Vaga luna, che inargenti

aria composta da Vincenzo Bellini

Vaga luna, che inargenti è un'aria da camera composta dal musicista italiano Vincenzo Bellini intorno al 1827 su testo di un autore anonimo. Essa è dedicata a Giulietta Pezzi. La sua prima pubblicazione risale al 1838, postuma, con la Casa Ricordi di Milano nel volume "Tre ariette inedite" insieme alle arie "Il fervido desiderio" e "Dolente immagine di figlia mia"; esse si presentano con stile estremamente semplice e sobrio, in contrasto con la “gravitas” emozionale e melodrammatica della più tipica produzione operistica belliniana e, più in generale, ottocentesca.

Composta in piano belcanto è spesso cantata nei vari recital, e può essere cantata sia da voci maschili sia da voci femminili.

La chiave originale è il LA bemolle maggiore (A-flat major) con un tempo di andante cantabile.[1]

Testo modifica

Vaga luna, che inargenti

queste rive e questi fiori

ed inspiri agli elementi

il linguaggio dell'amor;

testimonio or sei tu sola

del mio fervido desir,

ed a lei che m'innamora

conta i palpiti e i sospir.

Dille pur che lontananza

il mio duol non può lenire,

che se nutro una speranza,

ella è sol nell'avvenir.

Dille pur che giorno e sera

conto l'ore del dolor,

che una speme lusinghiera

mi conforta nell'amor.

Note modifica

  1. ^ Vaga luna che inargenti (Bellini, Vincenzo) - IMSLP, su imslp.org. URL consultato il 21 maggio 2020.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica

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