Satelliti naturali di Marte modifica

  Fatto

  • Tanga, Paolo, Phobos e Deimos (PDF), in Astronomia UAI, n. 3, 2003, pp. 46-48. URL consultato il 28 marzo 2012.

Deimos modifica

  Fatto

Fobos modifica

Incipit e template corpo celeste modifica

Osservazione modifica

  Fatto

Storia delle osservazioni modifica

  Fatto Fobos_(astronomia)#Storia_delle_osservazioni

Missioni spaziali modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Esplorazione di Marte.
  • Viking Orbiter 1 ebbe tre incontri ravvicinati con Fobos transitanto a 90 km dalla superficie[1]

 
Fobos ripreso nel 1977 dal Viking Orbiter 2 con l'Ascraeus Mons sullo sfondo.

Una svolta nello studio di Fobos è avvenuta grazie all'esplorazione spaziale del pianeta rosso. Le prime immagini della luna furono raccolte dal Mariner 7 nel 1969; nella migliore, identificata dalla sigla 7F91, Fobos occupava solo quaranta pixel che permisero tuttavia una stima del suo diametro e della sua albedo.[2][3]

La missione successiva raggiunse Marte nel 1971 e trovò il pianeta interessato da una tempesta di sabbia globale che impedì l'osservazione diretta della superficie per circa due mesi. Durante una parte di questo periodo fu allora utilizzata per condurre uno studio approfondito dei due satelliti.[4] Il Mariner 9 raccolse un centinaio di immagini con una risoluzione massima di 100 metri e da una distanza minima da Fobos di 5710 km, che permisero di determinarne le dimensioni, la forma e il periodo di rotazione, di migliorare le conoscenze sul suo moto orbitale e, infine, di identificare le principali caratteristiche superficiali.[5] Fu inoltre rilevata la presenza di uno strato di regolite sulla superficie di entrambe le lune.[6]


Con il Programma Viking si ebbe un ulteriore incremento nelle conoscenze su entrambi i satelliti, grazie sia ai miglioramenti tecnici introdotti nei sistemi di raccolta di immagini, sia ai passaggi più stretti che i due orbiter eseguirono soprattutto con Fobos.[7] Furono rilevate variazioni di colore su Fobos, del quale fu determinata la massa,[8] la densità e stimata l'età e la composizione.[7]

Nel 1998 e nel 2003, la sonda statunitense Mars Global Surveyor ha raccolto sia immagini dirette di Fobos, sia ha seguito la traccia della sua ombra sulla superficie del pianeta. Ciò ha permesso di calcolare con maggior precisione l'orbita della luna e l'accelerazione che gli effetti mareali di Marte le impartiscono.[9] Sono stati utilizzati a tale scopo anche i dati raccolti dalla sonda europea Mars Express[10] che ha eseguito inoltre dei sorvoli ravvicinati di Fobos nel 2004,[11][12] 2008[13] e 2010,[14] oltre che osservazioni a distanza di Deimos. Infine, nel 2007 e nel 2008 il Mars Reconnaissance Orbiter ha raccolto immagini ad alta risoluzione di entrambi i satelliti.[15]

Immagini di Deimos e Fobos sono state raccolte anche dalla superficie di Marte, attraverso le fotocamere dei lander e rover lì presenti, sia in immagini notturne,[16] sia in immagini diurne in occasione di transiti sul disco solare.[17]

La Russia ha lanciato due missioni nel 1988 - Fobos 1 e 2 - e Fobos-Grunt nel 2011 che avrebbero dovuto atterrare su Fobos; l'ultima in particolare avrebbe anche dovuto riportare dei campioni a terra. Tuttavia, sono fallite tutte e tre, le prime due in prossimità del loro obiettivo,[18] Fobos-Grunt in orbita terrestre bassa, subito dopo il lancio.[19]

Raggiungere i satelliti di Marte è a volte indicato come un passo intermedio nell'esplorazione umana del pianeta rosso.[20]


  • (EN) West, R.M., Introductory report: Asteroids and comets from space, in Brahic, A.; Gerard, J.-C.; Surdej, J. (a cura di), Observations and Physical Properties of Small Solar System Bodies, Proceedings of the Liege International Astrophysical Colloquium 30, June 24-26, 1992, Institut d'Astrophysique, Liege., Liegi, Universite de Liege, Institut d'Astrophysique, 1992, pp. 19-38. URL consultato il 19 agosto 2012.

Parametri orbitali e rotazione modifica

  Fatto Fobos (astronomia)#Parametri orbitali e rotazione

Formazione modifica

  Fatto: Fobos (astronomia)#Formazione

Caratteristiche chimico-fisiche modifica

Massa e dimensioni modifica

Fobos ha forma irregolare.[21] Dei due satelliti di Marte, è il maggiore per massa e dimensioni. Può essere descritto approssimativamente da un'ellissoide di dimensioni 26,8 × 22,4 × 18,4 km, cui corrisponde un diametro medio di 22,2 km e un volume di 5 729 km3. Analizzando le perturbazioni prodotte dalle due lune nel moto di alcune sonde spaziali che gli si sono avvicinate,[non chiaro] è stata stimata una massa di 1,0659 × 1016 kg.[22] Da tali informazioni è possibile desumere un valore per la sua densità media, stimata in 1,872 × 103 kg/m3.[23]

Per confronto, Deimos ha circa un settimo della massa ed un sesto del volume di Fobos, con una desnità media stimata in 1,471 × 103 kg/m3.[24]

Composizione modifica

Informazioni sulla composizione di Deimos sono state desunte da rilevazioni spettrografiche condotte dalla Terra o da sonde in orbita attorno a Marte, perché nessuna missione spaziale ha mai raggiunto la superficie della luna.

Nel corso degli anni settanta è maturata l'ipotesi che Deimos e Fobos, caratterizzati da un valore dell'albedo piuttosto basso, avessero una composizione analoga agli asteroidi di tipo C (e quindi alle condriti carbonacee) e contenenessero, probabilmente, ghiaccio d'acqua al loro interno.[25] Tali dati rafforzavano di conseguenza l'ipotesi che fossero due asteroidi catturati.

Osservazioni successive condotte alla fine degli anni duemila con lo spettrometro Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter, tuttavia, hanno portato a rivedere tali conclusioni. Entrambe le lune presentano terreni caratterizzati da una colorazione rossastra che non mostrano la tipica linea di assorbimento dell'acqua in corrispondenza dei μm; sembra inoltre che possa essere esclusa la presenza in superficie di materiali femici; infine, nella porzione del rosso dello spettro, altrimenti piuttosto piatta, si rileva una riga di assorbimento in prossimità degli 0,65 μm che può essere associata alla presenza di fillosilicati ferrosi.[26][27] Ciò attesta delle similitudini con gli asteroidi di tipo D e con nuclei cometari ormai estinti.

Non solo, sembrerebbe che su Fobos uno strato sottostante di colorazione bluastra sia ricoperto da materiale rossastro che potrebbe essere in correlazione con il materiale di Deimos. Le due lune, quindi, potrebbero aver avuto un origine distinta.

Superficie modifica

Fobos nella cultura modifica

en:Phobos and Deimos in fiction#Phobos
 
Una base sulla superficie di Fobos, secondo una previsione della NASA.

Tra i primi riferimenti letterari a Fobos e Deimos vi sono alcune descrizioni del loro moto notturno osservato dalla superficie di Marte. Tra queste sono degne di nota quella molto accurata presente nel capitolo XXII del libro di fantascienza To Mars via the moon: an astronomical story di Mark Wicks del 1911[28] e quella inserita da Edgar Rice Burroughs nel romanzo Sotto le lune di Marte del 1912.[29]

Nella trasposizione nella fantascienza, Fobos è talvolta rappresentato come sede di insediamenti umani stabiliti nella colonizzazione di Marte o successivi ad essa. Nella Trilogia di Marte (1992-1996) di Kim Stanley Robinson, su Fobos è presente una base militare e la stessa luna diventa un'arma quando, ridotta in pezzi, viene scagliata contro la superficie.[30] In Phobos (2004) di Ty Drago una stazione di ricerca su Fobos è oggetto di attacchi da parte di una fiera autoctona,[31] mentre nel racconto The Wheels of Dream (1980), John M. Ford descrive la costruzione di una ferrovia circumlunare.[32]

Arthur C. Clarke ambienta su Fobos il racconto K. 15 (Hide and Seek , 1949), nel quale un agente in fuga sfrutta l'agilità acquisita grazie alla bassa gravità della luna per difendersi dagli attacchi di un incrociatore; ne Le sabbie di Marte (The Sands of Mars, 1951), invece, Fobos viene ignito come un secondo Sole per permettere l'agricoltura nel processo di terraformazione di Marte.[33] In un racconto più vicino ai giorni nostri, Daniel Logan immagina una spedizione statunitense su Fobos in The Phobos Expedition (2017), giocando sulle difficoltà incontrate dai russi nel raggiungere la luna.[34]

Un'altra traposizione ricorrente vede Fobos essere un oggetto artificiale di origine aliena, come in Phobos, the Robot Planet (1955) di Paul Capon e L'enigma del pianeta rosso (Secret of the Martian Moons, 1955) di Donald A. Wollheim, Mission to the Heart Stars (1965) di James Blish,[35] in Mezzogiorno: XXII secolo dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij[36] e in Olympos (2005) di Dan Simmons.[37]

Fobos compare anche come ambientazione in diversi videogiochi di fantascienza. In Zone of the Enders: The 2nd Runner viene usato come piattaforma per un'arma capace di distruggere qualunque oggetto del sistema solare. In Armored Core 2, invece, è ambientata l'ultima missione del gioco, dove si scopre che il satellite non è naturale, ma è stato costruito da una civiltà extraterrestre e possiede un meccanismo di deorbitazione che va disattivato, in quanto potrebbe farlo schiantare sulla superficie e distruggere la colonia marziana. In Unreal Tournament attorno a Fobos orbita un satellite artificiale che è terreno di battaglia per i giocatori. Nel gioco Leather Goddesses of Phobos la piccola luna marziana è l'origine di una spedizione verso la Terra per schiavizzare l'umanità. In RTX Red Rock da una stazione spaziale situata sulla superficie di Fobos iniziano le avventure del protagonista che deve difendere la colonia marziana da un attacco alieno.

Note modifica

  1. ^ (EN) E. Bell (a cura di), Viking 2 Orbiter, su nssdc.gsfc.nasa.gov, National Space Science Data Center (NSSDC), NASA. URL consultato il 24 marzo 2012.
  2. ^ (EN) Smith, B.A., Phobos: Preliminary Results from Mariner 7, in Science, vol. 168, n. 3933, 1970, pp. 828-830, DOI:10.1126/science.168.3933.828.
  3. ^ Hunt, G.E. et al., p. 97, 1978.
  4. ^ West, R.M., p. 24, 1992.
  5. ^ (EN) Pollack, J.B., et al., Mariner 9 television observations of Phobos and Deimos, in Icarus, vol. 17, n. 2, 1972, pp. 394–407, DOI:10.1016/0019-1035(72)90007-3.
  6. ^ Hunt, G.E. et al., pp. 97-98, 1978.
  7. ^ a b Hunt, G.E. et al., pp. 98-100, 1978.
  8. ^ (EN) Williams, B.G., Duxbury, T.C.; Hildebrand, C.E., Improved Determination of Phobos and Deimos Masses from Viking Fly-Bys, in Abstracts of the Lunar and Planetary Science Conference, vol. 19, 1988, p. 1274. URL consultato il 10 marzo 2012.
  9. ^ (EN) Bills, B.G., Neumann, G.A.; Smith, D.E.; Zuber, M.T., Improved estimate of tidal dissipation within Mars from MOLA observations of the shadow of Phobos, in Journal of Geophysical Research, vol. 110, E7, 2005, pp. E07004, DOI:10.1029/2004JE002376.
  10. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Lainey2007
  11. ^ (EN) ESA, Martian moon Phobos in detail, su esa.int, ESA Portal, 11 novembre 2004. URL consultato il 10 marzo 2012.
  12. ^ (EN) Oberst, J., et al., Astrometric observations of Phobos and Deimos with the SRC on Mars Express, in Astronomy and Astrophysics, vol. 447, n. 3, 2006, pp. 1145-1151, DOI:10.1051/0004-6361:20053929.
  13. ^ (EN) ESA, ESA closes in on the origin of Mars’ larger moon, su esa.int, ESA Portal, 16 ottobre 2008. URL consultato il 10 marzo 2012.
  14. ^ (EN) ESA, Phobos flyby success, su esa.int, ESA Portal, 4 marzo 2010. URL consultato il 10 marzo 2012.
  15. ^ (EN) Thomas, N., et al., Spectral heterogeneity on Phobos and Deimos: HiRISE observations and comparisons to Mars Pathfinder results, in Planetary and Space Science, vol. 59, n. 13, 2011, pp. 1281-1292, DOI:10.1016/j.pss.2010.04.018.
  16. ^ (EN) Two Moons Passing in the Night, su marsrovers.jpl.nasa.gov. URL consultato il 10 marzo 2012.
  17. ^ (EN) Bell, J. F, et al., Solar eclipses of Phobos and Deimos observed from the surface of Mars, in Nature, vol. 436, n. 7047, 2005, pp. 55-57, DOI:10.1038/nature03437.
  18. ^ (EN) Sagdeev, R.Z., Zakharov, A.V., Brief history of the Phobos mission, in Nature, vol. 341, n. 6243, 1989, pp. 581-585, DOI:10.1038/341581a0.
  19. ^ (EN) Kelly Beatty, Phobos-Grunt's Sad Fate, in Sky & Telescope, 11 novembre 2011. URL consultato il 10 marzo 2012.
  20. ^ Landau, D., Strange, N.J., Verso lo spazio profondo, in Le Scienze, n. 523, 2012, pp. 62-69.
  21. ^ Veverka, J.; Burns, J. A., pp. 530-531, 1980.
  22. ^ Un confronto tra i vari valori proposti è presente in Jacobson, R.A., p. 672, 2010. In tale lavoro il dato della massa è fornito nella forma di parametro gravitazione, GM, ovvero del suo prodotto per la costante di gravitazione universale.
  23. ^ (EN) Phobos: Facts & Figures, in Solar System Exploration, NASA. URL consultato il 12 marzo 2012.
  24. ^ (EN) Deimos: Facts & Figures, in Solar System Exploration, NASA. URL consultato il 12 marzo 2012.
  25. ^ (EN) Pang, K.D., Rhoads, J.W.; Lane, A.L.; Ajello, J.M., Spectral evidence for a carbonaceous chondrite surface composition on Deimos, in Nature, vol. 283, 1980, pp. 277-278, DOI:10.1038/283277a0.
  26. ^ (EN) Rivkin, A.S., Brown, R.H.; Trilling, D.E.; Bell, J.F.; Plassmann, J.H., Near-Infrared Spectrophotometry of Phobos and Deimos, in Icarus, vol. 156, n. 1, 2002, pp. 64-75, DOI:10.1006/icar.2001.6767.
  27. ^ Rivkin, A.S., et al., MRO/CRISM Observations of Phobos and Deimos (PDF), European Planetary Science Congress 2009, held 14-18 September in Potsdam, Germany, pp. p.723. URL consultato il 27 marzo 2012.
  28. ^ (EN) Mark Wicks, Celestial Phenomena seen from Mars, in To Mars Via the Moon: An Astronomical Story, Ayer Publishing, 1911, p. 242, ISBN 978-0-405-06318-3.
  29. ^ Francesca Benedetti, Sotto le lune di Marte, su astrocultura.uai.it, Astrocultura UAI, 2003. URL consultato il 27 gennaio 2019.
  30. ^ (EN) Mars trilogy timeline, su kimstanleyrobinson.info. URL consultato il 28 gennaio 2019.
  31. ^ (EN) Ty Drago, Phobos, Tor, 2003, ISBN 0-765-30544-5.
  32. ^ (EN) Brian Stableford, Science Fact and Science Fiction: An Encyclopedia, Routledge, 2006, p. 284, ISBN 9781135923730.
  33. ^ (EN) Gary Westfahl, Arthur C. Clarke, University of Illinois Press, 2018, p. 59, ISBN 9780252050633.
  34. ^ (EN) Daniel Logan, The Phobos Expedition, Wise Media Group, 2017, ISBN 9781629670928.
  35. ^ (EN) James Blish, Mission to the Heart Stars, Faber and Faber, 1965.
  36. ^ (EN) Stephen W. Potts, The Second Marxian Invasion: The Fiction of the Strugatsky Brothers, Wildside Press LLC, 1991, pp. 23-24, ISBN 9780893702793.
  37. ^ (EN) Dan Simmons, Olympos, Gollancz, 2005, ISBN 9780575072626.

Bibliografia modifica

  • (EN) Hunt, G.E., Michael, W.H.; Pascu, D.; Veverka, J.; Wilkins, G.A.; Woolfson, M., The Martian satellites - 100 years on, in Royal Astronomical Society, Quarterly Journal, vol. 19, 1978, pp. 90-109. URL consultato il 10 marzo 2012.
  • (EN) Veverka, J., Burns, J. A., The moons of Mars, in Annual review of earth and planetary sciences. Volume 8., Palo Alto, Calif., Annual Reviews, Inc., 1980, pp. 527-558, DOI:10.1146/annurev.ea.08.050180.002523. URL consultato l'11 marzo 2012.


DA CERCAREE modifica

  • (EN) Manfred "Dutch" von Ehrenfired, Exploring the Martian Moons: A Human Mission to Deimos and Phobos, Springer, 2017, ISBN 9783319527000.

Esplorazione di Fobos modifica

  Voce principale: Fobos (astronomia).

L'esplorazione di Fobos è stata condotta per mezzo di sonde spaziali semiautomatiche, nell'ambito dell'esplorazione di Marte, di cui Fobos è il maggiore satellite.


Una prima esplorazione fotografica è stata condotta nell'ambito del Programma Mariner della NASA. Il Mariner 7 ha raccolto la prima immagine ravvicinata della luna; il Mariner 9 ha condotto un'estesa ricognizione fotografica, favorita da una concomitante tempesta di sabbia che temporaneamente impedì la prevista ricognizione della superficie del pianeta. Lo studio è statop approfondito nel corso del Programma Viking...


Gli unici tentativi di atterrare sulla sua superficie sono stati condotti dall'Agenzia Spaziale Russa, tuttavia le tre sonde lanciate a tale scopo hanno tutte fallito la propria missione. Con Fobos 1 e 2, lanciate nel luglio del 1988, furono persi i contatti... Fobos-Grunt, lanciata nel novembre del 2011, ha invece fallito la manovra che dall'orbita terrestre bassa l'avrebbe immessa in un'orbita di trasferimento verso Marte.


  • Viking Orbiter 1 ebbe tre incontri ravvicinati con Fobos transitanto a 90 km dalla superficie[1]

Cenni storici modifica

Programma Mariner modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Programma Mariner.
 
Fobos ripreso nel 1977 dal Viking Orbiter 2 con l'Ascraeus Mons sullo sfondo.

Una svolta nello studio di Fobos è avvenuta grazie all'esplorazione spaziale del pianeta rosso. Le prime immagini della luna furono raccolte dal Mariner 7 nel 1969; nella migliore, identificata dalla sigla 7F91, Fobos occupava solo quaranta pixel che permisero tuttavia una stima del suo diametro e della sua albedo.[2][3]

La missione successiva fu quella del Mariner 9 che raggiunse Marte nel 1971 e trovò il pianeta interessato da una tempesta di sabbia globale che impedì l'osservazione diretta della superficie marziana per circa due mesi. Parte di questo periodo fu allora utilizzato per condurre uno studio approfondito dei due satelliti di Marte.[4] La sonda raccolse un centinaio di immagini di Fobos - con una risoluzione massima di 100 metri - che permisero di determinarne le dimensioni, la forma e il periodo di rotazione, di migliorare le conoscenze sul suo moto orbitale e di identificare le principali caratteristiche superficiali.[5] Fu inoltre rilevata la presenza di uno strato di regolite sulla superficie di entrambe le lune.[6] Al massimo del suo avvicinamento a Fobos, il Mariner 9 raggiunse una distanza di 5710 km.[6]

Programma Viking modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Programma Viking.

Con il Programma Viking si ebbe un ulteriore incremento nelle conoscenze su entrambi i satelliti, grazie sia ai miglioramenti tecnici introdotti nei sistemi di raccolta di immagini, sia ai passaggi più stretti che i due orbiter eseguirono soprattutto con Fobos.[7] Furono rilevate variazioni di colore su Fobos, del quale fu determinata la massa,[8] la densità e stimata l'età e la composizione.[7]


Nel 1998 e nel 2003, la sonda statunitense Mars Global Surveyor ha raccolto sia immagini dirette di Fobos, sia ha seguito la traccia della sua ombra sulla superficie del pianeta. Ciò ha permesso di calcolare con maggior precisione l'orbita della luna e l'accelerazione che gli effetti mareali di Marte le impartiscono.[9] Sono stati utilizzati a tale scopo anche i dati raccolti dalla sonda europea Mars Express[10] che ha eseguito inoltre dei sorvoli ravvicinati di Fobos nel 2004,[11][12] 2008[13] e 2010,[14] oltre che osservazioni a distanza di Deimos. Infine, nel 2007 e nel 2008 il Mars Reconnaissance Orbiter ha raccolto immagini ad alta risoluzione di entrambi i satelliti.[15]

Immagini di Deimos e Fobos sono state raccolte anche dalla superficie di Marte, attraverso le fotocamere dei lander e rover lì presenti, sia in immagini notturne,[16] sia in immagini diurne in occasione di transiti sul disco solare.[17] Il 1º agosto 2013 il rover Curiosity - diretto in tali operazioni di Mark Lemmon[18] - ha ripreso per la prima volta un transito di Fobos su Deimos.[19] Il seguente 17 agosto, lo stesso rover ha ripreso un eclissi anulare di Fobos. Stante la configurazione particolarmente favorevole che ha visto la luna transitare in prossimità del centro del disco solare in corrispondenza del mezzogiorno locale, Fobos è apparso quasi alla sua massima dimensione angolare possibile.[20]

La Russia ha lanciato due missioni nel 1988 - Fobos 1 e 2 - e Fobos-Grunt nel 2011 che avrebbero dovuto atterrare su Fobos; l'ultima in particolare avrebbe anche dovuto riportare dei campioni a terra. Tuttavia, sono fallite tutte e tre, le prime due in prossimità del loro obiettivo,[21] Fobos-Grunt in orbita terrestre bassa, subito dopo il lancio.[22]

Raggiungere i satelliti di Marte è a volte indicato come un passo intermedio nell'esplorazione umana del pianeta rosso.[23]


Note modifica

  1. ^ (EN) E. Bell (a cura di), Viking 2 Orbiter, su nssdc.gsfc.nasa.gov, National Space Science Data Center (NSSDC), NASA. URL consultato il 24 marzo 2012.
  2. ^ (EN) Smith, B.A., Phobos: Preliminary Results from Mariner 7, in Science, vol. 168, n. 3933, 1970, pp. 828-830, DOI:10.1126/science.168.3933.828.
  3. ^ Hunt, G.E. et al., p. 97, 1978.
  4. ^ West, R.M., p. 24, 1992.
  5. ^ (EN) Pollack, J.B., et al., Mariner 9 television observations of Phobos and Deimos, in Icarus, vol. 17, n. 2, 1972, pp. 394–407, DOI:10.1016/0019-1035(72)90007-3.
  6. ^ a b Hunt, G.E. et al., pp. 97-98, 1978.
  7. ^ a b Hunt, G.E. et al., pp. 98-100, 1978.
  8. ^ (EN) Williams, B.G., Duxbury, T.C.; Hildebrand, C.E., Improved Determination of Phobos and Deimos Masses from Viking Fly-Bys, in Abstracts of the Lunar and Planetary Science Conference, vol. 19, 1988, p. 1274. URL consultato il 10 marzo 2012.
  9. ^ (EN) Bills, B.G., Neumann, G.A.; Smith, D.E.; Zuber, M.T., Improved estimate of tidal dissipation within Mars from MOLA observations of the shadow of Phobos, in Journal of Geophysical Research, vol. 110, E7, 2005, pp. E07004, DOI:10.1029/2004JE002376.
  10. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Lainey2007
  11. ^ (EN) ESA, Martian moon Phobos in detail, su esa.int, ESA Portal, 11 novembre 2004. URL consultato il 10 marzo 2012.
  12. ^ (EN) Oberst, J., et al., Astrometric observations of Phobos and Deimos with the SRC on Mars Express, in Astronomy and Astrophysics, vol. 447, n. 3, 2006, pp. 1145-1151, DOI:10.1051/0004-6361:20053929.
  13. ^ (EN) ESA, ESA closes in on the origin of Mars’ larger moon, su esa.int, ESA Portal, 16 ottobre 2008. URL consultato il 10 marzo 2012.
  14. ^ (EN) ESA, Phobos flyby success, su esa.int, ESA Portal, 4 marzo 2010. URL consultato il 10 marzo 2012.
  15. ^ (EN) Thomas, N., et al., Spectral heterogeneity on Phobos and Deimos: HiRISE observations and comparisons to Mars Pathfinder results, in Planetary and Space Science, vol. 59, n. 13, 2011, pp. 1281-1292, DOI:10.1016/j.pss.2010.04.018.
  16. ^ (EN) Two Moons Passing in the Night, su marsrovers.jpl.nasa.gov. URL consultato il 10 marzo 2012.
  17. ^ (EN) Bell, J. F, et al., Solar eclipses of Phobos and Deimos observed from the surface of Mars, in Nature, vol. 436, n. 7047, 2005, pp. 55-57, DOI:10.1038/nature03437.
  18. ^ (EN) Emily Lakdawalla, Movie of Phobos and Deimos from Curiosity: super cool and scientifically useful, su planetary.org, The Planetary Society, 16 agosto 2013. URL consultato il 4 settembre 2013.
  19. ^ (EN) Guy Webster, NASA Rover Gets Movie as a Mars Moon Passes Another, su nasa.gov, NASA, 15 agosto 2013. URL consultato il 4 settembre 2013.
  20. ^ (EN) Guy Webster, NASA Mars Rover Views Eclipse of the Sun by Phobos, su nasa.gov, NASA, 28 agosto 2013. URL consultato il 4 settembre 2013.
  21. ^ (EN) Sagdeev, R.Z., Zakharov, A.V., Brief history of the Phobos mission, in Nature, vol. 341, n. 6243, 1989, pp. 581-585, DOI:10.1038/341581a0.
  22. ^ (EN) Kelly Beatty, Phobos-Grunt's Sad Fate, in Sky & Telescope, 11 novembre 2011. URL consultato il 10 marzo 2012.
  23. ^ Landau, D., Strange, N.J., Verso lo spazio profondo, in Le Scienze, n. 523, 2012, pp. 62-69.

Bibliografia modifica

  • (EN) West, R.M., Introductory report: Asteroids and comets from space, in Brahic, A.; Gerard, J.-C.; Surdej, J. (a cura di), Observations and Physical Properties of Small Solar System Bodies, Proceedings of the Liege International Astrophysical Colloquium 30, June 24-26, 1992, Institut d'Astrophysique, Liege., Liegi, Universite de Liege, Institut d'Astrophysique, 1992, pp. 19-38. URL consultato il 19 agosto 2012.

Voci correlate modifica