Lo svið è un piatto tradizionale islandese costituito da una testa di pecora tagliata a metà, privata dei peli e del cervello, e bollita.[1] Lo svið rientra fra i Þorramatur, una categoria di alimenti dell'Islanda serviti durante i buffet.

Svið
Svið con patate e rutabaga servito presso il ristorante della Umferðarmiðstöðin BSÍ
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Islanda Islanda
DiffusioneIslanda
Dettagli
Categoriasecondo piatto
Ingredienti principalitesta di pecora
Variantisviðasulta

Storia modifica

Lo svið veniva un tempo mangiato al fine di consumare ogni parte edibile della pecora ed evitare sprechi di cibo.

La ricetta è legata ad alcune superstizioni. In passato, le orecchie dell'animale, che si presumeva conservassero i segni di chi ne era il proprietario, non venivano tagliate. Chi infrangeva tale regola, veniva accusato di furto. Si sosteneva anche che, se il piccolo osso sotto la lingua della pecora non viene rotto durante la consumazione dello svið, un bambino che non può ancora parlare rimarrà muto per sempre.[2]

Il piatto viene proposto in occasione di festival come il Þorrablót,[3] e in punti di ristoro locali.[4]

Preparazione modifica

Lo svið viene preparato bruciando prima la peluria, quindi pulendo la testa sotto l'acqua fredda corrente. Durante questa fase, bisogna evitare che i residui scivolino sugli occhi o nelle orecchie. La testa deve quindi essere segata a metà per lungo e il cervello rimosso; se la testa è stata recentemente decongelata, questa fase sarà più semplice. Quando è pronta per la cottura, la mezza testa viene messa in una pentola, cosparsa di sale grosso, e in parte coperta d'acqua. Quando l'acqua bolle, la schiuma viene rimossa. La testa può quindi essere lasciata nella pentola al chiuso 60/90 minuti, fino a quando la carne è cotta, ma prima che inizi a separarsi dalle ossa. Può quindi essere servita calda o a temperatura ambiente.[1]

Accoglienza modifica

Molti islandesi considerano l'occhio la parte più buona della testa.[5]

In un articolo del Chicago Tribune uscito nel 1995, la giornalista Lara Weber disse di aver provato lo svið mentre si trovava in Islanda:[6]

«Non mi sarei mai aspettata di assaggiare un piatto così barbaro come una testa di pecora. Ma, un decennio dopo, quando andai in Islanda, era lì nel mio piatto, che mi guardava con quello sguardo triste. Ho aperto la mascella e infilzato un pezzo di carne con la forchetta... Ma non era male. Lo penso davvero. La guancia, che è il punto in cui si trova la maggior parte della carne, era tenera e piuttosto gustosa. Se si aggiungeva un po' di gelatina di rabarbaro era ancora più buona. Attenzione solo agli occhi. Quegli occhioni dolci, con o senza il bulbo, sono considerati una prelibatezza da quelle parti. Quando metti quel pezzo di carne in bocca... Pensa a qualcos'altro.»

Alimenti simili modifica

Piatti simili allo svið si possono trovare anche in altri paesi nordici occidentali, come lo smalahove norvegese e il seyðahøvd delle Isole Faroe.

La carne dello svið e il siero di latte sono ingredienti usati per preparare la sviðasulta, una specie di testa in cassetta.[3]

Note modifica

  1. ^ a b (EN) P.M. Kulseth, Redeemed, Xlibris, 2010, p. 39.
  2. ^ (DE) Island-Kochbuch, Maike Hanneck, túrí, 2004, p. 45.
  3. ^ a b (EN) Fran Parnell, Brandon Presser, Lonely Planet Iceland, Lonely Planet, 2010, p. 50.
  4. ^ (EN) Joanne McCarthy, Cold climate, warm heart, in Newcastle Herald, 18 giugno 2011.
  5. ^ (DE) Andrea Water, Probier mal..., in MERIAN, 2005.
  6. ^ (EN) Lara Weber, A guide to colorful, traditional Icelandic dishes, in Chicago Tribune, 14 maggio 1995.

Voci correlate modifica