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Sotto il nome generico di sestina si individuano due strutture metriche diversificate: la sestina lirica e la sestina narrativa detta anche sesta rima.

La sestina narrativa o sesta rima modifica

La sestina narrativa o sesta rima è una stanza composta da sei versi endecasillabi con schema: ABABCC. Come avverte Elwert non si chiamano sestina o sesta rima tutte le strofe di sei versi, ma solo il tipo ABABCC.[1] Pertanto, nell'eventualità in cui si dovessero riscontrare, per esempio, strofe con schema: ABABAB o ABCCDD si dovrà semplicemente parlare di strofe di sei versi.
Questa stanza viene utilizzata dal giovane Leopardi per la traduzione in italiano della Batracomiomachia di Omero; eccone l'incipit:

«Mentre a novo m'accingo arduo lavoro,
O Muse, voi da l'Eliconie cime
Scendete a me ch'il vostro aiuto imploro:
Datemi vago stil, carme sublime:
Antica lite io canto, opre lontane,
La Battaglia de' topi e de le rane.»

La sestina lirica modifica

La sestina lirica o canzone-sestina è caratterizzata da stanze indivisibili e dalle seguenti regole:

  • Il componimento è formato da 6 stanze di 6 endecasillabi ciascuna
  • Nessun verso rima all'interno della stanza
  • I versi che rimano tra loro terminano con la stessa parola-rima
  • Nel congedo di 3 versi ricompaiono tutte e 6 le parole rima: 3 in fine di verso e tre all'interno.
  • I versi sono ordinati secondo la regola della retrogradatio cruciata, o permutazione centripeta. Questo lo schema:

ABCDEF, FAEBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACFB, BDFECA.

Come si vede, in ogni stanza la prima parola-rima corrisponde alla sesta della stanza precedente, la seconda corrisponde alla prima, la terza alla penultima, la quarta alla seconda, la quinta alla terzultima e l'ultima alla terza. Quindi, la regola generale sarà, in cifre, 6-1-5-2-4-3, serie numerica che corrisponde, come ha mostrato Paolo Canettieri, al modo in cui sono disposti i punti sui dadi[2].

Nella poesia italiana questo particolare tipo di canzone è stata introdotta da Dante con Al poco giorno e al gran cerchio d'ombra che si rifece alla canso di Arnaut Daniel Lo ferm voler qu'el cor m'intra.

1 Al poco giorno e al gran cerchio d'ombra A Ombra 1
2 son giunto, lasso, ed al bianchir de' colli, B Colli 2
3 quando si perde lo color ne l'erba: C Erba 3
4 e 'l mio disio però non cangia il verde, D Verde 4
5 sì è barbato ne la dura petra E Petra 5
6 che parla e sente come fosse donna. F Donna 6
. .
7 Similemente questa nova donna F Donna 6
8 si sta gelata come neve a l'ombra: A Ombra 1
9 ché non la move, se non come petra, E Petra 5
10 il dolce tempo che riscalda i colli B Colli 2
11 e che li fa tornar di bianco in verde D Verde 4
12 perché li copre di fioretti e d'erba. C Erba 3
. .
13 Quand'ella ha in testa una ghirlanda d'erba, C Erba
14 trae de la mente nostra ogn'altra donna: F Donna
15 perché si mischia il crespo giallo e 'l verde D Verde
16 si bel, ch'Amor lì viene a stare a l'ombra, A Ombra
17 che m'ha serrato intra piccioli colli B Colli
18 più forte assai che la calcina petra. E Petra
. .
19 La sua bellezza ha più vertù che petra, E Petra
20 e 'l colpo suo non può sanar per erba. C Erba
21 ch'io son fuggito per piani e per colli, B Colli
22 per potere scampar da cotal donna; F Donna
23 e dal suo lume non mi può far ombra A Ombra
24 poggio né muro mai né fronda verde. D Verde
. .
25 Io l'ho veduta già vestita a verde, D Verde
26 sì fatta ch'ella avrebbe messo in petra E Petra
27 l'amor ch'io porto pur a la sua ombra: A Ombra
28 ond'io l'ho chesta in un bel prato d'erba C Erba
29 innamorata com'anco fu donna, F Donna
30 e chiuso intorno d'altissimi colli. B Colli
. .
31 Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli, B Colli
32 prima che questo legno molle e verde D Verde
33 s'infiammi, come suol far bella donna, F Donna
34 di me; che mi torrei dormire in petra E Petra
35 tutto il mio tempo e gir pascendo l'erba, C Erba
36 sol per veder do' suoi panni fanno ombra. A Ombra
. Congedo:
37 Quantunque i colli fanno più nera ombra, (colli) ombra
38 sotto un bel verde la giovane donna (verde) donna
39 la fa sparer, com'uom petra sott’erba. (petra) erba

La sestina lirica fu consacrata definitivamente come genere autonomo rispetto alla canzone da Francesco Petrarca, che nel suo Canzoniere ne inserì ben 9 (tra cui una doppia, composta di 12 strofe) e si diffuse in seguito in tutta Europa[3]. Fu usata da alcuni umanisti come Leon Battista Alberti e la vediamo apparire nei canzonieri del Cinquecento e Seicento e nelle raccolte dell'Arcadia. Essa viene usata dai poeti tedeschi romantici e da Giosuè Carducci nell'Ottocento, e nel Novecento da Gabriele D'Annunzio, Giuseppe Ungaretti e Franco Fortini, dall'inglese Rudyard Kipling, dagli statunitensi Ezra Pound, Wystan Hugh Auden e John Ashbery e dal catalano Joan Brossa.

Note modifica

  1. ^ W. Th. Elwert, Versificazione italiana dalle origini ai giorni nostri, Firenze, Le Monnier, 1991, p. 145. Su questa definizione è concorde anche F. Bausi-M. Martelli, La metrica italiana, Firenze, Le Lettere, 2003, p. 195: La sestina narrativa o sesta rima è una sorta di ottava decurtata, nella prima parte (quella a rima alterna) di un distico: consta infatti di sei versi, generalmente tutti endecasillabi, disposti secondo lo schema ABABCC.
  2. ^ P. Canettieri, Il gioco delle forme nella lirica dei trovatori, Roma, Bagatto libri, 1996.
  3. ^ C. Pulsoni, Da Petrarca all'Europa: appunti sulla fortuna della sestina lirica, in Atti e memorie dell'Accademia galileiana di Scienze, Lettere ed Arti, a.a. 2010-11, vol. 123, pp. 201-17.

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