Scandalo dei falsi positivi

Serie di uccisioni extragiudiziali operati dall'esercito colombiano ai danni di civili innocenti

Lo scandalo dei falsi positivi (in spagnolo Escandalo de los falsos positivos) fu uno scandalo, emerso alla fine del 2008, che ha coinvolto numerosi membri dell'Esercito nazionale colombiano, responsabili di omicidi extragiudiziali di civili innocenti fatti passare per guerriglieri uccisi in combattimento, nel quadro del conflitto armato in atto dal 1964 tra truppe regolari, Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC), Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) e altre brigate paramilitari.

Familiari con le foto di alcune delle vittime civili.

Successive indagini hanno appurato che tali uccisioni erano compiute su civili estranei al conflitto e che gli omicidi avevano lo scopo di esaltare i risultati repressivi dell'esercito per ottenerne benefici, promozioni e riconoscimenti.[1] I civili, quasi sempre giovani, venivano ingannati con offerte di lavoro, portati in zone remote e assassinati dai militari, che camuffavano poi le vittime come guerriglieri uccisi in combattimento. Si calcola che almeno 6.402 civili siano stati uccisi in tal maniera.[2] Secondo il diritto internazionale umanitario, si tratta di casi di esecuzioni extragiudiziali, definiti dal diritto penale colombiano come "omicidi di persona protetta".

Nel giugno 2021 il ministro della Difesa dell'epoca Juan Manuel Santos chiese ufficialmente perdono alle famiglie per le uccisioni illegali.[2]

Storia modifica

Denuncia dello scandalo modifica

Nonostante tali pratiche fossero già state denunciate in precedenza, esse hanno raggiunto notevole risonanza solo alla fine del 2008, quando si è scoperto che i cadaveri di 19 giovani civili scomparsi da Soacha e Ciudad Bolívar (nella periferia di Bogotà) erano stati catalogati come guerriglieri uccisi in combattimento dall'esercito nel dipartimento di Norte de Santander. Altri casi simili sono stati in seguito rilevati nei dipartimenti e comuni di Antioquia, Boyacá, Huila, Valle del Cauca e Sucre.

Denuncia dell'ONU modifica

Il 27 maggio 2010, Philip Alston, relatore speciale dell'ONU per le esecuzioni arbitrarie, nel rapporto presentato dopo la sua visita in Colombia nel giugno 2009, denunciò l'esistenza di «una serie di esecuzioni extragiudiziali» la cui impunità copriva il 98,5% dei casi[3]

Rapporto della CIA modifica

Il 7 gennaio 2009 un documento della CIA pubblicato dal National Security Archive ha rivelato che i legami tra l'esercito e i gruppi paramilitari erano noti al governo degli Stati Uniti fin dal 1994 e che quella dei "falsi positivi" era una pratica abituale nell'esercito.[4]

Conseguenze modifica

Lo scandalo ha comportato la destituzione di numerosi ufficiali e sottufficiali dell'esercito[5] tra cui il comandante in capo dell'armata di terra, il generale Mario Montoya, dimessosi dal suo incarico[6] e nominato nel 2009 ambasciatore della Colombia in Repubblica Dominicana[7]; nel luglio 2011 Montoya ha poi rassegnato le dimissioni anche da quest'ultimo incarico[8]. In seguito allo scandalo nuove riserve si sono espresse rispetto alle politiche di sicurezza democratica operate dall'allora presidente della Colombia Álvaro Uribe Vélez.

Nell'ottobre 2009, gli uffici delle procure nazionali colombiane (Fiscalía General de la Nación e Procuraduría General de la Nación) hanno indagato rispettivamente su 946 e 1043 casi di possibili «falsi positivi», ma malgrado il clamore suscitato, nel 2010 numerosi militari esaminati erano già stati rimessi in libertà per la sopraggiunta scadenza dei termini di decorrenza del processo[9]. Condanne a lunga detenzione sono state invece emesse nel dicembre 2011[10] e maggio 2012[11][12] per militari colombiani ritenuti colpevoli di uccisioni riconducibili alla pratica dei falsi positivi.

Filmografia modifica

Il caso dei falsi positivi è trattato nel documentario omonimo del 2009, visionabile online[13], di Dado Carillo, regista italiano, e il giornalista Simone Bruno.

Note modifica

  1. ^ Revista Semana, Las cuentas de los falsos positivos], su semana.com. URL consultato il 28 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2009).
  2. ^ a b Colombia: ex presidente chiede perdono per atrocità militari, su ANSA, 12 giugno 2021. URL consultato il 12 giugno 2021 (archiviato il 12 giugno 2021; seconda copia archiviata il 12 giugno 2021).
  3. ^ Observatorio de Paz Internacional, La ONU denuncia "un patrón de ejecuciones extrajudiciales" y una impunidad del 98,5% en Colombia, su peaceobservatory.org, 28 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2010).
  4. ^ "Body count mentalities" Colombia’s "False Positives" Scandal, Declassified, su gwu.edu, National Security Archive - CIA, 7 gennaio 2009.
  5. ^ Radio Santa Fe, Purga en el Ejército por falsos positivos, su radiosantafe.com.
  6. ^ Renunció el general Mario Montoya
  7. ^ Annalisa Melandri, Il generale Montoya nominato ambasciatore della Colombia nella Repubblica Dominicana, su annalisamelandri.it.
  8. ^ El Pais, General Mario Montoya renunció como embajador de República Dominicana [collegamento interrotto], su elpais.com.co, 22 luglio 2011.
  9. ^ Revista Semana, Por vencimiento de términos, en libertad otro militar involucrado en ‘falsos positivos’, su semana.com. URL consultato il 1º maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 29 marzo 2010).
  10. ^ BBC News, Colombia troops jailed for 'false positive' murders, su bbc.co.uk, 22 dicembre 2011.
  11. ^ BBC News, Colombia troops jailed for 'false positive' deaths, su bbc.co.uk, 26 maggio 2012.
  12. ^ Gennaro Carotenuto, Falsi positivi in Colombia; lenta ma la giustizia arriva, su gennarocarotenuto.it, 26 maggio 2012.
  13. ^ Documentario online[collegamento interrotto] di Dado Carillo.

Voci correlate modifica