Tomás de Torquemada

religioso spagnolo

Tomás de Torquemada (Valladolid, 14 ottobre 1420Avila, 16 settembre 1498) è stato un religioso spagnolo, primo grande inquisitore dell'Inquisizione spagnola, priore del convento domenicano della Santa Cruz di Segovia e confessore dei re cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona.

Tomás de Torquemada

Biografia modifica

Torquemada nacque a Valladolid nel 1420. Discendeva da una famiglia di ebrei convertiti (conversos) ed era nipote del cardinale Juan de Torquemada, secondo quanto riportato dal suo contemporaneo Hernando del Pulgar, anch'egli converso.[1] In giovane età divenne frate domenicano e priore del convento Santa Cruz a Segovia. Nell'ottobre 1483 fra Tomás venne nominato dai re cattolici[senza fonte] inquisitore generale per la Castiglia, l'Aragona, il León, la Catalogna e Valencia, in base all'autonomia nella scelta dei giudici che i sovrani di Spagna avevano ottenuto da papa Sisto IV, che tuttavia non voleva farsi sfuggire il controllo di tale istituzione[non chiaro].

Egli riorganizzò e centralizzò (con le famose Istructiones redatte periodicamente dal 1484 al 1498) l'inquisizione spagnola, che fu istituita nel 1480 e il cui inizio (in Spagna come altrove) era stato tumultuoso, violento e prevaricatorio, stabilendo tribunali a Siviglia, Jaén, Cordova, Ciudad Real e in altre città come Saragozza e Barcellona, in cui peraltro incontrò resistenza. Gli fu successivamente confermata la nomina da Innocenzo VIII, poiché — benché i sovrani fossero infatti autonomi nella scelta dei giudici — il papa si riservava il diritto di controfirmare le nomine.

Torquemada, con l'aiuto degli inquisitori a lui sottoposti (era infatti inquisitore generale di tutta la Spagna e delle colonie), istituì processi molto rigorosi nei confronti di quegli ebrei convertiti al cattolicesimo (marranos) che fossero sospettati di falsa conversione. Nel 1492 il nuovo pontefice Alessandro VI convinse Torquemada a ritirarsi nel convento di Avila, ma anche da lì riuscì a ottenere dai sovrani spagnoli Isabella di Castiglia e Ferdinando II di Aragona, di cui era stato il fidato confessore, l'espulsione degli ebrei dal regno di Spagna.

Dopo tale espulsione si dedicò, con lo stesso rigore, ai processi nei confronti dei musulmani convertiti al cattolicesimo (moriscos) che fossero sospetti di falsa conversione. Come inquisitore generale (nominato dal re in nome del papa, che doveva tuttavia ratificarlo) era a capo del Consejo Supremo de la Santa Inquisición (detto la Suprema), formato da sette membri. La Suprema aveva autorità su 22 tribunali inquisitoriali: 14 in Spagna, 3 in Portogallo, 3 nell'America spagnola, 2 in Italia (Sicilia e Sardegna). Tra gli studiosi si ritiene generalmente che nei quindici anni della sua gestione del tribunale i processi furono 100.000 (18 al giorno) e le condanne a morte 2.000.[2]

Morì nel 1498 e le sue spoglie vennero inumate nel Real Monasterio de Santo Tomás ad Avila.

Note modifica

  1. ^ Fernando del Pulgar, Claros varones de Castilla, G. Ortega, 1789.
  2. ^ Henry Kamen, Inkwizycja Hiszpańska, Państwowy Instytut Wydawniczy, 2005, p. 62; Helen Rawlings, The Spanish Inquisition, 2004, p. 15; William Monter, Anticlericalism and the early Spanish Inquisition, [in:] Anticlericalism in Late Medieval and Early Modern Europe, BRILL, 1993, p. 238

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