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                                  Cosa in se'  

Il concetto di cosa in se' diviene centrale nella riflessione filosofica del XVIII secolo che accetta indubbiamente l'antica concezione di una realta' indipendente dal pensiero ma,nel momento in cui cerca di coglierla, deve ammettere che essa sia inconoscibile.Fino a Cartesio la realta',aldila' dell'errore,e' riscontrabile interamente nel pensiero,ovvero coincide con esso:"l'in se' dell'essere e' appunto cio'che il pensiero coglie dell'essere." [1] Sara' proprio il filosofo francese ad abbandonare questa concezione realista dopo il travaglio del cogito:il contenuto del pensiero rimanda si alla realta',ma non e' tuttavia la realta' in se stessa bensi la sua rappresentazione,immagine,o quadro.[2]

La realta' che mi sta' di fronte e' quella del pensiero,di questo solo possiamo parlare: il dato che emerge dal [dubbio] e' quello di un [ego], di un [soggetto] che nulla sa dell'esistenza di un mondo al di fuori di se'e delle immagini che affolano la sua mente.Certo di del pensiero e quel substrato cui le mie rappresentazioni paiono riferirsi e' irraggiungibile dalla riflessione.[3]

                    Note 
  1. ^ Severino,La filosofia moderna,(III)
  2. ^ Cartesio, Meditazioni,(III)
  3. ^ "Sara' sufficiente osservare che le percezioni dei sensi si riferiscono soltanto all'unione del corpo umano con lo spirito e che mentre ordinariamente ci mostrano quello che dei corpi esterni ci possa nuocere o giovare,non ci insegnano affatto,se non occasionalmente e accidentalmente,che cosa tali corpi siano in se stessi." Cartesio, Principi di filosofia (II,3)