Patricio Hernández

allenatore di calcio e calciatore argentino

Patricio José Hernández (San Nicolás de los Arroyos, 16 agosto 1956) è un ex allenatore di calcio ed ex calciatore argentino, di ruolo centrocampista, attuale commentatore tecnico per la televisione.[senza fonte].

Patricio Hernández
Hernández al Torino nel 1983
Nazionalità Bandiera dell'Argentina Argentina
Altezza 177 cm
Peso 75 kg
Calcio
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Termine carriera 1992 - giocatore
2007 - allenatore
Carriera
Giovanili
19??-1972Estudiantes
Squadre di club1
1973-1982Estudiantes195 (56)
1982-1984Torino57 (15)
1984-1985Ascoli26 (2)
1985-1986Instituto10 (0)
1986River Plate34 (12)
1987-1988Argentinos Juniors58 (13)
1989Cruz Azul37 (23)
1990-1991Argentinos Juniors31 (7)
1991-1992Huracán19 (2)
2001Bandiera non conosciuta San Nicolás Fútbol? (?)
Nazionale
1979-1982Bandiera dell'Argentina Argentina10 (0)
Carriera da allenatore
1994Lanús
1995-1996Santos Laguna
1997Banfield
1998-1999Estudiantes
1999-2000Cruz Azul
2000Racing Club
2001River PlateVice
2002Saprissa
2003Nueva Chicago
2007Banfield
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
Statistiche aggiornate al 2 dicembre 2008

Caratteristiche tecniche modifica

Mancino, giocava come regista e la sua specialità erano i calci piazzati.[1]

Carriera modifica

Giocatore modifica

Club modifica

Cresciuto nell'Estudiantes, con cui disputò nove stagioni vincendo un Campionato Metropolitano.

Nella stagione 1982-83 si trasferì in Italia al Torino: con i granata debuttò il 12 settembre 1982 in Torino-Avellino (4-1), mettendo anche a segno una rete.[1]

Dopo due stagioni fu ceduto all'Ascoli: qui la stagione infelice, culminata con la retrocessione della squadra, fu caratterizzata dalla violenza di parte della tifoseria, che arrivò a uccidergli il cane con il veleno[2].

Nel 1985 ritornò in Argentina per giocare con Instituto, River Plate e Argentinos Juniors.

Nel 1989 andò in Messico per giocare una sola stagione col Cruz Azul. Torno poi all'Argentinos Juniors e chiuse la carriera con l'Huracán.

Nazionale modifica

Esordì in nazionale maggiore nel 1979, ottenendo poi la convocazione per il Mondiale 1982, in cui non giocò nessuna partita. In totale con la Selección totalizzò 10 presenze senza mai andare in gol.

Allenatore modifica

Inizia la carriera di allenatore nel 1994, due anni dopo il suo ritiro, al Lanús, per poi sedere la stagione successiva su quella dei messicani del Santos Laguna.

Nel 1997-98 viene assunto dal Banfield, appena retrocesso in Primera B, con lo scopo di ottenere subito la promozione in Primera División.

A gennaio 1998 passa alla sua storica squadra da giocatore, l'Estudiantes. Porta la squadra appena al 12º posto nel Clausura 1998, e termina nella stessa posizione l'Apertura 1998. Durante il Clausura 1999 le cose non migliorano, anzi peggiorano e i tifosi lo contestano[3]; a due giornate dal termine annuncia il suo addio a fine stagione.[4]

La stagione successiva passa in Messico al Cruz Azul, dove rimane solo una stagione.

Nel gennaio 2001 accetta l'offerta del River Plate di fare da vice ad Américo Gallego.[5] All'ultima giornata, nel match contro il Lanús, guida lui la squadra per via della partenza di Gallego dopo la rescissione consensuale del contratto, decisa a causa della sconfitta contro l'Huracán per la quale il River esce matematicamente dalla lotta per il titolo.[6]

Nel 2002 è al club costaricano del Saprissa.

A settembre 2003 viene ingaggiato dal Nueva Chicago in sostituzione del dimissionario Alberto Márcico dopo cinque giornate di campionato.[7] Non riesce a invertire la rotta e la squadra sprofonda sempre di più agli ultimi posti della classifica, così al termine dell'ultima giornata dell'Apertura 2004 rassegna le dimissioni.[8]

Nel gennaio 2007 è tornato al Banfield per disputare il Clausura 2007[9], ma è stato esonerato il 16 marzo dopo la sconfitta casalinga con l'Estudiantes.[10]

È capostipite di una famiglia di sportivi che hanno rappresentato l'Argentina a livello internazionale: suo nipote Juan Martín Hernández[11] nel rugby e sua nipote María de la Paz nell'hockey su prato.

Nel 1997 ha fondato una squadra di calcio nella sua città natale, il San Nicolás Fútbol, per formare giovani giocatori. La squadra milita nelle divisioni regionali, e Patricio vi ha anche giocato qualche partita.[12]

Palmarès modifica

Giocatore modifica

Club modifica

Competizioni nazionali modifica
Estudiantes: Metropolitano 1982
River Plate: 1985-1986
Competizioni internazionali modifica
River Plate: 1986
River Plate: 1986

Individuale modifica

1988-1989

Note modifica

  1. ^ a b Sandro Bocchio, Giovanni Tosco, Dizionario granata: tutto il Torino nome per nome, Torino, 2007, ISBN 978-88-88329-67-3.
  2. ^ Una bomba-carta per De Sisti [collegamento interrotto], su archivio.lastampa.it, La Stampa, 17 gennaio 1992. URL consultato il 25 novembre 2010.
  3. ^ Las ironías de Hernández, su edant.clarin.com, Clarín, 22 marzo 1999. URL consultato l'8 settembre 2010.
  4. ^ Un cero para olvidar, su edant.clarin.com, Clarín, 7 giugno 1999. URL consultato l'8 settembre 2010.
  5. ^ Con nuevos ayudantes, su edant.clarin.com, Clarín, 12 gennaio 2001. URL consultato l'8 settembre 2010.
  6. ^ Patricio Hernández será el técnico ante Lanús, su edant.clarin.com, Clarín, 9 giugno 2001. URL consultato il 9 settembre 2010.
  7. ^ Técnico sorpresivo, su clarin.com, Clarín, 5 settembre 2003. URL consultato il 9 settembre 2010.
  8. ^ PATRICIO HERNANDEZ RENUNCIO A LA DIRECCION TECNICA DE CHICAGO Y SE FUE AGREDIDO E INSULTADO, su edant.clarin.com, Clarín, 14 dicembre 2003. URL consultato il 9 settembre 2010.
  9. ^ Patricio y su regreso, su old.clarin.com, Clarín, 17 novembre 2006. URL consultato il 9 settembre 2010.
  10. ^ Cuatro candidatos de peso, su old.clarin.com, Clarín, 18 marzo 2007. URL consultato il 9 settembre 2010.
  11. ^ Hernandez, il Maradona ovale, su archiviostorico.gazzetta.it, La Gazzetta dello Sport, 12 novembre 2008. URL consultato il 6 settembre 2010.
  12. ^ Que no se diga, su edant.clarin.com, Clarín, 29 ottobre 2001. URL consultato il 9 settembre 2010.

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