Una vampata di rossore

romanzo scritto da Domenico Rea

«Vi alzerete e andrete meglio di prima, galoppando di porta in porta, a portar vita e a prendere milioni! Mestiere d'oro! Mestiere bello! Bambini e oro!»

Una vampata di rossore è il primo romanzo dello scrittore Domenico Rea pubblicato nel 1959 per i tipi della Mondadori Editore. Per oltre un trentennio, fino all'uscita di "Ninfa plebea" (Premio Strega 1993), sarà anche l'unico.

Una vampata di rossore
Prospetto del palazzo comunale di Nocera Inferiore, la città immaginaria, Nofi, in cui si svolge il racconto.
AutoreDomenico Rea
1ª ed. originale1959
Genereromanzo
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneCampania, Nofi
Personaggi
  • Assuero
  • Rita, la seconda moglie di Assuero
  • Beppe, il figlio
  • Maria, la figlia
  • Chele, la "monaca di casa"
Preceduto daQuel che vide Cummeo (1955)
Seguito daIl re e il lustrascarpe (1960)

Trama modifica

Il romanzo è ambientato a Nofi, facilmente identificata in Nocera Inferiore, città immaginaria a trenta chilometri a sud di Napoli, e nei paesi dei dintorni, fino a Salerno. La vicenda ruota attorno ad Assuero, ex carabiniere, sposato in seconde nozze con Rita, levatrice molto amata e conosciuta in tutta Nofi e nell'Agro nocerino-sarnese. Rita si ammala e Assuero, spaventato dall'idea che gli introiti portati dalla moglie, possano cessare completamente, si rifiuta di ammettere la gravità della malattia, cercando conferme presso i medici che si prestano a minimizzare per non spaventare la famiglia. La malata in realtà ha un tumore e non si rialzerà viva dal letto. Intorno a lei si stringono i parenti e le tante donne che Rita ha fatto partorire nei palazzi più agiati della città, come nelle capanne più miserabili. Sempre amabile e premurosa. Al contrario del meschino Assuero che si è limitato ad amministrare i conti della moglie, rifiutandosi di lavorare, convinto che la sua presenza in casa fosse un indispensabile corollario della felicità familiare. Beppe, il figlio di Rita e Assuero, per evitare la tragedia, cerca una facile evasione nelle avventure salernitane, nelle feste e al caffè, con il gruppo di amici che finiscono per disprezzarlo. Fino a quando trova in Chele, la monaca di casa, una docile amante a portata di mano.

La storia di Maria, sorella di Beppe, occupa la parte centrale del racconto. Fin da bambina esclusa dai divertimenti dei coetanei, cresce dura e astiosa, si invaghisce di un giovane, chiamato Il Salernitano che, spacciatosi per ricco figlio di famiglia, si rivela presto uno sfruttatore e un ladro. Chiesta in moglie da Scida, contadino poverissimo, divenuto ricco in Algeria, lo rifiuta perché figlio di un ergastolano, ribellandosi alla volontà della famiglia e ai calcoli di Assuero, ex carabiniere che afferma: "la ricchezza, via, è stata sempre al di sopra della Legge". L'epilogo inevitabile, con lo sconforto dei familiari, mostra anche le mille benedizioni delle donne che Rita ha aiutato a sgravarsi di figli "voluti e non voluti, nati vivi e nati morti".

Analisi dell'opera modifica

L'opera si divide in tre parti: la storia di Rita e Assuero, quella della figlia Maria e infine quella di Chele, la monaca di casa, che viene identificata come carattere nella sorella dell'autore ma, nel romanzo, diventa l'amante di Beppe. Questa frammentazione ha fatto scrivere a Carlo Salinari che la Vampata di rossore è un falso romanzo, in cui l'unità apparente, creata dalla malattia di Rita, è "estrinseca", mentre i racconti sui figli "sono falsi".[1] La prima anticipazione del romanzo è considerata "Cancer Barocco", pubblicato sulla rivista "Il Caffè" nel '57.[2] Francesco Durante, curatore del Meridiano Mondadori dedicato a Rea e suo importante riferimento editoriale, definisce il romanzo Il libro in cui in maniera più intensa e drammatica Rea abbia coraggiosamente rappresentato la propria stessa famiglia, intorno alla vicenda della morte della madre. È piuttosto agevole l'identificazione tra Rita e Lucia Scermino, madre dello scrittore; tra Chele - la "monaca di casa" - e Teresa Rea, sorella di Domenico; tra Assuero, del quale si ripercorrono perfino i trascorsi da carabiniere, e il padre, Giuseppe Rea;[3]

Edizioni modifica

Prima edizione

  • Milano, Mondadori (Narratori italiani), 1959

Altre edizioni

  • Milano, Oscar Mondadori, 1977, introduzione di Enzo Golino
  • Milano, Mondadori (Scrittori italiani), 1994
  • Cava de' Tirreni, Avagliano (Il melograno), 2003, introduzione di Silvio Perrella
  • In Domenico Rea Opere, Meridiano Mondadori, 2005

Riconoscimenti modifica

Note modifica

  1. ^ Carlo Salinari, "Vie Nuove", dicembre 1960
  2. ^ Lettera di Rea a Giambattista Vicari, 9 sett. '57.
  3. ^ Francesco Durante, Notizie sui testi, Domenico Rea Opere, Meridiano Mondadori, 2005
  4. ^ Premio Napoli di Narrativa 1954-2002, su premionapoli.it. URL consultato il 16 febbraio 2019.

Bibliografia modifica

  • a cura di Francesco Durante, Domenico Rea - Opere, collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 2005, p. 1742.

Collegamenti esterni modifica

  Portale Letteratura: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di letteratura