Museo del Louvre

museo d'arte e archeologia a Parigi
Disambiguazione – "Louvre" rimanda qui. Se stai cercando il palazzo (che attualmente ospita il Museo), vedi Palazzo del Louvre.

Il Museo del Louvre (in francese Musée du Louvre, AFI: /my'ze dy luvʁ/) di Parigi, in Francia, è uno dei più celebri musei del mondo e il primo per numero di visitatori (9,6 milioni nel 2019)[1]. Si trova sulla rive droite, nel I arrondissement, tra la Senna e rue de Rivoli.[2]

Museo del Louvre
(FR) Musée du Louvre
(EN) Louvre Museum
Ubicazione
StatoBandiera della Francia Francia
LocalitàPalazzo del Louvre
Coordinate48°51′40″N 2°20′09″E / 48.861111°N 2.335833°E48.861111; 2.335833
Caratteristiche
Tipoarte e antichità
Intitolato aPalazzo del Louvre
Istituzione10 agosto 1793
FondatoriNapoleone Bonaparte
Apertura10 agosto 1793
ProprietàMinistero della cultura e della comunicazione
DirettoreJean-Luc Martinez e Laurence des Cars
Visitatori9,6 milioni (2019)
Sito web

Descrizione modifica

Il museo ha preso il nome dal palazzo che lo ospita. Originariamente era una fortezza, costruita alla fine del XII secolo durante il regno del re capetingio Filippo II,[3] nei rifacimenti successivi fu sede reale e governativa.

La conformazione attuale del palazzo origina dai lavori ordinati da Carlo V di Francia nella seconda metà del XIV secolo.[4] Fu la sede effettiva della monarchia francese fino al 1682, quando Luigi XIV si trasferì nella reggia di Versailles. Il Louvre rimase comunque la sua sede formale fino al termine dell'Ancien Régime nel 1789. Fu il governo rivoluzionario a dare piena attuazione a progetti già avviati di trasformazione in museo, inaugurandolo come tale nel 1793, anche se il palazzo continuò a ospitare enti governativi fino agli anni novanta del novecento.

Per iniziativa del presidente Mitterrand fu sottoposto a lavori di ampliamento negli anni ottanta e novanta secondo il progetto denominato Grand Louvre, che comprende la caratteristica piramide di vetro e acciaio nel cortile principale.

Il ruolo centrale della Francia nella storia dell'Ottocento contribuì grandemente all'accrescimento della collezione museale, che comprende alcune delle più famose opere d'arte del mondo e manufatti di grande valore storico, come la stele degli avvoltoi e quella di Hammurabi.

Vi sono esposte la Gioconda e la Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci, le Nozze di Cana (Veronese), due Prigioni di Michelangelo Buonarroti, Bacco e Arianna di Giambattista Pittoni, Amore e Psiche di Antonio Canova, Il giuramento degli Orazi di Jacques-Louis David, La zattera della Medusa di Théodore Géricault, La Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix, la Venere di Milo e la Nike di Samotracia, il Codice di Hammurabi.

La statua equestre di Luigi XIV rappresenta il punto di origine del cosiddetto Axe historique, anche se il palazzo non è allineato con l'asse stesso.

Accesso al museo modifica

 
Pianta del Louvre

L'accesso principale al museo è la Hall Napoléon sotto la piramide, dove si trovano le biglietterie e gli accessi alle tre ali del museo. Vi si può arrivare direttamente dalla metropolitana, in quanto la fermata Palais Royal - Musée du Louvre porta alla zona commerciale sotterranea. Altri ingressi sono il passage Richelieu da rue de Rivoli, la porte des Lions che dà sul quai François Mitterrand e quello del jardin du Carrousel.[5]

Sezioni e collezioni modifica

 
Lamassu dal palazzo di Khorsabad (713-707 a.C. ca.)

La collezione del Museo del Louvre comprende oltre 380 000 oggetti e opere d'arte[6].

Sono in esposizione permanente 35 000 opere, scelte dai curatori delle sue otto sezioni, ed esibite nei 60600  a loro dedicati.[7] Secondo il resoconto annuale del 2005[6] i pezzi di proprietà del museo si dividono come segue:

Il vanto del museo è la sua raccolta di 11 900 dipinti (6 000 in esposizione permanente e i rimanenti conservati in deposito), che rappresenta la seconda più grande collezione di arte pittorica del mondo dopo quella del Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo in Russia.

La sezione stampe e disegni è stata notevolmente ampliata nel 1935, grazie alla donazione della collezione del barone Edmond James de Rothschild (1845 – 1934) che comprendeva più di 40 000 incisioni, quasi 3 000 disegni e 500 libri miniati.

Il museo del Louvre dispone di un grande gruppo di mecenati, costituito da associazioni e aziende[8]. L'associazione "Amici del museo" ha comprato più di 700 opere[9] per arricchirlo e aiutarlo finanziariamente.

Storia modifica

Le origini modifica

Il Palazzo del Louvre è il frutto di una serie di costruzioni realizzate nel corso degli ultimi 800 anni.[10]

La vera origine del termine louvre è dibattuta. Altre località francesi portano il medesimo nome. La più conosciuta fa derivare louvre dal latino lupara, cioè "luogo abitato dai lupi".[11] Un'altra ipotesi è quella di Sauval che propone che il nome derivi dall'antico termine anglo-sassone leouar che significava castello o fortezza.[2] Edwards, invece, sostiene che il nome derivi dal termine rouvre, che significa quercia, e che si riferisca al fatto che originariamente il palazzo era stato costruito in un bosco.[12]

Si ipotizza che il re Filippo II abbia parlato della costruzione chiamandola L'Œuvre (in francese il capolavoro), perché era il palazzo più grande di Parigi nel XII secolo.

In ogni caso, una struttura che serviva da fortezza fu edificata tra il 1190 e il 1202 sotto il regno di Filippo II, allo scopo di difendere Parigi dalle incursioni normanne.[12][13] Non è certo se si trattasse proprio del primo edificio innalzato in quel punto, anche se alcune fonti del tempo si riferiscono al primo Louvre come alla "Nuova Torre", che indicherebbe che in precedenza esistesse una "Vecchia Torre".[3][12] L'unica parte tuttora rimasta di quell'edificio sono le fondamenta dell'angolo sud-orientale del palazzo.[2][14] In seguito la struttura venne ampliata, principalmente per opera di Carlo V che nel 1358 fece costruire un muro difensivo attorno alla fortezza e trasformò il Louvre in una sontuosa residenza reale, anche se sovrani di epoca successiva la utilizzarono come prigione.[13]

 
L'ala Richelieu del Louvre di notte

Luigi IX (San Luigi) e Francesco I fecero aggiungere rispettivamente una prigione sotterranea e un edificio collaterale.[3] Francesco fece inoltre ricostruire il Louvre secondo il progetto dell'architetto Pierre Lescot. Dopo la morte di Francesco, sopraggiunta nel 1547, il suo successore Enrico II mantenne il progetto dell'architetto e fece completare le ali occidentale e meridionale decorandole con i bassorilievi di Jean Goujon.[15]

L'opera di rinnovamento di Lescot modificò la struttura del Louvre da quella tipica di una fortezza a quella attuale.[16]

Nel 1594 re Enrico IV fece unire il Palazzo del Louvre con il Palazzo delle Tuileries, che era stato fatto costruire da Caterina de' Medici. Questo grande progetto richiese la costruzione della Grande Galerie che unì quindi il Pavillon de Flore all'estremità meridionale del complesso con il Pavillon de Marsan che si trova invece a quella settentrionale. Secondo gli storici dell'epoca l'edificio era uno dei più lunghi del mondo.[15]

Nel 1624 Jacques Lemercier progettò la Cour Carrée, che fu chiusa da altre tre ali da Louis Le Vau (originariamente a due piani, ma in seguito rialzate): la corte, realizzata sotto i regni di Luigi XIII e Luigi XIV, quadruplicò le dimensioni dell'antico cortile interno. I lavori si interruppero quando Luigi XIV scelse Versailles come propria residenza. Il Louvre rimase così immutato fino al XVIII secolo quando, su iniziativa di Luigi XV iniziò la sua trasformazione in museo. I lavori tuttavia non procedettero molto fino alla Rivoluzione francese.[12][15]

La Rivoluzione francese modifica

Nel maggio 1791 l'Assemblea nazionale costituente decretò che Louvre e Tuileries avrebbero formato il Palazzo Nazionale, destinato a residenza del re e a ospitare un'esposizione di scienze e arti a scopo educativo. I sostenitori dell'idea miravano a dimostrare la superiorità del nuovo regime sul vecchio, che nei decenni precedenti non era riuscito a completare la trasformazione in museo, e a fare di Parigi la capitale delle arti e una nuova Atene.[17]

Il Ministro dell'interno Roland nominò una commissione di sei membri per sovrintendere ai lavori. Gli avvenimenti successivi contribuirono all'accelerazione del processo, anche grazie alla confisca di opere d'arte alla Chiesa e agli émigré. Nell'aprile 1793 a Roland succedette Garat e il museo aprì le sue porte il 10 agosto 1793, in occasione di un festival per la celebrazione del primo anniversario della repubblica.[18] Da novembre dello stesso anno fu ufficialmente Muséum central des arts de la République.

Dal 1794 in poi le vittorie dell'esercito rivoluzionario francese fecero affluire in patria un numero sempre maggiore di opere d'arte provenienti da tutta Europa, con l'obiettivo di trasformare il museo nel più importante del continente.

Particolarmente significativo fu l'arrivo nella collezione di tanti capolavori oggetto delle spoliazioni napoleoniche in Italia, tra cui anche il Gruppo del Laocoonte e l'Apollo del Belvedere che facevano parte della collezione papale, giunti a Parigi nel luglio 1798 e accolti con fastose cerimonie (per l'occasione venne anche realizzato un vaso di Sèvres celebrativo).

Uguale sorte toccò al gruppo bronzeo dei Cavalli di San Marco a Venezia e ai tanti capolavori nelle varie corti italiane: Raffaello, Perugino, Andrea del Sarto, Tiziano, Moroni, Correggio, i Carracci, Guercino, Domenichino, Guido Reni, Taddeo Gaddi, Lorenzo Monaco, Benozzo Gozzoli, e molti altri.

Il gran numero di queste opere costrinse i curatori del museo a riorganizzare l'esposizione. Il palazzo fu restaurato e inaugurato nel 1800, per essere poi ribattezzato "Musée Napoléon" nel 1802.

La collezione continuò a crescere sotto la direzione di Vivant Denon, grazie ad acquisizioni regolari e altre forzose (ad esempio la cessione forzata di parte della Collezione Borghese, però pagata da Napoleone più del doppio dell'estimazione fatta da Vivant-Denon) perseguendo il proposito di creare un museo delle arti universale, che racchiudesse tutte le sculture migliori.[19]

Bonaparte infatti aveva dato disposizione di prelevare sculture, piuttosto che dipinti antichi. Vivant-Denon, più interessato alle pitture, riuscì a riunire un'eccezionale collezione, prelevando opere nelle grandi collezioni tedesche (Kassel, Braunschweig e Berlino), austriache e nelle chiese italiane (nel 1811 fece un viaggio in Toscana con lo scopo di prelevare opere dei primitivi del Duecento e del Trecento, all'epoca quasi dimenticati).

La Grande galerie lunga quattrocento metri fu adattata dall'architetto di Napoleone, Fontaine, e fu pronta per il matrimonio imperiale del 1810. La galleria era divisa in tre sequenze: scuola francese, scuole del Nord, scuola italiana.

La collezione si ridusse però notevolmente quando quasi tutte le opere requisite durante le guerre dovettero essere rese ai legittimi proprietari dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815: più di 5 000 opere d'arte vennero infatti restituite. Antonio Canova fu incaricato del recupero e riuscì a riportare in patria molti dei capolavori italiani. Di molti tuttavia fu impossibile ottenere la restituzione, come ad esempio le Nozze di Cana di Paolo Veronese. Per quanto riguarda i regni italiani, su 506 dipinti ne fu restituita solamente la metà, 249 opere; i rimanenti 248 (per la gran parte dallo Stato Pontificio) sono rimasti in Francia e nove furono dichiarati smarriti.

Il Grand Louvre e la piramide modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Piramide del Louvre.
 
Piramide del Louvre di notte

Verso il 1874-75, con la ricostruzione del Pavillon de Flore e del Pavillon de Marsan,[4] distrutti durante la Terza Repubblica francese, il palazzo aveva raggiunto la conformazione attuale grossomodo rettangolare. A est il pavillion Sully (da Massimiliano di Béthune, duca di Sully), di forma quadrangolare con al centro la piazza Cour Carrée, a nord e a sud due ali, rispettivamente la Richelieu, che dà su Rue Rivoli, e la Denon, che dà sulla Senna, a comprendere la Cour Napoléon, il grande cortile centrale.[20]

Negli anni ottanta, il presidente Mitterrand propose come una delle sue Grandes Operations d'Architecture et d'Urbanisme il rinnovamento dell'intera area. Il progetto fu ideato da Ieoh Ming Pei e comprendeva una piramide di vetro e acciaio posizionata nella Cour Napoléon, a illuminare un grande atrio sotterraneo che avrebbe funto da nuovo ingresso principale, oltre al Carrousel du Louvre, una vera e propria città sotterranea con negozi, bar, servizi, auditorium, una grande libreria e una sala per le esposizioni temporanee. Il progetto sollevò molte polemiche e resistenze;[21] malgrado ciò la piramide e l'atrio sotterraneo furono inaugurati il 15 ottobre 1988 e completati nel 1989.

La seconda fase del piano, comprendente la Pyramide Inversée che illumina il Carrousel, fu completata nel 1993, in occasione del bicentenario del museo. Nello stesso anno fu aperta anche l'ala Richelieu, in precedenza occupata da uffici direzionali del Ministero delle Finanze, dopo molte resistenze allo spostamento nei nuovi uffici di Bercy.[22] Nel 2002 la presenza di visitatori era già raddoppiata rispetto all'apertura della piramide.[23]

Il Louvre-Lens modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Louvre-Lens.

Dal momento che molte delle opere della collezione del Museo del Louvre sono state esposte solo all'interno delle loro sezioni museali - e alcune di esse vi si trovano da circa duecento anni - è stato deciso di creare una sede staccata lontana da Parigi, per sperimentare gli esiti dell'allestimento di nuove esposizioni e per permettere la visione di alcune opere a un pubblico più vasto. Il patrimonio artistico della nuova sede - precisamente a Lens, nel nord della Francia - è composto da opere che attualmente fanno parte dell'esposizione permanente del Louvre e non, come molti pensano, da opere da molto tempo dimenticate nei magazzini sotterranei. Vengono esposte fianco a fianco opere di tutte le epoche e di tutte le culture, con l'intenzione di creare un nuovo modo di concepire l'esperienza di una visita al museo. Il Louvre-Lens è stato inaugurato nel 2012, con un costo totale di 150 milioni di euro e una superficie di 28000 m².

Direzione modifica

Il Museo del Louvre è stato per lungo tempo gestito dallo Stato, affidato alla Réunion des Musées Nationaux; recentemente invece al Museo è stato concesso un certo potere di autogestione configurandolo come un Établissement Public Autonome, allo scopo di razionalizzare e migliorare il suo sviluppo.

Direttori modifica

In passato il direttore del Louvre era noto con il nome di "Conservateur", mentre attualmente viene definito "Président directeur général". Questi i direttori che si sono succeduti nel tempo, e in particolare nel XX secolo:

  • Dominique Vivant: 1804-1815
  • ...
  • Albert Kaempfen: 1887-1904
  • Théophile Homolle: 1904-1911
  • Eugène Pujalet: 1911-1913
  • Henri Marcel: 1913-1919
  • Jean Balluet d'Estournelles de Constant: 1919-1926
  • Henri Verne: 1926-1939
  • Jacques Jaujard: 1940-1944
  • Georges Sales: 1945-1957
  • Edmond Sidet: 1957-1960
  • Henri Seyrig: 1960-1962
  • Jean Chatelain: 1962-1968
  • André Parrot: 1968-1972
  • Emmanuel de Margerie: 1975-1977
  • Hubert Landais: 1977-1986
  • Michel Delignat-Lavaud: 1986-1987
  • Michel Laclotte: 1987-1994
  • Pierre Rosenberg: 1994-2001
  • Henri Loyrette: 2001-2013
  • Jean-Luc Martinez: 2013-oggi[24]

Patrimonio modifica

Le maggiori opere modifica

Il museo contiene alcuni dei maggiori capolavori della storia dell'arte, tra cui:

Arte antica modifica

Civiltà orientali
Arte egizia
Arte greca
Arte romana

Scuola italiana modifica

Andrea del Sarto
Antonello da Messina
Beato Angelico
Fra Bartolomeo
Giovanni Battista Pittoni
Giovanni Bellini
Jacopo Bellini
Benedetto da Maiano
Sandro Botticelli
Carlo Braccesco
Antonio Canova
Caravaggio
Vittore Carpaccio
Annibale Carracci
Cima da Conegliano
Cimabue
Correggio
Carlo Crivelli
Lorenzo Costa il Vecchio
Fra Bartolomeo
Giovanni De Martino
Gentile da Fabriano
Domenico Ghirlandaio
Giotto
Luca Giordano
Guercino
Guido da Siena
Leonardo da Vinci
Jacopo de' Barbari
Lorenzo di Credi o Leonardo da Vinci
Filippino Lippi
Lorenzo Lotto
Francesco Laurana
Maestro di San Francesco
Andrea Mantegna
Carlo Maratta
  • Amorini con ghirlande di fiori
  • Madonna col Bambino e angeli musicanti
  • Ritratto di Maria Maddalena Rospigliosi
Moretto
Michelangelo Buonarroti
Marco Palmezzano
Parmigianino
Perugino
Piero della Francesca
Piero di Cosimo
Pisanello
Pontormo
Raffaello
Rosso Fiorentino
Savoldo
Luca Signorelli
Andrea Solario
Tiziano
Paolo Uccello
Paolo Veronese
  • Le nozze di Cana, 1563
  • Resurrezione della figlia di Giairo, 1546 ca.
  • Cena in Emmaus, 1559 ca.
  • Crocifissione, 1520 ca.
Marco Zoppo

Scuola francese modifica

Sconosciuto
Henri Bellechose
François Boucher
Paul Cézanne
Jean-Siméon Chardin
Jean Clouet
Jean-Baptiste-Camille Corot
Jacques-Louis David
Edgar Degas
Eugène Delacroix
Georges de La Tour
Jean-Honoré Fragonard
Jean Fouquet
Théodore Géricault
Jean-Auguste-Dominique Ingres
Claude Lorrain
Nicolas Poussin
Enguerrand Quarton
Scuola di Fontainebleau
Antoine Watteau
Nicolas Dipre

Scuola fiamminga e olandese modifica

Scuola spagnola modifica

Bartolomé Esteban Murillo
Jusepe de Ribera
Diego Velázquez
Francisco de Zurbarán

Scuola tedesca modifica

Albrecht Dürer
Lucas Cranach il Vecchio

Scuola inglese modifica

Joshua Reynolds

Oggetti d'arte modifica

Onorificenze modifica

Note modifica

  1. ^ (FREN) 9,6 millions de visiteurs au Louvre en 2019, su presse.louvre.fr, 3 gennaio 2020. URL consultato il 22 ottobre 2021.
  2. ^ a b c (EN) Mary Knight Potter, The Art of the Louvre, L.C. Page, 1904, p. 1. URL consultato il 23 gennaio 2008 (archiviato il 17 settembre 2014).
  3. ^ a b c (EN) Francis Miltoun, Royal Palaces and Parks of France, L.C. Page & Co, 1910, pp. 114,  115, 76. URL consultato il 22 ottobre 2021 (archiviato il 13 novembre 2012).
  4. ^ a b (DEENFR) Palais du Louvre, su structurae.info, Wilhelm Ernst & Sohn Verlag. URL consultato il 26 aprile 2015 (archiviato il 24 maggio 2015).
  5. ^ Mappa/Informazioni in italiano (PDF), su louvre.fr, Museo del Louvre. URL consultato il 26 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2015).
  6. ^ a b (EN) 2005 Annual Report - Tableau récapitulatif de l'état d'avancement de l'informatisation des collections fin 2005, pg 185
  7. ^ (FR) Les incontournables, su louvre.fr. URL consultato il 22 ottobre 2021 (archiviato il 1º aprile 2019).
  8. ^ (FRENES) I mecenati del Louvre, su louvremecenat.fr. URL consultato il 22 ottobre 2021 (archiviato il 4 giugno 2013).
  9. ^ (FR) Sito ufficiale dell'associazione "Amis du Louvre", su amisdulouvre.fr. URL consultato il 22 ottobre 2021 (archiviato il 22 giugno 2013).
  10. ^ (EN) Delia Gray-Durant, Art/Shop/Eat Paris, London, A&C Black, 2004, pp.p. 7, ISBN 0-393-32595-4. URL consultato il 23 gennaio 2008 (archiviato il 17 settembre 2014).
  11. ^ (FR) J.Bourciez, Phonétique française, Éditions Klincksieck, Poitiers, 2003, p. 89, remarque I.
  12. ^ a b c d (EN) Henry Sutherland Edwards, Old and New Paris: Its History, Its People, and Its Places, su books.google.com, Cassell and Co., 1893, p.p. 194. URL consultato il 23 gennaio 2008 (archiviato il 3 aprile 2012).
  13. ^ a b (EN) Alexandre Gady; Pitt, Leonard, Walks Through Lost Paris: A Journey Into the Heart of Historic Paris, Shoemaker & Hoard, 2006, pp. 112, 113, ISBN 1-59376-103-1.
  14. ^ (EN) From Palace to Museum, 800 Years of History, su louvre.fr, Musée du Louvre. URL consultato il 25 aprile 2015 (archiviato il 2 aprile 2015).
  15. ^ a b c (FRDEEN) Palais du Louvre (1993), su Structurae Database. URL consultato il 21 gennaio 2008 (archiviato il 16 maggio 2011).
  16. ^ (EN) David Thomson, Renaissance Paris: Architecture and Growth, 1475-1600, Berkeley, University of California Press, 1984, pp. 60-70..
  17. ^ McClellan, 1994, p.93.
  18. ^ McClellan, 1994, p.94.
  19. ^ Napoleon's invasion of Italy - Sculpture - The Classical Art Research Centre and The Beazley Archive - The University of Oxford, su beazley.ox.ac.uk. URL consultato il 23 gennaio 2008 (archiviato il 23 aprile 2008).
  20. ^ Mignot, p. 13
  21. ^ MITTERRAND HA 'BENEDETTO' IERI LA PIRAMIDE DI VETRO DEL LOUVRE, in la Repubblica, 5 marzo 1988. URL consultato il 26 aprile 2015 (archiviato il 4 marzo 2016).
  22. ^ (EN) Richard Bernstein, Finance Ministry Is Staying Put in the Louvre, in The New York Times, 2 agosto 1987. URL consultato il 29 aprile 2015 (archiviato l'8 marzo 2016).
  23. ^ (EN) Online Extra: Q&A with the Louvre's Henri Loyrette, su businessweek.com, Bloomberg, 17 giugno 2002. URL consultato il 26 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2013).
  24. ^ (FR) Nathaniel Herzberg, Un archéologue prend la direction du Louvre, su Le Monde, 7 maggio 2014. URL consultato il 22 maggio 2020 (archiviato il 21 maggio 2020).
    «Jean-Luc Martinez a été choisi par le président de la République pour succéder à Henri Loyrette. Il était chef du département des antiquités grecques, étrusques et romaines de l'établissement.»

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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