Wizards of the Coast

casa editrice statunitense di giochi da tavolo

Wizards of the Coast (spesso abbreviata in WotC o semplicemente Wizards) è un editore di giochi di tema principalmente fantasy e fantascientifici. Agli inizi era un piccolo editore di giochi di ruolo, ma si espanse molto a metà degli anni novanta grazie al successo del primo gioco di carte collezionabili, Magic: l'Adunanza.

Wizards of the Coast
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StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Forma societariaSocietà controllata
Fondazione1990 a Seattle
Fondata daPeter Adkison
Sede principaleRenton
GruppoHasbro
SettoreEditoria
Prodotti
Sito webcompany.wizards.com/en

Nel 1997 acquisì la Tactical Studies Rules allora in fallimento, ottenendo tra l'altro la proprietà del primo gioco di ruolo, Dungeons & Dragons, e ottenne un altro grande successo con la licenza per la pubblicazione del Pokémon Trading Card Game.

Nel 1999 fu a sua volta acquisita dalla Hasbro di cui divenne una divisione. La sede corporativa è a Renton (Washington), negli Stati Uniti.[1]

Storia modifica

Il nome Wizards of the Coast ("maghi della costa" in inglese) ha origine nel periodo 1979-1982, quando il gruppo di gioco di Peter Adkison (all'epoca al college) discusse della possibilità di fondare una casa editrice di giochi. Per anni la proposta rimase solo un'idea finché nel 1990, durante una discussione con Ken McGlothem, l'unico della cerchia di amici di gioco originali con cui era rimasto in contatto, tornò a galla e nel maggio dello stesso anno Adkison e altri fondarono la Wizards of the Coast[2] nelle vicinanze di Seattle, Washington, ed il loro quartier generale è ancora situato nella vicina Renton[3].

Il primo prodotto sviluppato dalla compagnia fu The Primal Order (1992), un supplemento generico per giochi di ruolo incentrato sulle divinità e sui loro seguaci. Il manuale non aveva un regolamento proprio ma conteneva numerose appendici di conversione per diversi sistemi di giochi di ruolo[4]. Nei due anni di sviluppo del manuale (e di preparazione di una linea di prodotti collegati) Adkinson cominciò a stringere contatti nel mondo dell'editoria del gioco e su suggerimento di Tom Dowd della FASA inviò Rich Kaalas al Game Trade Show organizzato dalla Game Manufacturers Association[2]. Kaalas entrò in contatto con Lisa Stevens della White Wolf che gli diede molti consigli e restò in contatto con loro, venendo quindi assunta quello stesso anno (Lisa fu la prima dipendente a tempo pieno della WotC), portando con sé la sua esperienza e le sue connessioni nell'editoria[2].

Nel 1992 The Primal Order fu infine pubblicato, ma Kevin Siembienda, proprietario della Palladium, ritenne che i riferimenti ai regolamenti che pubblicava violassero il suo copyright e il 17 giugno 1992 intentò causa alla WoTC[4][5]. La causa portò quasi al fallimento la WotC e sottrasse tempo prezioso allo sviluppo di nuovi prodotti. Nonostante la volontà della WotC di trattare, Siembienda chiedeva che questa firmasse un'ammissione di colpevolezza, ma farlo avrebbe esposto la WotC ad azioni legali da parte delle altre case editrici i cui regolamenti comparivano in The Primal Order[5]. A dicembre, dopo che il giudice ebbe rifiutato di chiudere il caso con un giudizio sommario, Adkison era convinto che ormai fosse finita per la ditta, ma grazie anche a membri dello staff che trovarono i fondi per mantenere a galla la WotC, questa riuscì a riprendersi[5]. Infine a gennaio 1993 Mike Pondsmith, all'epoca presidente della GAMA e proprietario della R. Talsorian, riuscì a negoziare un accordo extragiudiziario tra le parti.[5].

Nel frattempo, nel 1991, Richard Garfield contattò la Wizards of the Coast per proporre un nuovo gioco da tavolo chiamato RoboRally, che però la WotC rifiutò perché sarebbe stato troppo costoso produrlo con le risorse di cui disponeva all'epoca.[6] Comunque Adkinson chiese a Garfield se poteva inventare un gioco che fosse sia portatile, sia rapido da giocare e Garfield accettò.[7] Adkison fondò una nuova compagnia, Garfield Games, per sviluppare l'idea di Garfield di un gioco di carte collezionabili, inizialmente chiamato Manaclash in quello che sarebbe diventato Magic: The Gathering. Questo mise il gioco al riparo della contesa legale con la Palladium. Garfield Games licenziò i diritti di produzione e vendita alla Wizards of the Coast fino a che il caso legale non si risolse. A questo punto la società di comodo fu chiusa. Magic fu dimostrato nel luglio 1993 alla Origins Game Fair in Dallas.[4] Il gioco si dimostrò estremamente popolare in agosto alla Gen Con 1993, e nel giro di sei settimane la WotC aveva venduto 10 milioni di carte, una quantità che si aspettava sarebbe durata fino alla fine dell'anno.[8] Il successo di Magic generò incassi sufficienti da trasformare nel giro di due anni una compagnia di pochi impiegati con sede in uno scantinato in una compagnia di 250 impiegati con uffici moderni.[9] In 1994, Magic vinse sia il Mensa Top Five mind games award[10] che l'Origins Award per il "miglior gioco fantasy o di fantascienza del 1993", che quello per la "miglior presentazione grafica di un gioco da tavolo del 1993".[11]

Nel 1994 la Wizard iniziò una collaborazione con il The Beanstalk Group, un'agenzia di brand licensing e consultazione per licenziare il marchio Magic.[12] Dopo il successo di Magic la Wizards pubblicò RoboRally nel 1994, vincendo nuovamente l'Origins Award per il "miglior gidoco da tavolo fantasy o di fantascienza del 1994" e per la "miglior presentazione grafica di un gioco da tavolo del 1994".[13] Nel 1994 la Wizards espanse inoltre la sua linea di giochi di ruolo acquistando SLA Industries dalla Nightfall Games e Ars Magica dalla White Wolf in 1994.[9] Nel 1995 pubblicò un altro gioco di carte (non collezionabile) di Richard Garfield, The Great Dalmuti, che vinse il premio Best New Mind Game del Mensa.[10] Nell'agosto 1995 la Wizards pubblicò Everway, ma quattro mesi dopo chiuse tutte le sue linee di giochi di ruolo. Peter Adkison spiegò che la compagnia stava facendo un cattivo servizio ai giochi per mancanza di supporto e che stava perdendo soldi su tutte le linee di giochi di ruolo.[12] Inoltre nel 1995 le vendite annuali della superarono i 65 milioni di dollari.[14]

Nel 1997, acquisì la casa editrice che pubblicava il gioco di ruolo Dungeons & Dragons: la TSR. Nel settembre del 1999 fu a sua volta acquisita dalla Hasbro Interactive, sussidiaria del gigante dei giochi Hasbro. Hasbro era interessata alla proprietà del gioco di carte collezionabili basato sui Pokémon, di cui la WotC deteneva i diritti.

Per molti anni la WotC ha anche gestito una catena di negozi di vendita al dettaglio. Questi furono chiusi nella primavera del 2004.

Giochi e prodotti modifica

Giochi da tavolo modifica

prodotti sotto l'etichetta Avalon Hill

Giochi di carte non collezionabili modifica

Giochi di carte collezionabili modifica

Giochi di ruolo e supplementi modifica

La Wizards of the Coast ha scritto la Open Game License utilizzata dalla Open Gaming Foundation e dal d20 system.

Giochi di miniature modifica

Videogiochi con realtà aumentata modifica

Romanzi fantasy modifica

La Wizards of the Coast ha anche pubblicato molti romanzi basati sulle ambientazioni dei suoi prodotti. Alcuni di questi sono ora fuori produzione.

Note modifica

  1. ^ Contact Us, su company.wizards.com, Wizards of the Coast. URL consultato il 9 gennaio 2014.
  2. ^ a b c Appelcline 2011, p. 276.
  3. ^ (EN) About Wizards, su ww2.wizards.com, Wizards of the Coast. URL consultato il 9 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2006).
  4. ^ a b c (EN) John Tynes, Death to the Minotaur: Part 1, su archive.salon.com, Salon Media Group, 23 marzo 2001. URL consultato il 1º gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2006).
  5. ^ a b c d Appelcline 2011, p. 277.
  6. ^ Appelcline 2011, p. 278.
  7. ^ Miller 2003, p. 2.
  8. ^ Miller 2003, p. 3.
  9. ^ a b Shannon Appelcline, Wizards of the Coast: 1990 – present, su A Brief History of Game, RPGnet, 3 agosto 2006. URL consultato il 1º settembre 2006.
  10. ^ a b American Mensa mind games past winners, su mindgames.us.mensa.org, Mind Games. URL consultato il 9 gennaio 2014.
  11. ^ (EN) 1993 list of winners, su originsgamefair.com, Academy of Adventure Gaming Arts and Design. URL consultato il 6 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2009).
  12. ^ a b (EN) John Tynes, Death to the Minotaur: Part 2, su archive.salon.com, Salon Media Group, 23 marzo 2001. URL consultato il 9 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2012).
  13. ^ (EN) 1994 list of winners, su originsgamefair.com, Academy of Adventure Gaming Arts and Design. URL consultato il 6 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2009).
  14. ^ Rosemary C. Salomone, Visions of Schooling: Conscience, Community, and Common Education, Yale University Press, 2002, p. 144, ISBN 978-0-300-09350-6.
  15. ^ Miller 2003, p. 87.
  16. ^ Miller 2003, p. 128.
  17. ^ Appelcline 2011, p. 265.

Bibliografia modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN142058082 · ISNI (EN0000 0000 9620 4331 · LCCN (ENn95096104 · J9U (ENHE987012282117005171 · WorldCat Identities (ENlccn-n95096104