Pucci

antica famiglia fiorentina
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I Pucci sono un'antica famiglia fiorentina. Tra i suoi membri si annoverano religiosi, politici e notabili fiorentini, mecenati, poeti e letterati.

Pucci
Tempore tempora tempera
D'argento, alla testa di moro attortigliata del campo, il nastro caricato da tre T di nero
Stato Repubblica di Firenze
Ducato di Firenze
Granducato di Toscana
FondatoreAntonio Pucci
Data di fondazioneXIII sec.
Etniaitaliana
Lo stemma di famiglia con la testa di moro
Stemma dipinto nel cortile di Palazzo Pucci

Storia modifica

Il nome deriva da un antenato di nome Jacopo, detto Jacopuccio, quindi Puccio, che, considerato persona savia, veniva spesso chiamato a dirimere controversie: sono stati tramandati alcuni suoi interventi del 1264 e del 1287. Sembra che l'antico ed originario cognome fosse Saracini, il che spiegherebbe la presenza nello stemma di famiglia di una testa di moro che allude a un saracino.Il simbolo della testa di moro,ed il cognome Saracini, venne dato durante le crociate a chi si distingueva in battaglia.

Le prime menzioni di membri della famiglia risalgono al XIII secolo con l'iscrizione all'Arte dei Legnaioli di esponenti come Antonio Pucci, che partecipò in qualità di architetto alla costruzione della Loggia della Signoria. Suo figlio Puccio Pucci intraprese la carriera di mercante che, al pari di altri, portò ricchezza grazie ai commerci e alle attività finanziarie della Firenze medievale. Le prime case dei Pucci erano situate nel quartiere di Santa Croce, poi si spostarono nella zona di San Michele Visdomini. Erano guelfi e ciò portò alla cacciata e alla distruzione delle loro case dopo la battaglia di Montaperti del 1260; ma presto si poterono rifare quando furono i ghibellini a venire cacciati dalla città.

Con la ricchezza, secondo un copione ben consolidato, arrivarono anche gli incarichi politici (magistrati, priori, gonfalonieri..). In totale si contano 23 priori e otto gonfalonieri di giustizia.

Da sempre alleati dei Medici, durante il Rinascimento i Pucci furono tra le famiglie alle quali si appoggiava Cosimo il Vecchio per curare indirettamente i propri interessi nella vita politica. Furono talmente legati ai Medici che Puccio Pucci, quando Cosimo era già in prigionia prima di venire esiliato, gli fornì il denaro necessario per migliorare le proprie condizioni di prigionia. L'alleanza venne riconfermata da suo figlio Antonio, uomo di fiducia del Magnifico.

Nel primo Cinquecento il prestigio familiare tocca alcune punte di eccellenza, con ben tre cardinali nel giro di qualche decennio (Roberto, Lorenzo e Antonio Pucci), e la continua presenza come persone di fiducia nella corte prima ducale e poi granducale.

Vi fu un momento di acerba rottura con il casato mediceo nel 1559 quando Pandolfo Pucci fu estromesso dalla corte di Cosimo I per alcune accuse infamanti di sodomia o, secondo altre fonti, perché vagheggiò di restaurare l'antica Repubblica fiorentina.

Per vendetta o per ideologia quindi, Pandolfo Pucci ordì una congiura contro il granduca, ricevendo l'appoggio di altri notabili fiorentini, e si giunse a pianificare di sparare con un archibugio al Granduca mentre questi passava con il suo corteo all'angolo del Palazzo Pucci con Via de' Servi, per recarsi alla basilica della Santissima Annunziata. L'impresa era probabilmente già stata accantonata, quando però i "servizi segreti" medicei lo vennero comunque a scoprire e la condanna fu esemplare, con l'impiccagione di Pandolfo a una finestra del Bargello e la confisca dei beni dei Pucci. Per testimoniare in futuro lo sgominato attentato, o forse per prudenza o scaramanzia, venne deciso di murare la finestra dell'angolo del palazzo, come si può vedere ancora oggi.La parte della famiglia ritenuta "colpevole" venne esiliata in Sicilia e venne distinta dalla parte rimasta aggiungendo la -o al finale,diventando Puccio.

Tornata la pace con i Medici, un altro esponente della famiglia Pucci, Niccolò, fece di nuovo suo il patrimonio dell'immobile e dei suoi preziosi interni.

Nel 1662 Orazio Roberto Pucci acquistò per 4.000 scudi il feudo di Barsento (Noci) e ottenne il titolo di Marchese di Barsento, il titolo nobiliare che si tramanda da allora in famiglia.

L'ultimo importante discendente è stato Emilio Pucci, che fondò l'omonima casa di moda nel dopoguerra e divenne famoso, soprattutto fra gli anni sessanta e settanta, per gli abiti estrosi, ma sempre molto raffinati. A lui si deve anche la tradizionale divisa dei Vigili urbani con i grandi guanti bianchi e il berretto ovale. Suo fratello Puccio Pucci nato nel 1915 non si deve confondere col gerarca fascista dirigente del Coni con lo stesso nome ma nato una decina di anni prima. Il nostro Puccio Pucci pilota dell'aeronautica, squadriglia acrobatica, si è occupato del restauro e adeguamento della dimora di famiglia alle esigenze dei tempi. Negli anni sessanta i due fratelli si divisero la proprietà del palazzo, con Emilio che prese la parte di sinistra e la elesse a sede centrale della sua affermata maison di alta moda; Puccio ristrutturò la parte interna della zona centrale creando una galleria commerciale con piccoli negozi di artigianato, che sono presenti ancora oggi.

Mecenatismo modifica

 
Nastagio degli Onesti quarta tavola, Sandro Botticelli

Notevoli sono le commissioni di opere d'arte nel corso dei secoli. Tra 1444-1446, Puccio Pucci acquistò la cappella principale della tribuna della chiesa della Santissima Annunziata, (ora Cappella della Madonna di Soccorso). Dopo la sua morte, il figlio Antonio Pucci (gonfaloniere) iniziò a contribuire fondi per la costruzione della Oratorio di San Sebastiano (dal 1452) nella chiesa della Santissima Annunziata. Nel 1466 Antonio ebbe ceduto formalmente tutti i diritti alla cappella della tribuna. Nel Oratorio fu sistemato un prezioso dipinto di Piero del Pollaiolo con il Martirio di san Sebastiano, che oggi si trova alla National Gallery di Londra.

Nel palazzo di famiglia si conserva ancora una delle quattro tavole che Lorenzo il Magnifico commissionò a Sandro Botticelli per fare dono a Giannozzo Pucci che si sposava con Lucrezia Bini nel 1483. Queste tavole raffigurano la storia di Nastagio degli Onesti e si trovano al Museo del Prado di Madrid, tranne la quarta scena che ancora si trova a Palazzo Pucci. Per la prima volta vi compaiono le forchette, che tradizionalmente furono adoperate per la prima volta a Firenze dai Pucci, e che, con Caterina de' Medici, si diffusero in tutta Europa. Nelle scene inoltre sono descritti preziosi servizi da tavola e vasellami in argento, che dovevano realmente esistere e si tramanda che fossero usciti dalla bottega del Verrocchio e del Pollaiolo.

Numerose sono le opere commissionate per le chiese vicine al palazzo di famiglia. Per la chiesa di San Michele Visdomini Francesco Pucci commissionò nel 1518 al Pontormo la tela della Sacra famiglia con santi, che è descritta dal Vasari come una delle più felici opere del pittore empolese.

Lorenzo Pucci poi, sul finire del Cinquecento, chiese ad Alessandro Allori la pala d'altare con Le nozze di Cana per la chiesa di Sant'Agata (terminata nel 1600).

Il palazzo di famiglia venne ristrutturato dall'architetto granducale Bernardo Buontalenti nella seconda metà del Cinquecento.

Tra il 1585 e il 1595 l'abate Alessandro Pucci fiece costruire la Villa Bellosguardo da Giovanni Antonio Dosio, rimasta di proprietà della famiglia fino al 1858.

Il cardinale Antonio Pucci incaricò Raffaello Sanzio di dipingere una pala dedicata all'Estasi di Santa Cecilia. La famosa opera rimase a Bologna (infatti in quel periodo il Pucci era arcivescovo di Bologna) ed oggi si trova nella Pinacoteca Nazionale di Bologna.

I Pucci finanziarono il portico della Basilica della Santissima Annunziata, che completò in un unicum stilistico la piazza per questo il loro stemma si trova sia sul pavimento davanti all'entrata, sia ai lati del portico. Come ricorda l'iscrizione sul fregio e una targa su Via Gino Capponi, l'opera fu terminata nel 1601.

Opere legate alla famiglia Pucci modifica

 
Lo stemma Pucci sul Pavimento della Santissima Annunziata; sulla fascia del moro erano presenti tre martelli, simbolo dell'antico mestiere della famiglia, sostituite poi da tre T, acronimo del motto di famiglia Tempore tempora tempera ("mitiga i tempi col tempo")

Esponenti principali modifica

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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