Stéphane Courtois

storico francese

«Focalizzarsi sul genocidio ebraico nel tentativo di caratterizzare l'Olocausto come un'atrocità unica [...] ha impedito la valutazione di altri episodi di grandezza paragonabile nel mondo comunista.»

Stéphane Courtois (Dreux, 25 novembre 1947) è uno storico francese, specialista di storia dei movimenti e regimi comunisti e, in particolare, di storia del comunismo e genocidi comunisti[2].

Stéphane Courtois

È autore di diversi libri e curatore del libro nero del comunismo, best seller tradotto in numerose lingue.

Biografia modifica

Courtois è direttore di ricerca presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica, nel Géode (gruppo di studio e di osservazione della democrazia) alla West University Paris Nanterre La Défense, nonché professore presso l'Institut catholique d'études supérieures- ICES. È direttore della rivista communisme, che ha cofondato con Annie Kriegel nel 1982, ed è membro del think tank neoconservatore Cercle de l'Oratoire.

Da studente, fra il 1968 e il 1971, Courtois era un maoista, anche se in seguito divenne apertamente anti-comunista e un forte sostenitore della democrazia, del pluralismo, di diritti umani, e dello stato di diritto.[3]

Courtois sostiene che il Comunismo e il Nazismo sono sistemi totalitari leggermente diversi[non chiaro], e che il comunismo è responsabile dell'assassinio di circa 100 milioni di persone nel XX secolo, nonostante una società veramente comunista non sia mai esistita nella storia dell'umanità. Nei suoi studi sostiene inoltre, sulla scia di Ernst Nolte, che i nazisti hanno adottato i medesimi metodi repressivi sovietici.

Opere modifica

Note modifica

  1. ^ Stéphane Courtois (a cura di), The Black Book of Communism: Crimes, Terror, Repression, Harvard University Press, 1999, p. 9, ISBN 0-674-07608-7.
  2. ^ Copia archiviata, su eicee.org. URL consultato il 14 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2008).
  3. ^ Christophe Bourseiller, Les Maoïstes. La folle histoire des gardes rouges français, Paris, Plon, 1996, p. 277.

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Collegamenti esterni modifica

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