Vittorio Amedeo III di Savoia
Vittorio Amedeo III di Savoia | |
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Domenico Duprà, Ritratto di Vittorio Amedeo III di Sardegna, olio su tela, 1755~1758, Palazzo Reale si Torino | |
Re di Sardegna | |
In carica | 20 febbraio 1773 – 16 ottobre 1796 |
Predecessore | Carlo Emanuele III |
Successore | Carlo Emanuele IV |
Trattamento | Sua Maestà |
Altri titoli | Duca di Savoia Marchese di Saluzzo Duca del Monferrato Principe di Piemonte Conte d'Aosta Conte di Nizza Conte della Moriana Custode della Sacra Sindone |
Nascita | Torino, 26 giugno 1726 |
Morte | Moncalieri, 16 ottobre 1796 |
Luogo di sepoltura | Basilica di Superga |
Casa reale | Savoia |
Padre | Carlo Emanuele III |
Madre | Polissena d'Assia-Rheinfels-Rotenburg |
Consorte | Maria Antonia di Borbone-Spagna |
Figli | Carlo Emanuele Maria Elisabetta Maria Giuseppina Amedeo Alessandro Maria Teresa Maria Anna Vittorio Emanuele Maria Cristina Maurizio Giuseppe Maria Carolina Carlo Felice Giuseppe Benedetto |
Religione | Cattolicesimo |
Firma | ![]() |
Vittorio Amedeo III di Savoia (Torino, 26 giugno 1726 – Moncalieri, 16 ottobre 1796) fu re di Sardegna, duca di Savoia, principe di Piemonte e conte d'Aosta dal 1773 al 1796.
Figlio di Carlo Emanuele III e di Polissena d'Assia-Rheinfels-Rotenburg, sposò nel 1750 Maria Antonietta di Spagna (1729-1785), la figlia più giovane di Filippo V di Spagna e Elisabetta Farnese. Salì al trono nel 1773.
BiografiaModifica
InfanziaModifica
Vittorio Amedeo III era il figlio secondogenito ma il primo tra i sopravvissuti di re Carlo Emanuele III di Sardegna (1701-1773) e la sua seconda moglie, la langravia Polissena d'Assia-Rheinfels-Rotenburg (1706-1735). Per parte di padre era nipote del duca Vittorio Amedeo II e discendente per parte di sua nonna Anna Maria di Borbone-Orléans (1663-1728) dalla casata reale francese. Attraverso sua madre, invece, Vittorio Amedeo era imparentato coi langravi d'Assia, nel Sacro Romano Impero: suo nonno era il langravio Ernesto Leopoldo d'Assia-Rheinfels-Rotenburg (1684-1749) e sua nonna la contessa Eleonora Maria di Löwenstein-Wertheim-Rochefort (1686-1753), figlia di Massimiliano Carlo di Löwenstein-Wertheim-Rochefort, governatore militare del ducato di Milano sotto gli austriaci.
Educazione e primi provvedimentiModifica
Di indole buona[1], spesso ingenua, Vittorio Amedeo III si fece amare dai suoi sudditi per la sua prodigalità, spesso rimproveratagli dal padre Carlo Emanuele III. La sua educazione era stata seguita, come quella di tutti i principi reali, da Giacinto Sigismondo Gerdil (futuro cardinale) e segnata dalla formazione militare: questa rimase fortemente nella persona di Vittorio Amedeo, al punto che, una volta re di Sardegna, amò circondarsi sempre dei suoi soldati, sentendosi punto nell'orgoglio se qualche visitatore straniero avesse da criticare il suo esercito[2].
Amava nondimeno circondarsi di intellettuali e ministri, il che faceva ben presagire per il suo futuro governo. Ma, appena ottenuto lo scettro, Vittorio Amedeo licenziò il ministro Lascaris e il conte Bogino, che tanto avevano realizzato sotto il regno del re suo padre, e si affidò al barone di Chiavarina[3] e al marchese d'Aigueblanche, persone mediocri e senza alcuna esperienza di governo. L'Aigueblanche fu per i primi anni del regno di Vittorio Amedeo il primo ministro. Fermamente deciso a perseguire su questa linea, Vittorio Amedeo III rimase chiuso ad ogni tentativo di rinnovamento dei suoi Stati, come da modello della monarchia francese (alla quale era saldamente legato da vincoli matrimoniali).
Non a caso, in Sardegna, scoppiarono sanguinose rivolte contro il governo sabaudo mentre sia nel Piemonte che nella stessa Savoia si manifestavano sintomi rivoluzionari.
A questi gravi errori si aggiunse la riforma dell'esercito, già perfezionato da Carlo Emanuele III per renderlo più simile a quello prussiano. Sfortunatamente l'operazione venne eseguita in malo modo al punto che risultò necessario ricominciare tutto da capo.
MatrimonioModifica
Il matrimonio tra Vittorio Amedeo e Maria Antonietta di Spagna venne celebrato il 31 maggio 1750, a Oulx, in Val di Susa, andando a stabilirsi nella capitale. La coppia ebbe dodici figli.
Provvedimenti urbanisticiModifica
Interessato all'architettura, Vittorio Amedeo fece subito apportare migliorie al porto di Nizza, ordinò la costruzione delle dighe sull'Arce e la strada della Côte e diresse la nuova espansione di Torino, dal 1773: noto per la sua prodigalità, ebbe a cuore il benessere dei cittadini, e si ricordano numerose iniziative da lui portate avanti, come quella dell'illuminazione notturna della città di Torino, vera novità per l'epoca: gli stranieri in visita alla capitale sabauda rimasero profondamente colpiti da questa novità[4].
PoliticaModifica
Primo obiettivo di Vittorio Amedeo era stata l'alleanza con la Prussia: si stava assistendo ad un inusuale avvicinamento tra Austria e Francia, cosa che avrebbe nuovamente stretto il piccolo Stato sabaudo in una morsa fatale. Secondo i progetti del ministro Perrone, Vittorio Amedeo avrebbe dovuto stringere legami solidi con Federico II di Prussia, facendogli sapere che, in caso di attacco all'Austria, i sabaudi erano pronti ad invadere nuovamente il Sud[5]. Le trattative non impedirono al Piemonte di imparentarsi strettamente con la corona borbonica, ma i propositi con Prussia (e, conseguentemente, con l'Inghilterra) vennero meno con la successione, a Berlino, del mediocre Federico Guglielmo II. Sullo scacchiere europeo, intanto, andava profilandosi la crisi politica che insanguinò la Francia. Con la caduta delle teste, caddero anche i propositi che aveva nutrito Vittorio Amedeo di imparentarsi con la corona di Parigi per prevenire il suo crescente avvicinamento all'Austria asburgica: seriamente unite le potenze europee sulla necessità di reprimere i moti rivoluzionari francesi, l'Italia si schierò senza indugi in questa direzione; Torino fu mèta di numerosi nobili scappati ai massacri di Parigi.
Fine dello stato PiemonteseModifica
Alleatosi con l'Austria, per contrastare l'avanzata delle idee rivoluzionarie francesi, Vittorio Amedeo III affidò l'esercito a capi incompetenti. Cercando di sfruttare i fermenti contro-rivoluzionari di Tolone, Lione e Marsiglia, il re decise di marciare in Savoia e Nizza per congiungersi con gli insorti di quelle città: la divisione delle armate fu la causa della disfatta. Ceduti i territori del novarese all'Austria ed uscito dalla guerra, Vittorio Amedeo III vide sorgere in Piemonte club giacobini analoghi a quelli francesi, verso i quali provava profonda avversione.
Nell'aprile 1796 il generale Napoleone Bonaparte, all'inizio della prima Campagna d'Italia, sconfisse i piemontesi nella battaglia di Millesimo e nella battaglia di Mondovì ed il 23 aprile entrò in Cherasco a seguito della resa del generale Colli che chiese l'armistizio. Il generale Bonaparte, pur sostenendo di non essere autorizzato a trattare in nome del Direttorio, impose dure condizioni che Vittorio Amedeo, dopo la pesante sconfitta, dovette firmare il 28 aprile. L'armistizio di Cherasco implicava la cessione temporanea delle fortezze di Cuneo, Ceva, Alessandria e Tortona, la cessione definitiva alla Francia della Savoia, di Nizza, Breglio e Tenda, concedeva il libero passaggio delle truppe francesi attraverso l'Italia, imponeva al regno di Sardegna l'obbligo di rifiutare l'attracco nei propri porti a navi nemiche della Repubblica francese e l'asilo agli emigrati monarchici francesi con l'espulsione di quelli già presenti sul territorio sabaudo.
Il 15 maggio la Pace di Parigi confermava sostanzialmente i termini dell'armistizio: a favore del regno di Sardegna veniva invece nuovamente riconosciuta la sovranità sulla città di Alba, costituitasi nel frattempo in autonoma repubblica rivoluzionaria.
Nelle campagne piemontesi, intanto, stava succedendo il finimondo. Contadini che da sempre si erano schierati dalla parte della monarchia, protestando per le pessime condizioni delle campagne, soggette alle devastazioni della guerra, alle tasse sempre maggiori ed alle angherie delle cattive annate, diedero vita a vere e proprie bande armate che saccheggiarono a più riprese il territorio sabaudo, proclamando effimere repubbliche e venendo respinti con ferocia dai soldati inviati dal re, ormai incapace di gestire una situazione del tutto sfuggita di mano.
Ultimi anni e morteModifica
Vittorio Amedeo III, isolato e condannato da tutti, anche dai suoi più fedeli sostenitori di un tempo, colpito da apoplessia, morì settantenne nel 1796 nel castello di Moncalieri. Lasciava un regno allo sfascio economico, con la cassa completamente svuotata, mutilo di due province fondamentali - la Savoia e Nizza - e devastato dalle correnti rivoluzionarie. Carlo Emanuele, il principe di Piemonte, era debole ed incapace di mantenere la situazione sotto controllo.
Vittorio Amedeo III fece parte della massoneria[1].
Giudizio storicoModifica
Il regno di Vittorio Amedeo III viene ricordato da molti storici per i negativi risultati degli ultimi anni, quando il Piemonte era diventato un campo di battaglia per le forze giacobine e le campagne erano in un pietoso stato di rivolta. Carlo Botta gli dedicò un impietoso epitaffio:
«Egli moriva lasciando un regno servo |
(Carlo Botta) |
Andrebbe in realtà distinto il suo regno in due parti, divise dalla rivoluzione francese. Negli anni precedenti al 1789 fu, anzi, un monarca lodato per la sua magnanimità, la prodigalità e l'intelligenza. L'errore fu, semmai, l'essersi circondato di ministri inaffidabili che portarono lo Stato al crollo[2].
DiscendenzaModifica
Da Maria Antonietta di Spagna ebbe dodici figli:
- Carlo Emanuele Ferdinando Maria (24 maggio 1751 - 6 ottobre 1819), futuro re di Sardegna dal 1796 al 1802 con il nome di Carlo Emanuele IV, sposò Maria Clotilde di Borbone-Francia nel 1775;
- Maria Elisabetta Carlotta (16 luglio 1752 - 17 aprile 1753), morì nell'infanzia;
- Maria Giuseppina Luisa Benedetta ( 2 settembre 1753 - 13 novembre 1810), sposò nel 1771 Luigi di Borbone-Francia, divenuto re di Francia nel 1815 dopo la di lei morte col nome di Luigi XVIII di Francia;
- Amedeo Alessandro (5 ottobre 1754 - 29 aprile 1755), divenne Duca di Monferrato nel 1754, morì nell'infanzia;
- Maria Teresa (31 gennaio 1756 - 2 giugno 1805), sposò nel 1773 Carlo di Borbone-Francia, divenuto re di Francia nel 1824 dopo la di lei morte col nome di Carlo X di Francia;
- Maria Anna Carolina Gabriella (17 dicembre 1757 - 11 ottobre 1824), sposò nel 1775 Benedetto di Savoia, divenuto duca di Chablais nel 1741;
- Vittorio Emanuele (24 luglio 1759 - 10 gennaio 1824), futuro Re di Sardegna dal 1802 al 1821 con il nome di Vittorio Emanuele I, sposò Maria Teresa d'Austria-Este nel 1789;
- Maria Cristina Giuseppina (21 novembre 1760 - 19 maggio 1768), morì nell'infanzia;
- Maurizio Giuseppe Maria (13 dicembre 1762 - 1ºsettembre 1799), divenne Duca di Monferrato nel 1762, morì celibe;
- Maria Carolina Antonietta Adelaide (17 gennaio 1764 - 28 dicembre 1782), sposò nel 1781 Antonio di Sassonia, divenuto re di Sassonia nel 1827 dopo la di lei morte col nome di Antonio I di Sassonia;
- Carlo Felice Giuseppe Maria (6 aprile 1765 - 27 aprile 1831), divenne Re di Sardegna nel 1821, e fu l'ultimo del ramo primogenito della dinastia, sposò Maria Cristina di Borbone-Napoli nel 1807;
- Giuseppe Benedetto Maria Placido (5 ottobre 1766 - 29 ottobre 1802), Conte di Moriana (-1796) e di Asti (1796-1802).
AscendenzaModifica
OnorificenzeModifica
Gran Maestro dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata | |
Gran Maestro dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro | |
NoteModifica
- ^ Aldo Alessandro Mola, Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Milano, 1992, pp. 858-859.
- ^ Roberto Bergadani, Vittorio Amedeo III, Paravia, 1939, p. 392.
BibliografiaModifica
- David G. Chandler, Le Campagne di Napoleone, Milano, R.C.S. Libri S.p.A., 1998, ISBN 88-17-11577-0
- J. Tulard - J. F. Fayard - A.Fierro, Histoire e Dictionaire de la Revolution française, Paris, Éditions Robert Laffont, 1998, ISBN 2-221-08850-6
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
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Collegamenti esterniModifica
- Vittorio Amedeo III di Savoia, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Vittorio Amedeo III di Savoia, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Vittorio Amedeo III di Savoia, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Vittorio Amedeo III di Savoia, su Find a Grave.
- Opere di Vittorio Amedeo III di Savoia, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 69998592 · ISNI (EN) 0000 0000 6125 7767 · Europeana agent/base/221 · LCCN (EN) n98062118 · GND (DE) 117682349 · BNF (FR) cb125441471 (data) · BAV (EN) 495/122553 · CERL cnp00526294 · WorldCat Identities (EN) lccn-n98062118 |
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