Palazzo degli Alessandri

edificio storico di Firenze

Il Palazzo degli Alessandri è un edificio storico del centro di Firenze, situato in Borgo Albizi n. 15, con affaccio anche su via de' Pandolfini 10.

Palazzo degli Alessandri
Facciata del Palazzo degli Alessandri
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
IndirizzoBorgo Albizi n. 15
Coordinate43°46′17.04″N 11°15′38.88″E / 43.7714°N 11.2608°E43.7714; 11.2608
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXV secolo
Realizzazione
ArchitettoGiuseppe Poggi

Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è sottoposto a vincolo architettonico dal 1909.

Storia modifica

Costruito dai due fratelli Alessandro e Bartolomeo degli Albizi (dal 1372 detti 'Alessandri' per cambio del nome familiare) su alcuni lotti acquistati tra il 1368 e il 1372 e probabilmente completato verso il 1376[1] La facciata principale bugnata del palazzo è posta su Borgo degli Albizi, dove erano concentrate le case della famiglia [2], fu saccheggiato e arso durante il tumulto dei Ciompi (1378): in quell'occasione la parte destra della facciata crollò parzialmente, lasciando un segno ancor oggi visibile.

 
Stemma Alessandri su via Pandolfini

La sua estensione lo rende uno dei più grandi edifici fiorentini del tempo. Alla fine del Cinquecento (se non ai primi del Seicento), il tamponamento di alcuni fornici e la parallela apertura di ampie finestre al piano terreno modificò in parte il disegno del fronte secondo il gusto del tempo, seppure senza comprometterne il carattere sostanzialmente medievale.

Rinnovato e abbellito negli interni attorno alla metà del Settecento, in occasione del matrimonio di Cosimo degli Alessandri con Virginia Capponi (1762), ospitò potenti e uomini illustri, tra i quali, a lungo, lo scultore Antonio Canova, per il quale venne adattato a studio un appartamento del piano nobile.

In parte modificato negli interni con alcuni ampliamenti diretti da Giuseppe Poggi nell'Ottocento (quando si definì la grande corte scoperta fino a via Pandolfini), fu interessato da ulteriori lavori nel 1909, questa volta finalizzati alla reintegrazione del paramento lapideo della facciata.

Per tutto il Novecento la documentazione d'archivio attesta i continui interventi volti alla cura e alla conservazione delle memorie storiche dell'immobile. Nel 1950 fu riaperto, su progetto dell'ingegner Alberto Fossi, il fornice centrale a fungere da portone, con la parallela eliminazione di una delle finestre cinque seicentesche, che venne riadattata negli interni. Al 1962 risale invece un nuovo restauro della facciata, resosi possibile grazie a un significativo contributo del Comune di Firenze. Dopo l'alluvione del 1966 l'edificio vide ulteriori lavori condotti dall'architetto Emilio Dori, in parte finalizzati all'installazione degli impianti idrici, termici ed elettrici quasi completamente mancanti, in parte per adibire alcuni locali ad attività commerciali: terminato nel 1970 il restauro fu premiato dalla Fondazione Giulio Marchi nel 1971 (la targa è nella corte). Al periodo tra il 1994 e il 1998 si devono gli ultimi interventi alle facciate in aggetto delle corti interne, alle coperture e, nuovamente, al fronte principale.

Sempre per quanto concerne l'ampia letteratura sull'edificio si segnala la suggestiva quanto immaginaria ricostruzione delle sue vicende costruttive data alle stampe nel 1874 da Georges Rohault de Fleury.

Descrizione modifica

 
Il vasto androne voltato
 
Stucchi all'inizio della scalinata
 
Vittoria alata e catasta d'armi del Tribolo

Il fronte principale si estende per ben otto assi, per i due piani canonici più un sottotetto. Presenta un solido e austero bugnato al pian terreno, di origine trecentesca, con bozze allineate ma di grandezza irregolare, con due portali coronati da archi a sesto acuto e con finestre con grate: si tratta di uno dei più antichi esempi di bugnato in un'abitazione privata fiorentina, soprattutto in un edificio senza fondaci al pian terreno. La parte superiore è caratterizzata da paramenti lisci.

Ai lati della facciata principale, tra il primo e il secondo ricorso, sono due scudi a targa, oramai illeggibili, presumibilmente un tempo recanti le armi dei primi Albizi. Alla stessa altezza, ma questa volta al centro, è l'insegna dell'Arte della Lana, in riferimento ad Alessandro e Bartolomeo degli Alessandri e alla loro immatricolazione all'Arte. Uno scudo con le armi degli Alessandri (d'azzurro, all'agnello a due teste addossate d'argento, passante), per quanto decisamente consunto, è invece visibile nella parte tergale dell'edificio che prospetta su via de' Pandolfini al n. 10. Qui, la stessa arme si ripete anche sul passo carraio segnato con il 26 rosso e posto sul corpo che si sviluppa alla destra del muro (sempre di pertinenza del palazzo), dove dovevano trovarsi le rimesse per le carrozze.

Nel grande atrio (ampliato dagli interventi del Poggi), sono alcune sculture antiche e archi (compreso quello d'accesso) impostati sugli antichi pilastri medievali e rimodernati con decorazioni settecentesche in stucco, con drappeggi e putti secondo il modello fogginiano di palazzo Medici Riccardi. La Vittoria alata[3] e il sottostante rilievo con una Catasta d'armi[4] furono scopite dal Tribolo per il bastione che guarda Firenze attorno a San Miniato al Monte (1537-1540) e si trovano in questo cortile almeno dal 1811. Negli interni la letteratura segnala, come decorati da Vincenzo Meucci e Giuseppe Del Moro, i soffitti di un salone e la Camera dei Palii, cosiddetta perché parata con le pezze di stoffa vinte in occasione di tali corse[5].

Note modifica

  1. ^ Lorenzo Vigotti, The Emergence of the New Florentine Oligarchy: Palazzo Alessandri as a Pre-Renaissance prototype for the Palazzo Typology (1369-1376), in Palladio. Rivista di storia dell'architettura e restauro, vol. 65-66, 2020, pp. 7-24.
  2. ^ Guida Firenze e provincia, Touring Editore, 1993, ISBN 978-88-365-0533-3. (consultabile anche online)
  3. ^ Scheda
  4. ^ Scheda
  5. ^ ma al proposito si vedano le molte annotazioni di Leonardo Ginori Lisci.

Bibliografia modifica

  • Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, p. 298, n. 80;
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 156, n. 362;
  • Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, p. 233;
  • M. Georges Rohault de Fleury, La Toscane au Moyen Age. Lettres sur l’architecture civile et militare en 1400, 2 voll., Paris, Morel, 1874, II, pp. 151–219;
  • Emilio Bacciotti, Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze dalla sua origine fino ai nostri tempi, 3 voll., Firenze, Stabilimento Tipografico Mariani e Tipografia Cooperativa, 1879-1886, III, 1886, pp. 79–80;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 251;
  • Janet Ross, Florentine Palace and their stories, with many illustrations by Adelaide Marchi, London, Dent, 1905, pp. 20–22;
  • Attilio Schiaparelli, La casa fiorentina e i suoi arredi nei secoli XIV e XV, volume primo, Firenze, Sansoni, 1908, p. 29;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 20;
  • Luigi Vittorio Bertarelli, Italia Centrale, II, Firenze, Siena, Perugia, Assisi, Milano, Touring Club Italiano, 1922, p. 83;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, pp. 251–252, n. XXI;
  • Luigi Vittorio Bertarelli, Firenze e dintorni, Milano, Touring Club Italiano, 1937, p. 165;
  • Ettore Allodoli, Arturo Jahn Rusconi, Firenze e dintorni, Roma, Istituto Poligrafico e Libreria dello Stato, 1950, p. 203;
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 20;
  • Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze, Giunti & Barbèra, 1972, II, pp. 551–558;
  • I Palazzi fiorentini. Quartiere di San Giovanni, introduzione di Piero Bargellini, schede dei palazzi di Marcello Jacorossi, Firenze, Comitato per l’Estetica Cittadina, 1972, p. 201, n. 392;
  • Giovanni Fanelli, Firenze architettura e città, 2 voll. (I, Testo; II, Atlante), Firenze, Vallecchi, 1973, I, p. 238; II, p. 36, fig. 189;
  • Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 175;
  • Itinerario di Firenze barocca, a cura di Marilena Mosco, Firenze, Centro Di, 1974, p. 86;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, I, 1977, p. 40;
  • Gian Luigi Maffei, La casa fiorentina nella storia della città dalle origini all’Ottocento, con scritti originali di Gianfranco Caniggia, appendici documentarie di Valeria Orgera, Venezia, Marsilio, 1990, p. 130;
  • I restauri premiati dalla Fondazione Giulio Marchi dal 1967 al 1993, a cura di Patrizia Pietrogrande, Firenze, Centro Di per Fondazione Giulio Marchi, 1994, p. 73;
  • Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, con scritti di Janet Ross e Antonio Fredianelli, Firenze, Le Lettere, 1995, pp. 18–20;
  • Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, I, p. 21;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 392;
  • Francesca Carrara in Atlante del Barocco in Italia. Toscana / 1. Firenze e il Granducato. Province di Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato, Siena, a cura di Mario Bevilacqua e Giuseppina Carla Romby, Roma, De Luca Editori d’Arte, 2007, p. 406, n. 74;
  • Claudio Paolini, Case e palazzi nel quartiere di Santa Croce a Firenze, Firenze, Paideia, 2008, pp. 24–25, n. 18;
  • Claudio Paolini, Borgo degli Albizi. Case e palazzi di una strada fiorentina, Quaderni del Servizio Educativo della Soprintendenza BAPSAE per le province di Firenze Pistoia e Prato n. 24, Firenze, Polistampa, 2008, pp. 33–35, n. 11;
  • Claudio Paolini, Architetture fiorentine. Case e palazzi nel quartiere di Santa Croce, Firenze, Paideia, 2009, pp. 28–30, n. 23;
  • Mugelli Costruzioni 1913-2013. Un secolo di cantieri e restauri edili, Firenze, Tipografia San Marco, 2013, p. 198 (regesto dei lavori);
  • Carlotta Lenzi Iacomelli, Vincenzo Meucci (1694-1766), Firenze, Edifir 2014, pp. 221–222.
  • Lorenzo Vigotti, The Emergence of the New Florentine Oligarchy: Palazzo Alessandri as a Pre-Renaissance prototype for the Palazzo Typology (1369-1376), in Palladio. Rivista di storia dell'architettura e restauro, vol. 65-66, 2020, pp. 7–24.

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