Vita scritta da esso
La Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso è l'autobiografia di Vittorio Alfieri, pubblicata postuma nel 1806 (con la falsa data del 1804).[1]
Vita scritta da esso | |
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Frontespizio di una edizione del 1818 | |
Autore | Vittorio Alfieri |
1ª ed. originale | 1806 |
Genere | autobiografia |
Lingua originale | italiano |
Storia editoriale
modificaScritta a Parigi tra il 3 aprile del 1790, Sabato Santo, e il 27 maggio, fino al capitolo XIX dell'Epoca Quarta, venne risistemata a partire dal 4 marzo 1798. Ricopiata nel 1803 fino al 2 maggio, il 4 maggio il poeta ne riprese la narrazione, portandola fino al 14 maggio 1803. Il poeta morì pochi mesi dopo, l'8 ottobre dello stesso anno. L'opera rimase incompiuta e venne pubblicata postuma nel 1806, con una datazione falsa ("Londra, 1804").[1]
Composizione dell'opera
modifica«... quanto poi allo stile, io penso di lasciar fare alla penna, e di pochissimo lasciarlo scostarsi da quella triviale e spontanea naturalezza, con cui ho scritto questa opera, dettata dal cuore e non dall'ingegno; e che sola può convenire a così umile tema»
Il racconto venne suddiviso dallo stesso Alfieri in quattro "epoche": puerizia, adolescenza, giovinezza e virilità e può essere considerato un vero e proprio romanzo, pieno di riferimenti storici, di passioni, di tentati suicidi e di ideali e sdegno nei confronti di ogni tipo di meschinità.
C'è poi il riscatto morale dell'Alfieri che, dopo anni dissipati, si riabilita con una ferrea applicazione agli studi.
Parte Prima
modifica«Il parlare, e molto più lo scrivere di sé stesso, nasce senza alcun dubbio dal molto amor di sé stesso. Io dunque non voglio a questa mia Vita far precedere né deboli scuse, né false o illusorie ragioni, le quali non mi verrebbero a ogni modo punto credute da altri; e della mia futura veracità in questo mio scritto assai mal saggio darebbero. Io perciò ingenuamente confesso, che allo stendere la mia propria vita inducevami, misto forse ad alcune altre ragioni, ma vie più gagliardo d'ogni altra, l'amore di me medesimo...»
Epoca Prima - Puerizia
modificaTratta dei primi nove anni vissuti nella casa della madre ed è suddiviso in cinque capitoli.
Epoca Seconda - Adolescenza
modificaTratta degli otto anni "d'ineducazione", ozio e il suo primo viaggio.
È suddiviso in dieci capitoli.
Anno | Descrizione |
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1749 | A' 17 gennaio nacqui per mia disgrazia |
1750 1751 1752 1753 1754 1755 1756 1757 |
In questi anni stetti colla madre mia rimaritata[3] da cui m'ebbi come si suole purtroppo in Italia una pessima educazione: cioè pessima di negligenza. |
1758 | Nell'Agosto di quest'anno fui messo dallo zio in Accademia.[4] |
1759 Grammatica 1760 Umanità 1761 Retorica 1762 Filosofia 1763 Fisica 1764 Legge 1765 |
In tutti questi anni stetti tra il terzo e secondo appartamento, dove fui quasi sempre malato e non imparai nulla. Nel 1764 entrai nel primo appartamento per la morte dello zio ed abbandonato a me stesso, corsi a piena carriera lo stradone dei vizi. |
1766 | Nel Maggio del '66 entrai per mia disgrazia nella truppa: nell'Ottobre dell'istesso anno partii per Roma e Napoli. |
1767 1768 1769 1770 1771 1772 |
Nel '67 e '68 viaggiai in Francia, Inghilterra, Paesi Bassi, e Svizzera e tornai a' 15 d'Ottobre. Nel '69 a 22 di Maggio ripartii per la Germania. Viaggi in Danimarca, Svezia e Russia. Viaggi in Inghilterra, Paesi Bassi, Francia, Spagna e Portogallo.A' Maggio ripatriai. |
1773 | A' primi di Gennaio misi casa con lusso bestiale |
1774 | Amori sciocchi e vili, A' primi di Gennaio malattia grave. Febbraio lasciai la truppa: A mezzo Maggio viaggetto in Toscana. |
1775 | Amori sciocchi e vili rotti a'20 febbraio. Amor di lettura. Cominciato a Luglio viaggio a' monti. In Giugno recita di Cleopatra. |
1776 | Amor per lettere in Aprile viaggio di sei mesi in Toscana. |
1777 | Idem amor, viaggio in Toscana a' 4 di Maggio. Al Novembre nuovo amor di donna ma degno. |
1778 | Idem amor, donna e libri. Nel Marzo donazion de' beni; rinunzia alla patria; vendita della casa; risoluzione di non ripatriarmi se non cangia - Nell'83 ne rispondo che non cangierà: o ch'io non merito d'essere libero. |
1779[5] | |
1780 | Idem amore, forza di studio di lingua, e forti speranze di gloria. |
1781 | Viaggio a Roma e Napoli poi stabilito a Roma. |
1782 | Finite le 14 tragedie. |
1783 | Stampate 10 tragedie; viaggi e infelicità. |
1784 | E così l'85. Comprati in Inghilterra 14 cavalli, divezzatomi allo studio, e caduto in un mare di piccolezze, e avvilito, e guarito affatto dall'ozio, e dalle cure servili. |
1785 1786 |
In fine confinatomi in villa ho trovato il mio animo di prima, e lettere e la gotta. |
1787 | Gran malattia in Alsazia. |
1787 1788 1789 |
Lavorato come un asino alle diverse stampe; e principio del disinganno.[6] |
Epoca Terza - Giovinezza
modificaTratta dei dieci anni di viaggi e dissolutezze e della conoscenza del suo fido servo Elia, che gli salverà la vita.[7]
Suddiviso in quindici capitoli.
«... La mattina del dì 4 ottobre 1766, con mio indicibile trasporto, dopo aver tutta notte farneticato in pazzi pensieri senza mai chiuder occhio, partii per quel tanto sospirato viaggio. Eramo una carrozzata dei quattro padroni, ch'io individuai, un calesse con due servitori, du' altri a cassetta della nostra carrozza, ed il mio cameriere a cavallo da corriere. Ma questi non era già quel vecchiotto datomi a guisa di aio tre anni prima, ché quello lo lasciai a Torino. Era questo mio nuovo cameriere, un Francesco Elia, stato già quasi vent'anni col mio zio, e dopo la di lui morte in Sardegna, passato con me...»
Epoca Quarta - Virilità
modificaTratta dei trenta e più anni di composizioni, traduzioni, e studi diversi. La prima parte è suddivisa in diciannove capitoli. L'autore smette di scrivere la biografia mentre era in Francia, a Parigi, all'inizio dei tumulti francesi.
«... Il non aver dunque per ora altro che fare; l'aver molti tristi presentimenti; e il credermi (lo confesserò ingenuamente) di avere pur fatto qualche cosa in questi quattordici anni; mi hanno determinato di scrivere questa mia vita, alla quale per ora fo punto in Parigi, dove l'ho stesa in età di quarantuno e mesi, e ne termino il presente squarcio, che sarà certo il maggiore, il dí 27 maggio dell'anno 1790.»
Parte Seconda
modificaProemietto
modifica«Avendo riletto circa tredici anni dopo, trovandomi fisso in Firenze, tutto quello ch'io aveva scritto in Parigi concernente la mia vita sino all'età di anni quarantuno, a poco a poco lo andai ricopiando, e un pocolino ripulendo, perché riuscisse chiaro e pianissimo lo stile. Dopo averlo ricopiato, giacché mi trovava ingolfato nel parlar di me, pensai di continuare a descrivere questi tredici anni, nei quali mi pare anche di aver fatto pur qualche cosa che meriti d'essere saputa. E siccome gli anni crescono, le forze fisiche e morali scemano, e verisimilmente oramai ho finito di fare, mi lusingo che questa seconda parte, che sarà assai più breve della prima, sarà anche l'ultima; poiché entrato nella vecchiaia, di cui i miei cinquantacinque anni vicini mi hanno già introdotto nel limitare, e atteso il gran logoro che ho fatto di corpo e di spirito, ancorché io viva dell'altro, nulla oramai facendo, pochissimo mi si presterà da dire.»
E prosegue con la seconda parte che arriva fino al trentunesimo capitolo. L'Alfieri continua il racconto dei suoi viaggi, l'arrivo in Firenze, l'inizio del recitare...
«...Questo mi fece entrare in un nuovo perditempo, quello del recitare...»
...l'avvicinamento alle grandi letture latine e gli studi di Omero, Pindaro, lo studio autodidatta del greco e di Orazio.
E conclude con il capitolo Tregesimoprimo.
Per volontà dell'Alfieri, il manoscritto fu eredità della contessa d'Albany. A lei diede il potere di farlo pubblicare o farlo "ardere"[8].
Note
modifica- ^ a b Vittorio Alfieri, Della tirannide: Del principe e delle lettere - La virtù sconosciuta, Bureau, 2013-07-10T16:59:45+02:00, p. 40, ISBN 978-88-586-4963-3.
- ^ Il prospetto è un manoscritto che risale al 1790, utilizzato da canovaccio per l'Alfieri nella stesura della "Vita". Tratto da: Autori Vari, I classici del pensiero italiano, biblioteca Treccani 2006 Trebaseleghe (Padova)
- ^ La madre,Monica Maillard de Tournon (già vedova del marchese Alessandro Cacherano Crivelli), si risposò nel 1754 con il cavaliere Carlo Giacinto Alfieri di Magliano.
- ^ Lo zio è Pellegrino Alfieri, governatore di Cuneo e dal 1762 viceré di Sardegna.
- ^ mancanza nel manoscritto
- ^ disinganno riferito alle vicende politiche della rivoluzione francese, che in un primo tempo erano state appoggiate dall'Alfieri.
- ^ "Fingendomi ammalato perché l'amico mi lasciasse, feci chiamare il chirurgo perché mi cavasse sangue, venne, e me lo cavai. Uscito appena il chirurgo, io finsi di voler dormire, e chiusomi fra le cortine del letto io stava qualche minuto fra me ruminando a quello ch'io stava per fare, poi principiai a sfasciare la sanguigna avendo fermo in me di così dissanguarmi e perire. Ma quel non meno sagace che fido Elia, che mi vedea in tale violento stato, e che anche dall'amico era stato addottrinato prima di lasciarmi, simulando che io lo avessi chiamato mi tornò alla sponda del letto rialzando la cortina ad un tratto; onde io sorpreso e vergognoso ad un tempo, forse anche pentito o mal fermo nel mio giovenile proposto, gli dissi che la fasciatura mi s'era disfatta; egli finse di crederlo, e me la rifasciò, né più mi volle perder di vista un momento..." dalla Vita scritto da Esso, Epoca terza, 1768, capitolo VI.
- ^ Documento del Museo Le Fabre, Montpellier
Bibliografia
modifica- I classici del pensiero italiano, Biblioteca Treccani, Trebaseleghe (Padova), 2006.
- Vita, Vittorio Alfieri, Einaudi, 1967.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Testo originale Archiviato l'11 maggio 2012 in Internet Archive. su Classicitaliani.it
- Vita di Vittorio Alfieri da Asti (testo integrale)