Toktamish

condottiero mongolo

Toktamish o Tokhtamysh o Toqtamisch (in tartaro Тохтамыш) (Orda Bianca, 1342 circa – Tjumen', 1406) è stato un condottiero mongolo.

Toktamish
Ritratto di Toktamish tratto dalla Cronaca illustrata di Ivan il Terribile
khan dell'Orda d'Oro
parte orientale (Orda Bianca)
In carica1378 –
1380
PredecessoreTemur Malik
Successorese stesso come khan dell'Orda d'Oro
khan dell'Orda d'Oro
In carica1380 –
1395
PredecessoreʿArab Shāh
SuccessoreQuyurchuq e Timur Kutlug
khan del khanato tataro-siberiano
In carica1400 –
1406
Predecessorenessuno
SuccessoreČokre Khan
Trattamentokhan
NascitaOrda Bianca, 1342 circa
MorteTjumen', 1406
DinastiaBorjigin
PadreTuy Khwāja
MadreKutan-Kunchek
Religionesunnismo

Biografia

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Toktamish era un chinggiside, discendente di Togha Temur, principe dell'Orda Blu e di una ongirrat originaria della Corasmia.[1] Nato intorno al 1340 nei pressi di Sighnaq, il padre Tuli Kwadja era un esponente dell'aristocrazia militare fedele all'Orda Blu.[1] Secondo alcune fonti, Toktamish era anche un nipote di Uros Khan, il sovrano dell'Orda Bianca, ma si tende a dubitare della veridicità di questa informazione, ritenendo che invece fosse al massimo un lontano cugino.[2] In seguito a un dissidio sorto probabilmente provocando nel giovane Toktamish un forte sentimento di vendetta.[1]

Iniziò la sua carriera militare al servizio di Temür Khan, figlio di Uz Bek Khan. Durante la campagna militare avvenuta poco dopo il 1370 condotta da Uros per espandersi a ovest e conquistare Saraj, Toktamish disertò l'esercito regolare e organizzò un gruppo di ribelli per opporsi al khan dell'Orda Blu, ma le forze su cui poteva contare erano esigue e il tentativo fallì.[1] Per sfuggire alla morte, si recò a Samarcanda, sotto la protezione del potente Tamerlano, che fu ben felice di accogliere un discendente diretto di Genghis Khan in aperta opposizione con Uros; fu in quel frangente che forse meditò di usare il giovane contro l'Orda Blu.[1][2]

Tamerlano offrì a Toktamish protezione, assegnandogli l'amministrazione delle città strategiche di Otrar, Sabran e Signakhi, sulla riva sinistra del medio Syr Darya, al confine tra la regione della Transoxiana e il territorio dell'Orda Bianca.[2] Dopo il 1375, Toktamish effettuò numerose razzie in territorio jocide.[1] Il giovane emiro non poté governare le sue terre in maniera serena perché presto tutti e tre i figli di Uros lo attaccarono e causarono subbuglio.[2] Avendo una seconda volta richiesto aiuto a Tamerlano, quest'ultimo lo aiutò a reinsediarsi a Sabran, ma il suo dominio risultò talmente precario che in breve tempo dovette rinunciarvi.[2] Constatata la situazione, Tamerlano decise di intervenire militarmente di persona e l'occasione si presentò nel 1377, quando Uros morì.[1] Tamerlano inflisse infatti il colpo di grazia all'Orda Blu e attrezzò l'esercito per una massiccia campagna militare diretta contro il khanato nemico.[1] Toktamish riuscì a sconfiggere Temur Malik, figlio di Uros, e proclamarsi khan dell'Orda Blu. [1]

Sostenuto sia da Tamerlano sia da un numero crescente di capi militari, Toktamish attaccò e sconfisse Mamaj nel 1380 nei pressi di Mariupol', poco dopo la battaglia di Kulikovo, riunificando di fatto l'Orda d'Oro.[1] Sconfitto e impossibilitato a riorganizzarsi, Mamaj fuggì a Caffa, dove fu ucciso, forse dai genovesi, quello stesso anno.[1] Ormai al potere e in controllo di un territorio che si estendeva dal Syr Darya al Dnestr, Toktamish impose il pagamento del tributo ai principi russi, provocando la reazione immediata di questi.[1] Nel 1382, in tutta risposta, Toktamish assediò e si assicurò Suzdal', Vladimir, Jurel' e ad agosto Mosca, saccheggiandola orribilmente e distruggendola, riaffermando l'autorità mongola sul principato russo.[1]

Tuttavia, i successi e il ridimensionamento della riottosità russa resero Toktamish sempre più ambizioso e anziché accettare un rapporto di subordinazione a Tamerlano, nel 1385 reclamò per sé l'Azerbaigian e poi della Corasmia fino alla città di Bukhara.[3] Alla fine del 1387 attaccò in prima persona la Corasmia, forte anche dell'appoggio degli emiri locali, desiderosi di affrancarsi della dominazione timuride. Tamerlano reagì assediando Urgench, caduta nel 1388.[4] Dopo una lunga campagna di inseguimento le forze dei due si scontrarono nei pressi di Orenburg nel giugno del 1391 (battaglia del fiume Kondurča) e Toktamish ne uscì sconfitto, ma non piegato del tutto.[4] Per impedire che Toktamish si riorganizzasse, Tamerlano attaccò in Russia e sacheggiò Rjazan', muovendosi poi verso Mosca, ma fu costretto a virare perché nel frattempo il suo nemico aveva attaccato a sud.[4]

Dopo la sconfitta del 1391, Toktamish si riorganizzò, approfittando delle campagne che il suo rivale Tamerlano stava compiendo in Persia.[4] Nel marzo del 1394 tentò una nuova invasione dell'Azerbaigian, ma stavolta le forze timuridi si fecero trovare preparate e sconfissero il nemico nella battaglia del fiume Terek del marzo del 1395.[4] Durante questa campagna militare, Tamerlano attaccò le più strategiche basi commerciali dell'Orda d'Oro, fra cui Tana, Astrachan' e Saraj.[4] I danni prodotti agli snodi nevralgici del commercio internazionale furono ingenti, ma fu soprattutto lo stato di guerra protratto per anni a rallentare e in alcuni casi arrestare il flusso dei traffici, infliggendo un danno enorme all'economia dell'Orda, già duramente provata dallo sforzo militare.[4]

Da un punto di vista strategico, questo rovescio fu fatale per Toktamish, il quale non riuscì a riorganizzare le sue forze.[4] Gran parte dei capi militari lo abbandonarono e fu costretto a fuggire.[4] Furono anni in cui si adoperò per riallacciare rapporti, siglare alleanze con signori della guerra di piccolo cabotaggio.[4] Pianificò di attaccare l'emiro Edigu per riprendersi il trono dell'Orda, ma nel 1405 morì a Tjumen', nella Siberia occidentale, mentre Tamerlano era nel pieno della sua potenza.[4] La scomparsa di Toktamish permise all'esercito timuride di proseguire le proprie militari.[4]

Rilevanza storica

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Fu l'ultimo grande Khan riunificatore dell'Orda d'Oro e degno successore di Gengis Khan. Inoltre, risultò l'ultimo Khan a coniare monete con iscrizione mongola nei territori della Russia europea.

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Pubblici (2023), p. 239.
  2. ^ a b c d e Grousset (1970), p. 406.
  3. ^ Pubblici (2023), pp. 239-241.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l Pubblici (2023), p. 241.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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