Visibilità (meteorologia)

in meteorologia, massima distanza alla quale è possibile identificare un oggetto

In meteorologia si definisce visibilità la massima distanza alla quale è possibile identificare un oggetto a seconda delle condizioni atmosferiche esistenti.

Condizioni di scarsa visibilità per nebbia

I valori della visibilità possono subire riduzioni a causa di diversi fenomeni come la nebbia, caligine, fumo, polvere o sabbia sollevate dal vento, precipitazioni atmosferiche o scaccianeve. La visibilità è un elemento fondamentale per diverse attività umane, soprattutto nell'ambito dei trasporti e della navigazione aerea, e la sua carenza può provocare disguidi a numerose operazioni.

Definizione modifica

La definizione della visibilità secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale è la distanza necessaria per ridurre la luminosità di un raggio di luce collimato proveniente da una lampadina a incadescenza con una temperatura di colore di 2700 K fino al 5% del suo valore iniziale. La visibilità si misura dunque in metri o altre unità di lunghezza.[1]

L'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile definisce la visibilità come la più grande fra due distanze:[2][3]

  • visibilità diurna: la distanza alla quale un oggetto di colore nero di dimensioni adeguate situato al suolo può essere riconosciuto quando posto davanti a una sorgente luminosa;
  • visibilità notturna: la distanza a cui una luce di luminosità di circa 1000 cd può essere riconosciuta distintamente senza nessuna altra fonte d'illuminazione.
 
In caso di buona visibilità è possibile vedere (siluette blu scuro) l'Appennino tosco-emiliano e il Monte Cimone (2165 m Modena) dalla vetta del Monte Summano (1296 m Vicenza) prealpi vicentine. La distanza è di circa 180 km. Si noti la nebbia biancastra presente in tutta la Pianura Padana nei bassi strati.

Misurazione modifica

 
Un trasmissometro situato in un aeroporto per la misura automatica della visibilità in pista

Storicamente, e ancora oggigiorno in stazioni meteorologiche sprovviste di apparati appositi, la misurazione della visibilità è stimata da un osservatore; ogni stazione meteorologica utilizza una carta del territorio circostante contenenti precisi punti di riferimento con distanze note. La misurazione avviene a 360 gradi e per convenzione si riporta la direzione con il valore più basso, ma se necessario può essere anche indicata la visibilità lungo una direzione in particolare.

Le stazioni più avanzate e gli aeroporti sono in genere provvisti di uno strumento automatico, il trasmissometro, o anche chiamato visibilimetro, che calcola la quantità di luce che attraversa l'aria e fornisce una misurazione in tempo reale.[4]

Aeronautica modifica

In aeronautica, la visibilità viene indicata nei messaggi METAR.

Una visibilità sotto i 1500 m viene definita scarsa e in tal caso si riporta la RVR (Runway Visual Range), distanza fino alla quale il pilota può vedere i segnali o le luci di fine pista. La RVR dipende oltre che dalla visibilità meteorologica anche dalle caratteristiche dell'impianto di illuminazione pista. Un valore sotto i 200 m è in genere considerato come visibilità zero e comporta serie limitazioni alle operazioni aeroportuali, con l'atterraggio consentito solo in modalità strumentale (CAT III).

Note modifica

  1. ^ (EN) Chapter 9 - Measurement of visibility, in Guide to Meteorological Instruments and Methods of Observation (CIMO guide), 2014. URL consultato il 10 novembre 2021.
  2. ^ (EN) Meteorological Service for International Air Navigation (PDF), in Annex 3 to the Convention on International Civil Aviation. URL consultato il 10 november 2021.
  3. ^ (EN) IUPAC Gold Book, "visibility", su goldbook.iupac.org. URL consultato il 10 novembre 2021.
  4. ^ Alfio Giuffrida e Girolamo Sansosti, Manuale di meteorologia, Gremese editore, 2007.

Collegamenti esterni modifica

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