Publio Ampelio

politico romano

Publio Ampelio (latino: Publius Ampelius; ... – ...; fl. 357-371) è stato un politico romano.

Biografia modifica

Pagano[1][2] e nativo di Antiochia,[3] fu legato in qualche modo alla Cappadocia, o essendo praeses Cappadociae o avendo dei possedimenti terrieri nella regione.[2] Ebbe un figlio, che ereditò la casa che Ampelio acquistò (366 circa) a Roma, sub clivo Salutis,[4] da Postumio, figlio di Porfiria. Sidonio Apollinare lo definisce poeta celebre.[5]

Nel 357 era nella sua città natale;[6] nel 358 circa fu magister officiorum,[3] poi due volte governatore provinciale: proconsole d'Acaia[3] nel 359/360[7] e proconsole d'Africa[3] nel 364.[8] Tra il 371 e il 372 fu praefectus urbi di Roma;[3] in questa funzione presiedette al processo di Giulio Festo Imezio,[9] ricevette l'ordine di arrestare i sostenitori del vescovo Ursino se fossero entrati a Roma[10] e impose regolamenti severi per i ristoranti e i bar; malgrado ciò ottenne il sostegno della gente.[11]

Note modifica

  1. ^ Coll. Avell. 11.
  2. ^ a b Libanio, Epistole, 208.
  3. ^ a b c d e Ammiano Marcellino, XVIII 4.3.
  4. ^ Il clivus Salutis correva lungo l'asse Campo Marzio-Porta Salutaris (sul Quirinale) e corrispondeva all'incirca all'attuale via della Dataria (Lawrence Richardson, Jr., A New Topographical Dictionary of Ancient Rome, JHU Press, 1992, ISBN 0801843006, p. 90).
  5. ^ Sidonio Apollinare, Carmina ix 304.
  6. ^ Libanio, Epistole, 315.
  7. ^ IG XII 9.907; Him. Or. xxix, xxxi; AE 1929 19. Him. Or. xxxi e cinque iscrizioni sottolineano l'edificazione di edifici pubblici da parte di Ampelio a Sparta e in Calcide.
  8. ^ In tale veste ricevette la norma contenuta nel Codice teodosiano xiii.5.10a, datata l'8 maggio 364. Attestano questa carica anche le iscrizioni AE 1933 33b (Musti), AE 1917/1918 91 (Madaura) e CIL VIII 5337 (Guelma).
  9. ^ Ammiano Marcellino, XXVIII 1.22.
  10. ^ Coll. Avell. 11a.
  11. ^ Ammiano Marcellino, XVIII 4.3-4.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti secondarie