Teobaldo Cacherano d'Osasco

Teobaldo Vittorio Giovanni Francesco Maria Cacherano d'Osasco della Rocca conte di Cantarana (Asti, 1º luglio 1768Torino, 9 settembre 1848) è stato un generale italiano, ufficiale veterano delle guerre napoleoniche, insignito da re Carlo Alberto del collare dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata.

Teobaldo Vittorio Cacherano d'Osasco
NascitaAsti, 1º luglio 1768
MorteTorino, 9 settembre 1848
Dati militari
Paese servitoBandiera del Regno di Sardegna Regno di Sardegna
Forza armataArmata sarda
ArmaFanteria
GradoTenente generale
GuerreGuerre napoleoniche
CampagneCampagna d'Italia (1796-1797)
Campagna di Lione (1815)
BattaglieBattaglia di Grenoble
Decorazionivedi qui
dati tratti da dati tratti da Dizionario bibliografico dell’Armata Sarda seimila biografie (1799-1821)[1]
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Biografia modifica

Nacque ad Asti il 1º luglio 1768, figlio del conte Ercole e della contessa Rosalia Matilde Cacherano della Rocca.[2] Appena compiuti i 12 anni, il 1º luglio 1780, venne ascritto all'Ordine dei Cavalieri di Malta.[2] Il 5 giugno 1781 fu nominato paggio di corte di Sua Maestà, e il 1 aprile 1785 passò al servizio della principessa di Piemonte, Maria Clotilde di Borbone-Francia.[2] Il 30 dicembre 1786 divenne primo paggio di re Vittorio Amedeo III, e il 17 febbraio 1789 ebbe il grado e l'anzianità di capitano tenente nella fanteria d'ordinanza nel Reggimento provinciale di Aosta.[1] Continuò a svolgere le funzioni di primo paggio fino al 30 giugno 1791, quando fu nominato capitano nel Reggimento di Lombardia.[3]

Il 30 dicembre 1791 fu promosso fra i secondi scudieri e gentiluomini di bocca del re Carlo Emanuele IV.[3] Sembrava destinato al servizio di corte, piuttosto che nell'esercito, ma quando scoppiò la guerra contro la Francia rivoluzionaria partì subito per Nizza. Partecipò ai combattimento distinguendosi subito, e il 3 marzo 1793 fu promosso capitano effettivo.[3] Il 20 maggio 1794 è nominato capitano dei granatieri assumendo il comando di una delle compagnie del suo reggimento inquadrate nel IX Battaglione Granatieri.[3]

Poco prima della firma dell'armistizio di Cherasco, l'11 marzo 1796 venne promosso maggiore.[3] Si dimise dall'Armata Sarda dopo la conquista francese del Piemonte, l'8 dicembre 1798, rientrando brevemente in servizio durante l'occupazione austro-russa.[2] Fu nominato maggiore del Deposito di fanteria, che aveva il compito di ripristinare i reggimenti dell'esercito sabaudo così come erano stati prima della conquista.[2] Nel mese di giugno partì per Alessandria al comando del suo reggimento, ma il generale Michael Friedrich Benedikt von Melas non volle coinvolgere le truppe piemontesi nella battaglia di Marengo.[2] Dopo la vittoria di Napoleone Bonaparte si ritirò nuovamente dal servizio per l'intera durata dell'occupazione francese.[2] Nella primavera del 1814, all'atto della restaurazione, assunse il comando del Deposito delle reclute, svolgendo un ruolo determinante nella ricostruzione dell'esercito sabaudo.[2] Il 30 luglio 1814 re Vittorio Emanuele I di Savoia, appena ritornato in Patria, lo nominò colonnello del Reggimento di Piemonte, allora considerato uno dei più importanti e prestigiosi.[2] All'epoca i Cacherano d’Osasco divennero allora una delle famiglie più influenti nella ricostruita corte sabauda. Gli anziani fratelli del padre Policarpo (1740-1824) e Luigi (1740-1831) furono chiamati fra i grandi di corona di prima classe, mentre lui fu tra i primi scudieri della regina Maria Teresa d'Asburgo Este.[2]

Vittorio Emanuele I lo mandò in Savoia per lavorare al ritorno sotto il controllo di Casa Savoia della provincia, che gli accordi presi delle grandi potenze avevano loro restituito solo parzialmente agli antichi sovrani.[N 1] Nel mese di settembre fu nominato comandante di Carouge, e nell'ottobre successivo effettuò una importante missione diplomatica a Ginevra per riannodare i rapporti fra il Regno di Sardegna e la Repubblica Svizzera.[2] Trasferito brevemente al comando di Faucigny e poi, a metà del mese di novembre, a quello di Hôpital, allora capitale della parte della Savoia ritornata a Vittorio Emanuele, lì venne raggiunto dalla notizia del ritorno di Napoleone in Francia e dell'immediata formazione della settima coalizione, alla quale aderì anche lo Stato sabaudo.[2] Le truppe piemontesi invasero la Provenza nel giugno 1815, e il 15 dello stesso mese presidia le posizioni di Bourg de l'Hôpital attaccate dai francesi da dove si ritira.[3] Tra il 4 e il 9 luglio 1815, partecipa alla battaglia per la conquista di Grenoble al comando del suo reggimento inquadrato nella colonna comandata dal Luigi Gabaleone di Salmour d'Andezeno.[3] Assunse poi il comando di Grenoble, dove rimase fino alla fine del mese di ottobre.[2] Nel frattempo, il 21 agosto 1815, era stato nominato primo scudiere della regina Maria Teresa, allora di ritorno in Piemonte.[2] Ritornato a Torino in novembre, il 7 marzo 1816 il re lo nominò aiutante generale nell'Ufficio dell'Ispettore generale delle leve provinciali.[4] Il 21 settembre 1817 sposò la signorina Camilla Cordero di Belvedere (1767-1838), che vedova del conte Bartolomeo Arborio di Gattinara (1741-1816).[2]

Il 24 settembre 1820 fu promosso maggior generale di fanteria, e il 26 aprile 1821 fu tra i personaggi chiamati da Carlo Felice e dal conte Ignazio Thaon di Revel a far parte della commissione (delegazione), presieduta da Giuseppe Francesco de Varax, che venne chiamata a giudicare i responsabili dei moti rivoluzionati del mese precedente.[1] Egli non stabilì mai con il nuovo re Carlo Felice un rapporto come quello avuto con Vittorio Emanuele I.[2] In tale periodo svolse principalmente l'incarico di procuratore per la regina Maria Teresa, vedova di Vittorio Emanuele I, e nominato governatore in seconda di Alessandria, il 2 settembre 1823, l'incarico gli venne revocato dopo meno di un mese.[1] Con la salita al trono di Carlo Alberto ritornò in auge a Corte, e tra il 23 e 24 ottobre 1831 fu nominato grande di corona e cavaliere d'onore della moglie de re, Maria Teresa d'Asburgo-Lorena.[2] Per 17 anni, sino alla morte, fu il personaggio più vicino alla Regina di Sardegna, di cui organizzò rigorosamente i tempi e le pratiche quotidiane.[2] Di quel periodo lasciò un interessante Diario quotidiano dell'attività di Teobaldo d’Osasco come cavaliere d'onore della regina,[N 2] in cui giorno per giorno, dall’ottobre 1831 al settembre 1846, attraverso dati, persone e numeri racconta la vita quotidiana della sovrana.[2] Il 30 novembre 1830 fu elevato al rango di tenente generale, e nel gennaio 1832 Carlo Alberto lo creò Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e nel 1835 lo insignì del Collare dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata.[1] Nel 1836 fu nominato anche Gran conservatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.[1] Fatto testamento il 21 luglio 1845, si spense a Torino il 9 settembre 1848.[2]

Onorificenze modifica

Onorificenze estere modifica

Note modifica

Annotazioni modifica

  1. ^ Le città di Chambéry e Annecy erano rimaste saldamente in possesso francese.
  2. ^ Archivio di Stato di Torino, Corte, Arch. Cacherano d’Osasco - Arborio di Gattinara, mz. 1, 2 volumi, il primo dal 1831 al 1836, il secondo dal 1837 al 1846.

Fonti modifica

  1. ^ a b c d e f Ilari, Shamà 2008, p. 116.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t http://www.treccani.it/enciclopedia/teobaldo-vittorio-cacherano-di-osasco_(Dizionario-Biografico)/.
  3. ^ a b c d e f g Lo Faso di Serradifalco 2016, p. 95.
  4. ^ Calendario generale pe' regii stati, 1842, p. 288. URL consultato il 12 marzo 2021.
  5. ^ Gazzetta di Genova, 1835, p. 60. URL consultato il 12 marzo 2021.

Bibliografia modifica

  • (FR) Alfred Anthonioz, Généraux savoyards, Genève, Edition Atar, 1912.
  • Nicola Brancaccio, L'esercito del vecchio Piemonte (1560-1859), Roma, Stabilimento poligrafico per l'amministrazione della guerra, 1922.
  • Virgilio Ilari, Davide Shamà, Dario Del Monte, Roberto Sconfienza e Tomaso Vialardi di Sandigliano, Dizionario bibliografico dell’Armata Sarda seimila biografie (1799-1821), Invorio, Widerholdt Frères srl, 2008, ISBN 978-88-902817-9-2.
  • Alberico Lo Faso di Serradifalco, Gli ufficiali del Regno di Sardegna dal 1814 al 1821. Vol.2 (PDF), Torino, Centro Studi Piemontesi, 2016.
  • Andrea Merlotti, OSASCO, Teobaldo Vittorio Cacherano di, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013.  

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica