Savoia-Marchetti S.66

aereo di linea Savoia-Marchetti

L'idrovolante Savoia-Marchetti S.66 rappresentò una significativa tappa nello sviluppo del trasporto aereo civile tra le due guerre mondiali.

Siai-Marchetti S.66
S.66 in ammaraggio
Descrizione
TipoAereo di linea
Soccorso aereo
Equipaggio4
CostruttoreSavoia-Marchetti
Data entrata in servizio1932
Esemplari24
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza16,64 m
Apertura alare33 m
Peso a vuoto7.450 kg
Passeggeri14
Propulsione
Motore3 Fiat A.24 R
Potenza750 CV ciascuno
Prestazioni
Velocità max237 km/h
Autonomia1.200 km
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Storia modifica

Sviluppo modifica

Il Savoia-Marchetti S.66, o anche SIAI-Marchetti S.66, risulta essere una rielaborazione del famoso e fortunato Savoia-Marchetti S.55, progettato dall'ing. Alessandro Marchetti.

Costruito dalla SIAI-Marchetti l'S.66 era un idrovolante per il trasporto passeggeri, monoplano ad ala alta, con doppia fusoliera galleggiante a catamarano.

Le due fusoliere ospitavano le cabine passeggeri, spaziose e con finiture lussuose. Le due cabine passeggeri erano tra loro comunicanti attraverso la cabina di pilotaggio, ricavata nella parte centrale dell'ala come nell'S.55, e raggiungibile attraverso una scaletta.

La struttura dell'aereo, come pure il rivestimento erano interamente in legno.

L'impennaggio, come nell'S.55, presentava tre stabilizzatori verticali ed era collegato ai galleggianti con due strutture a traliccio aperto.

La propulsione era assicurata da tre motori, ad elica spingente a quattro pale, collocati su una struttura a traliccio posta, in posizione centrale, al di sopra del piano dell'ala tra i due galleggianti.

Rispetto all'S.55, l'S.66 era molto più spazioso, capiente e imponente, con la sua apertura alare di 33 m e i suoi 3 motori allineati sopra l'ala, ma non raggiunse mai la sicurezza e l'affidabilità dell'S.55.

Impiego operativo modifica

 
Foto ricordo di Albina Benassi, sull'ala di un S.66 dell'Ala Littoria. Sono visibili, alle spalle della passeggera, le finestrature della cabina di pilotaggio, i 3 motori con l'aerodinamica cofanatura e la pale lamellari delle eliche. Si possono apprezzare gli ampi finestrini della fusoliera galleggiante sinistra. Roma, gennaio 1938.

Impiego civile modifica

Il primo sviluppo dei collegamenti aerei civili in Italia si ebbe con l'impiego di idrovolanti. La conformazione geografica dell'Italia, ricca di coste e con le principali città affacciate sul mare o su fiumi adatti all'ammaraggio, costituiva la naturale premessa all'impiego di idrovolanti soprattutto per i collegamenti con le isole e i paesi mediterranei e le colonie dell'Impero. Le principali città italiane erano infatti dotate di idroscali come Milano, Torino, Venezia, Roma e molte altre.

L'S.66, velivolo particolarmente adatto ai collegamenti su tratte marine, venne utilizzato prima dalla Società Aerea Mediterranea (S.A.M.) e successivamente dall'Ala Littoria poi affiancato dal CANT Z.506 C.

L'aereo rimase in esercizio poco più che un decennio dal 1931 al 1943.

Impiego militare modifica

Il SIAI-Marchetti S.66 nacque essenzialmente per scopi commerciali; lo scoppio della seconda guerra mondiale indusse la Regia Aeronautica ad equipaggiare, dal giugno 1940, una Squadriglia di soccorso con gli ultimi esemplari di questo velivolo (613ª Squadriglia Autonoma Soccorso Aereo di Cagliari-Elmas con 5 SM 66).

Utilizzatori modifica

Civili modifica

  Italia

Militari modifica

  Italia

Curiosità modifica

Pilotando personalmente questo modello d'aereo, l'11 aprile 1935, Benito Mussolini raggiunse Stresa per partecipare alla conferenza italo-franco-inglese, convocata per condannare l'aggressione Hitleriana all'Austria.

Un esemplare di S.66 ebbe un incidente nel giugno 1933 con al comando Italo Balbo nel mentre rientrava dalla residenza di Punta Ala a Orbetello assieme ad altri due ufficiali. L'avaria di un alettone comportò l'improvvisa imbardata del velivolo appena decollato. (Fonte -La Centuria Alata- I. Balbo)

Voci correlate modifica

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