Osama

film del 2003 diretto da Siddiq Barmak
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Osama è un film del 2003 scritto e diretto da Siddiq Barmak.

Osama
Marina Golbahari in una scena del film
Titolo originaleاُسامه
Lingua originaledari
Paese di produzioneAfghanistan, Giappone, Irlanda
Anno2003
Durata83 min
Rapporto1,85:1
Generedrammatico, storico, guerra
RegiaSiddiq Barmak
SceneggiaturaSiddiq Barmak
Casa di produzioneBarmak Film, NHK, Swipe Films
Distribuzione in italianoLucky Red
FotografiaEbrahim Ghafori
MontaggioSiddiq Barmak
MusicheMohammad-Reza Darvishi
ScenografiaAkbar Meshkini
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Presentato nella Quinzaine des Réalisateurs al 56º Festival di Cannes[1], si tratta del primo film afghano realizzato dopo la caduta dei talebani, e vede il debutto di Siddiq Barmak in veste di produttore di lungometraggi. La produzione è durata più di un anno, e sono stati utilizzati come attori normali cittadini. Il progetto è iniziato nel giugno 2002 ed è stato portato a termine nel marzo 2003 nella periferia di Kabul dopo il crollo del regime talebano. Il film narra delle difficoltà di vita delle donne nell'Afghanistan dell'era talebana, dal momento che esse non possono uscire di casa liberamente senza essere accompagnate da un uomo, non possono cercare un lavoro, devono indossare il burqa e non possono neanche manifestare per tentare di affermare i propri diritti.

Trama modifica

Nell'Afghanistan governato dai talebani, le donne sono costrette a indossare il burqa per coprirsi e non possono lavorare fuori casa; ciò causa grandi difficoltà a una famiglia di sole donne composta dalla piccola Maria, da sua madre e da sua nonna. Il padre della bambina morì nelle guerre tra i mujāhidīn a Kabul, e suo zio materno come martire della jihād contro l'invasione sovietica e le successive guerre civili.

La madre perde il lavoro in ospedale quando i talebani tagliano i fondi e non riesce a trovare un altro lavoro, perciò lei e la nonna decidono di seguire la pratica culturale del bacha posh e di travestire Maria da ragazzo in modo che possa lavorare. Maria accetta con riluttanza, nonostante abbia paura che i talebani la uccidano se scoprono il travestimento. Alla bambina vengono quindi tagliati i capelli, e lei ne pianta una ciocca in un vaso di fiori. Le uniche altre persone che conoscono lo stratagemma sono il lattaio — che dà a Maria un lavoro perché era amico di suo padre — e un ragazzo del posto di nome Espandi; è quest'ultimo a dare a Maria il nuovo nome di Osama.

Le cose si complicano quando un giorno un talebano segue Maria / Osama fino a casa sua dopo aver eseguito la preghiera in comune, e lei spaventata si nasconde in casa; mentre Osama lavora alla bottega lo stesso talebano la obbliga ad arruolarsi nella madrasa (scuola coranica che funge da centro di addestramento per il jihād) insieme a tanti altri bambini che prendono tutto come un gioco: qui viene insegnato loro come combattere ed eseguire il ghusl (abluzione rituale di purificazione), inclusa una per quando hanno una polluzione notturna o, una volta cresciuti, per quando avranno rapporti sessuali con le loro mogli.

Durante un bagno purificatore spiegato dal mullā, tutti cominciano a destare sospetti verso Osama che si lava in disparte. I ragazzi si accaniscono contro di lei sostenendo che Osama sia femmina, nonostante Espandi tenti di proteggerla. Per convincere tutti del contrario, Osama sale su un albero alto provando che sa arrampicarsi come un maschio, ma poi disgraziatamente ella non riesce a scendere e ciò attira l'attenzione dei talebani. Maria viene scoperta e lasciata legata a penzoloni in un pozzo per ore, e quando viene tirata fuori è macchiata dal sangue delle mestruazioni. Viene dunque processata: la crudele condanna a morte è la lapidazione, come un'altra donna che ha avuto atteggiamenti "blasfemi". Prima di lei viene ucciso con una mitragliatrice un giornalista statunitense che filmava scene di proteste di donne afgane contro il regime talebano.

All'ultimo Maria — poiché indigente e indifesa — viene "graziata" e data in sposa in giovanissima età al vecchio mullā. A casa di quest'ultimo Maria fa conoscenza delle altre tre giovani mogli del mullā, ognuna delle quali le racconta la propria orribile storia e il fortissimo odio — ma anche la rassegnazione — che sentono verso il marito e i talebani; pur provando pietà verso Maria, le mogli non hanno il potere di aiutarla. Il nuovo pezzo della collezione viene rinchiuso dopo la nikah (contratto matrimoniale) e il vecchio mullā fa quello che tutti fanno alle spose bambine in Afghanistan: dopo aver abusato sessualmente di lei, il mullā esegue un'abluzione in un bagno all'aperto, che ai ragazzi era stato insegnato in precedenza a praticare dopo l'eiaculazione.

Edizione italiana modifica

In Italia il film è stato distribuito da Lucky Red. Il doppiaggio è stato effettuato presso la SEDIF, diretto da Roberta Paladini e con i dialoghi adattati da Marco Bardella[2].

Accoglienza modifica

Sull'aggregatore Rotten Tomatoes il film riceve il 96% delle recensioni professionali positive con un voto medio di 7,8 su 10 basato su 103 critiche, con un giudizio generale che recita: «“Osama” è amaramente onesto, profondamente inquietante e assolutamente degno di essere visto»[3]. Su Metacritic ottiene un punteggio di 83 su 100 basato su 35 critiche, corrispondente a un'«acclamazione universale»[4].

Premi e riconoscimenti modifica

(Elenco parziale)

Note modifica

  1. ^ (FR) Quinzaine 2003, su quinzaine-realisateurs.com. URL consultato l'11 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 29 febbraio 2016).
  2. ^ Osama, su Il mondo dei doppiatori, AntonioGenna.net. URL consultato il 26 febbraio 2022.  
  3. ^ (EN) Osama, su Rotten Tomatoes, Fandango Media, LLC. URL consultato il 26 febbraio 2022.  
  4. ^ (EN) Osama, su Metacritic, Fandom, Inc. URL consultato il 26 febbraio 2022.  
  5. ^ (ES) 48 Semana Internacional de Cine de Valladolid, su seminci.es. URL consultato il 26 febbraio 2022.
  6. ^ (EN) Golden Globes - Osama, su goldenglobes.com. URL consultato il 26 febbraio 2022.

Voci correlate modifica

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