Raimondo Orsini del Balzo

condottiero italiano

Raimondo Orsini del Balzo, detto Raimondello[A 1][1] (Taranto, 1350/1355 circa[2]Taranto, 17 gennaio 1406), è stato un nobile e condottiero italiano.

Raimondo Orsini del Balzo
Raimondo Orsini del Balzo in un affresco del Castel Nuovo di Napoli
Principe di Taranto
Stemma
Stemma
In carica1399 – 17 gennaio 1406
PredecessoreOttone IV di Brunswick-Grubenhagen
SuccessoreLadislao d'Angiò-Durazzo
TrattamentoPrincipe
Altri titoliGran Connestabile del Regno di Napoli
Gonfaloniere della Chiesa
NascitaTaranto, 1350/1355 circa
MorteTaranto, 17 gennaio 1406
DinastiaOrsini del Balzo
PadreNicola Orsini
MadreGiovanna di Sabrano
ConsorteMaria d'Enghien
FigliGiovanni Antonio
Maria
Caterina
Gabriele
Angelo (illegittimo)
ReligioneCattolicesimo
Raimondo Orsini del Balzo
SoprannomeRaimondello
NascitaTaranto, 1350/1355 circa
MorteTaranto, 17 gennaio 1406
Dati militari
Paese servito Regno di Napoli
Forza armataMercenari
GradoCondottiero
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«Costui fù di tanto valore, che di privato cavaliere, si fè il maggior Signore, che fosse stato mai nel Regno di Napoli.»

Fu principe di Taranto, duca di Bari e Benevento, conte di Bisceglie, Lecce e Soleto, signore di Altamura, Gallipoli, Martina Franca, Nardò, Oria, Ostuni, Otranto, Tricase e Ugento, gran connestabile del Regno di Napoli e Gonfaloniere della Chiesa.

Biografia modifica

 
Guglia di Raimondello a Soleto

Raimondello fu il secondo figlio di Nicola Orsini (1331-1399), 3º conte di Nola, gran giustiziere e cancelliere del Regno di Napoli, e di Giovanna di Sabrano, nonché nipote di Sveva del Balzo, sorella del più famoso Raimondo. La nonna vendette tutti i suoi gioielli per farlo diventare cavaliere e condottiero. All'età di otto anni lo accompagnò dal prozio Raimondo nel castello di Casaluce, dove il giovane Raimondello capì per la prima volta l'importanza dell'arte militare come valore celebrativo di una casata. Aggiunse al suo cognome Orsini quello dei Del Balzo (quindi Orsini del Balzo) in quanto venne adottato dallo zio Raimondo del Balzo e dalla moglie Isabella d'Apia, contessa di Campagna e Casaluce, per dare loro una discendenza[3].

Fu alleato di Luigi I d'Angiò-Valois e, su suo consiglio, sposò nel 1384 Maria d'Enghien, contessa di Lecce, ingrandendo notevolmente il proprio dominio aggiungendo alla contea di Soleto, la contea di Lecce e il principato di Taranto. Quest'ultimo includeva ormai tutta la penisola salentina ed il principe vi governò quasi indipendentemente dal re, diventando il feudatario più ricco d'Italia, con entrate che superavano quelle dello stesso re di Napoli.

Alla morte di Luigi I d'Angiò-Valois (20 settembre 1384), Raimondello proseguì nella sua politica a favore degli Angioini, sostenendo il di lui figlio Luigi II d'Angiò-Valois ed accorrendo nel marzo del 1385 in difesa di papa Urbano VI, minacciato da Carlo III d'Angiò-Durazzo. Grazie all'intervento armato di Raimondello, il pontefice venne liberato dall'assedio di Nocera e, ritiratosi a Genova, con una bolla pontificia concesse al conte Orsini del Balzo licenza di costruire un convento con ospedale e chiesa sub vocabulo Sanctæ Chatarinæ in San Pietro di Galatina.

Verso la fine del XIV secolo ordinò la costruzione della basilica di Santa Caterina d'Alessandria a Galatina. Egli stesso vi è ritratto all'interno insieme col figlio Giovanni Antonio. Vi si conserva una reliquia (un dito) di Santa Caterina d'Alessandria, portata in Puglia da Raimondello dal monastero sul Monte Sinai, dove vi è il corpo della santa. Si narra che Raimondello, recatosi di persona in pellegrinaggio presso il monastero egiziano, nell'atto di baciare la mano del corpo mummificato della santa in segno di venerazione, abbia sottratto un dito della salma staccandolo con un morso e nascondendolo in bocca fino al suo rientro in Italia. Un'altra opera importante da lui voluta e commissionata fu l'omonima guglia a Soleto, un magnifico esempio di stile tardo gotico (in particolare, gotico fiorito).

Raimondello morì il 17 gennaio 1406 mentre difendeva Taranto dall'assedio apportato dal re Ladislao d'Angiò-Durazzo.

Alla sua morte, Maria d'Enghien proseguì l'opera del marito facendo riempire di affreschi la chiesa di Santa Caterina con nuove maestranze da Napoli. Dopo la sua morte i lavori vennero proseguiti dal loro figlio Giovanni Antonio e dalla moglie Anna Colonna, come testimoniato dallo stemma degli Orsini del Balzo inquartato con quello dei Colonna sia nella chiesa di Santa Caterina che sull'ultimo ordine della Guglia di Soleto.

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Romano Orsini Gentile Orsini  
 
?  
Roberto Orsini  
Anastasia di Monforte Guido di Monforte  
 
Margherita Aldobrandeschi  
Nicola Orsini  
Ugone del Balzo Raimondo del Balzo  
 
Eustachia Stendardo  
Sveva del Balzo  
Jacopa della Marra Risone della Marra  
 
?  
Raimondo Orsini del Balzo  
Ermingano di Sabrano Elizario di Sabrano  
 
Cecilia ?  
Guglielmo di Sabrano  
Alistasia del Balzo Barrale del Balzo  
 
?  
Giovanna di Sabrano  
Berardo di Sangiorgio ?  
 
?  
Roberta di Sangiorgio  
Isabella Maletta ?  
 
?  
 

Discendenza modifica

Raimondo Orsini del Balzo si sposò nel 1384 con Maria d'Enghien, da cui ebbe:

  1. Giovanni Antonio (1386-1463), principe di Taranto, duca di Bari e conte di Acerra, Conversano, Lecce, Matera (dal 1443), Soleto ed Ugento (dal 1453);
  2. Maria, andata in sposa ad Antonio Acquaviva, 3º duca di Atri;
  3. Caterina, andata in sposa a Tristano di Chiaromonte, conte di Copertino;
  4. Gabriele († 1453), duca di Venosa (dal 1441) e conte di Lecce ed Ugento (dal 1434), il quale sposò nel 1431 Maria/Giovanna Caracciolo del Sole[4], figlia di Sergianni, gran siniscalco del Regno di Napoli, e di Caterina Filangieri.

Ebbe inoltre un figlio illegittimo, Angelo (1370-1421), da lui non cresciuto, che fu conte di Toscanella[5][6].

Onorificenze modifica

«Papa Urbano VI regalò a Raimondo Orsini del Balzo la rosa d'oro per averlo liberato in Nocera dei Cristiani dove era stato assediato e condotto con galere a Genova
— 1389

Note modifica

Annotazioni
  1. ^ La variante Raimondello appartiene alla tradizione storiografica ma è presente di rado nelle fonti.
Riferimenti
  1. ^ Andreas Kiesewetter, Ricerche e documenti per la signoria di Raimondo Orsini del Balzo sulla contea di Lecce e sul principato di Taranto (1385-1399/1406), in Bollettino storico di Terra d'Otranto, vol. 11, 2001, p. 17.
  2. ^ DBI.
  3. ^ Antonino Vincenzo Rivelli, Memorie storiche della città di Campagna, Salerno, 1894, pp. 192-193.
  4. ^ Scipione Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, vol. 2, Firenze, 1651, pp. 124-126.
  5. ^ Gaspare Broglio Tartaglia, Cronaca malatestiana del secolo XV, a cura di Antonio G. Luciani, Rimini, Bruno Ghigi Editore, 1982.
  6. ^ Patrizia Chiatti, La biografia del condottiero Angelo Tartaglia (1370-1421), Tuscania, Penne & Papiri, 2011, p. 30.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN23305133 · ISNI (EN0000 0000 2257 5869 · CERL cnp01095192 · GND (DE132608219 · WorldCat Identities (ENviaf-23305133