Territorio di Brescia

provincia di Brescia sotto la dominazione veneziana

Il Territorio di Brescia era il nome della territorio bresciano durante il periodo di sottomissione alla Repubblica di Venezia, dal 1426 al 1797.

Territorio di Brescia
Informazioni generali
CapoluogoBrescia
Dipendente daRepubblica di Venezia
Suddiviso inComuni
Amministrazione
Forma amministrativaProvincia
Evoluzione storica
Inizio1426
CausaConquista veneziana dei territori bresciani del Ducato di Milano
Fine1797
CausaInsurrezione della Repubblica Bresciana
Preceduto da Succeduto da
Contea di Brescia Repubblica Bresciana

Il Territorio modifica

Il Territorio esercitava in maniera diversa il potere sulla sua giurisdizione, dato che molti comuni, oltre alle valli e alla Riviera di Salò, godevano di autonomie anche molto estese.

Il Territorio era retto da un consiglio di 70 membri, che nominava tra gli altri due sindaci generali biennali, un massaro, un avvocato, un tesoriere e un rappresentante a Venezia.

A sua volta il Territorio si divideva in 21 quadre, reggimenti e in un numero variabile di Vicinie, intorno a 170.[1]

Le quadre a differenza di Vicinie, Territori separati (Val Trompia, Sabbia, Camonica, Magnifica Patria, entità dotate di statuti con privilegi daziari e di altro genere) e reggimenti erano divisioni fiscali del territorio sulla base dei quali veniva calcolato il contributo della zona in ragione del fabbisogno del Territorio.

Esempio è la quadra di Nave comprendente Nave, Bovezzo, Concesio, San Vigilio che di per sé erano Vicinie a sé stanti e come la quadra di Villa che comprendeva Villa Cogozzo e Carcina, due Vicinie diverse che erano a loro volta, a differenza di Concesio e San Vigilio, nel Territorio separato della Val Trompia.

Gli uffici che si occupavano della verifica dei conti delle entità territoriali sopra menzionate era in Brescia, in Tresanda del Territorio, all'angolo con via Cavalletto.

Note modifica

  1. ^ Territorio di Brescia, sec. XV - 1797 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 20 aprile 2021.