Shapur Bakhtiar

politico iraniano

Shapur Bakhtiar (in persiano شاپور بختیارpronuncia persiano; Kanarak, 26 giugno 1914Suresnes, 8 agosto 1991) è stato un politico iraniano, ultimo primo ministro sotto lo scià Mohammad Reza Pahlavi.

Shapur Bakhtiar
Shapur Bakhtiar

Primo ministro dello Stato Imperiale dell'Iran
Durata mandato4 gennaio 1979 –
11 febbraio 1979
MonarcaMohammad Reza Pahlavi
PredecessoreGholam Reza Azhari
SuccessoreMehdi Bazargan
(come Primo ministro della Repubblica Islamica dell'Iran)

Vice ministro del Lavoro
Durata mandato1º luglio 1952 –
9 aprile 1953

Leader della Resistenza Nazionale
Durata mandato1º ottobre 1979 –
6 agosto 1991
Predecessorecarica istituita
SuccessoreGoudarz Bakhtiar

Dati generali
Partito politicoFronte Nazionale dell'Iran
(1949-1979)
Partito dell'Iran
(1949-1979)
Movimento Nazionale della Resistenza Iraniana
(1979-1991)
Titolo di studiodoktor nauk in scienze politiche
UniversitàSorbona, Esfahan, Beirut
FirmaFirma di Shapur Bakhtiar

Biografia modifica

Nato nell'Iran sud-occidentale da genitori di etnia bakhtiari, fece i primi studi a Isfahan e Beirut (Libano), prima di spostarsi in Francia dove conseguì il dottorato in scienze politiche alla Sorbona nel 1939. Convinto oppositore dei totalitarismi, si arruolò nella Legione Straniera Francese per combattere con la resistenza contro l'occupazione nazista.

La carriera politica modifica

Shapur Bakhtiar ritornò in Iran nel 1946, dove divenne una figura di primo piano del Fronte Nazionale di Mohammad Mossadeq e sottosegretario al Ministero del Lavoro del breve governo da questi presieduto (1951 - 1953). Dopo il colpo di Stato promosso dagli anglo-americani che rimise sul trono Reza Pahlavi, Bakhtiar divenne un oppositore del regime e finì più volte in carcere negli anni successivi per un totale di sei anni.

Nel 1979, nel tentativo di contenere la rivoluzione islamica, lo scià lo nominò Primo Ministro come concessione all'opposizione. Sebbene ciò gli causasse l'espulsione dal Fronte Nazionale, Bakhtiar accettò poiché sperava di dirottare la rivolta guidata dai comunisti e dai mullah verso l'instaurazione di una repubblica liberale di tipo occidentale. Pose però come condizione che lo scià lasciasse il Paese.

Avviò quindi una serie di riforme moderate, ma commise alcuni errori decisivi, il più grande dei quali fu permettere a Ruhollah Khomeyni di rientrare in Iran e di assumere, così, la testa della rivoluzione. Il potere e il governo di Bakhtiar svanirono in breve tempo e in aprile egli si rifugiò in Francia dove fondò il Movimento Nazionale della Resistenza Iraniana, che ha combattuto la Repubblica islamica dall'interno del paese. Tra il 9 e il 10 luglio 1980, Bakhtiar aiutò a organizzare un tentativo di colpo di stato noto come colpo di stato di Nojeh, che gli guadagnò la condanna a morte da parte della Repubblica islamica.

Il 18 luglio 1980 sfuggì a un tentativo di omicidio da parte di un gruppo di tre aggressori nella sua casa di Neuilly-sur-Seine, un sobborgo di Parigi, in cui rimasero uccisi un poliziotto e un vicino. La squadra assassina di cinque uomini con legami con la neonata repubblica islamica guidata da Anis Naccache, un libanese, fu catturata ed i suoi componenti furono condannati all'ergastolo, ma il presidente francese François Mitterrand li graziò nel luglio 1990, consentendo il loro rimpatrio a Teheran.

Assassinio modifica

Il 6 agosto 1991, Bakhtiar fu assassinato insieme al suo segretario, Soroush Katibeh, da tre persone entrate nella sua casa, nel sobborgo parigino di Suresnes: entrambe le vittime erano state uccise con coltelli da cucina. I loro corpi furono ritrovati solo 36 ore dopo la morte, anche se Bakhtiar aveva una forte protezione della polizia e benché i suoi assassini avessero lasciato i documenti di identità a una guardia a casa sua[1].

Due degli assassini fuggirono in Iran. Un terzo, Ali Vakili Rad, fu arrestato in Svizzera, insieme a un presunto complice, Zeynalabedin Sarhadi, pronipote dell'allora presidente dell'Iran, Ali Akbar Hashemi Rafsanjani. Entrambi furono estradati in Francia per il processo[2]: Vakili Rad fu condannato all'ergastolo nel dicembre 1994, mentre Sarhadi fu assolto.

Rad fu rilasciato sulla parola il 19 maggio 2010, dopo aver scontato 16 anni di pena[3], solo due giorni dopo che Teheran aveva liberato Clotilde Reiss, una studentessa francese accusata di spionaggio dal regime islamico. Sia il governo francese che quello iraniano negarono che i due affari fossero collegati[4].

Note modifica

  1. ^ Poche ore dopo l'assassinio di Bakhtiar, un ostaggio britannico fu liberato dal Libano, presumibilmente detenuto da Hezbollah, ma fu preso un ostaggio francese. Sebbene molti nella comunità iraniana in esilio abbiano ipotizzato una complicità ufficiale francese nella morte di Bakhtiar, il secondo rapimento getta un'ombra su tali teorie: sembrerebbe improbabile che i francesi appoggino un'operazione che include il rapimento di un altro ostaggio francese in Libano, per cui non vi è alcun collegamento apparente tra i due eventi.
  2. ^ Rempel, William C. "Tale of Deadly Iranian Network Woven in Paris", Los Angeles Times, 3 November 1994.
  3. ^ Bakhtiar's Murderer Turned into a Hero and Role Model. Rooz Online. 20 May 2010.
  4. ^ Lisa Bryant (17 May 2010). "France Sends Iranian Assassin Home". Voice of America.

Bibliografia modifica

  • Marcella Emiliani, Marco Ranuzzi de' Bianchi, Erika Atzori, Nel nome di Omar. Rivoluzione, clero e potere in Iran, Bologna, Odoya, 2008 ISBN 978-88-6288-000-8.

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN29529530 · ISNI (EN0000 0000 8214 1683 · LCCN (ENn83005415 · GND (DE120309939 · BNF (FRcb11889933z (data) · J9U (ENHE987007568487705171 · WorldCat Identities (ENlccn-n83005415