Pace di Brindisi

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La pace di Brindisi o trattato di Brindisi[1] fu un accordo stipulato a Brundisium (l'odierna Brindisi) nel 40 a.C. tra i tre triumviri Gaio Giulio Cesare Ottaviano (il futuro Augusto, primo imperatore romano), Marco Antonio (ex-luogotenente di Cesare e candidato a subentrare alla guida della Repubblica dopo la morte di questi) e Marco Emilio Lepido (altro ex-luogotenente di Cesare).

Pace di Brindisi
Tipotrattato multilaterale
Contesto
Firma40 a.C.
LuogoBrundisium (odierna Brindisi)
EffettiOttaviano ottenne il controllo delle province occidentali e dell'Illiria

Marco Antonio ottenne il controllo delle province orientali

Lepido mantenne l'Africa

MediatoriMecenate
FirmatariGiulio Cesare Ottaviano

Marco Antonio

Lepido

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Contesto storico modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile romana (44-31 a.C.).

L’accordo si colloca nel quadro dell'instabilità politica seguita all'uccisione di Cesare alle idi di marzo del 44 a.C. Tra le numerose personalità che ambivano a conquistarsi un ruolo di preminenza, si distinsero subito quelle di Ottaviano e Marco Antonio, inizialmente uniti nel perseguire i Cesaricidi. Anche per questo, e ufficialmente con il compito di ristabilire l'ordine pubblico e dare stabilità alla Repubblica, venne costituito nel 43 a.C. il Secondo triumvirato, di durata quinquennale: si trattò, a differenza del primo, di un provvedimento legale e pubblico (triumviri rei publicae costituendae), anche se di fatto sancì una prima spartizione dello stato tra i tre generali romani.

Contenuto e svolgimento delle trattative modifica

Antonio tornò in Italia e sbarcò a Brindisi, dove lo raggiunse Ottaviano. Qui, e con la mediazione di Mecenate, i due comandanti stipularono gli accordi di Brindisi per ristabilire la pace: vennero sanciti dalle nozze di Antonio con la sorella di Ottaviano, Ottavia minore. Con essi si stabilì una nuova divisione dei poteri:

  • Lepido mantenne le due Afriche (proconsolare e nuova), ma passò sempre più in secondo piano fino a perderle a vantaggio di Ottaviano nell'anno 36 e mantenere solo il titolo di pontifex maximus;
  • Antonio ebbe l'Oriente (rinunciando alle Gallie ed alla Transpadana);
  • Ottaviano ottenne l'Occidente e l'Illirico.

La soluzione trovata con la Pace di Brindisi, però, fu solo momentanea: la frattura definitiva tra i triumviri si ebbe nel 32-31 a.C. con la cosiddetta guerra egiziana. Con lo scontro di Azio del 31 a.C. e la morte di Antonio, Ottaviano restò il solo padrone della repubblica, trasformandola in Impero.

Conseguenze modifica

 
Sesto Pompeo

L'accordo si dimostrò subito molto debole, tanto da entrare in crisi già l'anno successivo dopo la battaglia di Filippi, condotta con successo da Antonio e Ottaviano (mentre Lepido restava a Roma). Il primo infatti ottenne il controllo delle Gallie e delle province orientali (che aveva il compito di riorganizzare), il secondo decise saggiamente di stabilirsi nel centro del potere, a Roma, e amministrare le aree occidentali dell'Impero (così da potersi formare una solida base di consenso e potere); mentre Lepido venne progressivamente marginalizzato, pur avendo ancora il controllo dell'Africa e della Numidia. Come si vede, la coesione dei contraenti si fece più labile e i rapporti meno equilibrati.

La situazione precipitò con la guerra di Perugia del 41 a.C., scatenata dal fratello di Antonio, il console Lucio Antonio: questi si fece portavoce degli spossessati italici e della preminenza del potere consolare rispetto a quello del triumvirato. Lo scontro con Ottaviano si risolse a vantaggio di quest'ultimo, ma fece scoppiare la tensione tra i due triumviri.

Note modifica

  1. ^ AA.VV., Storia romana, p. 176

Bibliografia modifica

  • Emilio Gabba, Daniele Foraboschi; Dario Mantovani; Elio Lo Cascio; Lucio Troiani, Introduzione alla storia romana, Milano, LED, 1999.
  • AA. VV., Le Garzantine: Atlante storico, edizione aggiornata, Milano, Garzanti, 2006.
  • Giovanni Geraci e Arnaldo Marcone, Capitolo 4. Agonia della Repubblica, in Storia romana, 4ª ed., Le Monnier Università, 2016, pp. 175-177, ISBN 88-007-4695-0.
  • Antonio Giannotti, Sul foedus brundusinum, in «Brundisii Res», I (1972), pp. 9-12.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica