Macrotis

genere di animali della famiglia Thylacomyidae
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Macrotis è un genere di Marsupiali onnivori, comunemente noti come bilby, endemici dell'Australia. Il genere appartiene all'ordine dei Peramelemorfi ed è l'unico rappresentante della famiglia Thylacomidae[1]. Prima della colonizzazione europea dell'Australia ne esistevano due specie; una di queste si è estinta negli anni '50, mentre l'altra è sopravvissuta in numero esiguo.

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Macrotis
Macrotis lagotis
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Infraclasse Metatheria
Superordine Australidelphia
Ordine Peramelemorphia
Famiglia Thylacomyidae
Bensley, 1903
Genere Macrotis
Reid, 1837
Specie

Il termine bilby è stato preso in prestito dagli aborigeni Yuwaalaraay del Nuovo Galles del Sud settentrionale e significa «ratto dal naso lungo». Queste creature sono note anche come dalgite in Australia Occidentale e con il nomignolo di pinkie in Australia Meridionale[2]. Anche i Wiradjuri del Nuovo Galles del Sud li conoscono come bilby[3].

Descrizione modifica

I bilby possiedono il caratteristico muso lungo dei bandicoot e orecchie molto lunghe. Misurano circa 29–55 cm di lunghezza. Rispetto ai bandicoot hanno coda più lunga, orecchie più grandi e una pelliccia sericea più soffice. Le dimensioni delle orecchie permettono loro di avere un udito molto sviluppato. Questi onnivori notturni non hanno bisogno di bere acqua, dato che ricavano i liquidi di cui necessitano dal cibo di cui si nutrono, costituito da insetti e loro larve, semi, bulbi, frutti, funghi e animaletti molto piccoli. La maggior parte degli alimenti viene dissotterrata utilizzando le dita molto lunghe.

Diversamente dai bandicoot, sono eccellenti scavatori e costruiscono sistemi di gallerie molto estesi con i robusti arti anteriori e gli artigli ben sviluppati. Ogni bilby generalmente possiede un certo numero di tane all'interno del proprio territorio, a volte fino a una dozzina, e si sposta da una all'altra, utilizzandole come rifugio sia dai predatori che dalla calura del giorno. Il marsupio della femmina è rivolto all'indietro e ciò impedisce che vi finiscano dentro impurità mentre l'animale sta scavando.

I bilby hanno un periodo di gestazione molto breve, di circa 12-14 giorni, uno dei più brevi tra quelli di tutti i mammiferi[4].

Tassonomia modifica

La posizione dei bilby all'interno dei Peramelemorfi ha subito vari cambiamenti in questi ultimi anni. Sia Vaughan (1978) che Groves e Flannery (1990) li hanno classificati nella famiglia dei Peramelidi. Kirsch et al. (1997) li hanno inseriti tra i Perorictidi (che sono attualmente una sottofamiglia dei Peramelidi). Anche McKenna e Bell (1997) li hanno inseriti tra i Peramelidi, ma come sister group di Chaeropus nella sottofamiglia dei Cheropodini[5].

Specie modifica

Conservazione modifica

La sopravvivenza dei bilby è minacciata dalla perdita dell'habitat e dalla competizione con altri animali. In tutta la nazione è in corso un piano di recupero per cercare di salvare questi marsupiali: tra i progetti portati avanti vi sono la riproduzione in cattività, il monitoraggio delle popolazioni e la reintroduzione nelle aree dove i bilby vivevano un tempo. Grande successo ha avuto inoltre il tentativo di rendere popolare il bilby come un'alternativa australiana al coniglio pasquale con la messa in commercio di Bilby di Pasqua di cioccolata (e consegnando talvolta una parte del ricavato agli enti che si occupano della protezione e dello studio di quest'animale). Hanno avuto inizio anche i primi programmi di reintroduzione, dopo il successo, nel 2000, del rilascio di alcuni esemplari nella Riserva di Arid Recovery, in Australia Meridionale[6], mentre sta ancora proseguendo la reintroduzione nel Parco Nazionale di Currawinya, in Queensland[7]: i primi 6 bilby sono già stati reintrodotti con successo in questo santuario libero da predatori nel febbraio 2006.

Altri rilasci sono avvenuti nella Penisola di Peron, in Australia Occidentale, come parte di un'iniziativa del Dipartimento dell'Ambiente e della Conservazione dell'Australia Occidentale[8], il Western Shield, e su alcune isole, mentre Australian Wildlife Conservancy[9] ha riportato i bilby nei santuari di Scotia[10] e Yookamurra[11]. Il più importante programma di riproduzione in cattività lo sta portando avanti il Centro di Riabilitazione di Animali Selvatici di Kanyana[12], nei pressi di Perth (Australia Occidentale).

Note modifica

  1. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Macrotis, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  2. ^ Home - Australian National Dictionary Centre - ANU
  3. ^ Copia archiviata (PDF), su kasei.ac.jp. URL consultato il 6 agosto 2006 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2006).
  4. ^ Gordon, Greg, The Encyclopedia of Mammals, a cura di Macdonald, D., New York, Facts on File, 1984, pp. 846–849, ISBN 0-87196-871-1.
  5. ^ (EN) Colin Groves, Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, a cura di D.E. Wilson e D.M. Reeder, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  6. ^ Moseby K. E. and O'Donnell E. O. (2003) Reintroduction of the greater bilby, Macrotis lagotis (Reid) (Marsupialia: Thylacomyidae), to northern South Australia: survival, ecology and notes on reintroduction protocols Wildlife Research 30, 15-27.
  7. ^ Queensland Government (2004) Save The Bilby Appeal Archiviato il 24 ottobre 2007 in Internet Archive.
  8. ^ Western Australian Department of Environment and Conservation 'Project Eden', su naturebase.net. URL consultato il 25 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2007).
  9. ^ Australian Wildlife Conservancy, su awc.org.au. URL consultato il 12 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2017).
  10. ^ Australian Wildlife Conservancy Scotia Sanctuary, su australianwildlife.org (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2008).
  11. ^ Australian Wildlife Conservancy Yookamurra Sanctuary, su australianwildlife.org (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2008).
  12. ^ Kanyana Wildlife Rehabilitation Centre (Inc.), su kanyanawildlife.org.au. URL consultato il 25 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2009).

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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