Utente:Panz Panz/Portale Verne

Tra gli uomini illustri acquavivesi che hanno conquistato una meritata rinomanza nazionale figura certamente Carmelo Colamonico, «uno dei maestri e dei signori della Geografia italiana» (D. Ruocco) che, con la sua intensa attività di studioso e la sua copiosa produzione scientifica, ha dato un notevole contributo alla conoscenza del suo paese e della sua terra (con scritti relativi a morfologia del territorio, forme d’insediamento, geografia economica ed agraria, cartografia) non mancando, anche, di sollecitare ed orientare, a livello nazionale, gli studi e la didattica della geografia. Da Acquaviva (dove nasce il 27 luglio 1882), dopo aver frequentato le scuole secondarie (nella stessa Acquaviva ed a Gioia del Colle), Carmelo Colamonico si trasferisce a Napoli (che diventa «la sua patria adottiva» [D. Ruocco]) per compiervi gli studi universitari (Facoltà di Lettere). A 23 anni, nel 1905, si laurea, sotto la guida di Filippo Porena, con una tesi di argomento geografico relativo alla Puglia. Dopo la laurea svolge dapprima attività di insegnamento nelle scuole superiori di Puglia e Campania (a Gioia del Colle, a Foggia, a Bari e a Napoli); consegue quindi la libera docenza in Geografia (nel 1918) e (nel 1922) la cattedra di Geografia economica presso l’Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali (poi Facoltà di Economia) di Bari, dove insegna sino al 1926. Nel 1927 è chiamato ad occupare, presso la facoltà di Lettere dell’Università di Napoli, la cattedra di Geografia che era stata di Renato Biasutti (succeduto al Porena). Presso l’ateneo napoletano insegna sino agli inizi degli anni Cinquanta ricoprendovi anche, per un decennio, l’incarico di Preside. Nella città partenopea svolge attività di insegnamento anche presso l’Istituto Orientale (per 3 anni) e presso l’Istituto Universitario di Magistero femminile «Suor Orsola Benincasa» (per 30 anni) ricoprendo, altresì, prestigiosi incarichi culturali (è Presidente della Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti e dell’Accademia Pontaniana). Numerose sono le attestazione ed i riconoscimenti dei suoi meriti culturali: dal 1947 al 1954 fa parte del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione; della prestigiosa Accademia dei Lincei è prima Socio corrispondente (dal 1956) e successivamente (dal 1963) Socio nazionale; dal 1963 al 1965 entra a far parte del Consiglio Superiore delle Accademie e Biblioteche. Inoltre è socio d’onore della Società Geografica Italiana e all’Accademia Pugliese di Scienze. Nel 1955 è insignito della medaglia d’oro dei Benemeriti della Cultura, della Scuola e dell’Arte. Il suo impegno scientifico trova tangibile documentazione oltre che nella organizzazione di due importanti congressi geografici nazionali (a Napoli nel 1930 e a Bari il 1957), nella ricca produzione di studi, articoli e recensioni: dal 1908 fino all’anno della sua morte (avvenuta a Napoli il 31 dicembre 1973, all’età di oltre 91 anni), in 65 anni di ininterrotta attività scientifica egli dà alle stampe «più di duecento scritti, riguardanti sia il campo della Geografia fisica, sia quelli della Geografia antropica, della Geografia economica, della Storia della Cartografia e della Didattica geografica» (R. Riccardi).

Un ruolo centrale ha, in tali studi e scritti, la regione, la Puglia, da cui Colamonico trae le sue origini. Un territorio di cui egli indaga e descrive stratigrafia (Brevi cenni comparativi sulla morfologia verticale della regione pugliese, del 1908), morfologia e idrografia sotterranea mediante «articoli a volte brevi, ma sempre concettosi, nei quali egli riferisce i risultati delle minuziose, esaurienti indagini compiute, con rigore di metodo e acuta sagacia, sulle numerose cavità carsiche pugliesi» (R. Riccardi).

Alcune peculiarità del carsismo pugliese sono esposte in un articolo (Alcune caratteristiche del carsismo pugliese) pubblicato a Napoli nel 1951 e ripreso venti anni più tardi in un volume miscellaneo dei suoi scritti sulla Puglia (Aspetti geografici della Puglia). Il problema idrico della Puglia è oggetto a più riprese dell’attenzione di Colamonico che della regione studia l’idrografia sotterranea (Per la conoscenza dell’idrologia murgiana, del 1910; Per la conoscenza della idrografia sotterranea in Puglia, del 1911; Le acque sotterranee in Puglia, del 1913) e la distribuzione delle piogge (La piovosità della Terra d’Otranto, del 1917; Un cinquantennio di osservazioni pluviometriche a Bari, del 1918). In questo ambito di ricerche Acquaviva, il suo paese natale, è oggetto di un’attenzione particolare con studi relativi alla natura geologica del suolo ed alla estensione, distribuzione e portata delle falde freatiche (Contributo allo studio delle acque freatiche in Puglia: le falde idriche di Acquaviva, del 1920) ed al clima ed alla piovosità mediante rilevazioni pluviometriche svolte per il periodo che va dal 1907 al 1918 (Appunti sul clima di Acquaviva delle Fonti, del 1919). Colamonico indirizza i suoi interessi e la sua attività di studioso anche verso la geografia antropica avendo sempre come osservatorio privilegiato la sua regione. Muovendo da prospettive deterministiche (secondo il modello di Ratzel e di Brunhes che ampio seguito hanno, in quegli anni, tra i geografi italiani), analizza la distribuzione della popolazione pugliese con riferimento a particolari condizioni fisico-ambientali (La distribuzione della popolazione nella Puglia centrale e meridionale secondo la natura geologica del suolo, del 1916, e La distribuzione della popolazione in Puglia secondo la distanza dal mare, del 1918) o climatiche (Zone di piovosità e densità di popolazione nella provincia di Lecce, del 1917). All’influenza di Biasutti, poi, si deve il suo interesse verso le forme di insediamento e le tipologie abitative rurali meridionali (di cui vengono evidenziati i legami con la natura dei terreni e con le particolari esigenze derivanti dalle specifiche attività economiche – agricolo-pastorali – della popolazione locale) con scritti che vanno dal 1932 (Gli insediamenti rurali nelle Murge settentrionali) al 1970 (con la collaborazione al 28° volume della collana «Ricerche sulle dimore rurali in Italia»). Una prospettiva deterministica si può dire orienti ancora lo scritto del 1965 in cui Colamonico esamina le Cause geografiche del dualismo economico fra Nord e Sud d’Italia. Interdipendenti fattori naturali ed antropici (struttura del terreno, orografia, idrografia, fattori climatici, «la distribuzione e la densità della popolazione, le occupazioni a cui attende, le comunicazioni e i traffici che svolge») sembrano costituire «i più saldi motivi del grande divario esistente, nella loro economia, fra le regioni del nord e quelle del sud». Un divario che però si avvia ad essere colmato. Infatti, «quando le iniziative prese negli ultimi anni con un vasto programma d’intensificazione agraria e di sviluppo industriale daranno in pieni i loro frutti – scrive, alquanto ottimisticamente, Colamonico –, e le regioni meridionali […] potranno approfittare della loro ubicazione per assicurarsi i mercati di sicuro avvenire dei paesi sottosviluppati che gravitano intorno al Mediterraneo, il forte divario fra il Nord e il Sud andrà più sollecitamente attenuandosi».

Anche per la Geografia economica la Puglia è privilegiato (ma non unico) oggetto di riferimento ed indagine. Ed ancora una volta, come si è intravisto, stretti sono i legami, nell’indagine di Colamonico, tra economia e caratteri fisici del territorio. Emblematico è, a tal proposito, il titolo (Le fondamenta fisiche della Geografia economica della Puglia) del suo corso universitario del 1922, pubblicato nel 1924. Agli studi di geografia economica sono certamente da ricondurre gli scritti, realizzati tra il 1925 (con l’articolo La distribuzione delle colture nel Barese, contributo alla costruzione della carta agricolo forestale d’Italia, corredato da una carta basata su rilievi catastali) ed il 1960 (Aspetti della distribuzione delle colture agrarie nella Puglia. Memoria illustrativa della Carta della utilizzazione del suolo della Puglia: fogli 15, 17 e 18 della Carta della utilizzazione del suolo d’Italia), sulla distribuzione geografica delle colture agrarie. Tali interventi si inquadrano in un ampio progetto – a cui Colamonico dà un primo contributo col già citato scritto del 1925 (La distribuzione delle colture nel Barese) e che, dopo averlo meglio precisato nella relazione Per la Carta della utilizzazione del suolo d’Italia del 1954, coordina e dirige prima in qualità di direttore del Centro studi per la Geografia economica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, poi come presidente del Comitato della Carta agraria d’Italia – per la costruzione, attraverso memorie illustrative regionali, di una Carta della utilizzazione del suolo d’Italia. La Carta (di cui vengono pubblicati, tra il 1956 ed il 1968, 26 fogli in scala 1:200000), è «uno strumento scientifico prezioso non solo per gli studiosi di discipline geografiche, agrarie, podologiche, economiche, statistiche, ma per chiunque si occupi di questioni di bonifiche, di irrigazioni, di rimboschimenti, di edilizia rurale, di trasformazione fondiaria» (E. Migliorini). Nell’ambito di questo progetto, l’interesse per Puglia dal Colamonico dimostrato attraverso una pluridecennale attività di indagine e descrizione trova felice sintesi e coronamento. Egli infatti riserva a sé la trattazione della Memoria illustrativa della Puglia «che si può dire costituisca la sintesi della sua attività scientifica sulla regione natale» (E. Migliorini) – ma un profilo d’insieme della regione pugliese Colamonico lo tratteggia già nel 1923 col volume La geografia della Puglia: profilo monografico regionale e successivamente, nel 1935, con la voce Puglia per l’Enciclopedia Italiana (opera per la quale redige, nel 1930, le voci Bari delle Puglie e Campania e, nel 1934, Napoli) – e che «è il migliore tributo che Colamonico, pugliese, poteva rendere alla terra dove è nato e dove ha studiato e vissuto» (M. Longhena). Lo stesso Colamonico precisa nella Prefazione che «questa della Puglia è opera di un pugliese, che alla illustrazione geografica della sua regione ha dedicato gli anni della giovinezza, traendone motivo di soddisfazione e di compiacimento tutte le volte che gli capitava di rilevare e porre in risalto le fortune conseguite, col lavoro, dalla gente della sua terra. Egli è stato lieto di ritornare, negli anni della inoltrata maturità, su questo suo prediletto campo di ricerche, fiero di constatare che il ritmo di lavoro si è venuto nella Puglia ancora più accentuando negli ultimi decenni, con risultati sempre più imponenti, accompagnati in generale dai segni di un maggiore benessere e di un più alto tenore di vita delle popolazioni». Svolgendo il tema delle varietà colturali della regione, Colamonico evidenzia, con tono partecipativo e «poetico» (E. Migliorini), la profonda trasformazione del paesaggio operata dal contadino pugliese che, «senza aiuto esterno, senza nessun insegnamento tecnico», con dura fatica e con ostinata determinazione, ha saputo conquistare alla coltura anche aree brulle e sterili. Quelli operati da «tre o quattro generazioni di contadini – piccoli proprietari della terra e braccianti –, i quali hanno trasformato oltre metà della regione da nuda roccia in rigogliosi giardini», sono «risultati mirabili». Ancora la Puglia è centrale punto di riferimento in un altro settore di indagine del Colamonico, quello della cartografia storica. Il primo intervento sul tema è del 1921 (Appunti storici sulla cartografia della Puglia: una rassegna delle raffigurazioni cartografiche della regione Puglia tra XIV e XV secolo). Nel 1939 analizza e discute La più antica Carta regionale della Puglia pubblicata a Venezia nel 1567 da Giacomo Gastaldi. Nel 1942, infine, si occupa di un’antica, ed anonima, carta stampata a Venezia nel 1557, La carta del Regno di Napoli della Libreria della Stella e la sua fonte principale (carta che secondo Colamonico evidenzia una chiara derivazione dalla Descrittione di tutta Italia di Leandro Alberti, del 1550, oltre a legami con precedenti carte nautiche e corografiche). Ma oltre che ricercatore e studioso, Colamonico è molto attento anche ai problemi della didattica della geografia cui dà un notevole contributo personale con numerosi (e fortunati) manuali destinati alle scuole superiori; con trattati derivati dalle sue lezioni universitarie (Le carte geografiche: per i corsi universitari di esercitazioni cartografiche, del 1942; Lezioni di geografia fisica, del 1948; Sommario di storia della geografia, del 1956); con contributi consegnati a convegni o riviste di didattica e di geografia (Voti sempre attuali per l’insegnamento della geografia nelle scuole secondarie italiane, del 1957; Insegnamento della Geografia nel volume Un sessantennio di ricerca geografica italiana pubblicato dalla Società Geografica Italiana e presentato nel XX Congresso Geografico internazionale di Londra del 1964; La Carta delle colture agrarie d’Italia e la sua utilità nell’insegnamento, del 1965; Per i nuovi programmi di geografia nelle scuole secondarie superiori, del 1967) che tracciano bilanci e prospettive sull’insegnamento della Geografia in Italia, tanto nelle scuole secondarie superiori che nelle università. Spesso polemica è la voce che Colamonico leva contro i sommari ed incompleti programmi di geografia per le scuole che, a suo dire, «non rispecchiano affatto i criteri e le conclusioni che gli studiosi qualificati avevano suggerito agli organi incaricati di elaborarli» (organi che «hanno ancora una volta omesso di chiamare a far parte delle apposite Commissioni un competente geografo»). Ancor più grave risulta l’inadeguatezza di tali programmi «in relazione all’importanza che la Geografia ha oggi assunto, e con continuo crescente sviluppo, nella vita e nella cultura dei popoli della Terra» (Scuole secondarie in esperimento e programmi di geografia, del 1961). Passione civile e vigore intellettuale caratterizzano la partecipazione di Colamonico al dibattito politico-amministrativo – dietro cui si celano interessi economici particolari ed «aspirazioni autonomistiche dei “produttori” delle province o subprovince della Puglia» (L. Masella) – che si accende in Puglia «in vista della costituzione dell’Ente regione» (la nuova struttura amministrativa di cui si discute alla Costituente) e che – come si legge nell’«Azione meridionale» del 2 marzo 1947 – vede Lecce e Taranto «contendersi i galloni di capoluogo della regione jonico-salentina» mentre Foggia, nel timore di essere schiacciata da Bari «si agita per la costituzione della regione Dauna». Con una lettera (L’unità della Puglia) al summenzionato periodico barese, Colamonico illustra e sostiene (con motivazioni che collimano con quelle di un gruppo di studiosi dell’Università di Bari coordinato da Umberto Toschi e che s’incontrano con la condanna delle «artificiose, costose e pericolose divisioni provinciali» espressa, in nome di una «organica, naturale e civile unità» della Puglia, dal periodico che ospita il suo intervento) le ragioni geografiche (ed economiche) dell’unità regionale contro ogni ipotesi e prospettiva di frazionamento.

(a cura del prof. Francesco Liuzzi)

Bibliografia essenziale (direttamente o indirettamente richiamata nel testo)

E. Migliorini, Carmelo Colamonico, in «Bollettino della Società geografica italiana», 1974, fasc. 1-6, pp. 1-20. R. Riccardi, Carmelo Colamonico, Roma 1976 (discorso commemorativo pronunciato nella seduta ordinaria del 10 gennaio 1976 dell’Accademia dei Lincei con ampia bibliografia delle opere di Colamonico). M. B. D’Ambrosio, Colamonico Carmelo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 26, Roma 1982, pp. 693-695. D. Ruocco, Carmelo Colamonico, difensore della Geografia e docente entusiasta nei ricordi di un vecchio scolaro, in «La Geografia nelle Scuole», 1983, pp. 154-160.

C. Colamonico, I festeggiamenti pel 1913 e il Congresso dei Geografi a Bari, in «L’Italia meridionale», n. 31, 11 agosto 1912. C. Colamonico, Scuole secondarie in esperimento e programmi di geografia, Trieste 1961 (in «Atti del XVIII Congresso geografico italiano»). C. Colamonico, Sui limiti della ricerca Geografica, Roma 1962. C. Colamonico, Insegnamento della Geografia, Roma 1964. C. Colamonico, Nove anni di vita dell’Accademia Pontaniana, Napoli 1964 (dagli «Atti» dell’Accademia Pontaniana, vol. XIV). C. Colamonico, Carta della Utilizzazione del Suolo d’Italia, Roma 1964. C. Colamonico, La carta delle colture agrarie d’Italia e la sua utilità nell’insegnamento, Roma 1965 (estratto dal vol. Seminari di Geografia Generale ed Economica). C. Colamonico, Per l’insegnamento della Geografia nelle Università, Roma 1966. C. Colamonico, Inaugurando i lavori dell’anno accademico 1966 della Società Nazionale di Scienze Lettere ed Arti in Napoli, Napoli 1966. C. Colamonico, Come si è giunti alla costruzione della grande Carta della utilizzazione del suolo d’Italia, Napoli 1968 (estratto dagli «Atti» dell’Accademia Pontaniana, vol. XVII). C. Colamonico, Completata la pubblicazione della carta della Utilizzazione del suolo d’Italia a grande scala, Roma [1968 ?]. C. Colamonico, La geografia agraria delle regioni d’Italia, Roma 1971 (in «Bollettino della Società geografica italiana», 1971, nn. 10-12 ).


Con decreto del Provveditore agli Studi di Bari del 13 aprile 1985, previa delibera n. 23 del 14 giugno 1983 del Consiglio di Istituto e del Collegio dei Docenti, è stato intitolata a nome del prof. Vito Carmelo Colamonico un'istituzione scolastica con sede in Acquaviva delle Fonti.