In psicoanalisi, il preconscio (Vorbewusste nella formulazione originale in tedesco) è uno dei tre sistemi della mente secondo il modello topografico, o prima topica, elaborato da Freud in seguito agli studi sul lavoro onirico. Si tratta del sistema che si trova "a metà" tra l'inconscio e il conscio, e che ospita i contenuti mentali che sono inconsci in un particolare momento, ma che, non essendo stati oggetto di rimozione, sono accessibili al ricordo e possono diventare consci al momento opportuno, ma anche essere rimossi, nel caso in cui la coscienza li ritenga inaccettabili. In altre parole i contenuti preconsci sono inconsci in senso descrittivo, ma non in senso dinamico:

«Quando diciamo che un pensiero preconscio viene rimosso e poi accolto dall’inconscio, queste immagini — prese a prestito da una cerchia di idee che ricorda la lotta per un terreno — potrebbero indurci all'ipotesi che realmente, in una delle località psichiche, un ordinamento venga dissolto e sostituito da un ordinamento nuovo nell'altra località. Utilizziamo dunque per questi paragoni un’immagine che sembra corrispondere meglio alla situazione reale, vale a dire: un investimento energetico viene trasferito su un determinato dispositivo o ne viene ritirato, di modo che la struttura psichica viene a trovarsi sotto il dominio di un’istanza o ne viene distolta. Qui sostituiamo ad un modo di rappresentazione topica un modo di rappresentazione dinamica; non è la struttura psichica che ci appare elemento mobile, bensì la sua innervazione»

Con lo sviluppo del modello strutturale, caratterizzato dalle tre istanze psichiche di Io, Es, e Super Io, Freud non abbandona il concetto di preconscio. Infatti le due topiche freudiane sono in un certo senso complementari, e il preconscio rimane il luogo in cui il Super Io, tramite il meccanismo della censura, seleziona i contenuti psichici accessibili alla coscienza. Nel 1932, Freud spiega che la psicoanalisi

«... distingue due tipi di inconscio - uno dei quali è facilmente, sotto circostanze che si verificano frequentemente, trasformato in contenuto conscio, e un altro per il quale questa trasformazione è difficoltosa, e ha luogo solo in seguito ad uno sforzo considerevole, o talvolta, in nessun caso [. . .] Noi chiamiamo l'inconscio che è solo latente, e quindi si trasforma facilmente in conscio, il "preconscio", e riserviamo il termine "inconscio" all'altro.»

Note modifica

  1. ^ in Opere di Sigmund Freud, vol. 3, Torino, Bollati Boringhieri, 2002, ISBN 9788833904733.
  2. ^ in Opere di Sigmund Freud, vol. 11, Torino, Bollati Boringhieri, 2003, ISBN 9788833904818.

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