Manta (zoologia)

genere di pesci

Manta è un genere di pesci cartilaginei appartenenti alla famiglia Myliobatidae[1]. Sono i giganti della famiglia, raggiungendo dimensioni imponenti, fino a 6,7 metri di larghezza ed arrivando a pesare più di una tonnellata[2].

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Manta
Esemplare di Manta birostris
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Chondrichthyes
Sottoclasse Elasmobranchii
Ordine Myliobatiformes
Famiglia Myliobatidae
Sottofamiglia Mobulinae
Genere Manta
Bancroft, 1829
Specie

Descrizione modifica

Il corpo è costituito da un disco piatto di forma romboidale ampio circa il doppio della sua lunghezza, con gli apici laterali appuntiti verso le estremità. Il capo è largo quasi un terzo dell'ampiezza del disco, e presenta all'estremità anteriore una bocca molto ampia, particolare che le differenzia dal genere affine Mobula, con ai lati due peculiari appendici chiamate pinne cefaliche. Gli occhi sono posti subito dietro, ai lati del capo. Sul ventre si aprono bilateralmente le cinque fessure branchiali, ampie e munite di un filtro per trattenere il plancton. Posteriormente al corpo si diparte una sottile appendice caudale che supera di poco in lunghezza il corpo, sormontata alla base da una minuscola pinna dorsale. Non posseggono aculei veleniferi, anche se nel caso di M. birostris, è rilevabile un abbozzo. La pelle presenta piccoli denticoli dermici di forma radiale.

Distribuzione e habitat modifica

Sono tipiche di tutti i mari e oceani caldi o temperati. Nell'oceano atlantico si spingono a nord fino alle coste del New Jersey e/o nei pressi dello Stretto di Gibilterra, recentemente avvistate anche nel Mediterraneo; a sud sono state rilevate fino all'Uruguay e alle coste del Congo. Sono presenti in tutte le zone dell'oceano Indiano, e nel Pacifico a nord fino al Giappone e alle coste della California, a sud fino all'isola nord della Nuova Zelanda e alle coste del Cile.

Biologia modifica

Le uniche due specie appartenenti a questo genere conducono una vita essenzialmente pelagica, nutrendosi di plancton. In particolare la specie più grande M. birostris sembra spingersi abitualmente anche in mare aperto, lontano dalle coste, mentre la più piccola M. alfredi è maggiormente stanziale, anche se sono stati osservati spostamenti di una certa importanza[3]. Sono ottimi nuotatori, capaci di compiere anche spettacolari salti fuori dall'acqua, probabilmente nel tentativo di liberarsi di parassiti o remore[4]. Non è raro ritrovarle riunite in piccoli gruppi, e periodicamente anche in grossi assembramenti.

La durata della loro vita non è al momento conosciuta, ma dalle comparazioni con altri appartenenti a generi affini, si desume che possa arrivare e probabilmente superare i 25 anni[5].

Sono animali ovovivipari in quanto il piccolo, solitamente uno solo, nasce dopo la schiusa dell'uovo nel corpo della madre[6].

Tassonomia modifica

Fino a tempi recenti al genere veniva attribuita un'unica specie, M. birostris. Dopo alcuni studi che avevano messo in luce l'esistenza di abitudini e morfologie differenti[7], poi confermati da analisi del patrimonio genetico[8], sono state individuate due specie distinte[1]:

Evoluzione modifica

Esistono pochissime testimonianze fossili degli antenati di questo genere, spiegabile per la caratteristica di possedere uno scheletro cartilagineo, poco adatto alla conservazione. Sono state trovate in tre zone degli Stati Uniti, in Nord e Sud Carolina, databili tra i periodi Oligocene e Pliocene[9].

Le mante e l'uomo modifica

 
Esemplare adulto di Manta alfredi presso l'acquario di Okinawa

Date le dimensioni e la scarsa qualità delle carni, le mante fino a tempi recenti erano poco sfruttate per scopi commerciali, e catturate per lo più per errore, finendo casualmente nelle reti usate per altri scopi. Forse proprio per questa scarsa conoscenza, in passato questi animali avevano guadagnato una sinistra fama, in quanto gli si attribuivano abitudini pericolose per l'uomo, tra cui avvolgere col loro mantello i pescatori subacquei per soffocarli. Con l'aumento dei contatti, permessi dall'uso dei moderni apparecchi respiratori, queste leggende si sono rivelate presto del tutto infondate. La richiesta delle loro cartilagini da parte della medicina cinese ha portato ad un incremento nella loro cattura, aumentando il pericolo di una loro diminuzione[10].

In Cina, le branchie di mante e mobule sono molto ricercate come ingredienti per la medicina locale, stimolando una pesca che contribuisce a metterne in pericolo la sopravvivenza. L'allarme per la diminuzione di questa ed altre specie ha portato ad una serie di restrizioni, ponendole sotto il controllo della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites)[11].

Le mante sono animali molto ricercati per gli incontri da subacquei e snorkeler e la presenza di un manta point, zona del reef dove si recano più frequentemente e dove è facile poterle avvicinare, è ampiamente pubblicizzata come attrazione turistica, diventando così una risorsa economica importante[12]. Questo ha convinto molti governi a mettere in atto serie politiche di protezione, vietandone la pesca commerciale[13]. In alcuni acquari dotati di vasche di adeguata capacità, si è riuscito a far ambientare mante di notevoli dimensioni, ottenendo anche alcune eccezionali nascite in cattività[14].

Data la loro caratteristica forma della bocca che sembra avere fattezze umane, esistono sui social network pagine a loro dedicate[15]

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Manta (zoologia), in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 3 novembre 2015.
  2. ^ (EN) Mark McGrouther, Manta Ray, Manta birostris (Walbaum, 1792), su australianmuseum.net.au, Australian Museum. URL consultato il 22 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2014).
  3. ^ (EN) Germanov ES, Marshall AD, Running the Gauntlet: Regional Movement Patterns of Manta alfredi through a Complex of Parks and Fisheries, in PLOS One, vol. 9, n. 10, PLOS, 22 ottobre 2014, pp. e110071, DOI:10.1371/journal.pone.0110071, PMID 25337865, PMC 4206290.
  4. ^ Elisabetta Intini, Pinne per volare, in Focus, Gruner+Jahr/Mondadori S.p.A., 30 luglio 2010. URL consultato il 19 agosto 2014.
  5. ^ (EN) Manta Ray (Manta birostris) FAQ, su elasmo-research.org, ReefQuest Centre for Shark Research. URL consultato il 22 agosto 2014.
  6. ^ Jahoda M, Eletti M, Diavolo di mare, in Aqua, vol. 42, Editrice Portoria, gennaio 1990, pp. 30-41.
  7. ^ (EN) Marshall A D, Compagno L J V, Bennett M B, Redescription of the genus Manta with resurrection of Manta alfredi (Krefft, 1868) (Chondrichthyes; Myliobatoidei; Mobulidae), in Zootaxa, vol. 2301, Magnolia Press, dicembre 2009, pp. 1-28, ISSN 1175-5326 (WC · ACNP).
  8. ^ Massimo Boyer, Una manta ibrida, su ScubaZone, 24 ottobre 2013. URL consultato il 20 agosto 2014.
  9. ^ (EN) Manta Bancroft 1829 (manta), su Fossilworks. URL consultato il 21 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2014).
  10. ^ (EN) Manta Fisheries, su MantaTrust. URL consultato il 20 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2013).
  11. ^ Squali e mante per cena? Non s’ha da fare. Primo divieto internazionale per 5 specie, su greenreport.it, 15 ottobre 2014. URL consultato il 23 novembre 2014.
  12. ^ (EN) O'Malley M P, Lee-Brooks K, Medd H B, The Global Economic Impact of Manta Ray Watching Tourism, in PLOS ONE, PLOS, 31 maggio 2013, DOI:10.1371/journal.pone.0065051.
  13. ^ (EN) Margie Mason, Indonesia hopes to cash in on manta ray tourism, in The Jakarta Post, 21 febbraio 2014. URL consultato il 30 giugno 2014.
  14. ^ (EN) We have just recently had our 4th successful manta ray birth in captivity at Okinawa Churaumi Aquarium, su Okinawa Charumi Aquarium, 10 luglio 2010. URL consultato il 20 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
  15. ^ PaxxeMante, su facebook.com. URL consultato il 17 luglio 2020.

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