Padre padrone (romanzo)

romanzo scritto da Gavino Ledda

Padre padrone (titolo completo: Padre padrone. L'educazione di un pastore) è un romanzo autobiografico dello scrittore sardo Gavino Ledda. Venne pubblicato dall'editore Feltrinelli nel 1975 come primo numero della collana Franchi Narratori. Il romanzo vinse il premio Viareggio opera prima e nel 1977 fu tratto il film Padre padrone diretto dai fratelli Taviani, che al 30º Festival di Cannes vinse la Palma d'oro come miglior film. Il libro è stato tradotto in 40 lingue.

Padre padrone. L'educazione di un pastore
AutoreGavino Ledda
1ª ed. originale1975
GenereRomanzo
Sottogenereautobiografico
Lingua originaleitaliano

Trama modifica

L’infanzia in campagna modifica

La storia di Gavino Ledda si svolge a Siligo, in provincia di Sassari, in una famiglia di pastori contadini. Il padre preleva Gavino dalla scuola a soli sei anni perché lo aiuti a governare il gregge nei pascoli di Baddevrùstana (Valle frondosa). Avendo frequentato solo per poche settimane la prima elementare, Gavino non sa ancora né leggere né scrivere: il padre lo condanna, di fatto, all'analfabetismo.

Il padre insegna a Gavino gradatamente la vita pastorale: i suoi insegnamenti sono spesso impartiti con una certa durezza e talvolta accompagnati da percosse. Per i primi tempi permette a Gavino di vivere nel paese di Siligo insieme alla mamma e ai fratelli, ma ben presto lo relega nel podere di famiglia nella località di Baddevrùstana. Baddevrùstana non è distante da Siligo che pochi chilometri; tuttavia, l'unico mezzo di trasporto di cui la famiglia dispone è un mulo: il tragitto sembra perciò lungo e la distanza notevole al piccolo Gavino. Egli, ancora bambino, fa molta fatica ad adattarsi a vivere e lavorare da solo a Baddevrùstana.

Gavino trascorre così la propria infanzia e l'adolescenza lavorando con il padre e relegato all'interno del podere. Ma ben presto Gavino inizierà a riscattarsi, inizialmente con lo studio della musica ed in particolare della fisarmonica.

L'emancipazione: il servizio militare modifica

Consigliato dal suo insegnante di musica, Gavino inizia a studiare per conseguire la quinta elementare da privatista, licenza che conseguirà dopo aver avuto il consenso del padre. Da questo momento sviluppa un amore profondo per lo studio e una tenace volontà di emanciparsi dalla propria condizione di pastore analfabeta relegato in un contesto restrittivo e di isolamento. Dapprima progetta di emigrare nei Paesi Bassi, ma questo progetto fallisce. Nel 1958 si arruola nell'Esercito iscrivendosi al Corso di Addestramento Reclute: quando lascia la Sardegna sa a malapena qualche parola di italiano; quando non sa rispondere adeguatamente agli ordini di un superiore se la cava con un "signorsì!". Studiando e lavorando giorno e notte, sostenuto da una volontà incrollabile e aiutato da un superiore e da un commilitone, migliora notevolmente il proprio italiano, consegue la terza media da privatista e diventa sergente radiomontatore presso la scuola di trasmissioni della Cecchignola, a Roma. Nel 1962 si congeda dall'esercito e torna in Sardegna per continuare a studiare.

Il diploma superiore e l'emancipazione dal padre modifica

Il congedo viene fortemente disapprovato dal padre. Gavino viene giudicato presuntuoso perché, a causa della sua ambizione, lascia il lavoro da sergente che gli avrebbe garantito certezze e una vita dignitosa. Il padre si scontra con Gavino diverse volte, cercando di ostacolarlo nello studio:"Ginnasiale! Una parola che non mi inganna"[1]. Ma Gavino continua a studiare. Nel 1964 consegue il diploma di maturità classica ed avviene l'inevitabile scontro con il padre: Gavino, infatti, si ribella e rivendica la propria autonomia cercando di spiegare al padre la propria visione del mondo ed i propri progetti. Lo scontro, anche fisico, non solo tra due uomini ma anche tra "due concezioni del mondo"[1], vede Gavino che abbandona nuovamente la Sardegna per andare a lavorare per mantenersi gli studi di lettere all'Università di Roma "La Sapienza" e poi, da laureato in glottologia, come assistente all'Università di Cagliari.[2]

Padre padrone è considerato un classico dalla pedagogia progressista.

Edizioni principali modifica

  • Padre padrone. L'educazione di un pastore, Feltrinelli, Milano, 1975
  • Padre padrone. L'educazione di un pastore, "Collana Narrativa scuola", Loescher, Torino, 1978
  • Padre padrone e Recanto, Rizzoli, Milano, 1998.
  • Padre padrone, Il Maestrale, Nuoro, 2003

Traduzioni modifica

  • (DE) Padre Padrone : Mein Vater, mein Herr, S. Fischer Verlag, Frankfurt, 1980
  • (DE) Padre Padrone - Mein Vater, mein Herr, Artemis & Winkler, 2003
  • (EN) Padre Padrone: My Father My Master (tr. George Salmanazar), Urizen Books c. 1979, NY
  • (FR) Padre Padrone, L'Éducation D'Un Berger Sarde, Gallimard, Parigi, 1977 ISBN 2070296016; ISBN 9782070296019
  • (HU) Apámuram, (trad. Karsai Lucia), Budapest, 1979
  • (PT) Pai Patrão e Recanto, (trad. Ivan Neves, Marques Júnior, Liliana Laganà), ed. Berlendis & Vertecchia, Sao Paolo, 1998, ISBN 978 85 86387 807
  • (TR) Babam ve Ustam, Hürriyet Yayinlari, İstanbul, 1979

Note modifica

  1. ^ a b citazione dal testo
  2. ^ Giulio Angioni, Il figlio di Abramo, in Id., Il dito alzato, Palermo, Sellerio, 2012

Collegamenti esterni modifica