligo neozelandesi ed è lingua coufficiale di Stato. Māori è una parola che significa "normale" o "comune", in contrapposizione ai "forestieri" o "alieni" britannici, definiti pākehā[10] dalle genti dei primi contatti con gli europei, e che oggi vuol dire "neozelandese non māori", "britannico" o "eurodiscendente".

Sono generalmente alti, con la pelle di color bruno chiaro, naso grande e con occhi tendenti alla mandorla. Si ritiene che la popolazione dei Māori si aggiri intorno alle 958.698 persone, di cui 775.836 in Nuova Zelanda (censimento del 2021) e 170.057 in Australia (censimento del 2021).

Bandiera māori modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Tino Rangatiratanga.

Storia modifica

 
La bandiera del re nel 1863

La teoria più accreditata sull'arrivo dei māori in Nuova Zelanda lo fa risalire alla fine del periodo caldo medievale, verso il 1280.[11] La tradizione orale māori parla di una leggendaria terra d'origine, Hawaiki, identificata con la Polinesia tropicale, anche se i racconti sulla migrazione variano nelle varie tribù (iwi). Anche se l'origine polinesiana è universalmente accettata, studi linguistici[12] e sul DNA mitocondriale[13] suggeriscono un'origine taiwanese delle popolazioni del Pacifico, risalente a circa 5200 anni fa.[14] Questi antenati si spostarono attraverso il sud-est asiatico e l'Indonesia.[15]

Periodo arcaico modifica

Il periodo della colonizzazione māori è noto come "Arcaico" o dei "Cacciatori di Moa" (Moahunters / Whakangau Moa)[16]. I polinesiani antenati degli attuali māori arrivarono in terre coperte da foreste, con un'abbondante fauna che includeva specie di moa che pesavano dai 20 ai 250 kg. Altre specie estinte oggi erano tipi di oca, cigni e la gigantesca aquila di Haast. Mammiferi marini popolavano le coste, ed in particolare le foche.[17] I primi abitanti si nutrirono di moa, sterminandone la popolazione in un breve periodo di tempo.[16][18] Almeno 32 altre specie di uccelli sono estinte nell'epoca dei cacciatori di Moa, sia perché cacciate dagli umani[19], che dai kiore (ratti) o dai kurī (cani) introdotti dai coloni[20] oppure dalla sistematica bruciatura delle distese erbose, che cambiò l'habitat dei luoghi, oppure dal cambiamento climatico, che iniziò a raffreddarsi verso l'inizio del XV secolo.

La regione di Ōtākou era il centro della cultura māori durante l'epoca arcaica; la maggioranza degli abitati antichi si trovavano entro 10 km dalla costa ed includevano dai 40 ai 300–400 abitanti. Il sito arcaico più famoso e studiato è a Wairau Bar, nell'Isola del Sud[21], occupato fra il 1288 ed il 1300. La speranza di vita era però molto bassa: lo scheletro più vecchio aveva 39 anni e molti morivano ventenni a causa di problemi legati all'alimentazione o ad infezioni, come l'anemia o l'artrite. Gli adulti māori erano però più alti delle altre popolazioni del sud Pacifico, con un'altezza media di 175 cm per gli uomini e di 161 cm per le donne[22].

Il periodo arcaico è particolare per l'assenza di armi o di fortificazioni, tipiche della cultura Maori più tarda,[23] e per le "collane a cavo"[24].

Colonizzazione europea modifica

 
Mappa dell'insediamento māori

I māori furono storicamente in forte opposizione rispetto ai coloni britannici, che non riuscendo a sottometterli stipularono con loro un trattato (il trattato di Waitangi). Anche dopo la nascita della colonia, e poi dello Stato indipendente della Nuova Zelanda, i māori non hanno mai cercato l'integrazione con le altre etnie del Paese, pur essendo da tempo convertiti al cristianesimo. Il governo neozelandese ha negli ultimi anni dato inizio a un programma di integrazione razziale per facilitare la convivenza dei māori nella società, al tempo stesso proteggendone il bagaglio culturale.

I rapporti fra la comunità māori e i neozelandesi di origine europea sono comunque molto meno conflittuali di quanto lo siano in Australia quelli fra aborigeni ed inglesi. Durante la battaglia di Verdun, ad Arras i britannici reclutarono i māori (abili scavatori) per realizzare migliaia di tunnel a ridosso delle linee tedesche, al fine di sorprendere e attaccare di sorpresa il nemico.

 
Il complesso reale di Turongo
 
Veduta di Waikato

Nel 1858 i māori costituirono il Kingitanga, nella regione di Waikato (North Island), ed elessero un re nell'ambito della tribù Wherowhero e nella persona di Pōtatau, onde restare uniti nel sistema coloniale inglese. Il sovrano (elettivo, ma quello in carica può indicare il successore) gode tuttora di molta autorevolezza e prestigio, pur non avendo un ruolo formale e costituzionale. Nel 1997 l'esecutivo della Nuova Zelanda si mostrò rammaricato circa i danni morali e materiali subiti dall'etnia durante la colonizzazione: la regina Elisabetta II, capo dello Stato, si scusò formalmente incontrando la sovrana māori Te Ata (1931-2006), autentica rappresentante e ambasciatrice della cultura e delle vicende del popolo. La famiglia reale risiede nel palazzo di Turongo (Waitangi) e il luogo di sepoltura si trova sul monte Taupiri.[25]

Demografia modifica

 
La percentuale di persone che si definisce di etnia Māori

Ai sensi del Māori Affairs Amendment Act del 1974, un Māori è definito come "una persona della razza Māori della Nuova Zelanda; e include qualsiasi discendente di tale persona". La popolazione Māori intorno alla fine del XVIII secolo fu stimata da James Cook a 100.000. Lo storico Michael King suggerisce che una cifra leggermente più alta di 110.000 è più probabile. Il loro numero è diminuito durante il XIX secolo, fino a 42.000; il declino è stato attribuito all'impatto della colonizzazione europea, comprese le nuove malattie. Da allora in poi la popolazione crebbe rapidamente.

C'erano 775.836 persone che si identificavano come parte del gruppo etnico Māori al censimento della Nuova Zelanda del 2018, che rappresentava il 16,5% della popolazione della Nuova Zelanda. Si tratta di un aumento di 177.234 persone (29,6%) rispetto al censimento del 2013 e di un aumento di 210.507 persone (37,2%) rispetto al censimento del 2006 per. Il forte aumento tra il censimento del 2013 e del 2018 è dovuto principalmente all'aggiunta di dati sull'etnia da altre fonti (censimenti precedenti, dati amministrativi e imputazioni) a Statistics New Zealand ai dati del censimento del 2018 per ridurre il numero di mancate risposte.

C'erano 383.019 maschi e 392.820 femmine, con un rapporto di 0,975 maschi per femmina. L'età media era di 25,4 anni (rispetto ai 37,4 anni della Nuova Zelanda nel suo complesso), con 248.784 persone (32,1%) di età inferiore ai 15 anni, 193.146 (24,9%) di età compresa tra 15 e 29 anni, 285.657 (36,8%) di età compresa tra 30 e 64 anni e 48.252 (6,2%) di età pari o superiore a 65 anni.

In termini di distribuzione della popolazione, l'85,7% dei Māori vive nell'Isola del Nord e il 14,2% nell'Isola del Sud. Le Isole Chatham hanno la più alta concentrazione di persone Māori al 66,1%, seguite dal distretto di Wairoa (65,7%), dal distretto di Ōpōtiki (63,7%), dal distretto di Kawerau (61,7%) e dal distretto di Gisborne (52,9%). L'area del consiglio locale di Upper Harbour ad Auckland ha la concentrazione più bassa di persone Māori al 5,1%, seguita dal distretto di Queenstown-Lakes al 5,3%.

Di coloro che si identificano come Māori al censimento del 2018, 352.755 persone (45,5%) identificate come di sola etnia Māori mentre 336.174 persone (43,3%) identificate come di etnia sia europea che Māori, a causa dell'alto tasso di matrimoni misti tra le due etnie.

Al di fuori della Nuova Zelanda, esiste una grande popolazione Māori in Australia, riportata come 170.057 nel censimento australiano del 2021. Nel 2007 il partito Māori ha suggerito di creare un seggio speciale nel parlamento neozelandese in rappresentanza dei Māori in Australia. Esistono comunità più piccole anche nel Regno Unito (circa 8.000), negli Stati Uniti (fino a 3.500) e in Canada (circa 2.805).[26]

Cultura modifica

 
Lo stemma
 
Hone Heke e sua moglie in un'illustrazione del 1845.

La cultura dei Māori si divide in tre gruppi: Isole del Nord, Isole del Sud, Isole Chatham. Il perno della vita sociale e artistica è la Casa della Riunione, impreziosita di grandi sculture che illustrano un variegato pantheon di figli del Cielo e della Terra.

L'arte dei Māori assomiglia a quella della Papuasia, cioè della Papua Nuova Guinea. Gli stili artistici prevalenti sono tre: kaitaia, taranaki, hauraki. I motivi comuni sono il dio marino, il dio della guerra e il padre degli uomini e degli dei.

Le loro abitazioni, in legno, sono spesso decorate con complessi intagli policromi. La pratica artistica del tatuaggio del volto e del corpo rappresenta una delle tradizioni più significative e note di questo popolo. Tipica è anche la danza della Haka.

Tradizionalmente la religione era gestita da ufficiali del culto e quindi si effettuavano celebrazioni di miti che utilizzavano marionette. La scultura si riferisce prevalentemente alla guerra e presenta alcune analogie con il bushidō giapponese.[27] Un eloquente esempio è il temibile taihu, una testa dall'aspetto feroce che veniva fissata sulla prua delle imbarcazioni per intimidire i nemici.

La società māori è tradizionalmente suddivisa in caste.

I tatuaggi modifica

 
Dipinto di Gottfried Lindauer che ritrae Tukukino (1880 circa), un combattente anziano, capo degli Ngāti Tamaterā, comunità stanziata nel Distretto di Hauraki, nell'Isola del Nord.
 
Capo Maori Tomika Te Mutu.
 
Una donna Maori (Gottfried)

Il moko è il tradizionale tatuaggio con cui i māori dipingono i loro volti. I guerrieri utilizzano il moko per raccontare la propria storia: ogni segno indica un diverso avvenimento della propria storia personale. Le donne riportano il tradizionale segno sul mento ad indicare che sono legate ad un guerriero Māori.

Tra i tatuaggi, il kirituhi è la rappresentazione più decorativa (anche se comunque intrisa di significati legati alla felce "koru" come simbolo di nascita, rinascita spirituale e rigenerazione); a differenza del tatuaggio moko, tutti possono usare questa tipologia di disegni, senza offendere la cultura. Avevano, inoltre, la funzione di incutere paura.

Nello sport modifica

I Māori si sono fatti conoscere nel mondo sportivo soprattutto grazie alla loro massiccia presenza nella famosissima squadra nazionale neozelandese di rugby degli All Blacks, i quali, all'inizio di ogni partita, sono soliti eseguire l'haka, un antico canto mimato che, originariamente nato come un'invocazione al dio sole, si è evoluto nel tempo in un rituale più complesso per manifestazioni di gioia, o di dolore, o di quell'aggressività intimidatoria che, espressa a inizio partita dagli All Blacks, l'ha fatta spesso considerare esclusivamente una danza di guerra.

L'haka, quale ci è stata fatta conoscere sui campi di rugby, ha più versioni: la Ka Mate (la più comunemente usata, attribuita a Te Rauparaha, guerriero della tribù Ngati Toa dell'Isola del Nord), la Peruperu, e la Kapa o Pango, creata a tavolino senza vera tradizione popolare per essere utilizzata in situazioni speciali ed eseguita la prima volta nel 2005 guidata da Tana Umaga, allora capitano degli All Blacks (pur essendo di origini samoane), che ne diede una indimenticabile interpretazione. Quest'ultima è quella più esplicitamente riferita, nel testo, alla squadra di rugby neozelandese.

Ulteriori versioni sono eseguite dai cosiddetti Baby Blacks, ossia dalla squadra nazionale under 20 neozelandese di rugby, dai New Zealand Maori, selezione formata esclusivamente da giocatori di discendenza māori, senza quindi giocatori "bianchi" o provenienti da altre zone della Polinesia, e dalla nazionale femminile.

Riferimenti nella cultura di massa modifica

I Māori, e la loro cultura, sono stati spesso ispirazione per opere cinematografiche e televisive. Si possono segnalare tra gli altri:

Note modifica

  1. ^ 2018 Census population and dwelling counts | Stats NZ, su stats.govt.nz, Table 11. URL consultato il 17 giugno 2023.
  2. ^ Cultural diversity: Census, su abs.gov.au, Data table for Cultural diversity summary. URL consultato il 17 giugno 2023.
  3. ^ (EN) Carl Walrond, 'Māori overseas', su Te Ara: The Encyclopedia of New Zealand, 4 marzo 2009. URL consultato il 16 gennaio 2014.
  4. ^ (EN) Table FBP-1. Profile of Selected Demographic and Social Characteristics: 2000 (PDF), su census.gov, Washington, D.C., U.S. Census Bureau. URL consultato il 16 gennaio 2014.
  5. ^ (EN) Sex (3) and Single and Multiple Responses (3) for Population, for Canada, Provinces, Territories, Census Metropolitan Areas and Census Agglomerations, 2001 Census – 20% Sample Data, su Statistics Canada, Cat. No, Ottawa. URL consultato il 16 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2019).
  6. ^ (EN) tangata whenua, su Te Aka Māori Dictionary, John C Moorfield. URL consultato il 19 novembre 2023.
  7. ^ tangata whenua, su Collins, HarperCollins. URL consultato il 19 novembre 2023.
  8. ^ Atholl Anderson, Judith Binney e Aroha Harris, 2014.
  9. ^ (EN) Angelique Reweti, Felicity Ware e Hoani Moriarty, A tangata whenua (people of the land) approach to conceptualising Māori health and wellbeing (abstract), in Sage Journals, vol. 30, n. 2, International Union for Health Promotion and Education, giugno 2023, DOI:10.1177/17579759221130948. URL consultato il 19 novembre 2023.
  10. ^ (EN) Pākehā, su Te Aka - Maori Dictionary, John C Moorfield.
  11. ^ David J. Lowe, Polynesian Settlement of New Zealand and the Impacts of Volcanism on Early Maori Society: An Update (PDF), su researchcommons.waikato.ac.nz, University of Waikato, 2008. URL consultato il 29 aprile 2010.
  12. ^ Language study links Maori to Taiwan, in Stuff.co.nz, 24 gennaio 2009. URL consultato il 19 ottobre 2011.
  13. ^ (EN) Mitochondrial DNA Provides a Link between Polynesians and Indigenous Taiwanese, in PLoS Biology, vol. 3, 8: e281, Public Library of Science, 2005, DOI:10.1371/journal.pbio.0030281.
  14. ^ Pacific People Spread From Taiwan, Language Evolution Study Shows, in ScienceDaily, 27 gennaio 2009. URL consultato il 29 aprile 2010.
  15. ^ (EN) DNA questions Pacific origins, in The New Zealand Herald, 19 luglio 2000. URL consultato il 19 ottobre 2011.
  16. ^ a b (EN) Roger Duff, The Moa-Hunter Period of Maori Culture, in Canterbury Museum Bulletin, vol. 1, Wellington, Department of Internal Affairs, 1950.
  17. ^ Geoffrey Irwin, 1992, pp 10–18.
  18. ^ Michael King, 2003.
  19. ^ Philip Houghton, 1980.
  20. ^ (EN) Janet Wilmshurst, Story: Human effects on the environment. Early human impact, su Te Ara - the Encyclopedia of New Zealand.
  21. ^ (EN) McLintock, Alexander Hare, Lawrence James Paul, B.SC., Fisheries Division, Marine Department, Wellington., New Zealand Ministry for Culture and Heritage Te Manatu Taonga, Maori Colonisation, su teara.govt.nz. URL consultato il 21 ottobre 2017.
  22. ^ James R. Eyles, 2007.
  23. ^ William John Phillipps, 1966.
  24. ^ (EN) | Collections Online, su collections.tepapa.govt.nz, Museum of New Zealand Te Papa Tongarewa. URL consultato il 21 ottobre 2017.
  25. ^ Maori, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 18 agosto 2015.
  26. ^ Viaggio nella cultura Maori, su MB Scambi Culturali, 16 febbraio 2017.
  27. ^ Gabriele Mandel, 2001, p. 121.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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