Il trattato di Resht venne siglato tra l'Impero russo e l'Impero safavide di Persia a Rasht il 21 gennaio 1732. Secondo i termini del trattato la Russia avrebbe dovuto rinunciare alle proprie pretese ed a qualsiasi territorio a sud del fiume Kura. Questo comportò la restituzione ai persiani delle province di Gilan, Mazandaran e Astrabad, conquistate da Pietro il Grande negli anni 1720 al termine della guerra russo-persiana. Le città iraniane di Derbent, Tarki, Gəncə, ecc. a nord del Kura vennero restituite nel giro dei tre anni successivi.[1] In cambio, i persiani ora de facto governati dal generale Nader Shah garantirono dei privilegi commercianti ai mercanti russi e promisero di restaurare al trono Vakhtang VI al trono di Cartelia, ora esiliato in Russia dagli ottomani. I provvedimenti vennero confermati nel 1735 dal trattato di Ganja,[2][3] in base al quale furono restituiti anche tutti i territori a nord del fiume Kura.[1]

Trattato di Resht
Firma21 gennaio 1732
LuogoRasht
CondizioniRestituzione alla Persia dei territori a sud del fiume Kura
Parti Impero safavide
Impero russo
FirmatariImpero russo e Impero safavide
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Note modifica

  1. ^ a b Russia at War: From the Mongol Conquest to Afghanistan, Chechnya, and Beyond ..., su books.google.nl. URL consultato il 25 dicembre 2014.
  2. ^ Alexander Mikaberidze, Treaty of Resht (1732), in Mikaberidze, Alexander (a cura di), Conflict and Conquest in the Islamic World: A Historical Encyclopedia, ABC-CLIO, 2011, p. 346, ISBN 1-59884-336-2.
  3. ^ David Marshall Lang, The Last Years of the Georgian Monarchy, 1658-1832, New York, Columbia University Press, 1957, p. 117.

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