Pandoravirus

genere di virus

Pandoravirus è un genere di virus giganti del phylum Nucleocytoviricota scoperto nel 2013,[2] i cui esponenti sono caratterizzati dell'enorme grandezza delle dimensioni, fino a 1 micron, e dalla mole del genoma, composto da 1,9 a 2,5 megabasi di DNA, il doppio di quelle riscontrabili in altri virus grandissimi conosciuti in precedenza, i Megavirus[3]. Secondo Yutin e Koonin i Pandoravirus sono dei Phycodnaviridae molto evoluti, e ciò fa propendere per assegnarli a tale famiglia piuttosto che in una a sé stante (Pandoraviridae).[4]

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Pandoravirus
Classificazione scientifica
Dominio Varidnaviria
Regno Bamfordvirae
Phylum Nucleocytoviricota
Classe Megaviricetes
Ordine Algavirales
Famiglia Pandoraviridae/ Phycodnaviridae
Genere Pandoravirus
Specie[1]

Al pari dei Mimivirus e dei Megavirus (i due altri generi conosciuti di virus di grandi dimensioni), anche i Pandoravirus infettano le amebe. Per il resto, differiscono enormemente per aspetto e per struttura genomica.[2]

A causa della mole e del cospicuo genoma, e di alcune caratteristiche morfologiche (mancanza del capside[5] e forma a goccia), i Pandoravirus possono essere facilmente scambiati per batteri. Solo un accurato esame microscopico, sia ottico, sia elettronico, consente la loro distinzione dai batteri.

Scoperta modifica

 
Costa cilena presso la zona umida di Tunquén, luogo di scoperta di P. salinus

La scoperta dei pandoravirus si deve a un'équipe di scienziati francesi guidata da Jean-Michel Claverie e da sua moglie Chantal Abergel, dell'Université d'Aix-Marseille. L'annuncio della scoperta è stato dato in una relazione pubblicata sulla rivista scientifica Science, nel luglio 2013[6].

Il mimivirus, un grande virus nucleocitoplasmatico con un genoma di circa 2,1 megabasi, era stato scoperto nel 1992 ma non è stato riconosciuto come virus fino al 2003[7]. Megavirus, scoperto in acque marine di fronte alle coste cilene nel 2011, ha una genoma grande circa 1,9 megabasi[8].

È stata proprio l'inattesa scoperta di questi virus di grandezza anomala a spingere verso la ricerca di altri tipi di grossi virus tra quelli che infettano le amebe, all'interno degli stessi ambienti naturali, i sedimenti marini e lacustri. Questo tipo di ricerca ha portato il team diretto dai coniugi Claverie (già protagonisti, dieci anni prima, del sequenziamento del genoma dei Mimivirus), all'ulteriore scoperta del genus Pandoravirus.

Descrizione modifica

 
Il laghetto della La Trobe University, luogo di scoperta di P. dulcis

I virus di questo genere hanno una taglia di circa 1 micron e una forma a goccia che li fa rassomigliare ad alcuni tipi di batteri. Il genoma della specie più massiccia, Pandoravirus salinus, conterrebbe, secondo quanto riportato dagli scopritori, 2556 sequenze che, presumibilmente, potrebbero codificare per proteine, di cui solo il 6%, però, ha relazioni riconoscibili con geni di altri organismi conosciuti. Un approccio filogenetico rivela che questi virus non si raccolgono in altre famiglie di virus giganti, e formano, quindi, un clade distinto[9]. La non similarità dei geni rimanenti con nessuno di quelli conosciuti ha portato i ricercatori a fare speculazioni sul fatto che tali virus possano rappresentare un ramo prima sconosciuto dell'albero della vita. Secondo Claverie, infatti, potrebbero aver "avuto origine da una stirpe cellulare primitiva totalmente diversa da Archea, Bacteria ed Eukarya"[5]. Tuttavia, esperti non coinvolti nello studio hanno definito queste idee come suggestioni premature, a sostegno delle quali i proponenti non forniscono alcuna prova[10].

Specie modifica

Al 2013, il genere Pandoravirus si compone di due specie, provenienti da due diversi tipi di ambienti, marini e lacuali.

Note modifica

  1. ^ (EN) Matthieu Legendre, Elisabeth Fabre, Olivier Poirot, Sandra Jeudy, Audrey Lartigue, Jean-Marie Alempic, Laure Beucher, Nadège Philippe, Lionel Bertaux, Eugène Christo-Foroux, Karine Labadie, Yohann Couté, Chantal Abergel & Jean-Michel Claverie, Diversity and evolution of the emerging Pandoraviridae family, in Nature, 11 giugno 2018. URL consultato il 13 giugno 2020.
  2. ^ a b (EN) Nadège Philippe, Matthieu Legendre, Gabriel Doutre, Yohann Couté, Olivier Poirot, Magali Lescot, Defne Arslan, Virginie Seltzer, Lionel Bertaux, Christophe Bruley, Jérome Garin, Jean-Michel Claverie, Chantal Abergel, Pandoraviruses: Amoeba Viruses with Genomes Up to 2.5 Mb Reaching That of Parasitic Eukaryotes, in Science, 19 luglio 2013. URL consultato il 13 giugno 2020.
  3. ^ Brumfiel, Geoff, World's Biggest Virus May Have Ancient Roots, in National Public Radio, 18 luglio 2013. URL consultato il 18 luglio 2013.
  4. ^ (EN) Natalya Yutin e Eugene V Koonin, Pandoraviruses are highly derived phycodnaviruses, in Biology Direct, 23 ottobre 2013. URL consultato il 13 giugno 2020.
  5. ^ a b Pandoravirus, i giganti che scuotono l'albero della vita, Le Scienze, 18 luglio 2013
  6. ^ a b Nadège Philippe, Matthieu Legendre, Gabriel Doutre, Yohann Couté, Olivier Poirot, Magali Lescot, Defne Arslan, Virginie Seltzer, Lionel Bertaux, Christophe Bruley, Jérome Garin, Jean-Michel Claverie, Chantal Abergel, Pandoraviruses: Amoeba Viruses with Genomes Up to 2.5 Mb Reaching That of Parasitic Eukaryotes, in Science, vol. 341, n. 6143, luglio 2013, pp. 281–286, DOI:10.1126/science.1239181.
  7. ^ La Scola B, Audic S, Robert C, Jungang L, de Lamballerie X, Drancourt M, Birtles R, Claverie JM, Raoult D., A giant virus in amoebae, in Science, vol. 299, n. 5615, 2003, p. 2033, DOI:10.1126/science.1081867, PMID 12663918.
  8. ^ D. Arslan, M. Legendre, V. Seltzer, C. Abergel e J.-M. Claverie, Distant Mimivirus relative with a larger genome highlights the fundamental features of Megaviridae, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 108, n. 42, 2011, p. 17486, DOI:10.1073/pnas.1110889108, PMC 3198346, PMID 21987820.
  9. ^ Pennisi, Elizabeth, Ever-Bigger Viruses Shake Tree of Life, in Science, vol. 341, n. 6143, luglio 2013, pp. 226–227, DOI:10.1126/science.341.6143.226.
  10. ^ Zimmer, Carl, Changing View on Viruses: Not So Small After All, in New York Times, 18 luglio 2013. URL consultato il 18 luglio 2013.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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