Stragi di Perugia

Massacro di civili compiuto nel 1859 da mercenari svizzeri-pontifici

Le stragi di Perugia indicano gli avvenimenti storici risorgimentali avvenuti il 20 giugno 1859 a Perugia, ad opera delle truppe pontificie inviate da papa Pio IX che procedettero all'occupazione della città, con saccheggio e massacro di civili, per punire i cittadini colpevoli di essersi ribellati al dominio dello Stato della Chiesa.

Insurrezione di Perugia
parte della seconda guerra d'indipendenza
Gli Svizzeri al crocevia.
Opera di Napoleone Verga.
Museo dell'accademia di Perugia
Data20 giugno 1859
LuogoPerugia
Causacacciata degli amministratori pontifici, formazione di un governo provvisorio con lo scopo di unificazione al Regno di Sardegna
Esitovittoria dei papalini. Pretesto o casus belli per invasione piemontese delle Marche
Schieramenti
Bandiera dello Stato Pontificio Stato Pontificio Insorti perugini
Comandanti
  • col. Anton Schmidt von Altdorf (svizzeri)
  • cap. Antonio Mazzotta (gendarmeria)
  • ten. Felice Perfetti (gendarmeria)
Membri del gov. provv.:
  • Francesco Guardabassi
  • Nicola Danzetta
  • Zeffirino Faina Baldini
  • Tiberio Berardi
  • Carlo Bruschi
  • Antonio Cesarei
  • Filippo Tantini
  • 3 ufficiali piemontesi inviati dal gen. Mezzacapo su richiesta dei rivoltosi a Filippo Antonio Gualterio:

    Perdite
    Morti:
    • 9 o 10 soldati pontifci

    Feriti:

    • 23 soldati
    Morti:
  • 5 combattenti in armi
  • 21 civili (17 M – 4 F)
  • feriti:

    • 13 combattenti
    • 11 civili (7 M – 4 F)
    Voci di rivolte presenti su Wikipedia

    «(…) Fulmina, Dio, la micidial masnada; / E l’adultera antica e il peccatore / Ne l’inferno onde uscí per sempre cada.»

    Storia modifica

    Contesto modifica

    Le "stragi di Perugia" vanno ascritte alla situazione che si verificò durante la seconda guerra di indipendenza che vide per Perugia una cifra stimata di ottocento giovani accorrere volontari nell'esercito sardo sui campi di battaglia dell'Italia settentrionale, mentre, nella stessa Perugia, era pronto un comitato insurrezionale collegato con la Società Nazionale, particolarmente con i centri di quest'ultima a Firenze e a Bologna.

    Il comitato si mosse il 14 giugno per chiedere al governo pontificio, attraverso il suo rappresentante a Perugia monsignor Luigi Giordani, di abbandonare la posizione di neutralità assunta nella guerra italiana. Il rappresentante pontificio rifiutò di collaborare. Il comitato lo cacciò e diede vita a un governo provvisorio composto da persone di spicco in Perugia quali Francesco Guardabassi, Nicola Danzetta, Zeffirino Faina, Tiberio Berardi, Carlo Bruschi, Antonio Cesarei e Filippo Tantini[1][2], che offrì la dittatura a Vittorio Emanuele.

    A tale organo supremo facevano capo un comando di piazza, un comitato di difesa e altri organi di pubblica sicurezza. Infatti fu subito chiaro che il governo pontificio era deciso ad arginare i movimenti filo-unitari che minacciavano di estendersi a tutto lo stato, non rinunciava al controllo di Perugia e si preparava a dare un duro esempio, riprendendola con la forza. Era anche chiaro che non c'era da attendersi appoggio da Cavour, che aveva le mani legate da precisi accordi con Napoleone III, anche se l'insurrezione perugina era in sintonia con la sua politica unitaria.

    Il Cardinal Segretario di Stato Giacomo Antonelli, informato dell'accaduto, comunicò il 14 giugno stesso a monsignor Giordani (ritiratosi a Foligno) di «impedire insieme alla truppa ogni disordine, chiamando anche ove occorra qualche compagnia da Spoleto», nell'attesa di rinforzi di «due mila uomini e forse anche francesi».[3][4] L'aiuto francese fu però rifiutato dal comandante dei corpi d'occupazione de Goyon, ma si approntò la spedizione del 1º reggimento estero, che contava circa 1.700 uomini, guidati dal colonnello Antonio Schmidt d'Altorf.[5] Essi giunsero a Foligno il 19 giugno, dove Schmidt, monsignor Giordani e il Consigliere di Stato Luigi Lattanzi decisero di muovere immediatamente verso Perugia, onde evitare l'arrivo di rifornimenti alla città dalla Toscana.[6]

    Massacri e saccheggi modifica

     
    Stampa del tempo raffigurante il massacro

    Il governo provvisorio rivolse perciò un appello al popolo perché si preparasse alla difesa e tale appello fu accolto.

    Quando il 20 giugno le truppe papali, forti di circa duemila uomini in gran parte svizzeri,[7] si presentarono davanti a Perugia, trovarono un migliaio di cittadini dispersi su un ampio fronte, male organizzati e poco armati - dalla Toscana erano giunte poche centinaia di fucili e per giunta non tutti in buono stato - ma animati dalla volontà di difendersi.

    La resistenza fu spezzata dopo un breve e accanito combattimento che ebbe come epicentro Porta San Pietro e che costò 10 perdite ai pontifici e 27 ai perugini[8]. Ad esso seguì un saccheggio, accompagnato da stupri, violenze e massacro di civili, che rese immediatamente famoso il primo episodio di guerra popolare del 1859.

    Figura di rilievo durante le stragi fu quella di Placido Acquacotta, abate del monastero di San Pietro, che nascose e aiutò nella fuga numerosi civili, tra cui Benedetto Spagna, che fuggì presso Mercatello sul Metauro dove trovò rifugio per sé e per i documenti del Governo Provvisorio.[9][10][11]

    Testimonianze modifica

    Numerosi contemporanei descrissero l'accaduto. Così è raccontato nelle parole del Sottointendente militare pontificio Monari:

    «I soldati passarono sopra queste barricate, presero d'assalto tutte le case ed il convento ove uccisero e ferirono quanti poterono, non eccettuate alcune donne, e procedendo innanzi fecero lo stesso nella Locanda a S. Ercolano, uccisero il proprietario e due addetti, ed erano per fare altrettanto ad una famiglia americana, se un volteggiatore non vi si fosse opposto, ma vi diedero il sacco, lasciando nel lutto e nella miseria la moglie del proprietario e arrecando un danno di circa 2.000 dollari alla famiglia americana. Fatti simili sono accaduti in tre case, dappoiché il saccheggio ha durato qualche tempo durante il quale tre case sono state incendiate. I soldati vincitori hanno fatto man bassa su tutto quanto loro capitava innanzi.»

    Anche lo storico Pasquale Villari descrisse l'accaduto nella sua opera Storia generale d'Italia:

    «Furono saccheggiate trenta case, nelle quali — per confessione dello stesso Schmidt — fu fatto massacro delle stesse donne; furono invasi un monastero, due chiese, un ospedale e un conservatorio di orfane, nel quale sotto gli occhi delle maestre e delle compagne due giovanette furono contaminate. Alle immanità dei saccheggiatori seguirono, come legittimo corollario, il Governo statario bandito a Perugia dallo Schmidt, le onorificenze largite a lui ed ai suoi satelliti dal pontefice e i solenni e pomposi funerali indetti, dal card. vescovo Pecci (oggi Papa Leone XIII) con la iscrizione satanicamente provocatrice messa sul catafalco: Beati mortui qui in Domino moriuntur...»

    L'ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, Stockton, scrisse al suo governo:

    «Una soldatesca brutale e mercenaria fu sguinzagliata contro gli abitanti che non facevano resistenza; quando fu finito quel poco di resistenza che era stata fatta, persone inermi e indifese, senza riguardo a età o sesso, furono, violando l'uso delle nazioni civili, fucilate a sangue freddo»

    Il New York Times, in riferimento alla vicenda della famiglia statunitense dei Perkins, testimone e vittima delle violenze, scrisse:

    «Le truppe infuriate parevano aver ripudiato ogni legge e irrompevano a volontà in tutte le case, commettendo omicidi scioccanti e altre barbarità sugli ospiti indifesi, uomini donne e bambini.»

    Dibattito storico sulle responsabilità e tesi revisionista modifica

    Rimane oscuro circa le effettive responsabilità dello Stato Pontificio e della persona dello stesso Pontefice Pio IX, il quale però istituì la medaglia "Benemerenti" per la presa di Perugia da assegnarsi ai soldati pontifici che parteciparono alla presa e promosse poi il colonnello Antonio Schmidt, comandante della spedizione, a generale di brigata; inoltre, il cardinale Vincenzo Gioacchino Pecci (futuro papa Leone XIII) celebrò solennemente i funerali dei dieci soldati pontifici caduti, con l'iscrizione sul catafalco funebre: Beati mortui qui in Domino moriuntur ("Beati i morti che muoiono nel Signore").[14][15]
    Rimane il fatto che alla partenza del Pontefice da Roma, pare che il colonnello Schmidt abbia ricevuto le seguenti istruzioni segrete, firmate dal Cavalier Luigi Mazio, Uditore generale militare (che assunse la carica di Commissario Sostituto del Ministro pontificio delle armi, essendo essa vacante, così come quella del Ministro[16]):

    «II sottoscritto Commissario Sostituto Ministro dà incarico a V. E. di ricuperare le Provincie alla Santità di N. S. sedotte da pochi faziosi, ed è perciò che Le raccomanda rigore perché servir deve di esempio alle altre, e com. si potranno tenerle lontane alla rivoluzione. Do inoltre facoltà a V. S. di poter fare decapitare i rivoltati che si ritrovassero nelle case, non che risparmiare la spesa al Governo, e fare ricadere, tanto il vitto che la spesa della presente spedizione alla Provincia stessa.
    Il Sostituto del Ministero C.L. Mazio»

    L'ordine, divenuto pubblico il 29 giugno, fu smentito dal governo pontificio, che lo definì «maligna invenzione» e comunque 'dolosa'.[16]

    La storica Angela Pellicciari evoca la tesi secondo cui l'insurrezione di Perugia (Strage di Perugia, che strage non è) sarebbe stata un evento esplicitamente voluto dallo stesso Cavour, come pretesto un anno dopo per l'invasione delle Marche.[18] Il 17 ottobre 2008, in occasione di un convegno organizzato dal Circolo Giorgio La Pira dal titolo ‘Perugia, XX giugno 1859. Una rilettura della nostra storia’, alla presenza degli storici Francesco Pappalardo, Valerio De Cesaris e Roberto Martucci, viene affermato che

    «Nel 1859, allo scoppio della Seconda guerra d’indipendenza, che vede l’Impero francese e il Regno di Sardegna contrapposti all’Impero d’Austria, il conte Cavour lancia in Lombardia la parola d’ordine dell’insurrezione generale e immediata. Tuttavia, le capacità della Società nazionale e dei cospiratori locali si rivelano inadeguate: in concreto nulla di significativo accade a Milano fino allo sgombero delle truppe austriache e non mancano, anzi, manifestazioni filo-asburgiche nelle campagne lombarde e nel capoluogo. Le cose vanno meglio per il Conte nei piccoli Stati della penisola, grazie alla destabilizzazione interna condotta dagli agenti cavouriani con le tecniche abitualmente usate dalle potenze europee in un contesto coloniale: invio di agenti provocatori, acquisto dei notabili locali, promesse di carriera ai quadri militari. I movimenti di metà giugno nelle Marche pontificie sono del tutto effimeri e le ribellioni rientrano prima dell’arrivo dell’esercito, mentre a Perugia i membri del Governo provvisorio, pur non avendo alcuna possibilità di successo, decidono di resistere, ascoltando i suggerimenti di Cavour che intende trarre profitto da quella resistenza sul piano propagandistico. Anzi, secondo don Giacomo Margotti, direttore del giornale cattolico piemontese L’Armonia, ‘avendo pochi settari ribellata Perugia alla Santa Sede’ e chiesto al Cavour come regolarsi, ‘ebbero in risposta da quell’autorevole diplomatico doversi difendere; giacché anche nel caso di avversa fortuna, meglio era far figurare il Papa come carnefice, che farlo comparire come vittima’. La sollevazione si risolve in un grave insuccesso per i liberali, che possono però gridare alle ‘stragi di Perugia’ dopo la riconquista pontificia del 20 giugno, ordinata direttamente dal segretario di Stato di Papa Pio IX, il card. Giacomo Antonelli, che chiede di trattare con severità i capi degli insorti. Il sostituto ministro alle Armi invita il colonnello Schmid, comandante di un reggimento di svizzeri, a intervenire con il massimo rigore, che diventa però grave violenza dopo l’ingresso dei soldati in città. Non sembra esservi mai stato un ordine di saccheggio, cosicché sembra verosimile la versione ufficiale pontificia che definisce i caduti civili come vittime di ‘truppa che aveva perso il controllo’.»

    Resta comunque il fatto che una certa tradizione storiografica rimane su toni accesi per le suddette responsabilità papali ma ancor più è oggi vivo il ricordo dell'episodio nel cuore della storia della città di Perugia[20][21][22][23][24][25].

    In ogni caso, per le azioni compiute a favore dell'Unità d'Italia, la città di Perugia è dal 1898 la nona tra le 27 città decorate con medaglia d'oro come "benemerite del Risorgimento nazionale"[26]

    L'archivio documentale del Governo Provvisorio è custodito presso la Biblioteca comunale Augusta[27][28].

    Reazioni cronachistiche modifica

    Durante le violenze condotte dalle truppe, una famiglia statunitense (la famiglia Perkins), poté rendere note le stragi di Perugia con larga eco in tutto il mondo, venendo recepite come "stragi autorizzate dal papa", e divenendo un punto fermo della tradizione patriottica cittadina. Non si deve al caso ma a una consapevole pianificazione se, durante la seconda guerra mondiale, la liberazione della città, già abbandonata giorni addietro dagli occupanti nazisti, fu fatta coincidere con la ricorrenza della strage del 20 giugno[senza fonte].

    Citazioni letterarie modifica

    Monumento modifica

     
    Perugia, monumento ai caduti del 20 giugno 1859

    A ricordo delle stragi e della strenua difesa cittadina, nel primo cinquantenario dell'avvenimento (1909), fu edificato un Monumento ai caduti del 20 giugno 1859, ad opera di Giuseppe Frenguelli. L'abitato compreso tra Porta San Costanzo, il convento e la basilica di San Pietro con edifici annessi, i giardini del Frontone, fino a Porta San Pietro è stato rinominato "Borgo XX Giugno" o "Borgo Bello".

    Commemorazioni modifica

    Ogni anno il Comune di Perugia dedica dei festeggiamenti civici in occasione della fatidica data, con preposte celebrazioni e la deposizione di una corona di fiori rispettivamente ai piedi del monumento funebre ai caduti presso il Cimitero Monumentale di Perugia e alla base del Monumento in Borgo XX Giugno[29][30][31][32].

    Inoltre diverse associazioni culturali organizzano manifestazioni, presentazioni di libri, convegni e soprattutto visite guidate nel quartiere e la Società generale operaia di mutuo soccorso degli artisti ed artigiani di Perugia espone i labari storici listati a lutto (custoditi nel proprio archivio), che ricordano le vittime della strage e che, all'inizio del XX secolo, erano posti nei luoghi ove si svolsero gli avvenimenti[33][34][35].

    La massoneria del Grande Oriente d'Italia annovera e celebra la data del 20 giugno come festa simbolo di libertà contro il potere temporale pontificio in quanto, secondo la tradizione, i componenti del Governo Provvisorio erano tutti massoni[36][37][38][39].

    Note modifica

    1. ^ Archivio digitale per la storia dell'Umbria contemporanea e Co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo (FSE) nell’ambito del Programma Operativo Regionale (POR) Umbria, FSE “Obiettivo Competitività Regionale e Occupazione” 2007-2013., Governo provvisorio di Perugia (1859), su archisuc.altervista.org.
    2. ^ Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea, ARCHIVIO DIGITALE PER LA STORIA DELL'UMBRIA CONTEMPORANEA. Governo provvisorio di Perugia (1859) (PDF), su archisuc.altervista.org.
    3. ^ H. Nelson Gay, p. 117.
    4. ^ Tomassini, p. 242.
    5. ^ H. Nelson Gay, pp. 117-118.
    6. ^ I Racconti – La prima reazione alle stragi del XX giugno 1859, su umbriajournal.com, 10 giugno 2021.
      «Il delegato papale, monsignor Gramiccia, viveva arroccato a palazzo dei Priori, mentre il comando, sotto il profilo militare, della piazza era rimasto al panciuto e maturo generale Anton Schmidt d’Altorf, il “conquisatore” della città alla testa di duemila soldati, armati di tutto punto, cannoni compresi, soprannominato per scherno dai perugini “il conte del Frontone”, asserragliato nella munita e sicura Rocca Paolina.»
    7. ^ H. Nelson Gay, p. 122.
    8. ^ Giacomo Martina, La questione romana, in Pio IX, Roma, Editrice Pontificia Università Gregoriana, 1986, Pag. 90;. URL consultato il 23 novembre 2008.
    9. ^ PERUGIA, una città con più di 3000 anni di storia - CENNI STORICI - Claudio Maccherani, Perugia, 2016, su claudiomaccherani.altervista.org. URL consultato il 22 marzo 2017.
      «Il 20 giugno 1859 i papalini arrivarono al Frontone e a porta San Pietro dove trovarono a fronteggiarli un migliaio di cittadini male armati e male organizzati, ma riuscirono a entrare da San Domenico grazie al tradimento di tale Patumella e la battaglia proseguì per l’attuale Corso Cavour. I pontifici uccidono uomini, donne, anziani, saccheggiano, stuprano (Stragi di Perugia). Figura di rilievo fu l’abate di San Pietro Pietro Placido Acquacotta che aiutò e nascose numerosi perugini. L’episodio, altrimenti destinato al silenzio, ebbe risonanza internazionale perché vi restò coinvolta la famiglia statunitense Perkins.»
    10. ^ 20 Giugno 1859: Perugia, una strage vaticana, su telesanterno.com. URL consultato il 22 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2017).
      «A mitigare la violenza della Chiesa fu il comportamento dell’abate del monastero di San Pietro, Placido Acquacotta, che nascose ed aiutò numerosi civili in fuga dalle baionette dei mercenati svizzeri del Papa.»
    11. ^ Corrado. Augias, I segreti del Vaticano, su books.google.ie, Mondadori, 2010. URL consultato il 22 marzo 2017.
    12. ^ «La Propaganda» n.461 del 2 luglio 1903[collegamento interrotto]
    13. ^ (EN) The Massacre at Perugia - The outrage to Mr. Perkins and his Party, in New York Times, 25 giugno 1859. URL consultato il 23 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2014).
    14. ^ Corrado Augias, I segreti del Vaticano, Mondadori, 2010, pp. 33-35, ISBN 978-88-04-64615-0
    15. ^ Il Risorgimento, in Storia generale d'Italia, diretta da Pasquale Villari. Vallardi Editore, Milano, 1881, p. 376
    16. ^ a b H. Nelson Gay, p. 119.
    17. ^ R. Ugolini. Perugia 1859: l'ordine di saccheggio, in «Rassegna storica del Risorgimento», Anno LIX-1972, fasc. III (luglio-settembre), p. 357
    18. ^ A questo proposito si cfr. anche il contributo: Andrea Possieri, Sovranità condivisa e legittimità pontificia. Il caso delle «stragi di Perugia», in: Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Abstract), luglio 2019
    19. ^ Roberta Vinerba, 20 giugno 1859: fu vera strage? Un convegno del Circolo La Pira aiuta a separare la storia dal 'mito' costruito ad hoc da Cavour e seguaci, su lavoce.it. URL consultato il 15 agosto 2022.
    20. ^ Alberto Maria Ghisalberti, Il XX giugno 1859 a Perugia, in: Belfagor, Vol. 14, No. 6 (30 NOVEMBRE 1959), pp. 726-735
    21. ^ Gli anni '50: lotte patriottiche e repressione. Perugia: 20 giugno 1859, Estratto dal volume: Alvaro Tacchini-Antonella Lignani, Il Risorgimento a Città di Castello, Città di Castello, Petruzzi Editore, 2010
    22. ^ Berardino Fabi Le stragi di Perugia: il massacro pontificio del 20 giugno 1859, In: newsgo.it, 19 giugno 2014
    23. ^ Oggi che è tempo di scuse vaticane per le malefatte della Chiesa, sono ancora in molti quelli che recandosi a portare fiori ai piedi del monumento che a Perugia ricorda quel tragico giorno, si chiedono perché non arrivano le scuse per quegli innocenti massacrati dai mercenari papalini, articolo di Franco Seccia, 20 giugno 1859, la strage di Perugia. Le responsabilità e le mancate scuse del Vaticano, in: COM.UNICA, 20 giugno 2020
    24. ^ 20 Giugno 1859 Perugia si ribella..., articolo di Franco Seccia, 20 giugno 1859, la strage di Perugia. Le responsabilità e le mancate scuse del Vaticano, in: Infoaut.org, 20 giugno 2021
    25. ^ Sandro Francesco Allegrini, Cosa lega le Stragi di Perugia del 20 giugno 1859 alla sede della FAO a Roma? Intervento dello storico Gian Biagio Furiozzi, in: PerugiaToday, 21 giugno 2021
    26. ^ Onorificenze della Presidenza della Repubblica
    27. ^ Archivio - collezione 'RIS.' e 'Museo Storico del Risorgimento Umbro', su turismo.comune.perugia.it.
    28. ^ Gianluca D'Elia (a cura di), Francesca Ciacci (coordinamento scientifico di) e Biblioteca comunale Augusta, Le raccolte documentarie Museo Storico del Risorgimento Umbro e RIS. : 1831-1911 : inventario, in Segni di civiltà ; 31, Soprintendenza archivistica per l'Umbria, Perugia, 2012, pp. 123 p., ill. ; 24 cm.
    29. ^ Perugia celebra il XX Giugno, "Due momenti storici che oggi come ieri alimentano il nostro impegno civile". Deposte corone di fiori ai monumenti di Borgo XX Giugno e al Poligono di Tiro. E i bimbi della scuola cantano l'Inno di Mameli, su perugiatoday.it, 20 giugno 2019.
    30. ^ Perugia celebra il XX Giugno: le foto della giornata, su perugiacomunica.comune.perugia.it, 20 giugno 2022.
    31. ^ XX giugno: nel giorno dell’identità perugina le cerimonie al borgo Bello, su perugiacomunica.comune.perugia.it, 20 Giugno 2022.
    32. ^ XX GIUGNO: “È LA CELEBRAZIONE DEL POPOLO PERUGINO CHE SI RIBELLA E DI UNA CITTÀ LIBERA, LAICA E DEMOCRATICA”, su consiglio.regione.umbria.it, 20 Giugno, 2016. URL consultato il 22 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2022).
    33. ^ La memoria del XX Giugno nei labari della Società di Mutuo Soccorso di Perugia Una mostra documentaria dal 15 al 23 giugno, su latramontanaperugia.it, 8 giugno 2013.
    34. ^ PERUGIA: PER LE CELEBRAZIONI DEL XX GIUGNO SARÀ POSSIBILE VEDERE GLI STORICI LABARI, su vivoumbria.it, 18 giugno 2020. URL consultato il 22 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2020).
    35. ^ Labari del XX Giugno, esposizione in ricordo dei moti risorgimentali, su tuttoggi.info, 17 giugno 2020.
    36. ^ Storie dell'Umbria - Perugia e il XX giugno 1859, su goiumbria.org.
    37. ^ Perugia, 1859: la propaganda massonica contro la storia, su centrostudifederici.org, 22 giugno 2021.
    38. ^ Perugia XX Giugno. Luce sul Monumento ai Caduti. Il Collegio dell’Umbria ha inaugurato il nuovo sistema di illuminazione alla presenza del Gran Maestro Stefano Bisi, su grandeoriente.it, 20 Giugno 2021.
    39. ^ 20 GIUGNO 1859, LA STRAGE DI PERUGIA. LE RESPONSABILITÀ E LE MANCATE SCUSE DEL VATICANO, su agenziacomunica.net, 20 giugno 2020.

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