Never Let Me Down

album di David Bowie del 1987
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Never Let Me Down (disambigua).

Never Let Me Down è il diciassettesimo album discografico del musicista britannico David Bowie pubblicato nel 1987.

Never Let Me Down
album in studio
ArtistaDavid Bowie
Pubblicazione20 aprile 1987
Durata53:07 (CD)
48:06 (vinile)
GenerePop rock
EtichettaEMI America Records
ProduttoreDavid Bowie,
David Richards
Noten. 34 Bandiera degli Stati Uniti
n. 6 Bandiera della Gran Bretagna
n. 4 Bandiera dell'Italia
Certificazioni
Dischi d'oroBandiera della Francia Francia[1]
(vendite: 160 000+)
Bandiera dell'Italia Italia[2]
(vendite: 100 000+)
Bandiera del Regno Unito Regno Unito[3]
(vendite: 100 000+)
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti[4]
(vendite: 500 000+)
Dischi di platinoBandiera del Canada Canada[5]
(vendite: 100 000+)
David Bowie - cronologia
Album precedente
(1984)
Album successivo
(1993)
Singoli
  1. Day-In Day-Out
    Pubblicato: marzo 1987
  2. Time Will Crawl
    Pubblicato: giugno 1987
  3. Never Let Me Down
    Pubblicato: agosto 1987

Il disco modifica

L'album, cui fece seguito il "Glass Spider Tour" è considerato uno degli elementi meno importanti della discografia del Duca Bianco che, finito il tour, aspettò ben 6 anni prima di pubblicare un nuovo album solista (Black Tie White Noise nel 1993) dedicandosi al progetto dei Tin Machine. Bowie stesso ha ammesso in più di un'occasione che il periodo relativo a questo album (nonostante fosse uno dei più fortunati a livello commerciale) è stato tra i più deludenti della sua carriera artistica: «Non sapevo più cosa stessi facendo; inebriato dal successo avevo perso il mio naturale entusiasmo per le cose. Credevo di non avere più niente da dire e pensavo solo a guadagnare il più possibile; temevo di essere vicino alla fine».[6]

Bowie concepì il disco come rampa di lancio per un teatrale tour mondiale,[7] scrivendo e registrando la maggior parte delle canzoni in Svizzera. Considerava l'album come una sorta di ritorno al rock 'n' roll, dopo i precedenti due dischi di musica dance elettronica. Tre singoli furono estratti dall'album, Day-In Day-Out, Time Will Crawl e la title track Never Let Me Down, brano ispirato allo stile di John Lennon.

Nonostante un notevole successo in Europa, il disco raggiunse, pur aggiudicandosi il disco d'oro, solo la posizione numero 34 in classifica negli Stati Uniti: un risultato abbastanza misero rispetto alle vendite dei precedenti Let's Dance e Tonight, che avevano conquistato entrambi il disco di platino. Inoltre le recensioni furono quasi del tutto negative da parte della stampa musicale.

Origine modifica

A seguito dell'enorme popolarità acquisita grazie al successo dell'album Let's Dance (1983) e del successivo Serious Moonlight Tour, Bowie iniziò a non sentirsi più in sintonia con il suo nuovo pubblico, e dopo le critiche ricevute per Tonight (1984), cercò di produrre qualcosa di differente. Come risultato, Bowie decise di tornare a registrare con un gruppo di musicisti ristretto, dando al nuovo disco sonorità maggiormente rock.[8][9]

Bowie passò metà del 1986 nella sua casa in Svizzera scrivendo canzoni insieme all'amico Iggy Pop.[10] Incise quindi qualche nastro demo con Erdal Kızılçay prima di lavorare all'album in studio con la band al completo.[11] Per la prima volta dai tempi di Scary Monsters, Bowie suonò anche sul disco non limitandosi a cantare.[12][13] In alcune tracce suonò tastiere, sintetizzatore, chitarra ritmica e in due brani (New York's in Love e '87 and Cry), suonò la chitarra solista.[10]

L'album venne scritto e registrato nello spazio di tre mesi.[11] Bowie era consapevole del fatto che le canzoni sull'album mancassero di coesione stilistica dal punto di vista musicale, ma secondo lui questo dimostrava il suo eclettismo dell'epoca, e dichiarò come il disco fosse "un riflesso di tutti gli stili musicali da lui utilizzati negli ultimi anni".[10]

Descrizione dei brani modifica

Day-In Day-Out modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Day-In Day-Out.

Bowie scrisse il brano principale dell'album, Day-In Day-Out, per esporre il suo personale punto di vista sul trattamento al quale venivano sottoposti i senzatetto negli Stati Uniti.[14] Alcune stazioni tv misero al bando il video della canzone, che conteneva velate immagini di violenza sessuale. La traccia venne pubblicata come primo singolo estratto dal disco.

Time Will Crawl modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Time Will Crawl.

Time Will Crawl, che Bowie definì la sua canzone preferita sull'album, fu ispirata dagli eventi del disastro di Chernobyl e dall'idea che qualcuno che conosci, magari proprio il tuo vicino di casa, possa essere l'artefice della fine del mondo.[15] Bowie disse che lo stile di canto nel pezzo "doveva molto a Neil Young", e fece notare come la varietà del cantato utilizzato nelle varie tracce dell'album fosse un omaggio a tutti gli artisti che lo avevano influenzato nel passato.[10] Bowie eseguì la canzone nel corso dello show della BBC Top of the Pops, anche se l'esecuzione non fu mai mandata in onda.[16] La canzone fu il secondo singolo estratto dall'album ad essere pubblicato.

Never Let Me Down modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Never Let Me Down (singolo).

La title-track, Never Let Me Down, parla dell'assistente personale di Bowie, Coco Schwab. Bowie scrisse la canzone come un diretto riferimento ai suoi rapporti con Coco.[9] La traccia venne composta e registrata in pochissimo tempo durante l'ultima settimana di missaggio dell'album a New York. Bowie confermò anche di essersi ispirato allo stile vocale di John Lennon.[10] La traccia venne ri-registrata e pubblicata come terzo ed ultimo singolo estratto dall'album.

Beat of Your Drum modifica

Bowie definì Beat of Your Drum una canzone "Lolitesca", una riflessione sull'attrazione sessuale procurata dalle ragazzine giovani agli uomini maturi.

Zeroes modifica

Il brano Zeroes, che Rolling Stone definì all'epoca il miglior pezzo sull'album,[17] è, secondo Bowie stesso, un viaggio nostalgico: «Volli metterci dentro tutti i cliché anni sessanta possibili ed immaginabili!»[10]

Glass Spider modifica

Glass Spider è una sorta di racconto mitologico basato su un documentario sulle vedove nere che Bowie aveva visto.[10] Inoltre, la canzone diede il titolo al successivo tour mondiale di Bowie, caratterizzato da una notevole teatralità.[18]

Shining Star (Makin' My Love) modifica

L'attore Mickey Rourke aveva chiesto a Bowie di coinvolgerlo in una delle sue canzoni, e i due si erano incontrati a Londra dove Rourke stava girando il film Una preghiera per morire. Bowie gli fece recitare la parte cantata in stile rap in Shining Star (Makin' My Love). Scherzando, Bowie si riferì alla performance di Rourke definendola "rap metodico". David descrisse la canzone come una riflessione sulla situazione sociale critica presente nelle strade, e su come la gente cerchi ugualmente di resistere e restare unita affrontando così tante catastrofi e disgrazie come quelle dell'età moderna.

New York's in Love modifica

Bowie definì New York's in Love una canzone sarcastica circa la vanità presente nelle grandi città.

'87 And Cry modifica

In origine David Bowie scrisse '87 And Cry come descrizione di Margaret Thatcher, primo ministro britannico dell'epoca. La canzone si riferiva alla distinzione tra un governo autoritario e i normali cittadini (i "dogs"),[19] e David ammise come il testo fosse molto surreale, descrivendo le persone "nutrirsi dell'energia degli altri per ottenere ciò che vogliono". Il brano venne pubblicato come B-side del terzo singolo, Never Let Me Down.

Too Dizzy modifica

Too Dizzy fu la prima canzone che Bowie ed il suo nuovo collaboratore Erdal Kizilcay scrissero insieme per l'album, e fu composta in omaggio al periodo degli anni cinquanta in America. All'epoca Kizilcay definì egli stesso la canzone un brano "riempitivo" e si disse sorpreso del fatto che Bowie avesse voluto inserirla nell'album. La canzone è stata cancellata delle successive riedizioni di Never Let Me Down in CD.[20]

Bang Bang modifica

Quando gli venne chiesto perché avesse scelto di includere nel disco il brano di Iggy Pop Bang Bang invece di scriverne magari uno insieme a lui, Bowie riferì di considerare la canzone una delle migliori cose mai scritte dall'amico.

Accoglienza critica modifica

Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
Ondarock          
AllMusic     
Rolling Stone     
Robert ChristgauC+
Piero Scaruffi          

Le vendite iniziali dell'album (anche grazie al "Glass Spider Tour" che Bowie intraprese) furono molto forti[21] ma calarono abbastanza rapidamente.[22] Le reazioni della critica furono contrastanti. Nel 1987 Spin definì l'album "un ispirato e brillante lavoro artigianale", ma nel 1989 un altro recensore della stessa rivista lo definì "deludente".[23] Rolling Stone parlò del disco definendolo un "diseguale pastiche a ruota libera di elementi di tutte le precedenti incarnazioni di Bowie", "sfocato", e possibilmente "il più rumoroso e sciatto disco di Bowie di sempre", concludendo poi chiamandolo un "disastro totale".[17] Altri critici espressero buoni giudizi complessivi sul potenziale dei brani presenti sull'album, rovinati però da una produzione invadente e ridondante.[24]

Inizialmente Bowie non fu d'accordo con le critiche all'album, affermando: «Ho inciso circa venti album nella mia carriera, e di gran lunga questo è il mio terzo maggior successo. Quindi non posso dirmi deluso, inoltre, anche se è un peccato che non sia riuscito così bene come avrebbe potuto essere... non sono così negativo riguardo a ciò. Per quello che mi riguarda, questo è uno dei miei migliori lavori. Come ho già detto. Never Let Down ha venduto molto bene. Quindi sono abbastanza felice». Nonostante le critiche negative della stampa di settore, Bowie disse all'epoca di ritenere Never Let Me Down uno dei suoi album più divertenti ed energici in molti anni.[25]

Tracce modifica

  • L'album fu uno dei primi ad avere durata diversa nei formati vinile e compact disc, con quasi tutte le canzoni presenti nella versione CD leggermente più lunghe.
Lato A
  1. Day-In Day-Out – 4:38 (David Bowie)
  2. Time Will Crawl – 4:18 (David Bowie)
  3. Beat of Your Drum – 4:32 (David Bowie)
  4. Never Let Me Down – 4:03 (testo: David Bowie – musica: Carlos Alomar)
  5. Zeroes – 5:46 (David Bowie)
Lato B
  1. Glass Spider – 4:56 (David Bowie)
  2. Shining Star (Makin' My Love) – 4:05 (David Bowie)
  3. New York's In Love – 3:55 (David Bowie)
  4. '87 And Cry – 3:53 (David Bowie)
  5. Too Dizzy – 3:58 (testo: David Bowie – musica: Erdal Kızılçay)
  6. Bang Bang – 4:02 (testo: Iggy Pop – musica: Ivan Kral)

Formazione modifica

  • David Bowie - voce, chitarra, tastiere, mellotron, moog, armonica, tamburino
  • Carlos Alomar - chitarra, cori
  • Erdal Kizilcay - tastiere, batteria, basso, tromba, cori
  • Peter Frampton - chitarra
  • Sig McGinnis - chitarra
  • Carmine Rojas - basso
  • Philippe Saisse - piano, tastiere
  • Crusher Bennett - percussioni
  • Earl Gardner - tromba
  • Stan Harrison - sax alto
  • Steve Elson - sax baritono
  • Lenny Pickett - sax tenore
  • Diva Gray, Gordon Grodie - cori

Classifiche modifica

Classifiche di fine anno modifica

Classifica (1987) Posizione
Austria[36] 23
Canada[37] 34
Francia[38] 41
Germania[39] 69
Italia[32] 24
Paesi Bassi[40] 46
Stati Uniti[41] 96

Note modifica

  1. ^ (FR) Les Certifications depuis 1973, su infodisc.fr. URL consultato il 21 aprile 2016.
  2. ^ Alessandro Rosa, Stadi affollati e giradischi vuoti?, su Tuttolibri, 1º agosto 1987, p. 7. URL consultato il 18 gennaio 2016.
    «Non sappiamo quanta parte abbiano avuto i concerti nel portare Bowie a vendere 100 mila copie del suo "Never Let Me Down"»
  3. ^ (EN) BRIT Certified, su bpi.co.uk, BPI. URL consultato il 21 aprile 2016.
  4. ^ (EN) David Bowie - Never Let Me Down – Gold & Platinum, su Recording Industry Association of America. URL consultato il 21 aprile 2016.
  5. ^ (EN) Gold/Platinum, su musiccanada.com, Music Canada. URL consultato il 21 aprile 2016.
  6. ^ Sischy, Ingrid (settembre 1995), "David Bowie Interview", Intervista
  7. ^ LondonPress, 20 marzo 1987, The Glass Spider Tour Press Conferences (London)
  8. ^ AmsterdamPress, 30 marzo 1987, The Glass Spider Tour Press Conferences (Amsterdam)
  9. ^ a b Kurt Loder, Stardust Memories, in Rolling Stone, n. 498, 23 aprile 1987, pp. 74–77, 80, 82, 168, 171.
  10. ^ a b c d e f g Scott Isler, David Bowie Opens Up - A Little, in Musician, n. 106, August 1987, pp. 60–73.
  11. ^ a b David Currie, David Bowie: Glass Idol, 1st, London and Margate, England, Omnibus Press, 1987, ISBN 0-7119-1182-7.
  12. ^ David Fricke, David Bowie Interview, in Musician magazine, n. 74, December 1984, pp. 46–56.
  13. ^ White Timothy, David Bowie Interview, in Musician magazine, n. 55, May 1983, pp. 52–66, 122.
  14. ^ StockholmPress, 28 marzo 1987, The Glass Spider Tour Press Conferences (Stockholm)
  15. ^ David Bowie - The Interview, 1987, EMI America
  16. ^ Bowie Wonderworld. URL consultato il 10 gennaio 2013.
  17. ^ a b Never Let Me Down Rolling Stone album review. URL consultato il 4 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 13 dicembre 2013).
  18. ^ SydneyPress, 27 ottobre 1987, The Glass Spider Tour Press Conferences (Sydney)
  19. ^ Jon Pareles, David Bowie Mingles Glamour and Gloom, in The New York Times, 26 aprile 1987. URL consultato il 6 agosto 2013.
  20. ^ Crankin' Out - The David Bowie Magazine, n. 5, 1997.
  21. ^ Pop Charts, in Los Angeles Times, 15 maggio 1987. URL consultato il 30 ottobre 2013.
  22. ^ Bruce Britt, Bowie Back-up Alomar Sees Reason For Elation In Letdown, in Los Angeles Daily News, 20 agosto 1987. URL consultato il 30 ottobre 2013.
  23. ^ Spin, luglio 1989, p. 110.
  24. ^ Colin Jacobson, David Bowie Best of Bowie 2002 Video Review. URL consultato il 4 gennaio 2013.
  25. ^ NewYorkPress, 18 marzo 1987, The Glass Spider Tour Press Conferences (New York)
  26. ^ (EN) David Kent, Australian Chart Book 1970–1992, Australian Chart Book, St Ives, N.S.W, 1993, ISBN 0-646-11917-6.
  27. ^ a b c d e f g (NL) David Bowie - Never Let Me Down, su ultratop.be, Ultratop. URL consultato il 17 marzo 2016.
  28. ^ (EN) Top Albums - June 6, 1987, su Collectionscanada.gc.ca, Library and Archives Canada. URL consultato il 17 marzo 2016.
  29. ^ (FI) Timo Pennanen, Sisältää hitin - levyt ja esittäjät Suomen musiikkilistoilla vuodesta 1972, 1ª ed., Helsinki, Kustannusosakeyhtiö Otava, 2006, ISBN 978-951-1-21053-5.
  30. ^ (FR) Le Détail des Albums de chaque Artiste, su infodisc.fr, InfoDisc. URL consultato il 17 marzo 2016. Selezionare "David BOWIE" e premere "OK".
  31. ^ (EN) Oricon Album Chart Book: Complete Edition 1970–2005, Roppongi, Tokyo, Oricon Entertainment, 2006, ISBN 4-87131-077-9.
  32. ^ a b Gli album più venduti del 1987, su hitparadeitalia.it, Hit Parade Italia. URL consultato il 17 marzo 2016.
  33. ^ (EN) Official Albums Chart Top 100: 26 April 1987 - 02 May 1987, su officialcharts.com, Official Charts Company. URL consultato il 17 marzo 2016.
  34. ^ (ES) Fernando Salaverri, Sólo éxitos: año a año, 1959–2002, 1ª ed., Spagna, Fundación Autor-SGAE, settembre 2005, ISBN 84-8048-639-2.
  35. ^ (EN) David Bowie – Chart history, su Billboard, Penske Media Corporation. URL consultato il 17 marzo 2016. Cliccare sulla freccia all'interno della casella nera per visualizzare la classifica desiderata.
  36. ^ (DE) Jahreshitparade 1987, su austriancharts.at. URL consultato il 17 marzo 2016.
  37. ^ (EN) Top 100 Albums of 1987, su Collectionscanada.gc.ca, Library and Archives Canada. URL consultato il 17 marzo 2016.
  38. ^ (FR) Les Albums (CD) de 1987 par InfoDisc, su infodisc.fr. URL consultato il 17 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2012).
  39. ^ (DE) Album – Jahrescharts 1987, su offiziellecharts.de, Offizielle Deutsche Charts. URL consultato il 17 marzo 2016.
  40. ^ (NL) Dutch charts jaaroverzichten 1987, su dutchcharts.nl, Dutch Charts. URL consultato il 17 marzo 2016.
  41. ^ (EN) 1987: Billboard 200 Albums, su billboard.com, Billboard. URL consultato il 17 marzo 2016.

Collegamenti esterni modifica