Odoardo Colonna

nobile e condottiero italiano

Odoardo (o Adoardo o Edoardo) Colonna (1414 circa[2]1463 circa) è stato un nobile e condottiero italiano, duca dei Marsi e conte di Albe e Celano.

Odoardo Colonna
Duca dei Marsi
Stemma
Stemma
In carica14231463
PredecessoreLorenzo Onofrio Colonna
SuccessoreFabrizio I Colonna
Conte di Albe
In carica14231436
PredecessoreLorenzo Onofrio Colonna
SuccessoreJacopo Caldora
Conte di Celano
In carica14231436
PredecessoreLorenzo Onofrio Colonna
SuccessoreJacopo Caldora
TrattamentoDuca
Nascita1414 circa
Morte1463 circa
DinastiaColonna
PadreLorenzo Onofrio Colonna
MadreSveva Caetani
ConiugiJacovella da Celano
Filippa Conti
FigliGiordano
Lorenzo Oddone
Giovanni
Marcello
Fabrizio
Paola
Ippolita[1]
ReligioneCattolicesimo
Odoardo Colonna
Nascita1414 circa
Morte1463 circa
Luogo di sepolturaChiesa di Santo Stefano, Cave
Dati militari
Forza armataMercenari
GradoCondottiero
Frase celebremole sua stat
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Biografia modifica

Membro della famiglia romana dei Colonna del ramo di Genazzano, nacque intorno al 1414[2], ultimo figlio maschio di Lorenzo Onofrio, gran camerlengo del Regno di Napoli, e Sveva Caetani[A 1][3], figlia di Jacobello e fratello minore di Antonio, principe di Salerno. Insieme alla sua famiglia aveva residenza negli edifici costituenti la parte più antica del complesso edilizio di Palazzo Colonna, posti tra l'abside della Basilica dei Santi XII Apostoli e la Via della Pilotta, ai piedi del Quirinale, noto come Palazzo del Vaso, ad essi pervenuto dai Conti di Tuscolo e riadattato da papa Martino V che vi prese stabile dimora e vi insediò la tesoreria pontificia[4][5]. Ebbe come sorelle Anna[6], sposata a Giovanni Antonio Orsini del Balzo, principe di Taranto, Caterina, sposata a Guidantonio da Montefeltro, conte di Urbino, e Vittoria, sposata a Carlo II Malatesta, signore di Pesaro.

 
Papa Martino V, nato Oddone Colonna, zio di Odoardo

Per volontà di suo zio, il papa Martino V, nel maggio 1423[A 2][7][8][9][10], con l'affidamento da parte di Giovanna II ed Alfonso V d'Aragona della tutela delle sorelle Antonella, Angelella e Jacovella da Celano e del governo della contea a Giordano Colonna, principe di Salerno, Odoardo ancora in minore età veniva contestualmente promesso in matrimonio a Jacovella, erede testamentaria della contea di Celano dopo la morte del padre Nicolò, scomparso nel 1418, e del fratello Pietro, morto nel 1422, la quale, appena morto il pontefice, abbandonerà il marito[A 3][11].

 
Ritratto ottocentesco del castello di Celano con il borgo sottostante

Alla morte del padre, avvenuta in Abruzzo tra il dicembre 1422[A 4][12] e il maggio 1423, Odoardo ebbe da Giovanna II la conferma dei titoli paterni di conte di Celano oltre che di Albe e duca dei Marsi[A 5][13], mantenendo il titolo di conte di Celano ancora nel 1432[A 6][14][15] fino alla perdita della contea che risultava avvenuta nel 1439 quando cadde nelle mani di Jacopo Caldora, sposatosi con Jacovella dopo la morte di Giovanna II[16]. Durante questa breve unione i promessi sposi si occuparono delle decorazioni della Chiesa di San Giovanni Battista in Celano[8] e del restauro della Chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta nei pressi di Rosciolo[17].

Associato ai fratelli Antonio e Prospero nel governo dei feudi familiari, tra cui Genazzano, Rocca di Cave ed altre terre alla morte del padre[18], tra gli altri feudi pervenutigli a seguito della divisione dei beni familiari voluta nel 1427, quando ancora pupillo venne posto sotto la tutela dei suoi fratelli maggiori, con la bolla Etsi prudens di papa Martino V, oltre alla contea di Celano, ottenne Albe, cedutagli da Antonio, ebbe inoltre confermato il codominio con i fratelli maggiori sui castelli costituenti il nucleo storico del patrimonio familiare, cioè Capranica, Cave, Ciciliano, Genazzano, Paliano, Pisoniano, Olevano, Rocca di Cave, San Vito e Serrone, con il vincolo fidecommissario dell'inalienabilità; come patrimonio personale ricevette i feudi di Civitella, Fragiani e Monte Guardia[19].

Posto dopo la morte del padre insieme ai fratelli tutti pupilli sotto la tutela dello zio Giordano, nel giugno del 1424 avevano acquistato i diritti del castello di Morolo detenuti dall'Abbazia di Santa Maria Nova di Roma e nel novembre dello stesso anno aveva acquistato ancora con i fratelli Paliano, Santo Stefano e Serrone da Aldobrandino Conti[20]. Nel 1425 acquistava con il fratello Prospero da Giacomo d'Aquino, conte di Loreto, i castelli di Monte San Giovanni, Strangolagalli e il casale di Carpino, e da Jacopo Caldora riceveva Castel Gordiano[21]. Nel 1426 avevano permutato con Raimondo Orsini la città di Sarno e il castello di Palma nel Regno di Napoli ottenendo Astura e Nettuno[22] e acquistato Rocca di Papa dagli Annibaldi[23].

Nel 1427 acquistavano ancora dagli Annibaldi i 2/3 dei castelli, ormai disabitati a causa delle guerre in corso, di Fusignano, San Lorenzo e Verposa[24], e dalle eredi dei Petrucci il casale della Falcognana; nello stesso anno acquistarono ancora da Rinaldo Orsini, in ristrettezze economiche, la città di Nepi e i castelli di Filacciano, Monte Rosi e dell'Isola Conversina[25].

Nel marzo del 1428, ancora sotto la tutela di Orlando Orlandi, in qualità di conte di Celano permuta Castelluccio e Fonte di Valle Maggiore, pertinenze di questo contado in Puglia presso Troia, con Antonio Cantelmo, conte di Popoli, che cede le località di Carrito ed Ortona, in Abruzzo[2], e nello stesso anno con altra permuta, presente e consenziente Jacovella da Celano, con gli eredi di Antonio di Sangro, conte di Anglona, cede la baronia di Raiano con le località di Allimengianelli, Petra Molaria, Pullanelli e Sculle alias Stille, in Terra di Lavoro, pertinenza della contea di Celano, ricevendo Anversa e Villalago, sempre in Abruzzo[26], e ancora nell'ottobre del 1428, con i fratelli e forse privo ormai della tutela pupillare concludono l'acquisto di Genzano e Nemi dall'Abbazia delle Tre Fontane di Roma[27].

Papa Eugenio IV e le scomuniche modifica

 
Papa Eugenio IV, che contrastò l'egemonia della famiglia Colonna

Dopo la morte di papa Martino V, avvenuta nel febbraio del 1431, Odoardo e i suoi fratelli si resero protagonisti della sottrazione del tesoro papale conservato dallo zio nel palazzo, loro abitazione[28], subendo una prima scomunica nel maggio 1431 e la condanna all'esilio dal suo successore papa Eugenio IV, in cui si intimava la restituzione dei beni dello Stato Pontificio e di vari castelli, tra i quali quelli già appartenuti all'Abbazia di San Paolo fuori le mura, e successivamente la perdita dei beni nel Regno di Napoli, subendo altresì gli attacchi del cardinale Giovanni Maria Vitelleschi. A questa battuta di arresto che costò alla famiglia l'esborso di 100 000 fiorini che avevano depositato presso il Banco del Monte Comune di Firenze[29], per recuperare quanto era stato loro confiscato, ottenere l'assoluzione, il perdono e la revoca dell'esilio dal papa, al fine di limitare i danni derivanti dalle previste confische dei beni ordinate dal nuovo pontefice, fece seguito una serie di importanti cessioni patrimoniali fatte ad altri familiari o famiglie ad essi aderenti, come quella di Frascati, già acquistata dal Capitolo Lateranense nel 1423[30] ed Ardea con l'intero suo tenimento ceduti dai fratelli Antonio, Prospero ed Odoardo nel 1432 al ramo dei Colonna di Riofreddo, ancora in buoni rapporti con il papato[15]. Nel maggio dello stesso anno con i fratelli vendevano inoltre ai Savelli le località di Malaffitto, Selva Piana, Valle Riccia, la corte di Pantano ed altri terreni nei dintorni di Ariccia[31]. Nell'ottobre 1433, ancora ribelli al pontefice per aver aderito a Niccolò Fortebraccio, subirono una seconda scomunica. Nel maggio del 1434 Antonio conferisce ad Odoardo, suo fratello, il governo dei suoi stati[32].

La reintegra nei beni e l'alleanza con gli Aragonesi modifica

Con la cacciata di papa Eugenio IV, di cui i Colonna ne furono protagonisti nel maggio del 1434[29], successivamente deposto nel 1439 con l'elezione dell'antipapa Felice V ed il conseguente scisma a cui i Colonna non pare prendessero parte attiva, e la riacquistata fiducia del nuovo papa Niccolò V, dal 1448 la famiglia poté riprendere, seppur in misura limitata, la sua attività di acquisizioni e soprattutto di riassetto patrimoniale.

A seguito della morte di Giovanna II, loro alleata, Odoardo e i fratelli strinsero presto alleanza con gli Aragonesi, dando loro sostegno militare nella guerra di successione al trono del Regno di Napoli, dovendo subire gli attacchi degli Orsini, alleatisi con gli Angioini, che di fatto tolsero loro il controllo sulla contea di Albe[33]. Nel 1446 nel castello di Genazzano partecipa ad un lodo arbitrale con il fratello Antonio per dirimere i dissidi relativi all'amministrazione dei feudi tenuti in comune[18]. Nel 1453 completa l'acquisto del castello di Piglio dalla famiglia Antiochia[34][35]. Nel 1455 Odoardo e i suoi fratelli vengono immessi nel possesso della quota loro spettante della Torre delle Milizie già posseduta da papa Martino V nonostante le contestazioni dei membri della famiglia Conti[36]. Nel 1457 insieme ai fratelli e ad altri Colonna viene posto sotto la protezione di papa Callisto III[37] che convince Odoardo e Antonio, suo fratello, a concludere una tregua di due anni con i Conti[38]. Nel 1458 acquista dal fratello Prospero il castello con il fortilizio diroccato di Lariano[39], poi ceduto alla sorella Vittoria[A 7][40].

A seguito della morte di Alfonso V d'Aragona e della guerra di successione al trono del Regno di Napoli, con il fratello Antonio offrono il loro appoggio a Giovanni d'Angiò-Valois contro gli Aragonesi e gli Orsini loro avversari, con i quali papa Pio II li convince a pacificarsi nel marzo 1461[41], ma già nell'aprile dello stesso anno protesta contro gli Orsini per le loro violenze ai danni degli abitanti di Avezzano nonostante la tregua sottoscritta dalle parti[42]. Nell'ottobre 1462 cede ad Antonio la sua quota di Genazzano in cambio delle quote detenute dal fratello su Marino, Nemi e Rocca di Papa, acquisendo dallo stesso anche le sue quote di Anticoli, Castro e Santo Stefano[43] e nell'anno successivo riceve in lascito da Prospero i beni da lui ricevuti da papa Martino V nel 1427[A 8][18], e risulta ancora vivo il 22 giugno 1463 quando vende la quarta parte del territorio di Marino a Pietro Margani[44].

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Pietro Colonna Giordano Colonna  
 
Margherita Capocci  
Agapito Colonna  
Letizia Conti Nicolò Conti  
 
?  
Lorenzo Onofrio Colonna  
Giovanni Conti Adenolfo Conti  
 
?  
Caterina Conti  
Margherita Colonna Stefano Colonna  
 
Calceranda di Insula  
Odoardo Colonna  
Giacomo Caetani Nicola Caetani  
 
Giovanna Orsini / Violante della Ratta  
Jacobello Caetani  
Sveva Sanseverino Roberto Sanseverino  
 
Jacopa di Bosco  
Sveva Caetani  
Pietro d'Evoli Tommaso d'Evoli  
 
?  
Rogasia d'Evoli  
Bianca di Grandinato Carlo/Tommaso di Grandinato  
 
?  
 

Discendenza modifica

Dalla moglie Filippa Conti, figlia di Grato, signore di Valmontone, sposata nel 1441[45], ebbe numerosi figli, tra cui i noti Lorenzo Oddone, che da papa Pio II venne nominato nel 1463[46] protonotario apostolico e che, obbligato nel 1484 a cedere la contea di Albe a Virginio Orsini, venne fatto decapitare nel giugno dello stesso anno da papa Sisto IV[47], e Fabrizio, da cui discendono i rami tuttora fiorenti dei principi di Paliano e dei principi di Stigliano[48]. Nel suo testamento del 9 settembre 1462, in cui lascia eredi i suoi figli in parti uguali, dispose di essere sepolto nella Chiesa di Santo Stefano di Cave. La data della sua morte è da fissare tra il giugno 1463 e il 16 gennaio 1464, quando papa Pio II pone sotto la sua protezione i figli del defunto Odoardo Colonna[49]. Nel 1464 papa Pio II con una bolla conferma la nullità del matrimonio di Odoardo Colonna con la contessa Jacovella da Celano e riconosce come suoi figli legittimi quelli natigli dall'unione con Filippa Conti, e cioè Giordano, Lorenzo Oddone, Giovanni, Marcello, Ippolita e Paola[50].

Nel 1465 Giordano e Lorenzo Colonna, figli del defunto Odoardo, che aveva dovuto cedere la contea di Albe agli Orsini, vengono confermati nel titolo di duca dei Marsi e nel possesso di quanto rimaneva loro di quella contea nei feudi avuti dal padre, Civitella[51], Capistrello e Roccavivi nella Valle Roveto e relative pertinenze[A 9][52][53].

Note modifica

Annotazioni
  1. ^ Costei sembra ancora vivente con il titolo di contessa di Albe nel 1467.
  2. ^ Probabilmente successivamente a tale atto, la futura e giovane sposa Jacovella con le sorelle, venne condotta in casa dei Colonna a Roma sotto la loro tutela.
  3. ^ Da taluni si è ipotizzato che il Colonna potesse aver subito un danno al viso che ne avrebbe deturpato l'aspetto, a seguito di un contagio da malattia tubercolare (scrofolosi) contratta in età infantile.
  4. ^ Il 9 dicembre 1422 Alfonso V d'Aragona conferiva a Lorenzo Colonna i diritti di sovranità sulla contea di Celano.
  5. ^ La regina Giovanna II eleva a ducato l'antica città di Marsia nei pressi del lago Fucino.
  6. ^ Nel diploma di conferma del 1432 veniva confermata la città di Marsi (l'odierna Tagliacozzo) col titolo e dignità di ducato unitamente alla contea di Celano con tutte le terre. Nella enumerazione delle 44 località di questa contea vennero comprese anche quelle appartenenti alla contea di Albe, come Avezzano, Civitella, Luco, Sant'Anatolia, Trasacco e la stessa Albe, che quindi fu compresa in quella di Celano.
  7. ^ Nel novembre 1463 papa Pio II dichiara di aver fatto demolire il castello di Lariano pur riconoscendone la pertinenza a Vittoria Colonna e suoi parenti.
  8. ^ Prospero aveva ricevuto da papa Martino V come patrimonio personale i feudi di Ardea, Frascati, Marino, Molara, Monte Compatri e Rocca di Papa; rimanevano pertanto dopo le cessioni avvenute, Marino, Monte Compatri e Rocca di Papa.
  9. ^ Ferrante d'Aragona concede a Giordano Colonna e a Lorenzo, suo fratello, il ducato di Marsi, già concesso ad Odoardo Colonna, con i suoi feudi di Capistrello, Civitella, Morino, Peschio-Canale, Rendinara e Roccavivi, in Abruzzo.
Riferimenti
  1. ^ Scheda Tomassetti, n. 3808.
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  5. ^ Rodolfo Lanciani, pp. 378-380.
  6. ^ Carmela Massaro, in Modelli culturali e pratiche di potere nelle corti meridionali del tardo Medioevo: gli esempi di Anna Colonna e Isabella d'Aragona.
  7. ^ Amedeo De Vincentiis, La sopravvivenza come potere. Papi e baroni di Roma nel XV secolo, in Sandro Carocci (a cura di), La nobiltà romana nel Medioevo, Roma, École française de Rome, 2006, pp. 551-613.
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  15. ^ a b Scheda Tomassetti, n. 2254.
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  20. ^ Scheda Tomassetti, n. 2019 e 2144.
  21. ^ Scheda Tomassetti, n. 3980 e 4119.
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  25. ^ Rodolfo Lanciani, pp. 419-421.
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Bibliografia modifica

  • (LA) Domenico De Santis, Colvmnensivm procervm imagines, et memorias nonnvllas, Roma, 1675.
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  • Rodolfo Lanciani, Il patrimonio della famiglia Colonna al tempo di Martino V (1417-1431), Società romana di storia patria, 1897.
  • Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro sino ai nostri giorni, vol. 22 e 27.
  • Filadelfo Mugnos, Historia della avgvstissima famiglia Colonna, Venezia, 1658.
  • Schede Tomassetti, Archivio Colonna nella Biblioteca S. Scolastica di Subiaco.

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