Tiberio Giulio Coti I

sovrano bosforano
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Tiberio Giulio Coti (in greco antico: Τιβέριος Ἰούλιος Κότυς?, Tibérios Iúlios Kótys; ... – ...; fl. I secolo), chiamato nella storiografia moderna Coti I del Bosforo, è stato un sovrano bosforano, re del Bosforo Cimmerio dal 45 al 62 o 68.

Tiberio Giulio Coti
(Coti I)
Moneta del Bosforo emessa sotto Coti I
Re del Bosforo Cimmerio
In carica4562/68
PredecessoreTiberio Giulio Mitridate
SuccessoreTiberio Giulio Rescuporide I (dal 62 al 68 il Bosforo potrebbe aver fatto parte della provincia romana di Mesia)
Nome completoΤιβέριος Ἰούλιος Κότυς, Tibérios Iúlios Kótys
DinastiaTiberio-giuliana
PadreTiberio Giulio Aspurgo
MadreGepepiride
ConsorteEunice
FigliTiberio Giulio Rescuporide I

Biografia modifica

Origini familiari modifica

Cotys era figlio dei sovrani del Bosforo Cimmerio Tiberio Giulio Aspurgo e Gepepiride. Il padre era un capo sarmata mentre la madre era una nobildonna trace. Dal precedente matrimonio del padre con Dinamide, figlia di Farnace II del Ponto e nipote di Mitridate VI il Grande, Coti aveva un fratellastro maggiore, Mitridate II.

Regno (45-62/68) modifica

Dal 41 Mitridate, fratellastro di Coti, era stato riconosciuto dai romani come legittimo re del Bosforo.[1] Nel 44, tuttavia, Mitridate iniziò una politica di separazione dal controllo di Roma; Coti venne così inviato nel 45 dall'imperatore Claudio, per cercare di nascondere i piani del fratello, ma invece disse tutto ai romani e venne per questo ricompensato con il regno.[2] Mitridate cercò di riconquistare i suoi territori nel 49 con l'appoggio dei sarmati, ma fu sconfitto dagli eserciti del Bosforo, di Roma, guidato da Aulo Didio Gallo, e degli Aorsi, di Eunone.[3]

Coti regnò quindi mantenendo stretti rapporti con l'impero romano fino al 62, quando Nerone annesse il territorio del Bosforo alla provincia romana di Mesia, ma potrebbe anche essere che Coti rimase formalmente come re.[4] Comunque, alla morte di Nerone nel 68, il regno del Bosforo passò nelle mani di Rescuporide I, figlio di Coti e di Eunice.[5]

Note modifica

  1. ^ Cassio Dione, LX, 8.2; Bunson 2014, p. 372.
  2. ^ Cassio Dione, LX, 28.7; Bunson 2014, pp. 77, 372; Trofimova 2007, pp. 15-16.
  3. ^ Cassio Dione, LXI, 32.4; Tacito, Annales, XII, 15-20; Bunson 2014, pp. 77, 372; Levick 2015, p. 187.
  4. ^ Bunson 2014, pp. 78, 155; Hornblower, Spawforth, Eidinow 2012, p. 244.
  5. ^ Bunson 2014, p. 78; Hornblower, Spawforth, Eidinow 2012, p. 244; Wagner 1975, p. 177.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne

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