Un delitto d'onore

romanzo scritto da Giovanni Arpino

Un delitto d'onore è un romanzo di Giovanni Arpino del 1960. Il libro è arrivato secondo nella finale del Premio Strega 1961, vinto da Raffaele La Capria.[1] È stato tradotto in numerose lingue straniere.[2]

Un delitto d'onore
AutoreGiovanni Arpino
1ª ed. originale1960
Genereromanzo
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneCampania, 1920-1922
ProtagonistiGaetano Castiglia
CoprotagonistiSabina
Altri personaggiGioacchino Russo, don Alfonso, l'avvocato Colantuoni

Trama modifica

Parte prima modifica

Gaetano Castiglia, trentanove anni, è un medico di ricca famiglia, ha studiato anche a Boston, ma non esercita. Vive a Montrone, nell'Avellinese, con la madre Maddalena, mentre il padre Vincenzo è morto da tempo. Gaetano è innamorato di Sabina, di appena diciassette anni, conosciuta per caso durante una processione. La madre è contraria all'unione, perché Sabina, orfana, è povera e non istruita, e ha lavorato in un'osteria gestita da una zia. Gaetano si intestardisce e fa di tutto per far accettare Sabina alla madre. È molto geloso e si preoccupa che Sabina possa avere fatto cattive esperienze all'osteria, frequentata da contadini e ubriaconi. Per preparare il matrimonio manda Sabina a vivere da un'altra zia nel vicino paese di Atripalda, le impone di imparare a leggere e a scrivere e a comportarsi con finezza, non vuole che abbia rapporti con altre persone di bassa estrazione.

Parte seconda modifica

Si celebra il matrimonio. La prima notte di nozze, in un albergo di Napoli, Gaetano si accorge che Sabina non è vergine. Lei cerca di negare, poi è costretta a raccontare di alcuni rapporti con Vincenzo Carbone, che ora è ufficiale a Torino. Dapprima lui l'aveva presa con la forza in una stalla, poi lei si era convinta a rivederlo in casa sua, perché la sorella del Carbone, Elena, le aveva fatto promesse di matrimonio, poi non mantenute. Gaetano decide di tornare a Montrone. La notte seguente uccide Sabina tagliandole la gola con un rasoio, poi si reca da Elena, che gestisce un negozio, e la uccide a revolverate; infine si consegna ai carabinieri

Parte terza modifica

La madre di Gaetano decide di affidare la difesa al grande avvocato napoletano Gioacchino Russo, che viene contattato con difficoltà dall'avvocato avellinese Colantuoni e dallo zio di Gaetano, il sacerdote don Alfonso. Russo accetta la difesa, che vuole impostare sul tema della grave difesa all'onore. Va a conoscere la madre di Gaetano e qui apprende da don Alfonso che i fascisti vogliono aiutare Gaetano, al quale avevano offerto il posto di sindaco: Russo, un convinto liberale, dice che non farà alcun patto con i fascisti, ma accetterà ogni aiuto che può venire da loro. Poi comincia a preparare il processo, facendosi procurare da Colantuoni, che spesso maltratta, l'elenco dei possibili testimoni, per sapere se hanno amanti, se sono traditi dalle mogli, e così via, per capire chi è meglio convocare. Cerca anche l'aiuto della stampa: alcuni giovani avellinesi vorrebbero fondare un giornale, e Russo li consiglia di rivolgersi per un finanziamento alla madre di Gaetano. Come ultimo atto, Russo si reca a visitare Gaetano, il quale è in carcere è attende con serenità il processo: le meditazioni degli ultimi giorni, dice, lo hanno profondamente trasformato. Di fronte alla passività di Gaetano, Russo perde il controllo e lo costringe a giurare di essere convinto di avere fatto giustizia, poiché è convinto che con questa linea Gaetano se la caverà con poco o nulla e presto sarà libero, nonostante molti magistrati stiano insorgendo contro le pene troppo miti inflitte a chi si macchi di delitti d'onore. Quindi Russo se ne va, promettendo a Gaetano che presto sarà sindaco, («Se lo vorranno. Se insisteranno...», è la replica di Gaetano) e sentendosi intimamente più solido e molto soddisfatto, con un gusto pieno di trionfo che lo pervade.

Edizioni modifica

  • Giovanni Arpino, Un delitto d'onore, A. Mondadori, Milano 1961
  • Giovanni Arpino, Un delitto d'onore, Introduzione di Giulio Nascimbeni, A. Mondadori, Milano 1965
  • Giovanni Arpino, Opere scelte, a cura e con un saggio introduttivo di Rolando Damiani A. Mondadori, Milano 2009

Dal romanzo al film modifica

Dal romanzo il regista Pietro Germi, coadiuvato dai suoi fidi collaboratori Ennio De Concini e Alfredo Giannetti, s'è liberamente ispirato per il soggetto del suo film Divorzio all'italiana del 1961, che ha adattato e trasformato in commedia, ambientandola in epoca a lui contemporanea presso un paesino immaginario del catanese, ritraendovi la mentalità e le pulsioni di una certa Sicilia di provincia, col proposito d'evidenziare due situazioni di arretratezza legislativa dell'Italia dell'epoca: la mancanza di una legge sul divorzio (che arriverà solo nel 1970), e soprattutto l'anacronistico articolo 587 del codice penale che regolava il delitto d'onore, abolito soltanto venti anni dopo[3]. L’effettiva trasposizione cinematografica del romanzo avviene nel 1974 con il film a episodi Verginità.

Note modifica

  1. ^ Edizione 1961, su premiostrega.it. URL consultato il 1º gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2021).
  2. ^ Delitto d'onore, su worldcat.org. URL consultato il 1º gennaio 2020.
  3. ^ Morando Morandini, Il Morandini - Dizionario dei Film, Zanichelli, 2007.
    «Si può fare una commedia intelligente, lesta, graffiante anche illustrando un articolo (il 587) del codice penale. Se c'è un'arte che nasce dall'indignazione, questo film le appartiene. Moralista risentito, Germi carica qui i suoi livori di un umor nero, di una amara e invelenita buffoneria che trova negli interpreti, soprattutto in Mastroianni, il suo sfogo.»

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