I Pirusti, menzionati già da Tito Livio in riferimento a eventi del 167 a.C.[1], erano un popolo illirico della Dalmazia, forse ubicati alle bocche di Cattaro e nel Montenegro.

Nel V libro del De bello Gallico, Cesare fa questo racconto:

«Cesare parte per l'Illirico perché aveva saputo che i Pirusti devastavano la zona della provincia a loro vicina. Giunto lì, comanda alle nazioni di arruolare soldati e fissa un luogo dove dovevano radunarsi. Avendo saputo ciò, i Pirusti mandano ambasciatori a Cesare a dirgli che nessuna di quelle azioni era stata fatta per decisione dello Stato e si dichiarano pronti a riparare ai torti in qualunque modo. Ascoltato il loro discorso, Cesare chiede ostaggi e stabilisce il giorno in cui gli debbano essere consegnati; dice anche che se non faranno quanto richiesto, muoverà guerra ai Pirusti. Gli ostaggi vengono portati il giorno stabilito e allora Cesare nomina degli arbitri tra le nazioni affinché calcolino i danni e stabiliscano l'entità delle riparazioni»

I Pirusti ricompaiono poi nel corso della guerra illirica del 6-9 d.C. come acerrimi nemici di Roma[2] Esperti nel lavoro nelle miniere, nel II secolo furono mandati dall'imperatore Traiano in Dacia ad occuparsi di alcune miniere d'oro.[3]

Note modifica

  1. ^ Livio, LXV, 26,13
  2. ^ Velleio Patercolo, II, 115,4
  3. ^ Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, VIII,6

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