Uberto di Liegi

vescovo franco, santo della Chiesa cattolica

Sant'Uberto, detto "l'apostolo delle Ardenne" (Tolosa?, 656Fura, 30 maggio 727), apparteneva alla dinastia merovingia: fu vescovo di Maastricht e primo vescovo di Liegi; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Sant'Uberto
Immagine del santo in una miniatura
 

Vescovo

 
NascitaTolosa?, 656
MorteFura, 30 maggio 727
Venerato daChiesa cattolica
Ricorrenza3 novembre
AttributiCervo che reca tra le corna una croce[1], corno da caccia, falcone, cani da caccia
Patrono difonditori, cani, cacciatori, guardie forestali, guardie venatorie, fabbricanti di pelli, macellai

Biografia modifica

Primogenito del duca Bertrando di Aquitania e nipote di re Cariberto II, nacque probabilmente a Tolosa attorno al 656 e crebbe a Metz, come conte palatino presso la corte di re Teodorico III di Neustria; con l'avvento al potere da parte di Ebroino si trasferì in Austrasia, dove venne accolto benevolmente da Pipino di Herstal, e nel 692 sposò la figlia del conte di Lovanio da cui ebbe un figlio, Floriberto.

Secondo la tradizione agiografica ispirata alla leggenda di sant'Eustachio, un Venerdì santo, durante una battuta di caccia, avrebbe ricevuto la visione di un crocifisso tra le corna di un cervo che lo avrebbe invitato ad abbandonare la sua vita dissoluta e a convertirsi (l'episodio è alla base dell'iconografia del santo).[2]

Rimasto vedovo si pose sotto la direzione spirituale di san Lamberto di Maastricht, rinunciando ai suoi beni e ai suoi titoli in favore di suo fratello minore Oddone, al quale affidò anche la cura del figlio Floriberto.

Studiò teologia e venne ordinato sacerdote, divenendo il principale assistente di Lamberto al quale nel 706 succedette come vescovo di Maastricht: divenne predicatore e si dedicò all'evangelizzazione delle zone orientali del Belgio (Brabante, Ardenne) e fondò la diocesi di Liegi, di cui divenne il primo vescovo; nella cattedrale che fece costruire nella sua nuova sede episcopale fece anche traslare il corpo di Lamberto.

Culto modifica

Alla sua morte venne sepolto nella chiesa di San Pietro, a Liegi, ma nell'825 le sue reliquie vennero traslate nell'abbazia di Andage, nelle Ardenne.

La venerazione come santo ebbe ampia diffusione nel Medioevo, fu invocato contro il morso dei cani e la rabbia, la sua tomba fu meta di numerosi pellegrinaggi.

Festa il 3 novembre (memoria della traslazione delle reliquie).

Influenza culturale modifica

Il romanzo psicologico Ipotesi di cacciatore di Gregorio Ponci edito nell'ottobre 2018, viene giudicato una possibile trasposizione in chiave attuale della leggenda del Santo riportata anche in appendice al libro.

Il logo del noto amaro Jägermeister rappresenta un cervo le cui corna fanno da cornice ad una croce: il logo è ispirato alla leggenda di sant'Uberto.

«C'era una volta un feroce cacciatore di nome Hubertus che un giorno ebbe un'assurda visione: un maestoso cervo con una croce splendente tra le corna. La visione cambiò drasticamente la sua vita. Da quel giorno Hubertus si impegnò strenuamente a rispettare e proteggere la natura fino a diventare il santo patrono dei cacciatori. Curt Mast pensò che questa suggestiva storia si sposasse perfettamente con il suo elisir e adottò il simbolo del cervo per onorare il vero ‘Maestro di caccia’»

Note modifica

  1. ^ Anche sant'Eustachio è così rappresentato: li si può distinguere poiché Eustachio indossa una veste militare, ancorché talvolta incompleta, cfr. (FR) Jacomet Des Graviers, Reconnaître les saints - Symboles et attributs, Massin, 2006, ISBN 2-7072-0471-4.
  2. ^ Il cervo fu rappresentato assai presto nell'iconografia cristiana quale simbolo di Cristo che combatte il demonio, rappresentato dal serpente, a seguito della credenza, alimentata da molti scrittori dell'antichità, che il cervo fosse un avversario implacabile del serpente, cui darebbe la caccia stanandolo ed uccidendolo. Cfr. Louis Charbonneau-Lassay, Il bestiario del Cristo, II vol., Roma, Edizioni Arkeios, 1995, p. 357 e ss., ISBN 88-86495-02-1.

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN70602369 · ISNI (EN0000 0001 2028 1290 · CERL cnp00553418 · ULAN (EN500354889 · LCCN (ENn93045286 · GND (DE118554131 · J9U (ENHE987010635530305171 · WorldCat Identities (ENlccn-n93045286