Il Tesoro di Bagram è formato da una determinata quantità di manufatti del I-II secolo d.C. scoperti nell'area dell'antica Kapisa, ossia Bagram, in Afghanistan. La Delegazione archeologica francese in Afghanistan (DAFA) condusse degli scavi nel sito tra il 1936 e il 1940, portando alla luce due camere sigillate, la Sala 10 e la Sala 13. All'interno sono stati portati alla luce numerosi oggetti in bronzo, alabastro, vetro (resti di 180 pezzi), monete e avorio, oltre a resti di mobili e ciotole in lacca cinese.[1] Alcuni mobili erano disposti lungo le pareti, altri impilati o uno di fronte all'altro. In particolare, un'alta percentuale dei pochi vetri smaltati greco-romani sopravvissuti proviene da questa scoperta.[2]

Statuetta di Atena guerriera

Gli avori di Bagram sono un sottogruppo di oltre mille placchette decorative, piccole figure e intarsi, intagliati in avorio e osso e precedentemente fissati a mobili in legno, che sono stati scavati negli anni Trenta a Bagram, in Afghanistan. Si tratta di esemplari rari e importanti dell'arte Kushan del I o II secolo d.C., che attestano i gusti cosmopoliti e il mecenatismo dei dinasti locali, la raffinatezza dell'artigianato contemporaneo e l'antico commercio di beni di lusso.[3]

Storia modifica

L'antica città di Kapisa (vicino all'odierna Bagram), in Battria, era la capitale estiva dell'Impero Kushan, che si estendeva dall'Afghanistan settentrionale all'India nord-occidentale tra il I e il IV secolo. A circa ottanta miglia da Kabul, la città, in posizione strategica, dominava due passi attraverso l'Hindu Kush, collegando la Battria con il Gandhāra (l'odierno Pakistan nord-orientale).

I reperti sono stati divisi, secondo il sistema del partenariato, tra il Musée Guimet e il Museo Nazionale dell'Afghanistan di Kabul. Dopo la chiusura del Museo di Kabul nel 1978, il luogo in cui si trovavano gli avori era incerto e molti oggetti furono saccheggiati negli anni '90.

Alcuni degli oggetti mancanti sono stati ritrovati nel 2004 e un altro gruppo di venti pezzi, commercializzati illecitamente da commercianti di antichità, è stato successivamente recuperato e sta per essere rimpatriato. Dopo un trattamento conservativo al British Museum, sono stati esposti nel 2011.[3]

Principali manufatti modifica

Vetro modifica

Avorio modifica

Plastica modifica

Altri materiali modifica

Note modifica

  1. ^ Simpson, St John (2011). "The discovery of Begram (pp. 8–15)". The Begram Hoard: Indian Ivories from Afghanistan. The British Museum. ISBN 978-0-7141-1178-0.^ Hamilton, Adrian (7 March 2011). "Ancient wonders of Afghanistan". The Independent. Re
  2. ^ Simpson, St John (2011). The Begram Hoard: Indian Ivories from Afghanistan. The British Museum. ISBN 978-0-7141-1178-0.
  3. ^ a b Beaumont, Peter (27 February 2011). "The Begram ivories: rescuing Afghanistan's lost history". The Guardian. Retrieved 7 March 2011.
  4. ^ Médaillon de plâtre servant probablement de modèle, réinterprété dans les cultures locales en fonction de divers programmes : palettes à fards ou plats pour des rites domestiques, monnaies Kushan, décors aujourd'hui disparus.

Bibliografia modifica

  • Mehendale, Sanjyot, "Begram: along ancient Central Asian and Indian trade routes", Cahiers d’Asie Centrale, 1/2 1996, p. 47-64, online
  • Whitehouse, David, "Begram: The Glass", Topoi' Orient-Occident, 2001 11–1, pp. 437–449, online

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