Shila, (शिला in devanagari, o Saligrama sono delle conchiglie marine fossilizzate usate nell'Asia meridionale come simboli iconici del dio Visnù come principio universale da parte di diversi Indù.[1] Vengono normalmente raccolte dall'alveo o dalle rive del fiume Gandaki in Nepal.[2] Sono considerate facili da trasportare e popolari in certe tradizioni di Viṣṇuismo, come rappresentazione aniconica del divino. Sono tipicamente di forma sferica, di colore nero e fossili.

Conchiglie di mare fossilizzate sono chiamate saligrama e sono un simbolo non antropomorfo del dio Visnù.

Uso modifica

Anche se l'induismo ha molti murti (immagini) antropomorfe di dèi, l'aniconismo è altrettanto rappresentato con simboli astratti di Dio, come il saligrama e il lingam di Shiva.[1]

Storia modifica

Storicamente, l'uso del saligrama (o Salagrama) Shilas nel culto può essere ricondotto all'epoca di Adi Shankara attraverso le opere di quest'ultimo. In particolare, il suo commento al versetto 1.6.1 in Taittirīya Upaniṣad[3][4] e al verso 1.3.14 del Brahmasūtra[5] suggerendo che l'uso del saligrama nel culto di Vishnu è stata una pratica ben nota nell'induismo.

Le saligrama più grandi e pesanti si trovano al Tempio di Jagannath, dedicato a Vishnu, a Puri nello stato indiano di Orissa. Il più grande tempio dell'Associazione internazionale per la coscienza di Krishna in Scozia, chiamato Karuna Bhavan, è famoso per detenere il maggior numero di saligrama al di fuori dall'India.

Configurazione modifica

Una saligrama - che ha i segni di Shankha, Chakra, mazza e Padma disposti in un ordine particolare - è adorata come Keshava. Con il cambiamento nell'ordine dei quattro simboli, il nome della pietra saligrama è inoltre differente e le immagini di tali divinità hanno anche impostazioni simili ai quattro simboli. I vari ordini e nomi sono dati alle ventiquattro combinazioni diverse. Questi sono nomi ben noti e sono i diversi nomi con i quali il Signore Vishnu è conosciuto nel pantheon indù. Le varie versioni delle saligrama Shilas o pietre vis-a-vis, nell'ordine dei quattro simboli sono:[6][7]

  1. Shanka, chakra, gada e padma - Keshava
  2. Padma, gada, chakra, shanka - Nārāyaṇa
  3. Chakra, shanka, padma e gada - Madhava
  4. Gada, padma, shanka e chakra - Govinda
  5. Padma, shanka, chakra e gada – Visnù
  6. Shanka, padma, gada, chakra – Madusudhana
  7. Gada, chakra, shanka e padma – Trivikrama
  8. Chakra, gada, padma, shanka - Vāmana
  9. Chakra, padma, shanka, gada - Shridhara
  10. Padma, gada, shanka, charka - Rishikesh
  11. Padma, chakra, gada, shanka - Padmanabha
  12. Shanka, chakra, gada, padma - Damodara
  13. Chakra, shanka, gada, padma - Sankarshana
  14. Shanka, chakra, padma, gada - Pradyumna
  15. Gada, shanka, padma, charka - Aniruddha
  16. Padma, shanka, gada, chakra - Purushottama
  17. Gadha, shanka, chakra, padma - Adokshaja
  18. Padma, gada, shanka, chakra - Narasiṃha
  19. Padma, chakra, shanka, gada – Achyuta
  20. Shanka, chakra, padma, gada - Janardana
  21. Gada, padma, shanka, chakra - Upendra
  22. Chakra, padma, gada e shanka – Hari
  23. Gada, padma, chakra e shanka - Krishna
  24. Shanka, chakra, padma, gada – Vasudeva

Note modifica

  1. ^ a b Jeanne Fowler, pp. 42–43, at Hinduism: Beliefs and Practices, by M. K. V. Narayan at pp. 84–85 at Flipside of Hindu Symbolism
  2. ^ Taking the Lo road in Mustang, Nepal, The National, su thenational.ae. URL consultato il 6 aprile 2016.
  3. ^ A. Mahadeva Sastri. Taittiriya Upanishad: with the commentaries of Sankaracharya, Suresvaracharya, and Sayana (Vidyaranya), pp. 80 Sankaracharya, Suresvaracharya e Sayana
  4. ^ "Taittiriya Upanishad", Chapter 1, Section 6, Verse 1 in The Taittiriya Upanishad, con i commenti di Śaṅkarāchārya
  5. ^ George Thibaut. The Vedanta-Sutras with the Commentary by Sankaracarya: Sacred Books of the East, Volume 1, pp. 178 Vedanta-Sutras con i commenti di Sankaracarya
  6. ^ Bibek Debroy e Dipavali Debroy, The Garuda Purana, collana Shalagrama, Lulu.com, p. 42, ISBN 0-9793051-1-X. URL consultato il 21 dicembre 2009.
  7. ^ Copia archiviata, su manjeshwar.org. URL consultato il 20 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2010).

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