La pallavolo arrivò in Italia dopo la prima guerra mondiale. Fu praticata inizialmente dai militari e dall'OND, mentre dopo il 1945 nacquero una Federazione (la Federazione Italiana Pallavolo) e le prime squadre indipendenti.

Nei primi campionati nazionali ebbero particolare successo le squadre dell'Emilia-Romagna e, in secondo luogo, della Toscana, che a lungo annoverarono nelle proprie file i migliori allenatori e atleti. A partire dagli anni Settanta la diffusione dello sport divenne più capillare, e anche squadre del Meridione arrivarono ai vertici; a rendere definitivamente la pallavolo una delle discipline semiprofessionistiche più popolari in Italia fu, infine, il grande ciclo di vittorie che la Nazionale maschile azzurra inaugurò a partire dagli anni Ottanta.

Le origini della pallavolo in Italia modifica

I precedenti e l'arrivo in Italia del gioco di Morgan modifica

Se alcune testimonianze parlano confusamente di un gioco simile alla pallavolo, con rimbalzo a terra consentito, giocato a Napoli nel Medioevo o in età moderna, e poi diffusosi in Francia con il nome di minonette[1], è certo che le prime testimonianze del gioco regolamentato nel 1895 da William Morgan risalgano a dopo la prima guerra mondiale, quando fu importato in Europa dai soldati statunitensi che lo praticavano nelle YMCA. Denominato palla a volo fece la sua apparizione in diverse città italiane nel corso di manifestazioni ginniche; varie sono le testimonianze di tornei e campionati. Il 7 novembre 1923 un primo torneo tra militari risulta vinto dalla Guardia di Finanza di Roma.[2] I giornali dell'epoca, che citano lo sport occasionalmente, danno testimonianza un torneo tenutosi all'Arena Civica di Milano nel settembre del 1928, in occasione dei XVI Concorsi ginnici federali, che vedeva coinvolte tre squadre meneghine e una di Perugia.[3]

La fondazione della FIPV e il ruolo dell'OND modifica

Il 1º dicembre 1929 fu fondata la Federazione Italiana Palla a Volo (FIPV), che raccolse le migliori squadre delle regioni e organizzò un primo campionato sotto l'egita dell'OND nel 1930; la vittoria arrise alla squadra di un'azienda di Vado Ligure, l'Azogeno.[2] A Savona e provincia, in effetti, lo sport doveva vantare un certo seguito: testimonianze d'amichevoli tra compagini della zona risalgono all'inverno del 1930.[4] Nel gennaio 1931 si tenne il primo campionato regionale in Toscana.[5]

Negli anni Trenta l'interesse per lo sport crebbe. Tornei si svolsero con regolarità (fu inserito per i giochi studenteschi "Littoriali" del 1933, che si tennero a Torino tra gli sport femminili)[6] e lo sport risultava in minor misura presente anche al Sud (Il littoriale dà testimonianza di gare a Salerno[7] e Palermo[8]); nel 1933 il campionato del Centro-Sud fu vinto dalla squadra di Empoli[9]. Particolarmente importante fu poi la spinta dell'OND, che l'8 e il 9 agosto 1936 organizzò il primo campionato nazionale di palla a volo nel corso dei giochi dopolavoristici, quell'anno svoltisi a Bolzano[10]. Nel 1935 circa 10.000 dopolavoristi praticavano lo sport e le regole dello sport furono rese più precise.

Negli anni successivi il principale campionato di campionato di pallavolo venne sempre orgazzinato all'interno dei giochi dell'OND; dal 1937 si svolsero anche i campionati femminili, sotto l'egida della GIF. Tra le squadre che si misero in luce in quel periodo vi furono nel maschile Alessandria (campione nel 1938) e la Lanerossi di Schio (che vinse nel biennio 1941-1942), mentre nel femminile s'imposero Vicenza (1937) e la forte Corridoni di Genova (1940 e ancora nel 1941). Tornei a parte venivano poi organizzati da studenti, giornalisti, vigili del fuoco. Fu in piena guerra che, nel 1943, si tentò l'organizzazione dei campionati maschili (a Genova) e femminili (a Desenzano del Garda, con vittoria della Corozite Bergamo[11]) di palla a volo; gli avvenimenti bellici ne resero difficile lo svolgimento, e il discorso fu rimandato al 1946.

Il dopoguerra: la FIPAV e il campionato nazionale modifica

I pionieri e la fondazione della FIPAV modifica

Nel dopoguerra, con la fine dell'OND, i tempi furono maturi per la nascita di squadre e di un'organizzazione autonoma. Fu dallo scioglimento del Dopolavoro della Corozite che a Bergamo nacque l'Amatori femminile, sorta per iniziativa dell'imprenditore Arnaldo Eynard[11]. Vinse i primi campionati nazionali femminili e fu poi assorbita dalla locale sezione della FARI (Federazione Attività Ricreative Italiane).

A Bologna, il 31 marzo 1946, ventisette persone (tra cui Eynard, eletto primo presidente, e due donne, le fiorentine Berta Faggi e Vera Giagnoni) fondarono la Federazione Italiana Pallavolo. I soci, oltre che dal capoluogo emiliano, provenivano da Alessandria, Bergamo, Como, Firenze, Genova, Modena, Ravenna, Reggio nell'Emilia, Torino, Trieste, Vercelli e Verona). La FIPV (poi FIPAV) fu associata nel al CONI nel 1955, dopo essere già stata riconosciuta il 2 gennaio 1947[12] e dopo aver organizzato il primo Campionato europeo nel 1949, al Foro Italico. Si erano già svolti nell'estate del 1946, i primi campionati: quello maschile (Genova, dal 15 al 17 agosto) fu vinto per due punti dalla Robur Ravenna sulla Borsalino Alessandria; quello femminile, sempre a Genova, si concluse con la vittoria dell'Amatori.

Come nel caso del sodalizio bergamasco, furono molte le società che, negli anni a venire, si fusero o si affidarono ad associazioni più strutturate: è il caso della Ferrovieri Parma, una delle massime espressioni della pallavolo maschile, che ottenne il patrocinio del locale CUS, o della Vittorio Veneto, a lungo maggiore esponente del volley milanese, che giocò sotto l'ala del CSI[13]. Fu la Lale di Brescia ad avere per prima (1953) un vero sponsor, il bar Torrione.

Ad insegnare e a diffondere la pallavolo tra i giovani atleti furono per lo più professori di ginnastica. Furono nomi come quelli di Franco Benzi ad Alessandria, di Renzo Leonelli e Franco Anderlini a Modena, di Pietro Bernardi a Bologna, di Renzo Del Chicca a Parma, di Angelo Costa a Ravenna a rendere popolare lo sport in quelle realtà, ad allenare le massime espressioni locali nei primi campionati e, infine, ad essere chiamati dalla FIPAV come commissari tecnici delle squadre Nazionali. I debutti di entrambe le squadre azzurre avvennero in occasione di amichevoli perse contro la Francia: la formazione maschile fu sconfitta per 3-1 a Parigi, il 19 aprile 1947; quella femminile si arrese al quinto set contro la compagine transalpina, il 7 aprile 1951 ad Alessandria.[12] In campionato gli anni Cinquanta furono indubbiamente quelli della città di Modena, vincitrice di un grande numero di scudetti sia nel maschile (con tre diverse società), sia nel femminile.[14]

Gli anni Sessanta e la crazione della Lega Nazionale Pallavolo modifica

A lungo i campionati si giocarono all'aperto e in estate; ancora non abbastanza competitiva, la Nazionale maschile scelse di non prendere parte alle Olimpiadi di Roma nel 1960, rinunciando a un'importante vetrina. Nel 1961 a Eynard succedette, nel ruolo di presidente FIPAV, il toscano Giancarlo Giannozzi, che presto accolse la richiesta di alcune società, Ruini Firenze in testa, di giocare nella stagione invernale. Malgrado la contrarietà di società importanti come quelle emiliane (in particolare le modenesi), che non disponevano ancora di impianti al chiuso, la proposta della Ruini fu accolta: il campionato 1962-63 fu il primo a venire disputato in inverno.[15] Negli anni a venire le posizioni della FIPAV e delle società andarono sempre più distinguendosi, e fu in particolare dopo un piano della Federazione riguardante il ridimensionamento del numero delle squadre partecipanti ai massimi campionati che i presidenti di diciannove società maschili e femminili scelsero di tutelarsi creando nel 1973 a Bologna la Lega Nazionale Pallavolo. Primo presidente fu eletto Giuseppe Panini; Federazione e Lega trovarono un accordo riguardo i campionati, con l'allargamento della massima serie che, dopo due stagioni di transizione, si sarebbe divisa in due categorie, la Serie A1 e la Serie A2. La sede della Lega fu spostata a Modena, poi a Bologna e tra il 1982 e il 1984 a Parma: in quel periodo a capo dell'associazione fu eletto l'ex-arbitro di calcio Alberto Michelotti. Si trasferì poi in pianta stabile a Bologna.[16]

I primi imprenditori, la diffusione e gli investimenti nel vivaio modifica

Sul finire degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta la pallavolo conobbe, soprattutto nel maschile, un periodo di grande diffusione su tutto il territorio nazionale. Pur senza sradicarsi completamente dall'Emilia-Romagna, dove avevano la loro sede le società più prestigiose dell'epoca, squadre provenienti da varie parti d'Italia arrivarono a competere ai vertici. Vari imprenditori si mostrarono interessati a patrocinare e poi, sull'esempio di Panini, a gestire direttamente piccoli club cittadini, gestendo con continuità i vivai. Erano nati in quel periodo vari campionati giovanili nazionali (nel 1967 era nato il campionato "Ragazzi", nel 1974 era stata la volta di quello per gli "Allievi"). Così, se l'Ariccia 1974-75 riuscì a vincere lo scudetto soprattutto grazie all'impegno del presidente Renato Ammannito, che ingaggiò alcuni dei giocatori più forti dell'epoca (Salemme e Mattioli, provenienti da una Ruini Firenze ormai in declino, oltre allo statunitense Kirk Kilgour)[17], clamorose furono le ascese di giovani società come Catania[18] e Torino[19], che seppero giungere al vertice schierando quasi esclusivamente pallavolisti cresciuti nei vivai allenati dagli abili Carmelo Pittera e Silvano Prandi. Lo stesso discorso vale per il settore femminile, con la vittoria di Catania (1979-80) a precedere il lungo dominio della Teodora Ravenna di Sergio Guerra e di Manuela Benelli[20].

A dare risalto in Italia a uno sport che fino a metà anni Settanta ebbe un ruolo subalterno furono anche le prestazioni in crescendo della Nazionale maschile, che disputò per la prima volta i Giochi olimpiaci nel 1976 e che nel 1978, guida dal catanese Pittera, ripagò gli investimenti delle società sui giovani con un risultato di grande prestigio, la medaglia d'argento al Campionato mondiali di Roma. L'Italia si mise così in luce anche a livello internazionale, insinuandosi per la prima volta tra le potenze dell'epoca, ovvero le formazioni dell'Europa Orientale (Unione Sovietica, Cecoslovacchia, Bulgaria) e il Giappone.[21] Questa crescita trovò la sua conferma anche a livello di club quando, con la vittoria della Coppa dei Campioni 1980, Torino interruppe il dominio delle formazioni dell'Europa dell'Est nelle competizioni continentali.[22] Se fu più lento lo sviluppo della Nazionale femminile, è pur vero che nel corso degli anni Ottanta Ravenna mancò più volte la vittoria in Coppa Campioni (tra il 1984 e il 1990 perse sei finali su sette), mentre in Coppa CEV Bari diede il via, nel 1984, a un periodo di successi per le squadre italiane in quella competizione. Nel frattempo, per spettacolarizzare e velocizzare il gioco, anche in relazione al crescente interesse della televisione per le gare, vennero introdotti nuovi sistemi e regolamenti, dapprima i play-off scudetto (dal 1981-82 nel maschile e dal 1983-84 nel femminile), poi il limite a 17 punti per set e l'eliminazione del cambio-palla nel tie-break (1988), infine l'introduzione del libero e del Rally Point System (1998).[23]

Dal boom al presente modifica

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Con la crescita degli atleti italiani e l'entrata in gioco degli stranieri (dal 1983 si iniziò a consentirne due per squadra), negli anni Ottanta crebbe sempre più l'importanza della sponsorizzazione; se già avevano avuto importanza per i successi di Torino Klippan e Kappa, a rivoluzionare il mercato e fu la Parmalat, che sponsorizzò la squadra di Parma con il marchio Santal e che, ingaggiando giocatori di altissimo livello, ottenne nella prima parte del decennio vittorie di prestigio. Furono anni in cui si passò definitivamente al semiprofessionismo. Il settore maschile in particolare conobbe introiti enormi rispetto a quelli che in questo sport circolavano appena un decennio prima: l'interesse dei media, in primis della televisione, rese il volley e diversi giocatori (Andrea Zorzi, Andrea Lucchetta, Andrea Giani) molto popolari. Grandi sponsor finanziarono le società in questo periodo: da Ravenna l'ex squadra dei Vigili del Fuoco s'impose in Europa grazie al Gruppo Ferruzzi, la famiglia Benetton lanciò la giovane Treviso, mentre meno fortuna ebbe la Fininvest a Milano con il Gonzaga, ex sodalizio tra liceali. In questa situazione seppe rimanere al vertice Parma, che pure non disponeva più dei capitali della Parmalat, andata a fare la fortuna della piccola Pallavolo Femminile di Matera, prima formazione lucana a conoscere la gloria in Italia e in Europa. L'enorme sviluppo del settore maschile portò alla divisione della Lega in Lega Pallavolo Serie A (creata a Bologna il 7 giugno 1987)[23] e Lega Pallavolo Serie A femminile (sorta ad Abano Terme il 20 settembre 1987).[16]

A calamitare l'attenzione di pubblico e sponsor sul campionato contribuì in modo decisivo il periodo più brillante nella storia della Nazionale italiana. Con l'avvento del commissario tecnico argentino Julio Velasco alla guida della squadra azzurra e la vittoria all'Europeo di Stoccolma del 1989[24] iniziò la parabola della cosiddetta "Generazione di fenomeni", squadra di enorme valore che ebbe tra i suoi uomini migliori lo schiacciatore Lorenzo Bernardi, eletto nel 2001 miglior giocatore del XX secolo assieme a Karch Kiraly.[25] In undici anni l'Italia vinse tre mondiali, 4 europei, una Coppa del Mondo e ben otto World League, oltre a numerosi piazzamenti e a due medaglie olimpiche (un argento ad Atlanta 1996 e un bronzo a Sidney 2000. Fu ai Giochi del 2000, peraltro, che si qualificò per la prima volta la Nazionale femminile, in crescita dopo il terzo posto agli Europei del 1999. La FIVB elesse gli azzurri di quel periodo "Squadra del Secolo".[26] Negli ultimi anni il ricambio generazionale ha pesato sulle prestazioni della Nazionale maschile, mentre la squadra femminile ha conosciuto, più recentemente, una rapida crescita: alle buone prestazioni negli Europei del 1999 e del 2001 seguì il primo trionfo mondiale nel 2002.[27]

La pallavolo oggi modifica

Attualmente la pallavolo è uno degli sport più praticati in Italia tra i maschi e in assoluto il più praticato tra le femmine. Nel 2004 gli iscritti alla FIPAV erano circa 300.000 (di cui circa 220.000 donne); nel 1994 erano meno di 200.000.[28]

I dati riguardanti il campionato di Serie A1 2008-09 testimoniano anche la crescita del pubblico: una gara di A1 è vista oggi in media di 2.544 persone.

Problema attuale è l'impossibilità per una squadra di emergere senza strutture adeguate e in assenza di uno sponsor di rilievo; sono questi elementi che, inoltre, hanno come conseguenza il ridimensionamento di realtà consolidate, ma ritrovatesi prive di uno di quei requisiti; a testimoniare l'importanza di questi fattori è la scomparsa dalle categorie più alte di centri storici per la pallavolo come Bologna, Firenze e Parma nel maschile o di Reggio nell'Emilia, Ravenna e Bari nel femminile. Se queste rinunce sono state però frequenti nel corso di tutta la storia della pallavolo italiana e hanno fatto sì che dall'Emilia-Romagna la pallavolo di vertice arrivasse anche in zone senza grande tradizione (Calabria o Sardegna), caso recente è la difficoltà di far gareggiare squadre pallavolistiche ad alto livello nelle grandi città, dove il calcio calamita la gran parte della pubblicità e degli interessi. Negli ultimi venti anni le squadre di Milano ha rinunciato alla massima serie per ben quattro volte, Roma abbandonò in due occasioni (malgrado i buoni risultati della Roma Volley, Campione d'Italia nell'anno del Giubileo), alcuni tentativi di portare la pallavolo di vertice a Torino, Napoli e Palermo non hanno avuto particolare successo; nell'ultimo campionato maschile, la città più popolosa a presentare una squadra in A1 è stata Verona (265.000 abitanti), in quello femminile Perugia (164.000 abitanti).

Note modifica

  1. ^ csiroma.com (PDF). URL consultato il 27-06-2009.
  2. ^ a b [coni.it 24-06-2009].
  3. ^ Il littoriale, 21 settembre 1928
  4. ^ [Il littoriale, 16 dicembre 1930 24-06-2009].
  5. ^ Il littoriale, 6 gennaio 1931
  6. ^ Il littoriale, 8 dicembre 1932
  7. ^ Il littoriale, 26 settembre 1931
  8. ^ Il littoriale, 7 aprile 1932
  9. ^ Il littoriale, 29 gennaio 1933
  10. ^ [Il littoriale, 19 novembre 1935 Il littoriale, 19 novembre 1935].
  11. ^ a b Roberto Pelucchi. Mamma Savoldi, la bomber fra schiacciate e bottoni, da «[[La Gazzetta dello Sport]]», 10 aprile 2004, pag. 31, su archiviostorico.gazzetta.it. URL consultato il 24-06-2009. Wikilink compreso nell'URL del titolo (aiuto)
  12. ^ a b Filippo Grassia e Claudio Palmigiano (a cura di). «Almanacco illustrato del volley 1987», Modena, Panini, 1986.
  13. ^ scuolapallavolo-enricobazan.it. URL consultato il 27-06-2009.
  14. ^ Carlo Gobbi, Paolo Reggianini. Modena, la pallavolo è qui, da [[La Gazzetta dello Sport]], 28 aprile 2000, pag. 25, su archiviostorico.gazzetta.it. URL consultato il 27-06-2009. Wikilink compreso nell'URL del titolo (aiuto)
  15. ^ Carlo Gobbi. Viva i tempi nostri, da Pallavolo Supervolley, giugno 2008.
  16. ^ a b Giorgio Robuschi. «20 di passione. Storie di donne e uomini del Volley Femminile», Lega Pallavolo Serie A Femminile, 2007.
  17. ^ [Dario Serapiglia. Lutto per la Pallavolo castellana. Ci ha lasciato Renato Ammannito dirigente dei due scudetti laziali, da lartemisio.net 27-06-2009].
  18. ^ Raffaello Brullo. La pallavolo. Un passato da scudetto per la Paoletti, da cataniaperte.com, su cataniaperte.com. URL consultato il 27-06-2009.
  19. ^ [Giorgio Barberis. Vent' anni dopo, la pallavolo rinasce, da La Stampa, 19 maggio 1992, pag. 44 27-06-2009].
  20. ^ Sito ufficiale della Teodora Ravenna, su teodoraravenna.it. URL consultato il 01-07-2009.
  21. ^ [Breve storia della Nazionale italiana maschile, da fipav.it 01-07-2009].
  22. ^ Coppa dei Campioni, da dallarivolley.com, su dallarivolley.com. URL consultato il 01-07-2009.
  23. ^ a b [legavolley.it 01-07-2009].
  24. ^ Corrado Sannucci E il magico Julio portò la scienza, da [[La Repubblica]], 3 ottobre 1989, pag. 25, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 01-07-2009. Wikilink compreso nell'URL del titolo (aiuto)
  25. ^ da World Volley News, agosto 2007, pag. 6 (PDF), su fivb.org. URL consultato il 01-07-2009.
  26. ^ [fivb.org 01-07-2009].
  27. ^ Dodici meravigliose ragazze, la pallavolo azzurra è mondiale, da [[La Repubblica|repubblica.it]], 15 settembre 2002, su repubblica.it. URL consultato il 01-07-2009. Wikilink compreso nell'URL del titolo (aiuto)
  28. ^ http://portal.federvolley.it/portal/page?_pageid=86,2965418&_dad=portal&_schema=PORTAL